Contrada Salietto in Isernia - Quadro maiolicato dell'Artista Franco Matticoli nella chiesetta campestre di San Donato

 Pannello maiolicato (quadro maiolicato) dell'anno 2006, dell'Artista Franco Matticoli da Coppolicchio di Isernia nella chiesetta campestre di San Donato in Contrada Salietto ricadente nella Parrocchia Santissimo Salvatore in Castelromano

   
 Della vita di San Donato si ha conoscenza dall’antica ‘Passio’ secondo la tradizione scritta dal Vescovo Severino, suo secondo successore sulla Cattedra Vescovile di Arezzo. Donato riceve la Palma del Martirio il 7 agosto 362 sotto Giuliano l’Apostata.  

Nato a Nicomedia, già Capitale dell’Impero Romano d’Oriente, ancora fanciullo Donato venne a Roma con la famiglia. Nell’Urbe veniva educato dal sacerdote Pimenio e date le sue virtù promosso chierico. Compagno di studi e di formazione religiosa era il Principe Costantiniano Giuliano e mentre questi giunse a diventare Suddiacono della Chiesa di Roma, Donato rimaneva semplice Lettore.  


Questa parete maiolicata è stata realizzata nel 2006 e dedicata dai genitori Gennaro ed Albina Scarselli al compianto figliolo Santo trapassato al Signore il 20 febbraio 1998 


San Pier Damiani 
nei suoi “Sermoni” commenta: “ Ecco che nel campo del Signore crescono assieme due virgulti, Donato e Giuliano: uno di loro diverrà cedro del Paradiso, l’altro, invece, diverrà carbone per le fiamme eterne”. Divenuto infatti Imperatore il 3 novembre 361 e subito Apostata, Flavio Claudio Giuliano promulga la nuova persecuzione contro la Chiesa Cattolica, prima con l’interdizione ai cristiani dell’insegnamento nelle scuole, nelle cariche pubbliche e nella carriera militare e nell’Autunno del 362 anche con la violenza. 



Nella Città Eterna - fra gli altri – saranno vittime della Persecuzione scatenata dal Principe Apostata, i
devoti Genitori di Donato assieme al loro Sacerdote Pimenio mentre egli è costretto a riparare in Arezzo accolto dal Monaco Ilariano a cui si affianca nell’Apostolato, nella penitenza e nella preghiera; assieme a lui opera tra la popolazione sia prodigi che conversioni.  



ATTRIBUTI DEL SANTO: MITRA E PASTORALE, CALICE E LUNA

Donato è raffigurato nell’Arte in Vesti vescovili mentre i suoi attributi sono il Calice di vetro [molto comune] afferente il miracolo del fondo mancante, la luna  [vedi sotto] e quello provvidenzialmente raro, in quanto errato, del Drago da lui vittoriosamente affrontato, che, invece va attribuito senza alcun dubbio agiografico a San Donato il Taumaturgo dall'Epiro.  
   Protettore di Arezzo, da cui il nome di specificazione nel mondo, è tanto celebrato in città; il busto si trova nel grosso Reliquiario d’argento della Repubblica Aretina del sec. XIII custodito al Museo Nazionale di Napoli; nella Cattedrale di Arezzo vi è la ricca Arca marmorea del suo corpo con decine di formelle cui hanno lavorato artisti insigni, narranti la vita e i miracoli ottenuti dall’Alto.  
Donato è il nome dato al figlio molto atteso, di origine latina [cfr. Antonio Borrelli in Rubrica Santi e Beati].






PRIMI MIRACOLI OTTENUTI DAL SANTO

   La ‘Passio’racconta miracoli eclatanti; fra i tanti – come vediamo ben raffigurato -  il Santo libera dal Demonio il figlio del Prefetto di Arezzo, Asterio, che vessava il bambino anche sotto forma di crisi epilettiche.  
     Egli rianima la donna di nome Eufrosina che aveva in custodia l’ingente somma di denaro, ma non trovandosi più in seguito alla sua morte improvvisa, il marito esattore era disperato: doveva versarla in breve tempo all’Erario dello Stato e non si trovava!...; fa vedere di nuovo alla povera cieca di nome Siriana cui dona anche la preziosa luce della fede.


Si notino la bellissima cornice e le decorazioni floreali


Nel video: Il Maestro Franco Matticoli è stato allievo di Gennaro Strino fu Tobia della grande Scuola Napoletana. La chiesetta di Salietto e quella di Fonte Paradiso a Guilmi dipinte entrambi da Matticoli sono dello stesso stile come la parrocchiale di Roccaravindola dipinta da Stelio Strino.
La cifra della Scuola Strino-Matticoli è molto plastica

   IL MIRACOLO DEL CALICE VITREO FRANTUMATO


 Nella celebrazione della Messa, al momento della Comunione ai fedeli sotto le due specie, mentre egli distribuisce il Corpo di Cristo e il suo Diacono Antimodistribuisce col calice di vetro il Preziosissimo Sangue, fanno irruzione nel tempio alcuni pagani ignobili, che, fra la costernazione dei fedeli, con inaudita quanto blasfema violenza mandano in frantumi il Calice. Dopo intensa preghiera, il Santo raccoglie i frammenti e cerca di ricomporre il sacro vaso, ma manca il pezzo più indispensabile ovvero quello afferente il fondo del Calice che il Demonio ha portato artatamente via. Ed ecco il miracolo: Donato prosegue a servire i fedeli che si comunicano al Sangue di Gesù senza che cada più in alcun modo dal largo fondo mancante; nello stupore generale arrecato dal Miracolo ben 79 pagani si convertono.  


Il Maestro Franco Matticoli
dipinse in occasione del Restauro
nell'Anno del Signore
2006

PERCHÉ L’ATTRIBUTO DELLA LUNA
COME NELLA STATUA
 IN CARLANTINO SUL FIUME FORTORE?


 L’EPILESSIA, IL “MALE DI SAN DONATO -  Oltre che fervente divulgatore del Vangelo, San Donato d’Arezzo è - tra l’altro - considerato il Protettore dall’epilessia, detta il “mal di luna” perché anticamente si riteneva che fosse provocata dall’influsso lunare sull’umore degli uomini. Per tale motivo, oltre al Vangelo ed ai paramenti vescovili, la luna è uno degli elementi ricorrenti nelle sue rappresentazioni iconografiche pittoriche e scultoree. Il culto di San Donato d’Arezzo in questi territori meridionali dell’Arcipelago Italico, ricadenti allora nel Ducato di Benevento, fu promosso dai Longobardi che regnarono dal VI all’XI secolo dal IX anche assieme ai Franchi.


Mons Ettore Di Filippo, Vescovo di Isernia-Venafro dal 1983 al 1990 aggiungeva al culto di San Donato anche il culto della Madonna della Medaglia Miracolosa da celebrarsi
nell'Ultima Domenica di Maggio 



                   
DA SACERDOTE A VESCOVO NELLA STESSA AREZZO

Già quale noto Taumaturgo viene ordinato Diacono e Sacerdote dal Vescovo Satiro proseguendo così l’Apostolato perfezionato nell’Ordine Sacro con la predicazione sia in città che nelle circostanti campagne. Alla morte del Vescovo, viene scelto a succedergli ordinato Presule da Papa Giulio I proseguendo nell’opera evangelizzatrice con rinnovato zelo e per gli altri prodigi ottenuti dall’Alto che lo confortano nel condurre il più possibile le anime a Dio che si convincono sempre di più per la sua ineccepibile Testimonianza.  
    Appena un mese dopo il miracolo del Calice, il prefetto di Arezzo Quadraziano, fa arrestare sia Ilariano che Donato, i quali, vittime della persecuzione indetta da Giuliano l’Apostata, vengono martirizzati, Ilariano Monaco in Ostia il 16 luglio e Donato Vescovo in Arezzo decapitato il 7 agosto.  





Statua dell'Immacolata di Rue de Bac come apparsa a Santa Caterina Labouré



Mons. Ettore Di Filippo
circa venti anni fa introduceva nella chiesetta
 anche il culto della Madonna apparsa in Rue de Bac a Parigi
nella notte 18-19 luglio 1830 

La copertura anteriore è stata realizzata nella progettazione del 2006




POICHÈ IL DRAGO STA A RAFFIGURARE IL DEMONIO CHE I SANTI COMBATTONO LA CONFUSIONE È ABBASTANZA FACILE

San Donato da Eurea nell’Epiro non verrà ucciso a causa della fede, egli visse e morì serenamente all’epoca di Teodosio I. Il miracolo attribuito alla sua intercessione che più si ricorda è quello che lo indusse a sconfiggere l’immane dragone che infestava la sua regione, divorandone abitanti e bestiame. Il Santo Vescovo affrontò la bestia in groppa all’asinello e la uccise, si narra, col solo segno di croce e col colpetto del suo bastone. Il corpo del drago venne trasportato da otto paia di buoi per essere poi bruciato. Di questo miracolo, infatti, si impadronirono alcuni biografi del Donato Aretino che glielo attribuirono, forse, con eccessiva leggerezza; per questo in alcune immagini che lo ritraggono egli vede spesso tra gli attributi un dragone morente ai suoi piedi, cosa che si dovrebbe invece fare più correttamente per il San Donato di Murano.


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