La terrificante Tratta Risorgimentale schiavista dei fanciulli nell’Aggressione Anglo-Piemontese delle Due Sicilie [Giuliano Lilli presbitero]
COSA SIGNIFICHI L’ITALIA UNITARIA DELLA SEDICENTE
ALFABETIZZAZIONE PER GLI SVENTURATI BAMBINI
DELLE DUE SICILIE USURPATE
AL RE NATURAL-CRISTIANISSIMO BORBONE
CHE LE AMAVA PIÙ DI SE STESSO
FERMO RESTANDO CHE L’ALFABETO
LETTERALE E CULTURALE
GIUNSE AL DI LÀ DELL’ISTMO RUBICONENSE
IN SU DALL’ARCIPELAGO ITALICO
I centri principali di raccolta erano individuati in due province confinanti del meridione d’Italia. Caserta e Campobasso. Il traffico, negli ultimi tempi, andava
sensibilmente aumentando.
I ragazzi venivano sottoposti «ad un lavoro immane
e dannosissimo alla salute» e l’organizzazione del lavoro così veniva descritta:
«Gli operai si dividono in tre categorie:
primo per importanza è L’OUVRIER,
colui che lavora il vetro, che dà forma alle bottiglie od agli altri oggetti,
√ƒed è sempre un adulto.
Viene poi IL GAMIN, ed è questi UN FANCIULLO
che colla canna di ferro coglie
dai forni il vetro liquefatto per porgerlo all’ouvrier:
infine vi è IL PORTEUR
che riceve dalle mani dell’ouvrier l’oggetto di vetro già lavorato per portarlo
in un secondo forno, dove il vetro deve essere nuovamente cotto.
È certo che IL LAVORO più PENOSO è quello del gamin, poiché egli deve restare
per lunghissime ore dinnanzi alla bocca del forno nel quale
è una temperatura di 1400 gradi!... E mentre a quel lavoro
DOVREBBERO ADIBIRSI uomini adulti di robustissima costituzione,
i padroni delle vetrerie, per economia, vi pongono fanciulli appena tredicenni. È facile immaginarsi in quali condizioni fisiche siano ben presto ridotti questi ragazzi obbligati ad esporre il gracile petto ad un calore micidiale.
cfr. “I minorenni italiani e le vetrerie francesi. Rapporto del Regio Vice Console
Avv. Lionello Scelsi già reggente il Regio Consolato di Lione”,
MAE, «Bollettino del Ministero degli Affari Esteri»,
n. generale 184, n. di serie 9, dicembre 1900
Gli incettatori ovvero coloro che trafficavano i bambini a scopo di speculazione
nelle infernali industrie malthusiane liberali oppure a esibirsi nelle piazze del mondo
OGGI
LA VALLE DELL’AGRI
DAI SUOI 136 KM DI CORSO
[DOPO IL BASENTO DAI 149]
CON MAGGIORE PORTATA D’ACQUA,
POSSIEDE I GRANDI GIACIMENTI
PETROLIFERI E DEL GAS DELL’ENI.
NEL
GIACIMENTO DI TEMPA ROSSA
VENGONO ESTRATTI 15.000 BARILI AL GIORNO
AVVIATI NELL’OLEODOTTO
DELLE RAFFINERIE DI TARANTO
SE I GIOVANI DI OGGI DEVONO TUTTORA EMIGRARE
DALLA RICCHISSIMA VAL D’AGRI, ESATTAMENTE COME I LORO ANTENATI FANCIULLI
SCHIAVIZZATI NEL MONDO
QUANDO IL REGNO DI NAPOLI VENNE RIDOTTO ALLA FAME
DALLA LIBERAZIONE DELL’UFFICIALITÀ SPREGIUDICATA CARBONARA
DALL’ASSOLUTISMO BORBONICO DEL DECALOGO
DA PARTE DELLA CASA SAVOIA DELLA SVOLTA TEMPLARE,
SI VEDE QUANTO IL SISTEMA LIBERAL-MARXISTA FOSSE ILLUSIONE IDEOLOGICA,
GIAMMAI BENESSERE NATURALE, IMPONENDO NELLE SVENTURATE DUE SICILIE
IL PIÙ ORRIBILE ABISSO INSANABILE TRA L’UFFICIALITÀ E LE POPOLAZIONI
I MALI SIA EDITI CHE INEDITI ECCO COSA È COSTATA L'AGGRESSIONE
ANGLO-PIEMONTESE AL REGNO DELLE DUE SICILIE CON L'ANNIENTAMENTO
ANARCHISTA DELLA PROPRIA CAPITALE NAZIONALE NAPOLI IN ODIO AL
GOVERNO NATURAL-CRISTIANISSIMO DEL MONDO
I FANCIULLI DELLE DUE SICILIE AGGREDITE A TRADIMENTO E COLONIZZATE
IL MONDO LIBERAL È SISTEMATICAMENTE COSTRETTO
A FARE I CONTI COI DISASTRI CHE PRODUCE:
VALGA COME SIMBOLO LA SENSIBILITÀ DELL’AUTORE STESSO DEL TESTO AFFERENTE
LA TRATTA DEI FANCIULLI
CHE
DA QUANTO SI EVINCE
NON È
ASSOLUTAMENTE BORBONICO IN QUANTO RISULTA NON VEDERE
LA DIFFERENZA ABISSALE
NEL PASSAGGIO DAL GOVERNO NATURAL-CRISTIANISSIMO
A QUELLO GNOSTICO CESARISTA
PUR RISCONTRANDO EGLI STESSO
CHE TROVANDOSI AI CONFINI COL PIEMONTE LIBERALELE,
PER NON ESSERNE CONTAGIATO
IL DUCATO DI PARMA
DELIBERÒ LEGGI SEVERISSIME IN DIFESA DA TALE TRAFFICO
IL QUALE FU MAGNIFICAMENTE COSTRETTO
A RIMANERE ESTRANEO
AL SUO TERRITORIO
DAI SAVOIA TRANS-ISTMICI A LAVORARE NELLE MALSANE VETRERIE FRANCESI
MORENDO TUTTI DI SILICOSI QUALCHE ANNO PIÙ TARDI
GENOCIDIO POSSIBILE SOLO NELLA PIENA AGGRESSIONE STRANIERA EXTRA-ISTMICA SAVOIARDA, SOMMA DI TUTTI I MALI EDITI E INEDITI!... LA LUCANIA, LA TERRA DI CARLO ALIANELLO IL NOSTRO SOFFERTO CORIFEO DELLA RIVISITAZIONE STORICA INTORNO ALLA SEDICENTE UNITÀ D’ITALIA IL CUI NONNO UFFICIALE BORBONICO RINUNCIÒ ALLA CARRIERA MA GIAMMAI GIUNSE A RINNEGARE LA DIVISA NAZIONALE REGOLARE MILITARE DUO-SICILIANA! -
Tra i paesi della tratta dei fanciulli figurano i villaggi della Basilicata o del Principato Citeriore [leggi la Campania Sudica da Salerno in giù] come i lucani potentini Viggiano [che appunto in quegli anni non a caso vi veniva fondata la loggia massonica Mario Pagano dall’alto numero di affiliati!... oggi Capitale petrolifera d’Italia nelle cui casse comunali confluiscono più di dieci milioni d’euro l’anno anche se per sopravvivere la fascia giovane è costretta continuamente a lasciarla: inconfondibili contraddizioni paradossali unitarie e umanitarie carbonare!...], Marsicovetere, Saponaria di Grumento [dal 1932 Grumento Nova], Laurenzana… (cfr. Documento “N”. “Rapporto del signor De Luca console italiano a New York”, Allegato alla relazione della giunta sul progetto di legge per la proibizione dell’impiego di fanciulli in attività girovaghe. Atti della Camera dei Deputati, 1873) e riguardo al Circondario di Sora i Comuni maggiormente coinvolti nella tratta risulteranno Picinisco, San Biagio Saracinisco e Villa Latina. A San Biagio Saracinisco si segnalavano 123 “padroni”. Le considerazioni burocratiche erano però del tutto superficiali visto che Picinisco veniva annoverato tra i paesi della Basilicata [terra in cui Pitagora visse e morì in Metaponto in cui fondò una delle sue celebri scuole, del filosofo pitagorico Ocello Lucano, dell’Imperatore Romano d’Occidente Libio Severo dal 461 al 65, di Quinto Orazio Flacco (Venosa 8 dicembre 65 a.C. – Roma, 27 novembre 8 a.C.), del Compositore Gesualdo da Venosa (8 marzo 1566 – Gesualdo, 8 settembre 1613), dell’Ammiraglio Ruggero di Lauria, San Gerardo Majella, di San Domenico Lentini…], non del Circondario di Sora [terra di Decimo Giunio Giovenale (Aquino, tra il 50 e il 60 – Roma, dopo il 127), Cicerone (Arpino, 3 gennaio 106 a. C. – Formia, 7 dicembre 43 a. C.), Marco Vispanio Agrippa (Arpino, 63 a. C. circa – Campania, 12 a. C.) che ha edificato il Pantheon, San Benedetto da Norcia (Norcia, 480 circa – Montecassino, 21 marzo 547), Alberico da Settefrati (1100 – Montecassino, ...), San Domenico da Sora (Foligno, 951 – Sora, 22 gennaio 1031), San Tommaso d’Aquino (Roccasecca, 1225 – Abbazia di Fossanova, 7 marzo 1274), Cesare Baronio (Sora, 30 ottobre 1538 – Roma, 30 giugno 1607), Gaio Mario (Cereatae oggi Arpino, 157 a. C. – Roma, 13 gennaio 86 a. C.)da cui l’Abbazia di Casamari…] nella provincia di Caserta.
Era spesso interesse dei “padroni” evidenziare pretestuose inadempienze in modo da evitare l’esborso delle somme residue da versare periodicamente ai genitori. A corredo dei passaporti quando questi esistevano, spesso vi erano false dichiarazioni certificate da funzionari o impiegati compiaciuti. Una volta consegnato il carico minorile umano, gli incettatori tornavano nel Regno di Napoli ultra-colonizzato per proseguire in ambiti sempre più larghi il lavoro. Dopo l’intera giornata senza raccolte economiche sufficienti per soddisfare le aspettative dei “padroni” i piccoli girovaghi si esibivano talvolta addirittura sugli omnibus ovvero sui mezzi pubblici.
Era provvidenziale se qualche agente di polizia li individuava e procurava loro l’asilo per la notte. Se affidati al Console Generale d’Italia, venivano immediatamente “reclamati” dai padroni ai quali venivano riconsegnati. Persino il decreto di espulsione dopo il terzo arresto consegnato al Console non produceva alcun effetto.
INSALUBRI VETRERIE FRANCESI:
INDUSTRIA INFERNALE MANCHESTERIANA AVANTI!...
Il dato più drammatico era quello relativo alla mortalità che attendeva i fanciulli in argomento; il cinquanta per cento a causa dei maltrattamenti, delle privazioni, delle sofferenze patite. Si tratta di emigrazione clandestina sorretta da documenti falsi. Nella relazione Contin [Francesco di Castel Seprio, Prefetto di Campobasso] venivano citati solo 16 fanciulli all’estero!... Nell’Archivio di Stato di Isernia riscontriamo il procedimento penale contro Francesco Tomasso di Cardito che conduce con sé due minorenni di Filignano all’estero con l’aggravante della recidiva. Tomasso viene condannato ad un anno di carcere in contumacia mentre il genitore verrà assolto. Le località interessate nel processo sono Pozzilli, Santa Maria Oliveto, Castellone [oggi Castel San Vincenzo], Castelnuovo, Rocchetta a Volturno, Scapoli, Pizzone e Cerro a Volturno.
Col 1879 Michele Donatella di San Biagio Saracinisco è il primo incettatore ad essere processato per commercio di due bambine di Castellone, Filomena e Maria Antonia di Pietro Notardonato, destinazione per suono, canto e danza nelle città russe (cfr. Archivio di Stato di Isernia, Tribunale di Isernia, Fascicoli penali, Busta 4, fascicolo 123). Nel disposto, come attenuante per il Notardonato, si legge che «la sua reità deve ritenersi alquanto attenuata dall’essere stato spinto dalla fame, di cui profittò l’altro imputato per fargli consegnare le fanciulle». Altro procedimento penale è quello a carico di Gaetano D’Agostino e Isidoro Pompa di Picinisco, denunciati il 24 marzo 1882 da Antonio e Filomena, figli di Michele Capaldi, morto in Inghilterra al momento che era riuscito a rintracciare i “padroni” dei suoi tre figli mai remunerati. Muore infatti a Newcastle tra le braccia del figlio Antonio con lo sbocco di sangue. La sentenza del 22 ottobre 1883 recita che «grazie all’impunità invereconda di turpi speculatori, il nome della loro Patria lungi dall’essere onorato come dovrebbe viene da essi gittato nel fango». Per entrambi la condanna fu di un anno e un mese di carcere e 500 £ di multa.
L’intermediario tra “padroni” lontani e genitori, Giuliano Di Silvestro di Castel San Vincenzo a Volturno, verrà raggiunto ed arrestato in Napoli mentre sta nel mandare per lavoro in Francia Vittorio, Domenico ed Emidio Cocco di Nicola, Domenico e Maddalena di Concetta Santilli e Letizia di Donato Centracchio. Negli Atti del processo è custodito il contratto tra l’incettatore professionista Di Silvestro ed i genitori in parola. Avvertiti i genitori che tale affidamento comportava il carcere si precipitarono dal Sindaco di Cerro a Volturno (cfr. Archivio di Stato di Isernia, Tribunale di Isernia, Fascicoli penali, Busta 44, fascicolo 28). L’altro processo si svolge a carico di Antonio Coia di Pizzone che tra i tanti conduce con sé a Firenze il quattordicenne Pietro Di Iorio di Pizzone e Domenico Pecoraio di Castelnuovo a Volturno (Idem, Tribunale di Isernia, Fascicoli penali, Busta 45, fascicolo 39).
A Stoccolma vengono individuati e rimpatriati i due minori di Pizzone Giovanni Izzi e Bernardino Iacovetti partiti assieme al fratello del primo. Nel 1892 Giacomo Verrecchia, Michele Pascale e Nicandro Forte del territorio di Pozzilli vengono arrestati nella Stazione di Roma in compagnia di sette minorenni da condurre nelle insalubri vetrerie Neuvesel francesi. Il 19 giugno 1892 il Sottoprefetto di Isernia scrive al Giudice che «Non debbo poi tacere a V. S. che ho pure accertato che nel decorso anno il Verrecchia Giacomo si recò nuovamente a Pozzilli ed incettò nove bambini,
DEI QUALI QUATTRO
sono
GIÀ MORTI
in
FRANCIA…
Sono convinto che il ripetuto individuo siasi proprio dato al mercato di carne umana per proprio utile…» (cfr. Archivio di Stato di Isernia, Tribunale di Isernia, Fascicoli penali, Busta 223, fascicolo 19). Gli abitanti di Filignano, secondo il dottor Lucenteforte, partiti per lavorare nelle vetrerie e negli zuccherifici erano tornati con la lue sifilitica. Quello chenel circondario era un paese famoso per le nutrici si trasformò in realtà contagiata. Nella inchiesta parlamentare osserva l’Autore che non si parla di ciò. In verità veramente tale malattia colpì molti dei nostri antenati all’estero. Il procacciamento dei piccoli era continuo in quanto dovevano rinnovare costantemente la forza lavoro minorile falcidiata dalle malattie o cresciuta di numero. La “tratta” continuò nelle forme patologiche fino alla seconda guerra mondiale, con la copertura di altre aree come il Belgio e sempre con la presenza di padroni che pagavano 1.000 franchi all’anno. Si ha l’impressione che tutta la vicenda debba svolgersi in una dimensione non conflittuale in cui, ai «piccoli operai duo-siciliani italiani», veniva offerto un modo più dignitoso di ammalarsi di tubercolosi o morire di stenti.
IL 26 MAGGIO GIORNO DEL SANTO DELL’ORATORIO DEI FANCIULLI FILIPPO NERI ED IL 10 OTTOBRE GIORNO DEI SANTI MARTIRI DELL’ABBAZIA DI SAN VINCENZO A VOLTURNO NELL’881 - Luigi Einaudi utilizzò i due articoli della Riforma Sociale per intervenire sull’argomento dalle colonne della “Stampa”, una prima volta il 26 maggio del 1901 ed una seconda volta il 10 di ottobre dello stesso anno. Tali interventi davano una dimensione pubblica della tratta che usciva dagli ambiti quasi specialistici in cui se ne discuteva. I lettori del quotidiano piemontese venivano a conoscenza del fatto che «a Sora e ad Isernia la popolazione è povera, estremamente povera. Perduto il raccolto del vino [“ad litteram”], perduto il raccolto dell’olivo, [“ad litteram”] impossibile per la malaria l’industria lattifera [“ad litteram”, distrutta – tra le tante - quella fiorentissima della lana dall’Aggressione Gran-Piemontese], i contadini sono costretti ad emigrare [giammai per l’assalto meschino trans-istmico subalpino persino all’Agricoltura delle Due Sicilie?!...]. Se la emigrazione consistesse tutta di uomini e di donne, essa sarebbe un fenomeno normale, anzi benefico, ma ben presto [sin dal 1880 che significa Aggressione colonizzatrice consumata nel Regno usurpato] l’emigrazione diventa patologica. Individui ingordi [liberalissimi] si accorgono che essi posson guadagnar molto di più trafficando sui piccoli fanciulli che non lavorando all’estero».
Questo primo articolo raccontava succintamente gli episodi, le tecniche di espatrio, l’efferatezza degli incettatori, limitandosi ad una critica alle autorità italiane preposte al controllo, specialmente a quelle di frontiera. Il secondo articolo si richiamava al primo iniziando col dire che «alcuni mesi or sono narravamo su queste colonne una storia triste, profondamente triste: la storia del traffico miserando dei minorenni [napolitani] italiani condotti dai circondari di Isernia e di Sora a morire nelle vetrerie francesi».
Venivano ripresentate le considerazioni sul ruolo attivo degli industriali francesi alle prese con la necessità assoluta di avere almeno tre garzoni per operaio e di come si era svolta l’azione dell’Opera per cercare di liberare quanti più fanciulli dagli opifici e dal clima di terrore in cui vivevano. La presenza della “tratta” sulla stampa nazionale, dopo decenni di assenza, fa sì che se ne interessi il Consiglio Provinciale di Campobasso (…) (cfr. “Atti del Consiglio provinciale di Campobasso”, Tipografia del “Corriere del Molise”, Campobasso 1901)»: colonizzati in tutto da Torino, anche in simile doverosissima iniziativa di riscattare una Patria aggredita in Luigi Einaudi perché svenduta dall’Ufficialità spregiudicata carbonara!...
«Sappiamo bene, (…) quale fosse lo stato pietoso di quelle istituzioni [di beneficenza] e di come le stesse da sempre [no!..., l’insospettabile protestante William Cobbett dimostra dalle cosiddette Riforme in poi senza più il Papato] venivano usate dalle amministrazioni per scopi clientelari e da diversi galantuomini per i loro illeciti arricchimenti. Ben più interessante fu l’intervento dell’onorevole Eduardo Cimorelli [Venafro 31 maggio 1856 – Napoli 12 agosto 1933 - anche Procuratore Generale della Corte di Napoli, Primo Presidente della Corte di appello di Lucca], presente nell’aula della Camera il giorno in cui Teofilo Rossi di Montelera (Chieri, 27 ottobre 1865 – Torino, 29 dicembre 1927) attaccò l’inefficace azione del Governo. Dal resoconto della seduta apprendiamo che «quando intese il Deputato Rossi parlare alla Camera di questi fatti, e dipingere a vivi colori la deplorevole condizione di quei fanciulli, fu compreso di orrore e meraviglia. E la meraviglia crebbe quando Edoardo Cimorelli sentì designare come teatro dei dolorosi avvenimenti i paesi della Badia di San Vincenzo, cioè la contrada che egli ha l’onore di rappresentare. Per verità ebbe ad arrossire nel veder messa a nudo tanta vergogna da un Deputato dell’alta Italia, mentre egli, che per la sua qualità avrebbe dovuto essere meglio di chiunque altro a giorno di tutto, non sapeva nulla di nulla. Ma egli niente poteva sapere, perché nessun Sindaco di quei Comuni si era presa la briga ed aver avvertito il dovere di dargli qualche notizia. L’Onorevole Rossi denunciò il male ma non seppe proporre alcun rimedio... La quistione è grave, ed egli si propone non solo di ripresentarla in Parlamento, ma anche di assumere tutte le indagini e di studiare tutti i mezzi opportuni per risolverla. Queste indagini anzi ha già cominciato ad eseguirle, e da esse gli risulta che, più che la miseria, è la libidine [spregiudicata] del guadagno la causa prima ed immediata della tratta. A suo avviso i maggiori colpevoli sono i Sindaci, i quali non si curano di denunziare fatti che cadono sotto i loro occhi e che non possono assolutamente ignorare». (Ivi, p. 95). E De Rossi fu anche Sindaco di Torino.
Traspare in tutta evidenza dall’intervento del deputato [imprenditore piemontese] quale potesse essere il rapporto tra elettori ed eletti. La rappresentanza molisana [soltanto] in Parlamento si distingueva per un assenteismo sistematico, sospeso solo nelle rare circostanze in cui era necessario perorare qualche importante causa avente ad oggetto interventi dello stato, come nel caso della ferrovia, che per decenni aveva assorbito l’interesse degli amministratori molisani (…)».
I FANCIULLI DELLE DUE SICILIE STERMINATI DALLA
MASSO-MAFIA RISORGIMENTALE
NON SOLO
NELLE VETRERIE FRANCESI
«VOGLIO SOLO RICORDARE CHE NELLE DUE INCHIESTE [PARLAMENTARI] SVOLTE SUL «MERIDIONE» NON SI FARÀ
MENZIONE DELLA TRATTA [DEI FANCIULLI]
PUR IN PRESENZA DI GRAVI CONSEGUENZE SANITARIE
AD ESSA CONNESSE»
«(…) È da questi documenti – osserva Nicolino Paolino alla pagina 23 nel suo “La tratta dei fanciulli” (Quaderni sulle Migrazioni diretti da Norberto Lombardi – Cosmo Iannone Editore, Isernia 2007) - provenienti dalle maggiori capitali del mondo, che si svilupperà il lavoro della [“Relazione della] Giunta [… sul progetto di legge presentato dal ministro di grazia e giustizia e culti d’accordo col ministro degli affari esteri” della Camera dei Deputati nel 1873]. In essi, ritroviamo ciò che sarà una costante nella valutazione dei vari fenomeni migratori e che si potrebbe definire “asimmetria percettiva”: da una parte un mondo abituato a vivere in una dimensione di vita assolutamente sconosciuta alla quasi totalità della popolazione, portatore di valori di “civiltà”, preoccupato sì della condizione dei piccoli girovaghi, ma soprattutto dell’idea che l’Italia continuava a dare di sé. Non dimentichiamo gli appunti di viaggio riguardanti il “grand tour”, in cui spesso i viaggiatori si chiedevano come l’Italia avesse potuto raggiungere un così acuto degrado pur in presenza di un passato prestigioso.
Dall’altro, un mondo di miserabili che vivevano al limite della sussistenza, analfabeti, ignoranti, mossi dai più immediati bisogni materiali che spesso, in situazioni considerate assolutamente intollerabili come condizioni di vita, vedevano invece una prospettiva di miglioramento. Se vogliamo, l’ambiente dei girovaghi, al contrario di altri gruppi di emigranti, a suo modo non era del tutto privo di una qualche forma di specializzazione. Era una realtà già presente nelle nostre zone nel periodo preunitario, che però non aveva assunto e non avrebbe assunto mai dignità di lavoro nella percezione di coloro che per compiti istituzionali dovevano fornire notizie sull’emigrazione.
Eppure, un’intera zona del circondario di Isernia forniva e avrebbe fornito bambini per decenni destinati a nazioni “civili” onde adibirli ai mestieri più duri senza che ne venisse fatta menzione statistica, e quindi pubblica. Voglio solo ricordare che nelle due inchieste svolte (“Inchiesta Agraria” del 1884 e “Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle provincie meridionali e nella Sicilia”, edita nel 1909), NON si FARÀ MENZIONE della “tratta” pur in presenza di gravi conseguenze sanitarie ad essa connesse. NONOSTANTE VENISSE RACCOLTA una QUANTITÀ NOTEVOLE di informazioni attraverso monografie, schede statistiche, incroci di dati e ascoltando i notabili delle varie province. Gli unici che sembravano prestarvi una qualche attenzionefurono i prefetti e l’autorità giudiziaria, soprattutto in seguito all’approvazione della legge del 1873, IL TUTTO COMUNQUE IMPASTATO di motivi legati all’onore della Patria [ovvero al vertice statalista cesarismo giacobino] e ad accenti moralistici [filantropici]”.
Era appunto l’Aggressione Gran-Piemontese dal nome “Patria” la causa responsabile di tale barbarie!... Questione meridionale!... Chiunque rifletta con un po’ di materia grigia nella mente quanto segue: se il Regno delle Due Sicilie non fosse artatamente colonizzato dal Malthusianesimo classico, potrebbe mai versare in tale degrado il faro di civiltà riparatore dei passati guasti dell’intera Storia sia naturale che cristianissima?!... Solo i cannoni rigati stranieri – come la Storia grida - ed il tradimento dell’Ufficialità carbonara potevano ridurlo in tale stato!... L’autore che scrive “La tratta dei fanciulli” non è affatto legittimista borbonico; a giusta ragione, però, il suo DNA si domanda e di fronte alla verità dei fatti non poteva non porsi il perché intorno all’occultamento istituzionale di un tale fenomeno inqualificabile!...
“Gli animali domestici – scriveva “La Riforma Sociale”, (Anno IV, vol. VII, 1897) hanno società ricche e potenti che li proteggono dalle crudeltà dell’uomo. Sfortunatamente questi poveri fanciulli italiani [o meglio, napolitani], la cui vita è più dura di quella degli animali, non sono compresi pel beneficio della protezione in questa categoria”.
L'ORFANELLO SAN NUNZIO SULPRIZIO PATRONO DELLE FUCINE
NATO AL CIELO IL 5 MAGGIO 1837 CHE HA TANTO SOFFERTO ANCHE LUI
PER LA MALVAGITÀ DELL'INDEGNO ZIO FABBRO
NON CERTO PER QUELLO BUONO CHE LO ADOTTERÀ,
SCESO ACCANTO AI SUOI COETANEI PATRIOTI
MASSACRATI SULLE VIE DEL MONDO
DALLA CASA REALE MASSONICA DEI SAVOIA
DELLA SVOLTA SETTARIA CARBONARA
EPISCOPATO ARRESTATO, DIOCESI VUOTE, SEMINARI CHIUSI & TRATTA DEI FANCIULLI NELLE CONTRADE CHE DIEDERO LA CIVILTÀ AL MONDO AVANTI!... –
«Anche il clero, - osserva Nicolino Paolino alla pagina 82 del suo “La tratta dei fanciulli” - che nella propria visione sull’opera di informazione aveva un ruolo strategico, sembrava non impegnarsi molto nell’azione di contrasto». Il Clero serio rientrava nella stessa Categoria dei perseguitati, anzi fu sempre nel mirino del Risorgimento come attestano i vari Procedimenti penali a suo carico; anzi, al confronto ed al di là di ogni retorica sono molto più i vescovi e i sacerdoti a risultare processati e condannati che gli incettatori di bambini!... È chiaro che in tale clima persecutorio laici seri fecero senz’altro da prestanome a sacerdoti seri!...
“(…) Particolarmente attivi – seguita Nicolino Paolino alle pagine 13-16 nel suo “La tratta dei fanciulli” - nel fornire un quadro della situazione all’estero dei bambini [della Basilicata e dei Circondari di Sora ed Isernia] furono i consoli delle varie metropoli europee in cui il “turpe traffico” si svolgeva. Primo fra tutti, Luigi Cerruti nel suo rapporto consolare redatto a Parigi nel 1862. In esso si evidenziavano due gruppi: il primo, originario delle zone a ridosso di Chiavari e di alcuni centri dell’Appennino parmense, costituito da suonatori di armonium, organetto e viola: il secondo proveniente dalla Basilicata, in cui erano presenti principalmente arpisti. Nello scritto si fa cenno alla precaria condizione dei bambini riguardo alle condizioni di lavoro, ai soprusi e alle tristi prospettive che li attendevano.
Non si mancava di sottolineare come, tra i “padroni”, i più esigenti fossero quelli provenienti da Chiavari [non a caso già nel malthusiano Regno sabaudo], con tratti che toccavano veri e propri atti di crudeltà. Tali osservazioni saranno successivamente quasi una costante in altre relazioni, anche se scritte a distanza di anni, e sottolineeranno come la presenza dei “padroni” diventerà sempre più invasiva e decisiva, dal reclutamento nei più sperduti paesi di montagna all’apertura di nuove rotte [rese possibili, come la data 1862 inconfondibilmente attesta, dall’ Aggressione del florido Regno delle Due Sicilie] su cui si svilupperà la “tratta”, all’ individuazione di nuove opportunità in altri ambiti, come quello manifatturiero, in cui l’impiego dei fanciulli era già molto forte, nonostante l’esistenza di legislazioni che ne avrebbero dovuto garantire i diritti e la salute. Man mano che la visibilità dei vari gruppi aumentava, il loro diffondersi attirava sempre più l’attenzione, spesso interessata, da parte dei commentatori, che sottolineavano come la presenza di tali “bande” nuocesse gravemente all’ Italia [massonica gran-piemontese, causa immediata del male] al punto da invocare seri provvedimenti.
Affinché la tratta venisse stroncata diventava essenziale l’approvazione di una legge che impedisse l’impiego dei fanciulli. Si giunse così alla redazione di un progetto di legge il primo dicembre del 1868, dopo che erano stati richiesti i pareri dei consoli, dei prefetti delle province interessate, dei procuratori del Re e delle altre figure che per diversi motivi venivano in contatto con il mondo dei suonatori ambulanti. Molti erano coloro che s’interrogavano su quali fossero le cause di una tale “vergogna”, quali le condizioni del Meridione d’Italia [non del Regno indipendente e sovrano delle Due Sicilie artatamente aggredito, usurpato, colonizzato e degradato contro ogni norma del Diritto Internazionale, ma nientemeno liquidato Meridione del Gran-Piemonte come se oggi una Danimarca tradita ed aggredita, divenisse Meridione della Gran-Norvegia!...], in cui essa trovava il suo humus [colonialista ed anarchista malthusiano dei Savoia invasori], quali azioni di controllo venissero esercitate da un punto di vista amministrativo e di polizia su questa emigrazione in massima parte clandestina e quale fosse la condizione dell’ infanzia in uno stato che permetteva l’espatrio di adulti e bambini nella quasi totalità analfabeti”.
Il Lettore ricordi che tante Scuole primarie verranno chiuse dai Savoia; noi abbiamo visto Giuseppe Fioravanti osservare che a Campobasso venne soppresso il Biennio universitario borbonico della Facoltà agraria. Negli “Anni Sessanta” – come osserva l’insospettabile Antonio Gramsci - occorrono cannoni rigati, rotelle incendiarie e piombo indiscriminato per piegare le colonizzate Popolazioni delle Due Sicilie; solo dopo le Caserme e gli Accampamenti gnostici subalpini, si passerà universalmente all’Intelletto Scolasticamente Modificato sotto il bel nome generoso dell’Alfabetizzazione per fare gli italiani di Massimo D’Azeglio ovvero per fare l’Italia gran-piemontese massonica, non più cattolica, cui allude il libero muratore Guido Francocci.
Ora, mentre il Sinedrio liberale “piange” sui carri armati bolscevici che nella Primavera 1956 invadono l’Ungheria, occulta il perfetto copione risorgimentale in cui i cannoni rigati sabaudisti invadono a tradimento il Regno di Napoli e gli Stati della Chiesa. I sepolcri imbiancati liberali che definiscono i soldati cattolici dell’Esercito pontificio “mercenari”, sterminano il Diritto Internazionale insorto nelle sventurate Popolazioni duo-siciliane persino coll’ausilio della famigerata Legione mercenaria ungherese,
LA CUI SPADA
del crudele Generale
CHE GRONDA SANGUE INNOCENTE,
LARGA QUANTO IL PALMO della MANO,
È ESPOSTA
a futura memoria
nel
CASTELLO SFORZESCO
di Milano.
PRIMAVERA 1956 NEMESI STORICA – osserverebbe Mons. Henry Delassus - del Regno delle Due Sicilie ridotte in tali condizioni dall’Aggressione anglo-piemontese del 1860!... Sì, Nemesi storica!...
Seguita Nicolino Paolino nel suo “La tratta dei fanciulli”: “La legge, tuttavia, per varie cause non fu approvata immediatamente. Solo cinque anni più tardi essa vide la luce dopo che una nuova commissione era stata nominata. Era composta da sette parlamentari, che redassero una relazione in cui veniva tracciato un profilo della “tratta”ed esposto il nuovo progetto di legge da approvare. Vi erano allegati diversi documenti che ne davano un quadro preciso delle modalità di svolgimento e di diffusione. La stesura di quel lavoro risentì in pieno del dibattito sulla libertà di movimento che si era sviluppato in seguito al manifesto aumento dell’emigrazione all’estero [senz’altro perché le condizioni colonialiste grapiemontesi precipitavano di giorno in giorno].
Si evidenziavano da un lato il valore generale di quella libertà [borghesista spregiudicata liberal] dall’altro i potenziali aspetti destabilizzanti che il venire a contatto con mondi diversi [in quanto privilegiati sia in casa sia altrove attraverso caste di sfruttamento divenute mostruosamente giganti] poteva produrre ai fini dell’equilibrio politico interno [equilibrio totalmente compromesso dal Crimine di Aggressione gran-piemontese, Crimine la cui natura è Somma di tutti gli altri crimini di cui sono piene le pagine di “Quando Satana firma la Storia”]. Non si mancava di ricordare, in atteggiamento moralistico [o meglio, “filantropico”!], le conseguenze che potevano aversi su individui lontani dalle famiglie. Non secondario, come vedremo, era anche il “come” vietare, regolare, consentire l’espatrio in una nazione dove i principi di libertà erano motivo di contrapposizione tra il “nuovo” [Ordine contro il Diritto Internazionale meschinamente, verbalisticamente e artatamente definito “Questione Meridionale”] e il “vecchio ordine” [afferente gli Stati più antichi e persino fondanti degli altri Stati europei in armonia col Diritto delle Genti]. Sin dalle prime battute – asserisce Nicolino Paolino nel suo “La tratta dei fanciulli” - si sottolineava la gravità dell’argomento:
«Voi subito intendete, onorevoli colleghi, che vogliamo parlare di quel turpe traffico di fanciulli che padri snaturati [nella stragrande condizione dell’inedia liberale che li espone all’inganno], e tutori fedifraghi [ovvero traditori] gettano nelle braccia di luridi mercanti [di regola appunto spregiudicati giammai consanguinei, padrini o vicini naturali delle vittime] perché siano sfruttati in sterili mestieri e in abiette palestre sui bivii delle grandi metropoli del mondo; vera forma rediviva di schiavitù creduta sepolta [appunto negli inganni della Demagogia liberale], vera tratta di bianchi in pieno secolo XIX» (Camera dei Deputati, “Relazione della giunta ... sul progetto di legge presentato dal ministro di grazia e giustizia e culti d’accordo col ministro degli affari esteri”, p. 1). Sosteneva inoltre la Giunta
« ... Se l’Italia soffre il commercio, la Francia, l’Inghilterra,
gli Stati Uniti d’America tollerano l’industria». (ivi, p. 1)».
Non a caso sono citate le Potenze delle prime tre Riforme [Inghilterra], della IV [Stati Uniti d’America], della V [Stato Francese] e della VI [il Granpiemonte]; l’Italia che soffre lo Schiavismo non è certo il Carnefice carbonaro subalpino che contro ogni Diritto Internazionale ha anarchisticamente annientato i Regni natural-cristianissimi ma è l’Italia naturale medesima, trascinata nel baratro gnostico liberale come le date confermano. Non solo i nomi Francia, Inghilterra e Stati Uniti stanno per Borghesia gnostica supercapitalista, ma ancora più di loro lo è senz’altro il Granpiemonte. Negli Stati predisposti allo Schiavismo, non a caso, manca ad esempio l’Austria-Ungheria del Re natural-cristianissimo.
Rileva infatti Nicolino Paolino nel suo “La tratta dei fanciulli”: «Già in passato era stato evidenziato come la sola repressione in Italia non avrebbe prodotto risultati utili se non fosse stata accompagnata da un quadro normativo molto più rigido nelle nazioni in cui i bambini venivano portati o tradotti. Dopo un rapido excursus storico, dall’antichità agli inizi dell’Ottocento, con malcelato senso di disprezzo, veniva fornito un quadro delle più diverse attività esercitate:
«Ma anco senza risalire la strada dei secoli, certo è che tutta quella monelleria vagante di strimpellatori d’arpe, di dimenatori di organetti, di soffiatori di zampogne, di espositori di scimmie, di saltatori di corda, di ballatori di tarantelle, di dicitori di buona ventura, di giullari in erba e di funamboli in aspettativa, popolazione incresciosa, tetra, sospetta forse anco, ma commiserevole, sollazzo delle fiere e delle sagre dei nostri villaggi [in quantorurali], fastidio e vergogna delle nostre città [in quanto giammai rurali ma burocratiche o industriali: il solito binomio anti-contadino riformato-rivoluzionario!...] e che il viaggiatore incontra, ormai sotto tutti i gradi di latitudine del nostro emisfero, è certo, dicevamo, che essa non è un prodotto esclusivo del nostro tempo, molto meno della nostra rivoluzione [risorgimentale]» (Ivi, p. 3)». Conclusione totalmente contraddittoriain quanto gli italiani natural-cristianissimi che esportano cultura al mondo intero non a caso ancora col Neo-Classicismo fino alla V Riforma ossia fino alla Rivoluzione contro la Francia, ripresa e consumata infine la Rivoluzione contro l’Italia che da quella deriva, riempiano non le proprie piazze ma nientemeno quelle dell’intero mondo liberale in simili condizioni schiaviste; tale Diaspora non ha affatto precedenti storici naturali!...
Come spesso accadeva, si cercava di scaricare SUI PRECEDENTI GOVERNI omeglio sul passato ordinamento la gran parte delle responsabilità”. Il Governo invasore gnostico subalpino che ha tradito, aggredito e usurpato il Regno delle Due Sicilie causando TALE DIASPORA SCHIAVISTA evidente sotto gli occhi di tutti cerca veramente pretesti assurdi simili!... Persino i Traditori della Patria ovvero i numerosi terroristi carbonari detti “Attendibili”, venivano mandati lontani a non più di cento chilometri da casa: elogio ai Borbone del massone a tutto tondo, quindi del loro implacabile nemico Pasquale Stanislao Mancini!... Intanto ricordando Don Giuseppe Buttà che rileva quanto il Liberalismo debba fare presto i conti con le contraddizioni che comporta ecco Nicolino Paolino nel suo“La tratta dei fanciulli”: “Allo stesso tempo si ricordava che: « Anche in passato questa perpetua scorribanda di zingarelli, QUANTUNQUE ASSAI LONTANA dalle forme e dalle proporzioni d’oggidì, IMPENSIERIVA,
- non tanto forse per colpa,
quanto per il pericolo
i Governi ancora meno provvidi; e le circolari napoletane e piemontesi [ante-Svolta-carbonara del 4-5 marzo 1848], e più precisa e severa fra tutte LA LEGGE PARMENSE del 27 ottobre 1852 fanno fede dell’esistenza e della gravità del male» (Ivi, p. 3)”. Tali parole rivelano da sole LE PROIEZIONI MALTHUSIANE LIBERALI sui Governi natural-cristianissimi. Procediamo con ordine. Essendo impossibile eliminare ma solo seriamente circoscrivere la Borghesia spregiudicata non a caso è la Parma natural-cristianissima borbonica che è costretta a legiferare severamente contro tale traffico nel 1852; ed è costretta a farlo a quattro anni dal Piemonte costituzionale liberale del barbaro fenomeno di Chiavari, per intenderci: attraversare i confini del Ducato per giungere nel Regno sabaudo non era certamente impresa eroica!... Non era DUNQUE problema di confini, ERA PROBLEMA di GOVERNI!...
La legge borbonica [natural-cristianissima] parmense evidenzia incontrovertibilmenteche la Metastasi schiavista parte dal Piemonte liberale, non certo dal Lombardo-Veneto asburgico. I Governi natural-cristianissimi, si rivelano esattamente “meno provvidi” per la Borghesia spregiudicata, che in tale legiferazione efficiente, giammai verbalistica demagogica, essi arginano alla perfezione come lo Stato modello Pontificio; se vi è un Governo costretto a fare i conti “per il pericolo” che scaturisce da tale “Massa schiavista”è esattamente il Governo aggressore subalpino. Ora, se i Governi natural-cristianissimi FURONO in GRADO di ARGINARE SERIAMENTE tale TRAFFICO schiavista LIBERALE sempre in aberrazione alla Chiesa Cattolica, con quale logica il Governo aggressore subalpino conclude che i Savoia ante-Svolta carbonara [fino a Carlo Felice] ed i Borbone avrebbero nientemeno arginato il fenomeno per proprio tornaconto, giammai in quanto ritenutisi responsabili in prima persona di un tale crimine?!... Non sostiene forse William Cobbett nell’elogio memorabile che egli tesse dell’Inghilterra natural-cristianissima dei Re Cattolici che essi giammai permisero che la parte spregiudicata schiacciasse mai tutte le altre delle felici popolazioni?!...
Una cose è certa: nell’Italia natural-cristianissima – Stati della Chiesa in testa - il traffico schiavista di bambini non esisteva affatto. Oppure esiste il “Postulato del Fanatismo” della tutela natural-cristianissima italiana dei minori ed il “Postulato equilibrato filantropico” risorgimentale della loro impossibile tutela?!... Oggi che si chiamano in ballo sempre e solo gli uomini della Chiesa [Cattolica] in argomento pedofilo - colpevoli o presunti tali -, ma, ripeto, sempre e solo gli uomini della Chiesa Cattolica rispetto a tutte le altre istituzioni presenti nel mondo innanzitutto liberale, rifletta il Lettore lo stato di super-protezione in cui l’Italia natural-cristianissima custodiva i Minorenni. Sono tali contraddizioni insormontabili riformate o liberali “senza né carne né ossa” che indussero Geni protestanti quali Federico Schlegel alla Conversione al Cattolicesimo.
Osserva Nicolino Paolino nel suo “La tratta dei fanciulli”: “Centrale, in tutta la storia della “tratta”, sarà la Francia in cui, fin dal 1824, erano state emesse su questo tema sentenze dai tribunali correzionali e che aveva visto per decenni il ministro dell’interno ed il prefetto di polizia di Parigi intervenire con ripetute circolari e prescrizioni”. Noti di nuovo il Lettore: 1824, DUNQUE LA FRANCIA del Re Natural-cristianissimo Carlo X, la stessa Dinastia di Parma e delle Due Sicilie, giammai la Francia “filantropica” della Rivoluzione neo-anglicana giacobino-napoleonica perennemente allergica e ferocissima persecutrice del “Fanatismo naturale” artatamente presentato sempre, solo e soltanto quale “Fanatismo cattolico”!...
Non a caso la Vergine Santissima apparirà al Beato Placido Baccher nel satanico 1799 giacobino contro il Regno di Napoli predetto già da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e tornerà ininterrottamente ad apparire coll’assalto al Trono natural-cristianissimo di Carlo X – parole di Ella medesima – il 18-19 luglio 1830. Questi sono i meravigliosi fatti filo-Popolazioni confermati persino dal Cielo che polverizzano ogni autenticamente fanatico e fasullo Filantropismo demagogico liberal-comunista!... Ecco ora le contraddizioni gnostiche liberali tra Demagogia & la mostruosa Realtà dei fatti che tali Storici sono costretti ad evidenziare: “Nonostante tutti gli sforzi [evidentemente verbalistici], una spinta alla diffusione della “tratta” arrivò proprio dalla maggiore libertà di movimento [nel morire di fame, direbbe Don Giuseppe Buttà], che portava con sé anche dei prezzi da pagare:
«Se non che il male invecchiando peggiorò, crebbe la libertà [gnostica spregiudicata riformata] e crebbe la corruzione [gnostica spregiudicata riformata di cui è zeppa la Storia granpiemontese fino ad oggi]: la libertà [gnostica ferocemente innaturale] scancellando [anarchisticamente contro ogni norma del Diritto delle Genti] i confini degli Stati [tra i più antichi e senz’altro fondatori e modello degli altri d’Europa], sdegnando la pastoia dei passaporti [non di rado falsi e illeciti per Minori] e [letteralmente] spezzando i ceppi dei commerci e delle industrie [e dell’Agricoltura delle sole – guarda caso -floridissime Due Sicilie usurpate e colonizzate a colpi di cannoni rigati quale esatto precedente mostruoso ante-litteram dei carri armati bolscevichi su Praga nel 1956 sui quali ancora piange l’ipocrita connivente Sinedrio liberale] spianò le vie, agevolò le impunità, aumentò il coraggio e gli ingegni della frode SENZA AUMENTARE di pari passo LE DIFESE della LEGGE [dell’Ordine né più naturale, né rivelato, - ci ricorderebbe “Il Catechismo” di Monaldo Leopardi - dogmaticamente negato dalla Gnosi liberale].
E via via il reato senza mutare di sostanza mutò di forme e di proporzioni. Allora come oggi era un accattonaggio travestito coi simboli dell’arte, una depravazione dell’innocenza, un abuso della patria potestà [indottavi dalla disperazione all’alternativa di morire di fame]: anche allora vi era un padre che vendeva, un figlio che soffriva, un mercante che acquistava un fanciullo come una cosa, un padrone che usava ed abusava della cosa acquistata;
ma l’industria ancora tutta individuale
era isolata e ristretta
a poche centinaia di persone
- [effetti deleterii della irriducibile Ufficialità spregiudicata];
I CONDUTTORI e I PADRONI
erano noti nel villaggio
e davano una meno infida speranza
di ritorno e di riscatto;
La lunga strada verso la Francia era tagliata ad ogni istante da barriere [autenticamente internazionali del Prìncipe natural-cristianissimo che vanno da Parigi per finire col più umile ma altrettanto efficiente Ducato in Italia], da passaporti, da polizie [di quei Principi che avevano quale fine l’“Amore” per le popolazioni: parole insospettabili del massone Francesco Saverio Nitti, come abbiamo estesamente visto: il mercato di America, non era ancora aperto, e tra il seno delle vedove madri e le braccia tese dei raminghi figliuoli non si estendeva l’Oceano. Oggi invece,
- come attesta il volume di documenti
- che ci serve di scorta,
- L’INDUSTRIA [schiavista]
- fa capo
- ad una estesa associazione ...
- conta a centinaia i suoi complici,
- a migliaia le sue vittime;
- HA succursali, agenti, direttori, collocatori lenoni
- in tutti i porti, in tutti i paesi, in tutti i punti di arrivo
- della emigrazione mondiale (Ivi, p. 4)”.
Globalizzazione schiavista ante-litteram!... Ricordiamo che molti improvvisati circensi dell’epoca ebbero la casa distrutta negli interi paesi bruciati dai Savoia. Seguita l’Autore: “I principali centri di reclutamento dei fanciulli, nel passato più lontano [o meglio, prima della Colonizzazione anti-internazionale delle naturalissime Due Sicilie], erano alcuni paesi della Riviera ligure e dell’Appennino apuano: Santo Stefano d’Aveto, Bozzonasco, Varese Ligure, Cicagna, e i dintorni di Chiavari, in Liguria; Boccolo de Tassi, Ferriere, Vardi nella provincia di Piacenza: Begonia e Pelpi nel territorio di Parma [come si vede, chiaramente per riflesso]. Agli inizi degli anni settanta [quindi IN ESATTA CONCOMITANZA con la Carneficina anarchista malthusiana sabaudista delle Due Sicilie] si notava una sensibile diminuzione della “tratta” in quelle zone.
(…) Il non aver saputo – seguita Nicolino Paolino alle pagine 67-74 nel suo “La tratta dei fanciulli” - intuire in tempo, da parte della autorità giudiziaria ma soprattutto della sottoprefettura, la piega che le cose stavano assumendo [da tratta per esibizioni girovaghe in tratta per le ancor più micidiali vetrerie e relativi alloggi malsani] fece sì che l’emigrazione verso le vetrerie potesse svilupparsi sostanzialmente indisturbata. Tra il 1893 ed il 1897 non si celebrò alcun processo e già questo dato è sintomatico del livello di attenzione delle pubbliche autorità. Sembra che solo dopo l’interrogazione alla Camera dell’onorevole Socci qualche cosa si mettesse in moto. Avveniva che le strutture periferiche del Ministero dell’Interno si attivassero prestando particolare attenzione alle diverse situazioni territoriali. Il 28 maggio 1898 il sottoprefetto di Isernia scriveva al sindaco di Venafro:
«Certo Matteo Ferdinando fu Francesco costà dimorante con una istanza ha chiesto che io autorizzi la S. V. per rilasciare il nulla osta per il conseguimento di n. 11 passaporti ad altrettanti minorenni che egli condurrebbe in Francia onde adibirli ai lavori di cristalleria. Poiché da qualche tempo e con apposite circolari si è reso di pubblica ragione il duro trattamento cui vanno incontro tutti i minorenni che specie da queste regioni meridionali si recano in Francia a lavorare nelle vetrerie, ed essendo stato avvertito questo ufficio da italiani residenti appunto in Francia che le condizioni di questi disgraziati sono tristissime con grave disdoro del nome italiano all’estero, non posso accogliere la domanda del Matteo e prego la S. V. di vegliare perché costui non abbia l’agio di far emigrare nessun minorenne clandestinamente ed in caso affermativo denunciare all’Autorità giudiziaria a termine della legge 30/12/1888 n. 5866 serie III. Resto in attesa di conoscere le disposizioni da lei date al riguardo. Il Sottoprefetto».
Il personaggio di cui si occupa la sottoprefettura era stato incaricato dal direttore di una vetreria di Parigi, in cui lavorava da cinque anni, di ritornare in Italia ed arruolare unadecina di ragazzi tra i tredici ed i sedici anni «da condurre colà a lavorare ». (Archivio di Stato di Isernia, Tribunale di Isernia, Fascicoli penali, Busta 319, fascicolo 159).
Giunto a Pozzilli, in poco tempo individuava ben 12 ragazzi da portare con sé. Recatosi al Municipio di Venafro per procurarsi i documenti necessari all’espatrio, fu fermato dal brigadiere dei carabinieri Antonio Solinas insieme a sette minorenni, accompagnati dai rispettivi genitori. Fu denunciato per contravvenzione alla legge sull’emigrazione ma, aparere del tribunale, nonostante avesse pattuito cento lire annue di compenso per ogni minorenne, IL REATO NON ERA PROVATO e quindi venne ASSOLTO”. Povere leggi per il più debole caduto in mano del Liberalismo!... Esistono sulla carta forse più per paravento che per altro!...
Rileva Nicolino Paolino nel suo “La tratta dei fanciulli”: “Tra il 1898 ed il 1899 si ha un periodo di relativa attenzione nei confronti degli arruolatori e un posto di rilievo sarà occupato dal brigadiere sardo che comandava la stazione di Venafro. É sempre lui che nel mese di agosto del 1898, mentre era in servizio a Sesto Campano, «a mezzo della vocepubblica» (Idem, Tribunale di Isernia, Fascicoli penali, Busta 322, fascicolo 202) veniva messo a conoscenza del fatto che Benedetto Porcelli di Concacasale e Teodoro Di Salvo, inserviente comunale di Sesto Campano, «facevano arruolamento di ragazzi».
Avevano già concluso dei contratti con i genitori di due ragazzi di tredici annistabilendo un compenso di 100 lire annue per la durata di trenta mesi. Sarebbero stati adibiti, COME ALTRI INFELICI, al lavoro nelle vetrerie della zona di Lione. Verificata la veridicità della notizia, denunciarono gli incettatori «quali autori di arruolamenti clandestini». I due accusati respingevano le accuse in maniera maldestra, con il Di Salvo che scaricava le colpe sul Porcelli e quest’ultimo che asseriva di aver ricevuto a Marsiglia, dalle rispettive madri, i due ragazzi. L’affermazione era senz’altro vera ma per capirne il significato bisogna far riferimento al racconto dell’ENNESIMA VEDOVA che affidava i figli perché sopraffatta dalla miseria. Carmela Tamburo così raccontava la propria versione dei fatti:
«Io tengo tre figli il maggiore dei quali è un maschio per nome Giuseppe e due femmine. Provvedo al loro mantenimento col lavoro delle mie braccia, giacché nulla posseggo. Circa tre mesi addietro, l’inserviente comunale del mio paese cominciò a dirmi che io avrei fatto bene a mandare il predetto mio figlio in Francia dove ne vanno tanti altri a lavorare alle vetrerie, promettendomi che ne avrei ricavato cento lire per il primo anno, 110 per il secondo e 120 per il terzo. Sulle prime rifiutai tale proposta, ma il Di Salvo quasi ogni giorno me la rinnovava, tanto che finì per persuadermi.
Quando arrivò il momento della partenza, la quale avvenne non saprei precisare il giorno né il mese, potendo solo dire che saranno passati circa tre mesi, il Di Salvo accompagnò me, mio figlio, la mia compaesana Benedetta Iaconelli pure con un figlio, e l’altro mio compaesano Giuseppe di Lauro, pure con un figlio, fino a Napoli, dove ci consegnò ad una agenzia, da cui fummo imbarcati sopra un vapore che ci trasportò fino a Marsiglia. Colà trovammo Benedetto Porcelli venutovi appositamente da Lione, che si ricevette in consegna i nostri tre figli per portarli a Lione, dando a ciascuno di noi undici lire per la cibaria nel ritorno, come aveva fatto il Di Salvo per l’andata.
Ignoro quanto abbiano lucrato il Di Salvo ed il Porcelli per la operazione di cui ho parlato ma è certo che gratuitamente non lo possono aver fatto. Faccio notare che il Di Salvo nel propormi di mandare in Francia il predetto mio figlio, mi assicurava che colà l’avrebbe preso in consegna il pressonominato Benedetto Porcelli di Concacasale, che gli avrebbe fatto da padre, senza della quale promessa io non avrei mai acconsentito al contratto.
Intanto lo stesso Porcelli, due mesi dopo di aver ricevuto in consegna il predetto mio figlio, mi scrisse che per non so quale accidente aveva perduto il travaglio [ovvero il lavoro], per cui era costretto a tornare in Italia e quanto a mio figlio disse che lo avrebbe consegnato ad un suo cugino. Gli feci rispondere che io non ero stata la causa che egli aveva perduto il lavoro, e che ritornando in Italia avesse portato anche mio figlio. Ma ne ebbi in risposta che se non acconsentiva a che egli l’avesse consegnato a un suo cugino, mi avrebbe fatto pagare tutto ciò che egli aveva speso per farlo portare fin là. Col fatto il Porcelli se ne è tornato a Concacasale con la sua famiglia lasciando colà mio figlio».
La deposizione della contadina analfabeta [naturale alla perfezione; l’unico aspetto strutturale che nella vicenda veramente conta; aspetto esprimibile nel proprio dialetto alla perfezione] tradotta in linguaggio comprensibile, conferma che la tecnica di far spostare i genitori all’estero [extra-gran-piemontese], per la consegna dei ragazzi fosse ancora pienamente in uso, come pure era sempre pratica comune affidare, ma sarebbe più preciso dire vendere, i minori ad altri personaggi che subentravano nell’opera di intermediazione e controllo. Il procedimento penale, anche questa volta, si arenò su questioni puramente formali, TRALASCIANDO LA SOSTANZA della VICENDA.
Dopo la condanna del Tribunale di Isernia, seguì quella della Corte di Appello di Napoli che confermava la condanna a 15 giorni di carcere e a £: 250 di multa, che erano davvero poca cosa se paragonati all’utile ritratto dall’impiego di ogni fanciullo. Sembra che l’unico rimasto a combattere contro tale emigrazione fosse il Brigadiere Solinas, che il 19 gennaio 1899 denunciava Domenico Coia di Cerasuolo, frazione del comune di Filignano, mentre era intento a procurarsi i documenti per la partenza di un ragazzo di Ceppagna, dopo aver pattuito in 200 lire annue il compenso. (Archivio di Stato di Isernia, Tribunale di Isernia, Fascicoli penali, Busta 334, fascicolo 83). Ancora, l’11 maggio 1899due carabinieri della stazione di Venafro si imbattevano, in piazza Garibaldi [dal nome e dalla data schiavista del nostro Regno, veramente allusivi], in una comitiva guidata da Fortunata Rossi, contadina di Filignano, e Achille Volpe di Montaquila composta da SETTE MINORENNI «tutti tendenti ad emigrare clandestinamente». (Idem, Tribunale di Isernia, Fascicoli penali, Busta 340, fascicolo 197).
Immediatamente accompagnati alla caserma dei Carabinieri, furono interrogati dal brigadiere Solinas che ricevette la solita risposta: venivano condotti sotto la loro «cura» a Lione per essere impiegati nelle vetrerie. Questo caso è l’ultimo, in ordine cronologico, che è stato possibile individuare all’interno dei fascicoli penali presso il tribunale di Isernia, conservati nell’Archivio di Stato. Forse una maggiore attenzione degli incettatori, forse un minor impegno verso una emigrazione pericolosa ma marginale, portarono ad un sostanziale via libera per tale movimento. In UN TELEGRAMMA spedito dal sottoprefetto di Isernia al sindaco di Venafro il 20 settembre 1899 [mentre i “liberatori”malthusiani sono intenti a festeggiare – osserverebbe il liberalissimo satanista Proudhon - l’assalto spirituale al Papato e alle sue care Popolazioni schiavizzate] si legge:
«Al Sindaco: Ministero interni mi comunica che incettatore Agostino Porcelli di Concacasale partirà da Sesto Campano e Venafro conducendo ragazzi per lavorare vetrerie Lione. Rinnovo preghiera fattale con precedenti corrispondenze perché dia urgenti disposizioni impedire turpe traffico. Il Sottoprefetto Carracino».
La risposta fu la seguente:
«Commercio di fanciulli: Porcelli Agostino di Concacasale. In esecuzione del contenuto del telegramma di S. V. ill.ma in data 20 corrente, assicuro essere date disposizioni perché l’emarginato individuo sia regolarmente sorvegliato laddove si presentasse in questo comune aggiungendo che fino ad oggi nulla si è deplorato. Con ogni stima».
Il primo telegramma testimonia che una certa attenzione a livello centrale, da parte del Ministero degli affari esteri e del Ministero degli interni, fosse presente. Sappiamo poi, che oltre agli enti e ai soggetti citati, anche esponenti del mondo cattolico avevano focalizzato la loro attenzione sulla tratta [ma giammai rispettati ed ascoltati nello Stato persecutore gnostico granpiemontese!]. Lo stesso si può dire di importanti settori dell’Italia liberale [la sola unica che conta in tale Dittatura] preoccupati soprattutto del controllo sociale del fenomeno migratorio considerato pericoloso generatore di idee antisociali. Nel caso specifico, quelli che avevano corposi interessi nell’impiego di fanciulli nel mondo del lavoro erano allarmati dall’impatto che notizie molto crude circa il lavoro minorileportassero ad una profonda revisione della legge “Berti” del 1886. Riguardo ai vari contesti politici e culturali – annota Nicolino Paolino - si veda “Introduzione” al volume a cura di Bruna Bianchi e Adriano Lotto, “Lavoro ed emigrazione minorile dall’Unità alla Grande Guerra”, Ateneo Veneto 2000.
D’altro canto, l’anello debole restava quello dei rappresentanti istituzionali locali. La risposta del sindaco, infatti, confermava la sostanziale ipocrita accettazione di quel tipo di emigrazione, se è vero che in diversi casi sono i carabinieri a presentarsi presso il Municipio di Venafro a bloccare gli incettatori, senza che nessuno di quella amministrazione si sentisse in dovere di avvisare la sottoprefettura di quanto avvenivaormai con notevole frequenza”.
È lo Stato liberale in sé, che non potrà mai arrestare la catena di scandali che il suo medesimo sistema genera. L’anello debole non è solo nell’Ufficialità locale; è il Governo riformato-rivoluzionario che spezza il dovuto controllo naturale dall’alto; non a caso Nicolino Paolino insiste continuamente sull’impotenza delle Istituzioni liberali ad arginare il fenomeno. Noi dobbiamo infatti avere sempre presente l’osservazione di Louis Marie La Révellière-Lèpeaux (Montaigu, 24 agosto 1753 – Parigi, 27 marzo 1824), futuro capo del Direttorio saccheggiatore dell’Europa intera, il quale dichiarerà che qualora la Francia perdesse il Re Natural-Cristianissimo, precipiterebbe nelle lotte eterne delle fazioni. E tali fazioni spregiudicate divengono gli incondizionati padroni dell’Europa liberale, quindi anello debole – osserverebbe lo Storico, il protestante William Cobbett - che ha la sua genesi e la sua garanzia nei vertici stessi dello Stato riformato-rivoluzionario in cui la legiferazione è sconfinata ma altrettanto sconfinata è l’impotenza a farla rispettare!...
Basta vedere gli scandali finanziari a catena in cui versa il Granpiemonte dal 1860 ad oggi. E se tali scandali sono costanti, si vede che al di là delle forme politiche dei Governi, le Dinastie gnostiche risorgimentali che tiranneggiano gli Stati aggrediti ed usurpati italiani sono sempre le stesse; perciò, PARLARE di TALI ABERRAZIONI RISORGIMENTALI, non facciamo ARCHEOLOGIA, ma CRONACA.
PERCHÈ I BAMBINI OPERAI DELLE DUE SICILIE
ERANO COSÌ MALTRATTATI?
LA “TRATTA”, PROBLEMA NAZIONALE – «L’industria del vetro è forse, tra le industrie francesi quella che maggiormente riposa sul lavoro degli operai italiani. Dovremmo essere fieri, ad ogni nuova occasione che ci si porge, di constatare come in ogni parte del mondo, nei più grandiosi lavori, nello sviluppo delle maggiori industrie, l’opera del bracciante e dell’operaio italiano sia non solo richiesta, ma necessaria ed apprezzata: senonché non v’è alcun motivo di felicitarsi pel contributo che i nostri connazionali portano all’industria del vetro in Francia. Troppo gravi ragioni morali ed umanitarie, dovrebbero farci augurare che tale contributo cessasse». (“I minorenni italiani e le vetrerie francesi. Rapporto del Regio Vice Console Avv. Lionello Scelsi già reggente il Regio Consolato di Lione”, MAE, «Bollettino del Ministero degli Affari Esteri», n. generale 184, n. di serie 9, dicembre 1900).
Con questa premessa, scritta con misurata retorica, iniziava l’articolo che ufficializzavala gravità della situazione nelle vetrerie francesi. La stessa pubblicazione nel bollettino del Ministero degli Affari Esteri testimoniava di un coinvolgimento di quelli che erano definiti gli «interessi italiani». L’abusato argomento del «disdoro» della patria non era più citato e si dava più spazio alle valenze oggettive, in una Italia [gnostica superlativa sorta calpestando ogni regola del Diritto Internazionale] in cui la questione sociale era quotidianamente al centro dell’attenzione. La valenza dell’articolo era purtroppo limitata dal fatto che il bollettino e suoi estratti, se pur inviati capillarmente nei comuni, avevano nei fatti un’efficacia limitata, per l’alto numero di analfabeti e il diverso tenore delle notizie che giungevano con le lettere o che diffondevano le agenzie di emigrazione.
Ciò non toglie che di lì a poco quelle pur timide denuncie producessero un certo effetto richiamando l’attenzione di alcuni rappresentanti del Parlamento italiano. Redatto come indagine sul campo, l’articolo informava che «la quasi totalità degli italiani impiegati nelle vetrerie si compone(va) di minorenni». I centri principali di raccolta erano individuati in due province confinanti del meridione d’Italia. Caserta e Campobasso. Il traffico, negli ultimi tempi, andava sensibilmente aumentando. I ragazzi venivano sottoposti «ad un lavoro immane e dannosissimo alla salute» e l’organizzazione del lavoro così veniva descritta:
«Gli operai si dividono in tre categorie: primo per importanza è L’OUVRIER, colui che lavora il vetro, che dà forma alle bottiglie od agli altri oggetti, ed è sempre un adulto. Viene poi IL GAMIN, ed è questi UN FANCIULLO che colla canna di ferro coglie dai forni il vetro liquefatto per porgerlo all’ouvrier: infine vi è IL PORTEUR che riceve dalle mani dell’ouvrier l’oggetto di vetro già lavorato per portarlo in un secondo forno, dove il vetro deve essere nuovamente cotto.
È certo che IL LAVORO più PENOSO è quello del gamin, poiché egli deve restare per lunghissime ore dinnanzi alla bocca del forno nel quale è una temperatura di 1400 gradi!... E mentre a quel lavoro DOVREBBERO ADIBIRSI uomini adulti di robustissima costituzione, i padroni delle vetrerie, per economia, vi pongono fanciulli appena tredicenni. È facile immaginarsi in quali condizioni fisiche siano ben presto ridotti questi ragazzi obbligati ad esporre il gracile petto ad un calore micidiale.
Non è a credersi che il lavoro dei piccoli porteurs sia di gran lunga meno pesante di quello dei gamins. Anzitutto osserverò che per quella mansione sono utilizzati dai proprietari delle vetrerie tutti quei minorenni che NON HANNO ancora COMPIUTO i TREDICI ANNI che la legge francese stabilisce come età minima per il lavoro dei fanciulli... I porteurs adunque, che sono fanciulli in tenerissima età – ve ne sono di NOVE ANNI – debbono, nelle fabbriche di bottiglie ad esempio, trasportare diariamente [ovvero giorno per giorno] circa mille bottiglie ciascuno, innestate in cima ad un pesante ordigno di ferro [ovvero arnese di lavoro]. Questo ordigno colla bottiglia vien loro gettato dall’ouvrier dalla distanza di un metro e mezzo circa, ed essi debbono PRENDERLO a VOLO.
Qualche volta - ed è comprensibile - il piccolo porteur non arriva ad afferrarlo in tempo, la bottiglia cade, si spezza o si sforma, e l’ouvrier - il quale è pagato sulla quantità del lavoro prodotto – eccitatissimo, tra le maggiori contumelie lancia addosso al povero bimbo quanto gli capita sotto le mani. E questi incidenti SONO FREQUENTISSIMI. Anche il piccolo porteur è condannato a subire, sebbene in minor grado, la malefica influenza del calore eccessivo, poiché le mille bottiglie fabbricate dall’ouvrier egli le deve portare, come ho detto, in un altro forno dove il vetro riceve la seconda cottura.
I forni delle vetrerie sono, come ognuno sa, accesi giorno e notte, ed il lavoro non è mai interrotto. GLI OPERAI sono DIVISI in TRE SQUADRE, ed ogni squadra, composta da ouvriers, gamins e porteurs, lavora - o meglio, dovrebbe lavorare - otto ore su ventiquattro. La prima squadra è di turno dalle quattro di mattino fino a mezzogiorno; la secondada mezzogiorno alle otto di sera, e la terza, infine, dalle otto alle quattro del mattino. Questo in teoria; poiché nella pratica avviene altrimenti. Il numero degli ouvriers è sempre al completo e per essi il turno è rispettato: LA QUANTITÀ dei gamins e dei porteurs è, invece, in quasi tutte le vetrerie inferiore al necessario, malgrado la straordinaria buona volontà che gli incettatori pongono nel reclutare minorenni in Italia. Cosicché AVVIENE NORMALMENTE che i gamins ed i porteurs, dopo aver lavorato le otto ore regolamentari, SI VEDANO COSTRETTI dai loro speculatori A RICOMINCIARE STANCHI, sfiniti, un nuovo turno di OTTO ORE!». (ivi, p. 5)
Girando nei dintorni di Lione, il vice console CONSTATÒ di persona il significato di ciò che lo stesso Paulucci aveva già evidenziato. Il lavoro veramente duro, IL RIFIUTO dei GENITORI FRANCESI a MANDARE i PROPRI FIGLI nelle VETRERIE, una organizzazione di reclutamento storicamente forte e specializzata verso i bambini, avevano fatto sì che l’incontro tra domanda di piccole braccia e l’offerta fosse molto efficiente. Su di un punto, però, le sue osservazioni erano particolarmente deboli: riguardo ai controlli messi in atto in Italia che riteneva «rigorosissimi». Dai casi trattati SI EVINCE il CONTRARIO ed è questo uno dei motivi per cui potevano partire «turbe di dieci o dodici ragazzi per volta»”. Rigorosissimi forse nel centro granpiemontese in cui la “tratta” andrà scomparendo, non certo nella colonia delle Due Sicilie usurpate in cui si sposterà e si concentrerà vertiginosamente; infine, mentre i fanciulli del Regno sabaudista saranno accompagnati dai propri genitori, quelli delle Due Sicilie saranno “tutelati” da estranei. Seguita Nicolino Paolino nel suo “La tratta dei fanciulli”:
“Quanto AL NUMERO di FANCIULLI IMPIEGATI, lo Scelsi riteneva esservene non meno di 1500 a Rive de Gier, 400 a Givors, come pure tra Saint Homain-le-Puy e Saint Calmier. Nei sobborghi di Lione la sua stima faceva ascendere ad 800 il numero totale di minorenni. La presenza di costoro non passava inosservata nemmeno alle autorità locali francesi che in qualche caso, di fronte alle notizie di maltrattamenti dei ragazzi, ammucchiati in case immonde, costretti al furto nei campi per fame, CHIEDEVANO all’autorità consolare di « far cessare il doloroso spettacolo dato dai piccoli italiani». Se i maltrattamenti dei “padroni” riguardavano il tempo trascorso fuori dalla fabbrica, non meno cattive erano le condizioni di lavoro a contatto con individui adulti:
«Nella fabbrica altri tiranni li attendono: gli ouvriers. Questa gente, costretta ad un lavoro rude, faticosissimo, che provoca una arsura continua al petto, e li obbliga a bere ad ogni minuto, questa gente che, in una parola, è sotto la nefasta influenza di bevande alcoliche tracannate come acqua di fonte, acquista un carattere irascibile al più alto grado le cui tristi conseguenze sono, pur troppo, sopportate dai nostri piccoli connazionali: dai gamins se attorcigliano intorno alla canna un’oncia di vetro più del necessario, dai porteurs se non afferrano a volo il pesante ordigno in cima al quale è innestata la bottiglia già modellata» (Ivi, p. 9).
Stretti, quindi, in una morsa che dava poche possibilità di ribellione [o meglio, auto-difesa naturale], talvolta erano vittime di soprusi che, abbinati alle pessime condizioni di vita, conducevano alla morte dei fanciulli. Riportando un rapporto di polizia redatto in seguito alla morte di uno di questi ragazzi, il vice console [senz’altro padano celto subalpino] faceva notare come fosse molto difficile interrogare individui spesso analfabeti, che non conoscevano che poche parole di francese e che erano eternamente terrorizzati da chi li aveva condotti.
Ciò che colpiva le autorità di polizia era lo stato veramente pietoso in cui si trovavano. Alcuni di loro, timidamente, facevano sapere che erano malnutriti e che non di rado venivano picchiati. Ma ciò che era insopportabile era l’aspetto:
«Per tal modo si presentano gli uni e gli altri pallidi ed in tale stato
di magrezza e di sofferenza, che richiederebbero
d’urgenza una visita medica». (ivi, p. 10)
Erano le parole di un commissario di polizia che venivano confermate dal diplomatico, il quale asseriva che «le loro condizioni di salute, infatti, non potrebbero essere più deplorevoli». (ivi, p. 11) Durante la permanenza nella sede consolare di Lione, lo Scelsi ebbe modo di conoscere un giovane medico italiano, di nome Vecchioni, il quale viveva in un sobborgo della città, La Mulattière, in cui era impiantata una vetreria che aveva presso di sé circa cento minorenni a lavorare. Chiamato per curare i piccoli italiani, riscontrò «una ventina di casi di pleuriti bacillari, ascessi freddi ed adeniti tubercolari».
«A suo avviso tutte queste malattie di tubercolosi localizzata non hanno origine da predisposizione ereditaria, ma da predisposizione organica, determinata da affievolimento delle forze d’un tenero organismo, forzato a vivere in un ambiente sudicio e malsano (le case di abitazione) ed a respirare la polvere di carbone e dei preparati velenosi che occorrono nella preparazione del vetro. E questo senza contare le numerose febbri tifoidi, le gravi bruciature e via dicendo.
Questi fanciulli mi furono condotti in ufficio in uno stato da destare la più grande pietà! Erano bimbi macilenti, in ancor tenerissima età; si leggeva loro sul volto, d’un pallore mortale, che la tisi, che non perdona, aveva intrapreso il suo micidiale lavoro in quei gracili organismi.
Dopo averli ridotti, per l’ingordigia loro, in quello stato miserevole, gli incettatoriavevano ancora l’ardire di presentarli all’autorità consolare per il rimpatrio a spese dello Stato. E, per di più, cercavano di farsi passare per i benefattori di quei poveri ragazzi, dicendo di averli incontrati in mezzo alla strada, abbandonati, di averli raccolti e condotti ad implorare il rimpatrio in nome della carità! E i fanciulli, interrogati, NON OSAVANO MAI confessare la verità, memori delle sofferenze patite e temendo la cieca ira di quella gente senza cuore.
Che cosa diverranno mai tutti quei fanciulli che, tolti dall’aria libera dei loro campi e gettati in quelle fabbriche dove l’aria è impregnata di elementi velenosi, sono costretti ad un lavoro di molto superiore alle loro forze, SENZA MAI RICEVERE un riposo adeguato ed un sostanzioso nutrimento? È facile immaginarlo. A venti anni – se pur vi arrivano – sono quasi tutti etici, col petto incavato e senza più alcuna energia. Ne ho visti tanti che so, pur troppo, di non errare»(ivi, p. 11) (…)”.
Osserva sempre Nicolino Paolino alla nota 87 alla pagina 86 del suo “La tratta dei fanciulli”: “Il 1° febbraio 1902 veniva pubblicato sulla nuova Antologia un lavoro del Sommi Picenardi in cui venivano descritte le risultanze di una spedizione in Francia effettuata dallo stesso autore, coadiuvato dal console a Lione Perrod. Le pagine dell’articolo dovevano « far conoscere al nostro paese la più lacrimevole, la più crudele e raccapricciante di tutte le condizioni dei nostri operai all’estero; vo’ dire quella dello sfruttamento e delle sevizie a cui sono sottoposti i nostri fanciulli poveri nelle vetrerie di Francia ». La prima fase si svolse nei dintorni di St. Etienne e, oltre a descrivere i vari meccanismi di reclutamento e sistemazione dei fanciulli, ci informa di migliorate condizioni dei piccoli operai a Givors, centro in cui è provata l’azione di incettatori dal circondario di Isernia, soprattutto per merito di un commissario di polizia, Arturo Boucher.
Il funzionario aveva addirittura denunciato all’autorità giudiziaria i signori Neuvesel e Boichot, proprietari di vetrerie. Veniva segnalata anche la presenza di fanciulli spagnoli. Successivo terreno di indagine furono i dintorni di Parigi in cui si erano insediate diverse vetrerie, specialmente a Pantin e St. Denis. La maggiore vigilanza delle autorità italiane aveva prodotto migliori condizioni di vita per i ragazzi, i quali si avvantaggiavano puredei diversi tipi di lavorazione [quindi, già per i manufatti in sé] che in quegli opifici si svolgevano. Si producevano infatti oggetti più raffinati che implicavano una più lunga manipolazione, a tutto vantaggio del fisico dei più piccoli.
Non erano mancati nel passato recente casi clamorosi di sfruttamento e si citava «una tale Pirolli, padrona di un fanciullo che morì, sembra, di stenti e di sevizie, alcuni mesi or sono». Se pur unito allo Schiapparelli e al console di Lione, tra i massimi esperti della tratta nelle vetrerie, l’autore confermava che, a livello ufficiale, si erano persi almeno quindici anni nell’azione di contrasto, facendo risalire gli inizj del commercio ai primi anni novanta. Riguardo al dato quantitativo, il numero di italiani impiegati nelle vetrerieveniva fatto ascendere a tremila unità, di cui duemila minorenni suddivisi in tre gruppi.
- IL PRIMO nella zona di St. Etienne con 300 ragazzi a Givors, 300 a Rive de Giers, 150a St. Galmier e 150 a St. Romain le Puy.
- IL SECONDO, contiguo al primo, nella zona di Lione con 200 a Mulattière, 50 a Oulìns, 200 a La Mouche e 50 a Venissierx
- ed IL TERZO nella zona di Parigi con il gruppo più rappresentativo, 150 unità, a La Plaine St. Denis”.
Mi viene in mente considerare la grandezza non solo medioevale di tale terra delle Abbazie di Montecassino, di San Vincenzo a Volturno e di San Domenico, esattamente Circondari di Isernia e di Sora, di cui parliamo estesamente nel V volume di “Quando Satana firma la Storia”; Circondario di Sora!... Arpino terra di Cicerone e dei floridi Opifici che, tra i tanti, si tramandavano meravigliosamente sin dal padre del nostro celebre Sapiente latino, fatti chiudere ad arte da Cavour, Aberrazione di cui parliamo sempre nel succitato volume nelle preziose denunce di Ferdinando Corradini. Ricordiamo al Lettore che fino al 1976, tutte le parrocchie dell’Alta Valle del Volturno di Pizzone, Acquaviva, Cerasuolo e Pantano, Scapoli, Castelnuovo, Rocchetta, Castel San Vincenzo, Cerro e Colli a Volturno, Fornelli, Santa Maria Oliveto [Patria del legittimista borbonico Teodoro Salzillo]… quindi buona parte del Circondario di Isernia, apparteneva a Montecassino.
IL DIO GNOSTICO ALFABETO - Nella letteratura liberale si insiste ossessivamente sulla corrispondenza assoluta fra salute del fanciullo & Alfabetizzazione: l’Intelletto Scolasticamente Modificato che diviene l’idolo che soppianta Dio. Ma di grazia!... tale Alfabetizzazione gnostica, giammai laica, senza non solo più il Vangelo ma nemmeno più le Etiche di Aristotile ad Eudemio a ad Eutiche (vedi testo “Halloween”) quale Paradiso arrecherà?!... Il Paradiso catastrofico dei tantissimi sventurati giovani logorati ed uccisiletteralmente da Droga ed altre licenze liberalissime!...
Nei Governi natural-cristianissimi, invece, l’Alfabetizzazione non era meschino paravento alla Gnosi, ma era semplice strumento naturale e rivelato per l’autentica salute del fanciullo!... Nelle industrie borboniche di San Leucio e Pietrarsa la giornata lavorativa inizia con la Santa Messa, si nutre dunque della Carità cristiana, unica diga insormontabile naturale alla Demagogia filantropica liberal-comunista. Al di là della solita retorica della Alfabetizzazione, viene qui da chiedersi perché in cifre così altissime ed in tempi cosìestesi (1861-1900!...), il Governo risorgimentale non abbia introdotto sul luogo Delegazioni naturali dei Circondari di Isernia e di Sora, padrone dei Dialetti del posto, per intervistare i fanciulli schiavizzati in argomento; fermo restando, che per comprendere il grave disagio del prossimo non esiste linguaggio superiore a quanto trasmesso, oltre che dall’aspetto, innanzitutto dallo sguardo; siamo tra popolazioni latine, non siamo tra culture radicalmente diverse!... Delle Delegazioni naturali duo-siciliane avrebbero dimostrato la seria attenzione governativa al problema, il resto è Demagogia borghesista!... Infine, quando mi capita di incontrare persone che parlano la lingua locale compreso gli stessi napoletani e noto lo sforzarsi ad esprimersi in italiano, inizio a dialogare subito in dialetto molisano: l’approccio diviene così impeccabile!...
Perciò, questa retorica dell’Alfabetizzazione, dello schema imposto dall’Alto del Giacobinismo, quale via alla comprensione è veramente assurda; l’ostacolo del dramma che andiamo narrando è l’artata incomprensione liberal-comunista; è la vuota sua forma filantropica ad ostacolare ogni dialogo tra le Dinastie padrone del mondo che sono a monte del Liberal-marxismo e le schiacciate Popolazioni. In un batter d’occhio San Francesco Saverio insegnava preghiere e Catechismo ai fanciulli dell’Oriente asiatico che letteralmente lo assalivano; amore indefettibile tramandato fino ad oggi tra i cristiani della Cina e del Giappone!... Non è dunque questione di fredda conoscenza, è questione di quell’amore autentico che l’insospettabile massone Francesco Saverio Nitti deplorerà, non certo ammirerà, nella Dinastia natural-cristianissima borbonica cui tali bambini sono stati usurpati!...
I bambini in argomento, dunque, SI ESPRIMEVANO alla PERFEZIONE; la sordità al loro limpidissimo grido appartiene alle meschine Aberrazioni riformato-rivoluzionarie risorgimentali, non certo a loro; oggi, infatti, il medesimo Malthusianesimo porge – guarda caso - ogni attenzione e comprensione agli inalfabetizzabili per antonomasia: gli animali; come nel caso del 30 gennaio 2008 il TG ha fatto notare per gli orsi italiani, che, sconfinando in Austria, vengono uccisi!... Cosa che dispiace, sia ben chiaro, ma la corrispondenza tra “umanità” ed “alfabetizzazione” è assurda!...
LEGALITÀ NATURALE E STATALISMO CESARISTA SI ESCLUDONO A VICENDA! - Quando si spostano i confini naturali o si impongono i confini gnostici come nel caso del Granpiemonte malthusiano, a maggior ragione essi si violano; le Dinastie palesi od occulte che subentrano alle altre sfidano i secoli; quindi dal 1860 ad oggi non siamo affatto nell’aut-aut collocabile o collocato tra Archeologia ed Attualità ma nell’Attualità superlativa più drammatica che possa toccarci. Se con l’Aggressione ai Regni natural-cristianissimi d’Italia sono state sterminate Dinastie millenarie ed ultra, È CHIARISSIMO che NE SONO SUBENTRATE ALTRE altrettanto MILLENARIE ed ULTRA!...
Dinastia, infatti, non significa la stessa famiglia di sangue ma significa la stessa natura contraddistinta e condivisa allorché la precedente venga meno. Chi insegna il contrario ovvero INSEGNA artatamente la Demagogia dell’autogoverno democratico delle Popolazioni, inganna. Risulta a qualcuno che chi si candida politicamente sia libero da ogni vincolo economico e politico del Nuovo Regime?!... Credo che solo il fatto di dire “politico” in tale mondo gnostico, s’intende, significhi alludere al sistema della gabbia risorgimentale.
Ecco il lavaggio di cervello della Dittatura gnostica statalista. Se le leggi sono quelle che delibera il Parlamento occorre conoscerle, quindi occorre saper leggere e scrivere, quindi l’Alfabetizzazione è la conditio sine qua non della legalità liberale!... fermo restando gli errori non solo sintattici in cui senza retorica versa tantissima gente uscita dalla Sapienza ed altre Università europee. La cosiddetta Alfabetizzazione da Libro “Cuore” è figlia inconfondibile del Postulato della “Sola Scriptura” protestantica. Ma le Leggi eterne di naturalissima platonica, aristotelica, confuciana e ciceroniana memoria sono impresse nella coscienza dell’uomo al di là di ogni scrittura convenzionale.
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