GLI INDIZI EVIDENTI QUANTO INNEGABILI DEL RITORNO DI ANTONIO GRAMSCI IN SENO ALLA CHIESA CATTOLICA [GIULIANO LILLI PRESBITERO]
TROPPI INDIZI PER NEGARE
IL RITORNO
IN SENO
AL CATTOLICESIMO
DI
ANTONIO GRAMSCI
PARALIZZATO
UFFICIALMENTE SENZ’ALTRO
DALLE
RITORSIONI STALINISTE ALLA
SUA CARA FAMIGLIA
AD
ARTE TRATTENUTA
NELLA
RUSSIA BOLSCEVICA COME GIÀ STAVA AVVENENDO PER GLI ANARCHICI NELLA GUERRA CIVILE SPAGNOLA:
NELLO STESSO GIORNO DEL
5 MAGGIO 1937,
INFATTI,
GIORNO
IN CUI
VIENE CREMATO
IL
CORPO DI GRAMSCI
AL VERANO
IN
ROMA
IL
SATURNO CESARISTA LIBERAL
CHE OVUNQUE
UCCIDE PATOLOGICAMENTE
I
PROPRI FIGLI
DIETRO OSSESSIONE DI ESSERNE SPODESTATO
AL
MOMENTO
RAPPRESENTATO
DALLA
EFFERATA
CONTRORIVOLUZIONE STALINISTA
ELIMINA
NEL CORSO DELLA NOTTE
A
BARCELLONA
GLI
ANARCHICI
FRANCESCO BARBIERI
[NATO A BRIATICO IN CALABRIA IL 14 DICEMBRE 1895]
E
CAMILLO BERNERI
[NATO A LODI IN 20 MAGGIO 1897]!...
I RICATTI MASSONICI SONO TERRIBILI: ANCHE GAETANO SALVEMINI [MOLFETTA 8 SETTEMBRE 1873 – SORRENTO 6 SETTEMBRE 1957] INFATTI, CONFERMÒ LA STESSA FEDE ALLA DONNA CHE LO ACCUDÌ SINO ALLA MORTE MA DI FRONTE ALL’INVITO DEL SACERDOTE AL SUO CAPEZZALE, RISPOSE SENZA DARNE GIAMMAI SPIEGAZIONI: NON POSSO! - Antonio Gramsci, fondatore del Partito Comunista Leninista italiano il 21 gennaio 1921 ritrovò la fede natural-cristianissima in punto di morte ricevendo i Sacramenti cristiani. Con convinzione e dovizia di particolari ad affermarlo dinanzi alla Storia è stato il futuro Cardinale, Mons. Luigi De Magistris nel giorno di Santa Caterina d’Alessandria 25 novembre 2008, al momento Pro-Penitenziere emerito della Santa Sede nonché conterraneo del grande intellettuale marxista.
Più volte in passato erano circolate voci sul riavvicinamento alla fede cattolica del dirigente comunista; boatos ripresi da alcuni articoli di giornale, ma nulla di più.
«Questo fatto, nel mondo della falce e martello,
preferiscono tacerlo, ma è proprio così»,
ha proclamato il Presule vaticano, oggi ottantaduenne. Luigi De Magistris aveva 11 anni quando Gramsci morì nel 1937, dopo lunga malattia trascorsa in parte in carcere, in parte sotto la vigilanza della polizia fascista nella clinica `Quisisana´ di Roma. Il presule ha spiegato di aver appreso i particolari della «conversione» da una suora che lavorava nel nosocomio.
«Il mio conterraneo, Gramsci - ha detto Luigi De Magistris - aveva nella sua stanza l’immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le Suore della Clinica in cui era ricoverato procuravano ai malati l’immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse:
«Perché non me l’avete portato?»
Gli portarono allora l’immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò».
«Antonio Gramsci è morto coi Sacramenti, è tornato alla fede della sua infanzia. La misericordia di Dio santamente ci `perseguita´. Il Signore non si rassegna a perderci», ha commentato l’esponente vaticano. Tuttavia Beppe Vacca, ex parlamentare del Pci e presidente della fondazione Gramsci ha replicato che dai numerosi documenti editi ed inediti delle ultime ore del leader comunista tale riavvicinamento alla fede «non risulta», anche se ciò «non sarebbe uno scandalo». La vicenda spirituale di Gramsci, è stata riportata alla luce a sorpresa oggi durante la conferenza stampa convocata alla Radio Vaticana per presentare il primo catalogo di santini e immagini sacre per collezionisti.
PROPRIO UN SANTINO,
del resto,
SECONDO IL RACCONTO DEL MONSIGNORE,
avrebbe riacceso la passione religiosa
DELL’INTELLETTUALE MORENTE.
«Se c’è una persona che può sapere di una conversione di Antonio Gramsci e di una sua morte in seno alla Chiesa cattolica, quella persona è proprio monsignor De Magistris», ha commentato in serata l’ex Presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga [Sassari 26 luglio 1928 – 17 agosto 2010]. Luigi De Magistris, al momento in pensione, è stato preposto del Tribunale della Penitenzieria della Santa Sede, l’organo che si occupa delle indulgenze, dei perdoni e delle vicende di fede dei battezzati della Chiesa Cattolica.
GRAMSCI, LA PIETRA D’INCIAMPO SULLO SBANDIERATO TRADITISSIMO STATUTO ALBERTINO DA PARTE DI TUTTA LA CORRENTE LIBERAL-COMUNISTA RISORGIMENTALE! - “L'Ordine Nuovo” è stata una pubblicazione a periodicità variabile fondata a Torino il 1º maggio 1919 da Antonio Gramsci ed altri intellettuali socialisti torinesi (Palmiro Togliatti, Angelo Tasca e Umberto Terracini). “L'Ordine Nuovo” dichiarava il suo programma di rinnovamento sociale e proletario nelle “Battute di preludio” scritte dallo stesso Tasca. Ecco ora le poche ma inconfondibili righe di Antonio Gramsci ad arte sottaciute dai liberal chic perché troppo scomode:
“Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti” (1920).
A
BARBIERI E BERNERI
PRECEDENTEMENTE ELIMINATI
DA STALIN
IL
5 MAGGIO 1937,
SEGUIRÀ
IL
22 GIUGNO SEGUENTE
QUASI
IL
PARALLELO LEADER STALINISTA SPAGNOLO
DI
GRAMSCI
RECATOSI ANCHE LUI IN RUSSIA BOLSCEVICA
IL
CELEBERRIMO
ANDREU NIN I PÉREZ
[EL VENDRELL [CATALOGNA], 4 FEBBRAIO 1892 – MADRID 22 GIUGNO 1937]
DEL
PARTITO OPERAIO DI UNIFICAZIONE MARXISTA,
ACCANITO QUANTO COMPIACIUTO
PERSECUTORE MASSONICO
DELLA
SPAGNA NATURAL-CRISTIANISSIMA,
MORENDO,
GUARDA CASO,
FEROCEMENTE TORTURATO NON DAL FASCISMO
MA
DALLA NKVD
[COMMISSARIATO STALINISTA DEL POPOLO
PER GLI AFFARI INTERNI]
OVVERO
DALLA POLIZIA SEGRETA SOVIETICA
NELLA
CEKA DI ALCALÀ DE HENARES TRA 18 E 22 GIUGNO 1937.
A QUESTO PUNTO NON PUÒ NON SORGERE
SPONTANEA LA DOMANDA:
IN
RUSSIA O SPAGNA STALINISTE
SI È PROPRIO SICURI
CHE
GRAMSCI SAREBBE
MORTO NEL SUO LETTO?!...
Andreu Nin aderisce prima al partito nazionalista repubblicano
Uniò Federal Nacionalista Republicana (UFNR),
successivamente nel 1914 entra nel Partito Socialista Operaio Spagnolo (Partido Socialista Obrero Español, PSOE) e il 13 dicembre dello stesso anno è iniziato in Massoneria [sul sito ufficiale del Gran Orient de Catalunya]. nella Loggia Adelante n. 8, di Barcellona e adotta il nome simbolico di Pestalozzi. Il 28 gennaio 1917 riceve il secondo e il terzo grado e lo stesso anno diviene Maestro Venerabile della Loggia Justicia n. 9 ([pdf] Josep Clara, “Masones en los Gobiernos de la Generalitat de Catalunya”, Universitat autonoma de Barcelona). Nel 1915 si era aperto un periodo di crisi. Per circa due anni si ritira dall’attività politica, fin quando le notizie della Rivoluzione russa riaccendono le sue speranze. A Mosca abbraccia le idee marxiste e ricopre l'incarico di segretario internazionale dei sindacati rossi (Profintern), occupandosi in particolar modo dei paesi latini.
ANCHE LA CONVERSIONE DI GIOSUE CARDUCCI NON RISULTA
IN ALCUN DOCUMENTO UFFICIALE COME
NON RISULTA IL VOLTAIRE AGONIZZANTE CHE IMPLORAVA
IL SACERDOTE CATTOLICO!... SIAMO NEL PIENO DEL SEGRETO CONFESSIONALE:
LA FAMIGLIA DI GRAMSCI ERA TRATTENUTA DA STALIN NELLA RUSSIA BOLSCEVICA, QUINDI LA NOTIZIA
ERA CONDIZIONATA DA POSSIBILI RITORSIONI!
UFFICIALMENTE BASTA LA TESI NEGAZIONISTA SOLO PERCHÉ
ANTONIO GRAMSCI RIPOSI NEL CIMITERO ACATTOLICO DI ROMA
ANCHE NEL CASO CONTRARIO OVVERO RIGUARDO AI CATTOLICI CRIPTO-APOSTATI SORGE LO STESSO PROBLEMA:
LA MANCANZA DI DOCUMENTAZIONE UFFICIALE!
NON A CASO NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO CELEBRERÀ IL GIUDIZIO UNIVERSALE PER OTTEMPERARE A TALE PROBLEMA SALVIFICO
TOMBA DI ANTONIO GRAMSCI NEL CIMITERO ACATTOLICO DI ROMA
GIANCARLO LEHNER, “LA FAMIGLIA DI GRAMSCI IN RUSSIA”, [MONDADORI, MILANO,2008] - Arrestato dalla polizia fascista nel 1926, Gramsci era stato condannato a vent'anni di reclusione, da scontare presso il carcere di Turi. Attorno alla sua tragica vicenda personale si addensano ancora nubi, sospetti, interrogativi. Quale fu il vero ruolo di Palmiro Togliatti nella gestione dell'"affare" Gramsci?
Perché, a un certo punto, cominciò a diffidare dei suoi stessi compagni di partito? A dubitare che si stessero attivando concretamente per ottenere la sua liberazione? Nuovi documenti emersi dagli archivi sovietici hanno riaperto la discussione su alcuni momenti essenziali della biografia gramsciana, a partire dai sospetti sui veri motivi della morte. Lehner contribuisce con questo volume al dibattito, presentando le voci delle donne di casa Gramsci. In questo saggio l'autore non rievoca soltanto i giorni tristi e angosciati della prigionia, ma ricostruisce in maniera più sfumata e problematica il complesso rapporto tra il PCI e Gramsci. Nella seconda parte del volume, il diario inedito di Margarita, la prima moglie di Giuliano Gramsci (secondogenito di Antonio), e i ricordi di Olga, la nipote, oltre a offrire uno spaccato realistico della società sovietica, dalla stagione del "terrore staliniano" alla perestrojka di Gorbačëv raccontano le difficoltà economiche e le pressioni psicologiche cui dovettero fare fronte i parenti di Gramsci rimasti a vivere in Russia."
BEPPE VACCA [BARI 27 GENNAIO 1939], FONDAZIONE GRAMSCI: DA FONTI D’ARCHIVIO NON RISULTA CONVERSIONE - «I documenti editi e inediti sulle ultime ore e sulla morte di Antonio Gramsci sono tanti e da nessuno di questi emerge la tesi della sua conversione: ovviamente non sarebbe uno scandalo, né cambierebbe alcun ché. Dico solo, semplicemente, che si tratta di un fatto che non trova alcun riscontro documentato». Beppe Vacca, filosofo, ex parlamentare comunista e presidente della Fondazione Istituto Gramsci, commenta così la tesi sostenuta da mons. Luigi De Magistris, pro-penitenziere emerito del Vaticano e conterraneo di Gramsci, secondo cui il fondatore del Pci, in punto di morte trovò la fede e ricevette i sacramenti cristiani.
IL CORPO DI ANTONIO GRAMSCI VENNE CREMATO IL 5 MAGGIO 1937 - «Ci sono alcune lettere di Tania a Piero Sraffa (Torino 5 agosto 1898 – Cambridge 3 settembre 1883 [40° Anniversario dell’Armistizio di Cassibile]) che descrivono dettagliatamente gli ultimi giorni di malattia e la morte di Gramsci in cui non troviamo nulla al riguardo. Non ne parla nemmeno una del fratello Carlo a Palmiro Togliatti [Genova 26 marzo 1893 – Jalta 21 agosto 1964], in cui si legge della volontà di Gramsci di essere cremato. Cosa che inizialmente trovò qualche ostacolo perché non era credente [?] e perché il regime fascista temeva manifestazioni di piazza, essendo la vigilia del primo maggio.
Documenti di polizia non fanno alcun cenno di un suo avvicinamento alla fede, in più - prosegue Beppe Vacca - ci sono alcune lettere, ancora inedite perché raccolte da poco tempo, in cui Tatiana [Schucht – 15 gennaio 1887 – 21 settembre 1943] scrive con grande regolarità ai familiari sugli ultimi giorni di Gramsci. Si tratta di confidenze strettamente familiari in cui sarebbe emersa una notizia di tale portata». Vacca, ad ogni modo, evita con cura di aprire alcun fronte polemico con il monsignore: «Non conosco De Magistris. Ricordo solo che non è la prima volta che ne sento parlare.
Già in passato, 30 o 40 anni dopo la morte di Gramsci, un’anziana
suora riferì di una sua conversione.
Ripeto, non vi troverei nulla di scandaloso. Dico solo che dalle fonti d’archivio, dai tanti documenti a disposizione degli studiosi e da alcune lettere ancora inedite, tutto ciò non trova alcun riscontro».
IL BARBIERE CHE ENTRÒ NELLA STANZA DI GIOSUE CARDUCCI AGONIZZANTE
RISULTA GIAMMAI AGLI ATTI UFFICIALI AFFERENTI
IL POETA DI CASA SAVOIA?!... EPPURE QUEL BARBIERE
INOSSERVATO NIENTEMENO ERA IL SACERDOTE CATTOLICO
CHE ANDÒ A SOMMINISTRARGLI I SACRAMENTI!....
ARCHIVIO LUCE
COMMEMORAZIONE UFFICIALE DI GRAMSCI
AL CIMITERO ACATTOLICO O DEGLI INGLESI A SAN PAOLO
IL FILOSOFO ANTI-GLOBALISTO-APOLIDISTA
DIEGO FUSARO
NON A CASO LA VEGLIA SETTARIA PIANTONATA CHE AVVIENE
AD ARTE NELLA MORTE DEI VARI VOLTAIRE E CARDUCCI
NON VIENE APPUNTO POSTA IN ESSERE PER LA SOLA UNICA RAGIONE DI SBARRARE L’ACCESSO AL SACERDOTE CATTOLICO?!...
È IN
QUESTO CLIMA INCONFESSABILE CHE SI INSERISCE
LA FORTE POSSIBILITÀ DELLA TESTIMONIANZA OCULARE DI SUOR PINNA!... RICORDIAMO INFINE CHE IL SACERDOTE CHE AMMINISTRA
I SACRAMENTI RESTA VINCOLATO IN PECTORE ALLA VOLONTÀ
DEL MORIBONDO POTENDO DIRE O NON DIRE DOPO
LA STESSA MORTE SOLO CIÒ CHE LUI GLI PERMETTE
CARISSIMO LUCIANO CANFORA PERICLE
NON AVEVA NEL DNA IL CONFUCIANESIMO
COME ANTONIO GRAMSCI SARDO-NAPOLETANO
HA IL CATTOLICESIMO A 360° GRADI
MA PER ESSERE ANCORA PIÙ PRECISI
RIGUARDO
AL PENSIERO LIBERAL CHE NEGA
OGNI ORDINE SIA RIVELATO CHE NATURALE
LE LEGGI ETERNE
PRESENTI NELLA COSCIENZA DI OGNI UOMO SOLO PERCHÉ TALE
SONO BEN PRESENTI
IN PERICLE COME IN CONFUCIO COME IN ANTONIO GRAMSCI
COME EGLI STESSO EBBE AD ESTERNARE
AL GENERALE COPPINO
CHE CON È CERTO UN PRETE O UNA SUORA DI QUISISANA!
SMONTARE IL CATTOLICESIMO DI GRAMSCI
CONTRO TALI DATI ALLA MANO,
OSSERVEREBBE IL COMPIANTO PROFESSORE GIAMBATTISTA FARALLI,
LO SI PUÒ FARE SOLO CON UNO SBERLEFFO!..
DELEGAZIONE DEL PARTITO DEMOCRATICO
I DUBBI E LE REAZIONI NEL CESARISMO LIBERAL - Le parole dell’esponente vaticano non hanno però fugato i dubbi e le perplessità di una vicenda che rimane in definitiva privata. «Temo fortemente che non sia assolutamente vero che Gramsci si sia convertito in extremis. Posso assicurare comunque che Pericle non si è convertito al confucianesimo», ha ironizzato Luciano Canfora, studioso di letteratura classica e attento conoscitore della vita di Antonio Gramsci. «La conversione di Antonio Gramsci al cattolicesimo? Una vecchia storia, ma mai provata da documenti ufficiali, che anzi la smentiscono», ha sostenuto Giorgio Baratta, presidente della «International Gramsci society Italia», uno dei massimi esperti sulla vita e il pensiero politico e filosofico del fondatore del Pci. «La prima volta che questa notizia venne pubblicata - ha spiegato - fu nel 1977, quando Giuseppe della Vedova riportò sulla rivista «Studi sociali» la testimonianza di una suora».
Alphonse Marie Ratisbonne (Strasburgo, 1º maggio 1814 – Ain Karem, 6 maggio 1884) è stato un avvocato e presbitero francese, di origine ebraica, reso famoso dalla sua testimonianza sull’apparizione mariana avvenuta all’interno della Basilica di Sant'Andrea delle Fratte a Roma il 20 gennaio 1842.
FABIO FROSINI RICORDA GIORGIO BARATTA
QUEL "VISIONARIO" DI GIORGIO BARATTA, ANTICIPATORE INSTANCABILE
DI FABIO FROSINI, LIBERAZIONE, 22 GENNAIO 2010 A PAG. 1
ANCHE COSTUI DOCENTE ALL’UNIVERSITÀ DI URBINO COME FABIO FROSINI - Giorgio Baratta [1938 - 20 gennaio 2010] è stato tra i fondatori della Igs e della Igs Italia, di cui era presidente. Fondatore e presidente del network Immaginare l'Europa, è stato tra gli ideatori e fondatori del Centro interuniversitario di ricerca per gli studi gramsciani; da ultimo aveva collaborato a fondare e dirigere Terra Gramsci, nata in Sardegna in collegamento con la Igs Italia. Baratta ha insegnato a lungo filosofia nell'Università di Urbino, studiando la filosofia del Rinascimento e dell'Illuminismo, Husserl, Sartre, il marxismo, arrivando infine alla "scoperta" di Gramsci, della cui figura e opera divenne instancabile diffusore, oltre che uno degli studiosi più apprezzati e conosciuti nel mondo. Tra i suoi ultimi libri (tutti pubblicati da Carocci editore): Le rose e i quaderni (2000 e 2003), Antonio Gramsci in contrappunto (2007), Leonardo tra noi (2007).
Ha collaborato al Dizionario gramsciano 1926-1937, scrivendo molte voci di vario argomento. Organizzatore culturale creativo e attivissimo e attraversato da una vena artistica che affondava le proprie radici nella sua stessa famiglia, Baratta è stato autore di ricerche e interventi su vari argomenti musicali (Leonardo e la musica; Verdi nella cultura italiana; poesia e musica nella bossa nova; il pensiero musicale di Adorno, ecc.) e ha prodotto e realizzato innumerevoli eventi culturali (molti dei quali dedicati al Brasile: Napoli-Bahia), convegni, rassegne, film (fu ideatore e soggettista di Gramsci l'ho visto così, regia di G. Amico; e realizzò New York e il mistero di Napoli. Viaggio nel mondo di Gramsci raccontato da Dario Fo).
Cfr. https://www.igsitalia.org/
PIER PAOLO PASOLINI
MA SE È GRAMSCI STESSO A DEFINIRE
NEGLI INNEGABILI ATTI DI FEDE IN GESÙ CRISTO
CONFERMATI AL GENERALE COPPINO
STORIA VECCHIA
IL
CESARISMO INNATURALE ATEISTA
DI
FRONTE ALLA ETERNA GIOVINEZZA
DELLE
IDEE NATURAL-CRISTIANISSIME!...
BARATTA, CONVERSIONE? STORIA VECCHIA E MAI PROVATA
«La conversione di Antonio Gramsci al cattolicesimo? Una vecchia storia, ma mai provata da documenti ufficiali, che anzi la smentiscono». Lo sostiene Giorgio Baratta, presidente della «International Gramsci society Italia», uno dei massimi esperti sulla vita e il pensiero politico e filosofico del fondatore del Pci. «La prima volta che questa notizia venne pubblicata - spiega Baratta - fu nel 1977, quando Giuseppe della Vedova riportò sulla rivista «Studi sociali» la testimonianza di tale suor Pinna (cognome molto diffuso in Sardegna - ndr) che appunto parlava della conversione di Gramsci in punto di morte». Ma non è tutto: qualche mese dopo - continua Baratta - il presunto scoop venne ripreso dal settimanale «Gente» e in seguito smentito da Paese Sera. «Ciò che è certo - aggiunge Baratta - è che sia i dettagliati verbali della Questura di Roma sia, soprattutto, la corrispondenza con la cognata Tatiana Schucht, che gli fu vicino sino alla morte, il 27 aprile del 1937, non parlano assolutamente di questa conversione».
Cfr. https://www.ilsecoloxix.it/
FIDUCIA ATTENDIBILE NEL PRELATO CHE RIBADISCE LA CONVERSIONE - Luigi De Magistris (23 febbraio 1926 – Cagliari - 16 febbraio 2022) è stato un cardinale e arcivescovo cattolico italiano. Appartenente alla famiglia dei Conti di Castella e Belvedere nasce il 23 febbraio 1926 [Anniversario dello scoppio della persecuzione di Diocleziano nel 303] a Cagliari, nell’omonima provincia e arcidiocesi, in Sardegna, nell’allora Regno d'Italia. Membro di nobile famiglia sarda di origine piemontese, era l’ultimogenito degli otto figli di Donna Agnese Ballero e di suo marito, il celebre medico cagliaritano Edmondo, secondogenito del conte Casimiro de Magistris di Castella e Belvedere, piemontese, e della contessa Orazia Roberti di Castelvero, cagliaritana; tra i suoi fratelli Casimiro, prefetto, e Paolo, più volte sindaco di Cagliari. Fin da piccolo venne educato per il gusto alla musica, all’opera, alla pittura e ai libri.
FORMAZIONE E MINISTERO SACERDOTALE - Dopo aver frequentato la facoltà di lettere dell'Università degli Studi di Cagliari, conseguiva la laurea in filosofia, discutendo la tesi basata sul confronto tra il “De officiis” di Marco Tullio Cicerone e il “De officiis” di Sant’Ambrogio. Successivamente si iscriveva presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore. Riceveva l'ordinazione sacerdotale il 12 aprile 1952 [provvidenziale primo lustro dell’apparizione della Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane], presso la Cattedrale di Santa Maria e di Santa Cecilia a Cagliari, per imposizione delle mani di Paolo Botto, Arcivescovo metropolita di Cagliari; si incardinava ventiseienne quale presbitero nella medesima arcidiocesi. La mattina seguente celebrava la sua prima messa nella chiesa della Purissima. Inizialmente svolgeva il suo ministero in diverse parrocchie cittadine per poi lavorare al Tribunale Ecclesiastico Diocesano e a quello regionale. Successivamente veniva chiamato dal celebre cardinale Alfredo Ottaviani [Urbe 29 ottobre 1898 – Città del Vaticano 3 agosto 1979] a Roma per ricoprire vari uffici. L'11 aprile 1979, cinquantatreenne, veniva nominato reggente della Penitenzieria Apostolica, succedendo a padre Giovanni Sessolo originario della diocesi di Vittorio Veneto.
Il 6 marzo 1996 papa Giovanni Paolo II lo elevava settantenne alla dignità episcopale, assegnandogli la sede titolare di Nova ricevendo la consacrazione il 28 aprile seguente, presso la Collegiata di Sant'Anna a Cagliari, per imposizione delle mani del cardinale Giovanni Canestri, arcivescovo emerito di Genova, assistito dai co-consacranti monsignori Ottorino Pietro Alberti, arcivescovo metropolita di Cagliari, e Tarcisio Pillolla, vescovo titolare di Cartenna ed ausiliare di Cagliari. Come suo motto episcopale il neo vescovo De Magistris ha scelto “Iuste iudica proximo”, che tradotto vuol dire “Giudica rettamente il prossimo”.
In tale veste, è intervenuto con la pubblicazione di un vademecum ufficiale per i confessori a ribadire l'insegnamento tradizionale sul Sacramento della Penitenza a fronte del tentativo di una “stretta rigorista” da parte del Pontificio consiglio per la famiglia.
Il 22 novembre 2001 papa Giovanni Paolo II, settantacinquenne, lo ha nominato Pro-Penitenziere Maggiore elevandolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo titolare, a titolo personale; è succeduto al settantacinquenne cardinale William Wakefield Baum, dimissionario per raggiunti limiti d'età e per motivi di salute. Il 4 ottobre 2003 papa Giovanni Paolo II ha accettato la sua rinuncia dalla guida della Penitenzieria Apostolica per raggiunti limiti d'età, ai sensi del can. 354 del Codice di Diritto Canonico, divenendo Pro-Penitenziere Maggiore Emerito all'età di settantasette anni; gli è succeduto il settantunenne cardinale James Francis Stafford, fino ad allora presidente del Pontificio consiglio per i laici. È stato anche membro della Congregazione delle cause dei santi e della Pontificia commissione “Ecclesia Dei”.
Nel 2010, per motivi di salute, è rientrato definitivamente nella propria città natale, continuando a svolgere il ministero di confessore nella Cattedrale. Il 4 gennaio 2015, al termine dell'Angelus, papa Francesco ha annunciato la sua creazione a cardinale nel concistoro del 14 febbraio seguente; avendo quasi ottantanove anni al momento dell'annuncio, non aveva il diritto di entrare in conclave e di essere membro dei dicasteri della Curia romana, in conformità all'art. II § 1-2 del motu proprio “Ingravescentem Aetatem”, pubblicato da papa Paolo VI il 21 novembre 1970.
Durante la cerimonia, svoltasi alle 11 presso la Basilica di San Pietro in Vaticano, gli sono stati conferiti la berretta, l'anello e la diaconia dei Santissimi Nomi di Gesù e Maria in via Lata, vacante dall'11 novembre 2013, giorno della morte del cardinale Domenico Bartolucci, maestro direttore emerito della Cappella musicale pontificia sistina. Ha preso possesso della sua diaconia durante una cerimonia svoltasi il 17 febbraio seguente alle ore 17:00. Il successivo 22 febbraio è stato festeggiato dai suoi concittadini durante la solenne celebrazione da lui stesso presieduta nella Cattedrale di Santa Maria e Santa Cecilia a Cagliari.
Dal 29 agosto 2019, giorno della morte del cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali, era il più anziano porporato italiano vivente. È deceduto a Cagliari il 16 febbraio 2022, pochi giorni prima del suo novantaseiesimo compleanno. Dopo le esequie, celebrate il giorno seguente dall'arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturinella nella cattedrale di Santa Maria e Santa Cecilia, è stato sepolto nella cappella di famiglia all'interno del cimitero monumentale di Bonaria che ci ricorda la celebre basilica omonima di Santa Maria.
LA CAMICIA NERA MARIO GRAMSCI - ALES. La storia si ricorda di lui solo perché è stato il fratello di Antonio. Antonio e Mario Gramsci. Fratelli legati da un affetto profondo, divisi da ideologie politiche. Questo quanto è stato finora tramandato; ma se da un lato gli studi gramsciani hanno approfondito la vita e il pensiero del fondatore del Partito Comunista Italiano, la figura di Mario è rimasta, invece, nell’ombra per lungo tempo. Si intitola “Gramsci il fascista” il libro di Massimo Lunardelli, che sarà presentato questo pomeriggio alle 17,30 in diretta streaming. L’evento è organizzato dal Centro Servizi Culturali UNLA Oristano, BGO e Nur e, insieme all’autore, partecipano Andrea Giannasi e Giuseppe Manias. Il libro è un saggio e una ricerca storica sul “Gramsci Nero” che riserva molte sorprese.
Mario Gramsci, il fratello fascista di Antonio Gramsci,
sul quale fino ad ora era calato l’oblìo,
si dice per volontà dei comunisti
che
intendevano cancellarne la memoria,
e
al contempo mito del neofascismo, in realtà ebbe
una vita ben diversa dalla narrazione di parte.
Mario Gramsci del quale si racconta che sia stato il primo segretario del Fascio di Varese e che sia morto mussoliniano convinto, aderente alla Repubblica Sociale Italiana, nasconde un’altra verità. Volontario in Etiopia a costruire l’Impero, capitano del Regio esercito sul fronte dell'Africa settentrionale nella Seconda guerra mondiale, finì prigioniero per cinque anni degli inglesi in Australia. Nel campo si dichiarò monarchico e antifascista. Rimpatriato in Italia nel 1945 morì dopo qualche settimana dal suo arrivo a causa del tifo contratto sulla nave di ritorno. Da quel momento è stata raccontata una storia che fino ad ora non aiutava a capire chi fosse veramente Mario Gramsci».
https://www.lanuovasardegna.it/
CIMITERO INGLESE DI ROMA
OTTIMA RICOSTRUZIONE DI DON ENZO INNOCENTI
Se andiamo all’articolo “Gramsci: niente conversione, alla fine” di Marco Tosatti comparso su “La Stampa” del 29 novembre 2008 riscontriamo cose interessanti. Le ultime ore del leader politico raccontate da don Ennio Innocenti, collaboratore di padre Virginio Rotondi. E alla fine, non si convertì. Il vaticanista dell’Agenzia Italia, Salvatore Izzo, ha ricostruito oggi la vicenda del fondatore del Partito Comunista. Ecco la sua storia:
“Gli ultimi giorni di Antonio Gramsci alla clinica “Quisisana” di Roma, nell’aprile del 1937, sono stati ricostruiti in modo esatto sia dai sostenitori della sua conversione che da quanti dubitano che essa avvenne. Antonio Gramsci era stato battezzato con una certa solennità dal Vicario Generale della sua Diocesi, e ha ragione Mons. Luigi De Magistris, suo conterraneo e Penitenziere emerito della Santa Sede, che ha rilanciato nei giorni scorsi la clamorosa notizia di un ritorno del grande politico sardo alla fede della sua infanzia, quando dice che il fondatore del Partito Comunista Italiano chiese di baciare l’immagine di Gesù Bambino e manifestò così alle suore della clinica Quisisana di aver ritrovato Dio.
Ma è vero anche che Tania, la cognata russa, sbarrò più volte la strada al cappellano, padre Giuseppe Furrer, che doveva confessarlo. Il religioso, 30 anni dopo i fatti, ha raccontato allo studioso Arnaldo Nesti, grande sociologo della religione, di aver dovuto alla fine limitarsi a poggiare la stola viola sul malato ormai sconoscente, e ha dichiarato di non ricordare se nel compiere quel gesto aveva recitato o meno l’assoluzione “sotto condizione” che il paziente fosse ancora vivo. Gramsci, infatti, pochi giorni prima del decesso era stato colpito da un’imponente emorragia cerebrale e quindi non era più in grado di esprimersi.
A ricostruire in modo molto pacato (e in tempi non sospetti) il travaglio di Gramsci e di chi lo assisteva alla clinica “Quisisana” è stato don Ennio Innocenti [Pistoia 1932 – Roma 10 gennaio 2021], teologo e politologo, stretto collaboratore di padre Virginio Rotondi [Vicovaro [Roma] 22 maggio 1912 – Castel Gandolfo 13 aprile1990],il gesuita che convertì Curzio Malaparte [Prato 9 giugno 1898 – Roma 19 luglio 1957] e Giuseppe Saragat [Torino 19 settembre 1898 – Roma 11 giugno 1988]. Nel volume “Temi di Apologetica” (pubblicato nel 2004), il sacerdote toscano
METTE INFATTI D’ACCORDO LE DUE VERSIONI
(contraddittorie solo in apparenza)
E SCRIVE:
“ricoverato nella Clinica Quisisana di Roma, nessuna obiezione Gramsci mosse al fatto che il Crocifisso dominasse la parete bianca della sua camera; anzi: accettò di conversare amabilmente di religione non solo con il sacerdote cappellano, ma anche con le Suore Infermiere. Ad una disse che, a suo parere, il libro più bello dopo il Vangelo è l’“Imitazione di Cristo”; ad un’altra disse che il santo più vicino a Gesù è certamente Francesco d’Assisi; la notte di Natale la Madre Superiora portò anche a lui, come a tutti i malati, la statuetta di Gesù Bambino e anche lui la baciò. Quando sopravvenne l’ultimo improvviso e tragico malore, Gramsci fece a tempo a sussurrare alla Suora accorsa queste parole:
“Madre, preghi per me, perché sento di essere alla fine”.
E ancora:
“mi aiuti a pregare... mi sento proprio sfinito”.
“Naturalmente - scrive ancora don Ennio Innocenti - il cappellano della clinica fu subito avvertito e si presentò sulla soglia della camera in cotta e stola, ma gli fu decisamente sbarrato l’ingresso da una parente di Gramsci, una donna non italica, oriunda russa.
RISULTA, PERÒ,
inoppugnabilmente,
CHE GIORNI PRIMA
del citato malore,
ANTONIO GRAMSCI FU VISTO,
in clinica,
SOSTARE SULLA PORTA DELLA CAPPELLA
nella quale si conservava l’Eucaristia
IN UN ATTEGGIAMENTO ASSORTO,
giudicato,
NON SPROVVEDUTAMENTE,
di preghiera”.
Inoltre, continua Innocenti, risulta che all’amico generale Coppino, in visita abitualmente alla clinica Quisisana, Antonio Gramsci ribadì, sì, la fiducia nella vittoria politica, ma temperata da questa nuova critica consapevolezza:
“Le nostre idee - confidò - sono terrene;
saranno
le idee cristiane a durare:
esse sono eterne””.
Don Enzo Innocenti nel suo libro che è tra l’altro il promotore della causa di beatificazione del commissario Luigi Calabresi [Roma 14 novembre 1937 – Milano 17 maggio 1972], altro figlio spirituale di padre Virginio Rotondi e membro del suo Movimento Oasi, ricostruisce alcune celebri conversioni: quella di Giovanni Papini [9 gennaio 1881 – Firenze – 8 luglio 1886] e del famoso Pitigrilli [pseudonimo del pedemontano-israelita Dino Segre, 9 maggio 1893 – Torino – 8 maggio 1975], ricorda, “provocarono una specie di terremoto delle coscienze.
Fra gli scienziati che passarono dall’ateismo materialistico al cattolicesimo - scrive - è celebre il caso del premio Nobel Alexis Carrel (Sainte-Foy-lès-Lyon, 28 giugno 1873 – Parigi, 5 novembre 1944), spettatore d’uno strepitoso miracolo a Lourdes”. Destarono sorpresa in molti, annota, i funerali religiosi richiesti da Luchino Visconti [Milano 2 novembre 1906 – Roma 17 marzo 1976] e dal filosofo Ugo Spirito [Arezzo 9 settembre 1896 – Roma 28 aprile 1979] [come da François Mitterand [Jarnac 26 ottobre 1916 - Parigi 8 gennaio 1996] anche lui in vita fermatosi dinanzi al corpo di Santa Teresina di Gesù Bambino].
E mentre “[Luigi] Pirandello [Girgenti 28 giugno 1867 – Roma 10 dicembre 1936] e [Umberto] Saba [pseudonimo di Umberto Poli, Trieste 9 marzo 1883 – Gorizia 25 agosto 1957] erano probabilmente assai vicini a ricongiungersi a Cristo - e più ancora [Ignazio] Silone [Pescina 1° maggio 1900 – Ginevra 21 agosto 1978] - ma il traguardo non fu da loro raggiunto, neppure “in extremis”, tra i celebri convertiti “in extremis” vanno invece annoverati Giosue Carducci [Pietrasanta 27 luglio 1835 – Bologna 16 febbraio 1907], Giovanni Pascoli [San Mauro di Romagna 31 dicembre 1855 – Bologna 6 aprile 1912] e Curzio Malaparte”.
Sul ritorno alla fede di quest’ultimo, vi è da registrare l’emblematica risposta di padre Virginio Rotondi (chiamato nel 1957 alla clinica “Sanatrix”, in cui Malaparte era ricoverato, da Suore altrettanto motivate di quelle che venti anni prima erano alla “Quisisana” con Gramsci) a Matteo Collura [Agrigento 14 agosto 1945], che a suo tempo lo intervistò: “L’ultima sua notte ha voluto che gli tenessi la mano per ore e ore. Volle che ripetessimo insieme la preghiera che gli avevo insegnato. Altro che droghe e sedativi: Malaparte fu lucidissimo sino all’ultimo istante. Hanno detto che gli ho strappato la conversione profittando del suo delirio preagonico. Tutte calunnie, lo ripeto: vorrei morire io in quel modo”. Della conversione di Giuseppe Saragat, che disse a padre Virginio Rotondi “Adesso la sua fede è anche la mia”, hanno scritto invece padre Ferdinando Castelli [San Pietro di Caridà [Reggio di Calabria] 1920 - Roma 13 dicembre 2013], critico letterario della rivista “Civiltà Cattolica”, e Carlo Testa nel volume “Padre Rotondi, le battaglie di un gesuita”. Sulla conversione di Renato Guttuso [Bagheria [Palermo 26 dicembre 1911 – Roma 18 gennaio 1887], che suscitò grandi polemiche, vi è la testimonianza del Cardinale Fiorenzo Angelini [1° agosto 1916 – Roma - 22 novembre 2014], vicinissimo anche lui a padre Rotondi, che celebrò la messa al Palazzo del Grillo il giorno dell’ultimo Natale dell’artista, che si era commosso e aveva pianto, e che prima della messa, volendo riconciliarsi, si era confessato.
“Renato - ha rivelato Angelini - è sempre stato un credente non praticante, e non praticante per le vicende della sua vita. In lui la fede, pur velata e sofferta, non è mai stata spenta. Non è il convertito nel senso di sant’Agostino. Non é stato mai ateo. Parliamo di conversione come miglioramento. Guttuso non amava rispondere a chi gli chiedeva della sua fede, e soprattutto del rapporto con la sua adesione politica. Questi uomini, soprattutto gli artisti, hanno una vita piena di grovigli, magari originariamente con cause e colpe estranee; io stesso ho più volte chiesto scusa per l’errato atteggiamento degli uomini di Chiesa”.
Con Angelini, uno dei pochi amici ammessi a visitare il maestro morente era Giulio Andreotti [14 gennaio 1919 – Roma – 6 maggio 2013]. Da parte sua don Innocenti (che ipotizza anche un [autentico] estremo ritorno alla fede di Napoleone e di Benito Mussolini) racconta pure la mancata conversione di Augusto Guerriero [Avellino 16 agosto 1893 – Roma 31 dicembre 1881], ex magistrato e grande editorialista con lo pseudonimo di “Ricciardetto”, che “quando incontró Madre Teresa di Calcutta fece sapere a tutti:
“Io sentii tutta la vanità del mondo in cui sono vissuto, delle sue passioni, delle sue lotte, delle sue ambizioni. E avevo il sentimento acuto e doloroso di essere vissuto invano. Perchè vi è un solo ideale per cui valga la pena di vivere: ed è la carità”. "Proprio Madre Teresa - rivela don Innocenti - andò a trovarlo nell’ultima degenza ospedaliera, esortandolo a confessarsi e comunicarsi, ma “Ricciardetto” non si decise a compiere quel passo. Eppure vi era vicinissimo: padre Raimondo Spiazzi [Moneglia [Genova] 18 gennaio 1918 – Varazze [Savona] 14 ottobre 2002] ebbe più volte l’impressione, nei suoi intimi colloqui con Guerriero, che il suo interlocutore stesse predisponendo tutto per la confessione generale”. Lo stesso religioso domenicano raccontò che “Augusto ripeteva “Agnus Dei qui tollis peccata mundi” commovendosi fino al pianto”.
cfr. https://www.lastampa.it/.
SE DON ENNIO INNOCENTI VEDE LE DUE PARALLELE
DELLA FEDE E DELL’ATEISMO IN GRAMSCI ENTRAMBI PRESENTI,
GRAZIE ANCHE ALLA SUA MAGISTRALE ESPOSIZIONE,
RIMANE LA CONFERMA
CHE
I PIÙ E SOPRENDENTI
ATTI DI RIVENDICATA ADESIONE SPONTANEA AL CATTOLICESIMO
RIMANGONO UNICI ED INNEGABILI…
RELATIVIZZARLI BANALMENTE E LIQUIDARLI COME VUOLE UN LUCIANO CANFORA [BARI 5 GIUGNO 1942] OPPURE UN FABIO FROSINI
NON È IN ALCUN MODO POSSIBILE NEL SEMPLICE AMBITO STORICO.
SE IL GRAMSCI LENINISTA
È
ANTERIORE AL GRAMSCI
CHE RITORNA NATURAL-CRISTIANISSIMO
È CHIARO CHE LA PARALLELA CATTOLICA
RIMANE QUELLA CHE FA PIÙ STUPORE
SE
PADRE RICCARDO LOMBARDI [NAPOLI 28 MARZO 1908 – ROCCA DI PAPA 14 DICEMBRE 1979]
MANDATO UFFICIALMENTE DA PIO XII
DEVE SUBITO RITIRARSI
DALLA STESSA CASA DEL BENEDETTO CROCE INFERMO
DIETRO INAMOVIBILE INVITO
DELLA SUA CONSORTE ADA ROSSI
MENTRE L’EX ALUNNNO CROCIANO PADRE VINCENZO CILENTO [STIGLIANO 1° DICEMBRE 1903 – NAPOLI 7 FEBBRAIO 1980]
RESTATO AMICO DI FAMIGLIA,
È PERSINO AMMESSO AL CAPEZZALE DEL MORIBONDO, CUI, FINO ALL’ULTIMO RESPIRO, INUTILMENTE RACCOMANDA ALLO STIMATO MAESTRO IL RITORNO IN SENO ALLA CHIESA CATTOLICA,
IN ANTONIO GRAMSCI
ABBIAMO ESATTAMENTE L’OPPOSTO IN QUANTO È LUI STESSO AD INVOCARE L’AIUTO SACRAMENTALE A SUORE E SACERDOTI;
DIVERSAMENTE LA COGNATA TATIANA
AVREBBE UFFICIALMENTE ASSUNTO LA
STESSA POSIZIONE DETERMINATA DELLA CONSORTE CROCE!...
IN TALE LUCE
AFFERENTE LA INSOSTITUIBILE LIBRERTÀ DEL MORIBONDO
VANNO LETTE LE PAROLE DEL SACERDOTE RIVOLTE ALLA COGNATA DI GRAMSCI SECONDO CUI IL SUO DINIEGO ALLA PRESENZA DEL MINISTRO DI GESÙ CRISTO NON HA ALCUN VALORE, GIAMMAI IL CONTRARIO!
NEL QUARANTESIMO ANNIVERSARIO DI NASCITA AL CIELO DELLA SANTA
SANTA TERESINA DEL BAMBINO GESÙ NATA AD ALENÇON IL 2 GENNAIO 1873 E SPIRATA DEL MONASTERO DEL CARMELO DI LISIEUX IL 30 SETTEMBRE 1897 AVEVA CHIESTO A GESÙ DI ANDARE MISTICAMENTE A PRANZO COI PECCATORI MISCREDENTI E GESÙ GLIE LO AVEVA CONCESSO: UN TUNNEL DI ARIDITÀ SPIRITUALE INDESCRIVIBILE QUANTO INSOPPORTABILE!... NON POTEVA DUNQUE PROVVIDENZIALMENTE RITROVARSI NELLA STANZA DI GRAMSCI UNA IMMAGINE PIÙ APPROPRIATA!... COME INFATTI OSSERVA SAN PIO DA PIETRELCINA: “IN TESTA A VOI LE COMBINAZIONI CHI LE COMBINA!...”
Rileva Andrea Tornielli il 26 novembre 2008 su “Il Giornale” che la fonte citata da Mons. Luigi De Magistris è una suora sarda, sorella di Monsignor Giovanni Maria Pinna, Segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Suor Pinna, in occasione di una messa in suffragio del fratello, celebrata nella chiesa di San Lorenzo in Damaso, aveva raccontato ad alcuni dei prelati presenti l’inedito particolare riguardante Gramsci. L’intellettuale comunista era ricoverato nella clinica Quisisana dal 24 agosto 1935.
Le religiose della clinica in occasione delle festività natalizie erano solite, per tradizione, portare di stanza in stanza la statuetta di Gesù Bambino, «offrendola al bacio degli ammalati». Tutti i ricoverati ricevono la singolare visita, ad eccezione di Gramsci il quale, appresa l’esclusione, ne chiede il motivo alle suore. Le religiose si scusano con lui e gli dicono che non volevano infastidirlo. A questo punto, raccontava suor Pinna, «il signor Gramsci disse di voler vedere quella statuetta e quando l’ebbe di fronte la baciò con evidenti segni di commozione». Oltre a De Magistris, ad ascoltare le parole della suora vi era Monsignor Sebastiano Masala [1915 – 1994] nato nel Nord della Sardegna a Ploaghe [Sassari], all’epoca giudice della Sacra Rota. Un’altra religiosa in servizio alla clinica, di origini svizzere, Suor Gertrude, ha invece rivelato che nella stanza numero 26, dove Antonio Gramsci trascorse l’ultimo periodo della sua vita, vi era l’immagine di Santa Teresina del Bambin Gesù,
«verso la quale lui sembrava nutrire una simpatia umana,
tanto da non volere che fosse tolta e nemmeno spostata».
Un accenno alle ultime ore di vita di Gramsci, morto nella notte tra il 26 e il 27 aprile 1937, è contenuto nella lettera che sua cognata Tatiana Schucht scrisse il 12 maggio di quello stesso anno [1937]: «Il medico fece capire alla suora che le condizioni del malato erano disperate. Venne il prete, altre suore, ho dovuto protestare nel modo più veemente perché lasciassero tranquillo Antonio, mentre questi hanno voluto proseguire nel rivolgersi a lui per chiedergli se voleva questo, quell’altro...».
La frase della cognata rimane sospesa, rispetto a quella che lei considerava un’invadenza indebita, ma che le suore, testimoni dei due episodi precedenti, non ritenevano certo tale. Non dice dunque se Gramsci acconsentì, come invece oggi conferma il vescovo De Magistris.
Nel gennaio scorso, intervistato da Famiglia Cristiana, il cardinale Tarcisio Bertone aveva detto: «La posizione di Gramsci e di tanti esponenti comunisti verso la religione era ben diversa da quella di certi laicisti attuali. C’era più rispetto».
Cfr. https://www.ilgiornale.it/
NOI ABBIAMO VISTO CHE
PER PIÙ VOLTE
FU ANTONIO GRAMSCI
A RIVOLGERSI ALLE SUORE
NON COME INFERMIERE MA COME SERVE DI GESÙ CRISTO,
GIAMMAI IL CONTRARIO!
SE POI TALI INNEGABILI, QUANTO SPONTANEI SORPRENDENTI ATTI DI FEDE,
REITERATI E CONFERMATI NEL TEMPO
NEL CORSO DELLA SUA PIENA LUCIDITÀ SIA NEL LUOGO SIA NELLE PERSONE
OVVERO
DI CONSERVARE IL SANTISSIMO CROCIFISSO ED IL QUADRO DI SANTA TERESINA DEL BAMBINO GESÙ
NELLA PROPRIA STANZA
CHE LA SUORA STAVA GIÀ RIMUOVENDO;
DI RIMPROVERARE LA SUORA
CHE NON GLI HA ARRECATO IL DIVINO BAMBINELLO PER BACIARLO
A FARLO QUANTO PRIMA;
DI CHIEDERE ALLA SUORA DI PREGARE PER LUI;
DI
SOSTARE MIRATAMENTE
DINANZI ALLA CAPPELLA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO
CHE L’8 LUGLIO 1935 AVEVA DIRETTAMENTE CONVERTITO
IN PIENA SALUTE PSICO-FISICA
IL LENINISTA ANDRÉ FROSSARD [SAINT-MAURICE-COLOMBIER 14 GENNAIO 1915 – VERSAILLES 2 FEBBRAIO 1995]
FIGLIO DEL LEADER LENINISTA NAZIONALE SUO COLLEGA FRANCESE LUDOVIC-OSCAR FROSSRD [FOUSSEMAGNE 5 MARZO 1889 – PARIGI 11 FEBBRAIO 1946]
CHE IL 16 GIUGNO 1940 ADERIRÀ AL GOVERNO PÉTAIN [DI DESTRA];
LA STIMA PER SAN FRANCESCO D’ASSISI
CHE NON ANCORA PIO XII PROCLAMA PATRONO D’ITALIA;
LA CONCLUSIONE INAPPELLABILE CHE LE IDEE LIBERAL-MARXISTE
CHE VANNO CANTANDO VITTORIA NEL MONDO RIMANGONO DEL TUTTO MESCHINAMENTE EFFIMERE
IN CONFRONTO A QUELLE INCORRUTTIBILI DELLA CHIESA CATTOLICA
SULLE QUALI È IMPOSTATO
TUTTO IL LIBRO MEDIOVALE DE “L’IMITAZIONE DI CRISTO”
CHE NON A CASO LUI COLLOCA SUBITO DOPO IL SANTO VANGELO,
LE UNICHE IDEE ETERNE
COME EBBE AD ESTERNARE AL GENERALE COPPINO…
VENGANO SEMPLICEMENTE RIDOTTI A CATASTROFE PSICO-FISIOLOGICA
DOVUTA A GRATUITA INVADENZA CLERICALE E POLITICA RIMANE POCO CREDIBILE GIÀ DAL SEMPLICE APPROCCIO NATURALE:
PERSINO
LA
LEGGENDARIA ICONA
DEL
LIBERAL-BOLSCEVISMO IBERICO
CASTIGLIANO-CATALANO-BASCO
LA
PASIONARIA
IN CARNE ED OSSA
ALL'EGIDA
DEL
"NO PASARAN!",
SÌ, LEI,
DOLORES IBÁRRURI
[ABANTO ZIERBENA [PAESI BASCHI] 9 DICEMBRE 1895 - MADRID 12 NOVEMBRE 1989]
TORNERÀ IN SENO ALLA CHIESA CATTOLICA!
MICHELA CORICELLI SU “AVVENIRE” DEL 13 APRILE 2013 - «No pasarán!». La frase divenuta celebre grazie a Dolores Ibárruri, meglio conosciuta come “la Pasionaria” (9 dicembre 1895 - 12 novembre 1989), era già stata pronunciata in realtà dal generale Philippe Pétain [24 aprile 1856 – 23 luglio 1951] nel pieno della Prima Guerra Mondiale. Ma “la Pasionaria” - fortemente carismatica - la rese così popolare da farne il simbolo della resistenza della Madrid repubblicana contro le truppe di Francisco Franco [Ferrol 4 dicembre 1892 – Madrid 20 novembre 1975]. Di lei - presidentessa del Partito comunista spagnolo ed emblema di una cultura atea, marxista e spiccatamente anticlericale - è già stato scritto tanto. Ma gli specialisti e gli appassionati di storia, i lettori comuni e perfino i nostalgici repubblicani spagnoli non immaginavano che “la Pasionaria” avesse custodito un segreto finale, una conversione profonda che la accompagnò fino alla morte. Negli ultimi anni della sua vita, Dolores Ibárruri si riavvicinò alla fede cattolica, si confessò e ricevette la comunione.
Ad accompagnarla in questo percorso spirituale fu il celebre padre gesuita José Maria Llanos [Madrid 26 aprile 1906 - Alcalá de Henares 10 febbraio 1992]. La storia della riconversione cattolica della “Pasionaria” [e della famiglia] emerge dal libro che a padre Llanos ha dedicato un altro gesuita, lo scrittore Pedro Miguel Lamet [Cadice 13 marzo 1941]. “Azzurro e Rosso: biografia del gesuita che militò nelle due Spagne e scelse il suburbio” arriva in questi giorni dell’aprile 2013 nelle librerie iberiche, arricchito dalla vicenda spirituale di una donna che - durante la Guerra Civile - veniva considerata spietata nei confronti della Chiesa, dei sacerdoti e dei religiosi. Nata nel Paese Basco nel seno di una famiglia di minatori, si sposò a 21 anni con un operaio socialista e partecipò alla fondazione del Partito Comunista Spagnolo, conquistata dalla Rivoluzione bolscevica del 1917. Il soprannome di “Pasionaria” nacque dopo la pubblicazione di un suo articolo su “Il minatore della Vizcaya” nel 1918.
Dal marito ebbe sei figli, ma divorziò e mantenne una relazione sentimentale con un uomo più giovane di 17 anni: tutti particolari che in qualche modo contribuirono alla nascita di una sorta di “mito” ateo e marxista. «Quando si scinde il Partito Comunista, “la Pasionaria” rimane isolata nella sua formazione. I suoi non andarono più a trovarla, ma il padre Llanos rimase con lei fino alla fine», racconta lo scrittore nel libro. «Llanos la visitava ogni 15 giorni», e quando ormai la donna era prossima alla morte arrivò a «cantare perfino degli inni religiosi dell’epoca, come “Cantiamo all’amore degli amori”», ha detto l’autore in un’intervista a “Religion Digital”. Alcune lettere, pubblicate nel libro, confermano quanto accadde.
Ma perché il suo ritorno alla fede cattolica è rimasto segreto per tanto tempo?
Afferma Lamet: «Llanos non voleva propagandare una conversione come questa», non nascose mai la sua amicizia con “la Pasionaria”, ma non volle svelare l’iter intimo della donna. In una lettera scritta al gesuita, l’ex presidentessa del Partito Comunista ammetteva: «Vediamo se vecchietti come siamo, trasformiamo ciò che resta della nostra vita in un canto di lode e grazie al Dio-amore, come prova del nostro eterno dovere». «Meglio morire in piedi, che vivere in ginocchio», diceva “la Pasionaria”, citando Emiliano Zapata. Quella stessa donna - che dopo la fine della Guerra Civile si auto-esiliò nell’Urss e tornò in Spagna solo nel 1977, dopo la morte di Franco - «fu sensibile e dal primo momento si aprì con Llanos».
Da anni la Guerra Civile spagnola è una presenza costante nelle librerie del paese iberico: biografie, ricostruzioni o romanzi ambientati durante gli anni più bui della storia moderna della penisola si moltiplicano sugli scaffali. Sintomo di un Paese che poco a poco - fra uno strappo e l’altro - si guarda allo specchio, per fare i conti con le proprie ferite. Non del tutto rimarginate [perché troppo gravi e aperte e riaperte sin da Gioacchino Murat nell’aggressione del 1808]… sulle quali i tanti pulpiti vittimisti sulle loro veramente poche gocce di sangue neppure tanto innocenti dovrebbero solo tacere!].
BELLISSIME PAROLE SUPERLATIVE LIBERAL CHIC
PERSINO
SU UNA AUTENTICA CONVERSIONE
AL CATTOLICESIMO DI ANTONIO GRAMSCI
SENZA STRAPPARSI
IN ALCUN MODO LE VESTI
MA ANALIZZANDO BENE TALI TESTI LIBERAL-MARXISTI
LA
LIBERTÀ DI COSCIENZA
VALE SOLO E SOLTANTO
PER IL CESARISMO RIFORMATO-RIVOLUZIONARIO!...
GRAZIE A DIO
IN QUESTI GIORNI DI AUTUNNO DEL 2022
LE POPOLAZIONI HANNO INIZIATO A COMPRENDERE
SULLA PROPRIA PELLE
L’IPOCRISIA IMMEDICABILE
QUANTO EFFERATA
DEL
MONDIALISMO LIBERAL!
LA LETTERA DELLA COGNATA ATTESTA CHE I SACERDOTI PROSEGUIRONO A STARE AL CAPEZZALE DEL MORIBONDO NONOSTANTE IL SUO FAMILIARE RIMPROVERO DI ALLONTANARSI: VI ERA DUNQUE PRESENTE IN SACERDOTI E SUORE LA CHIARA VOLONTÀ DI GRAMSCI PALESATASI GIAMMAI INDIFFERENTE ALLA VITA ETERNA - Il 26 aprile 2018 scrive nel suo articolo “Gramsci, la morte, gli italiani - Alla vigilia della commemorazione della morte di Gramsci, una riflessione sulla sua pretesa conversione, sulle speculazioni religiose e – in generale – sulla difficile gestione di una catastrofe psico-fisiologica” il docente associato di Storia della filosofia all’Università di Urbino, Fabio Frosini, scrive: “Poco più di dieci anni fa, il 25 novembre del 2008, Luigi De Magistris rivelò in una trasmissione di Radio Vaticana che Gramsci si era in punto di morte convertito, chiedendo di baciare l’immaginetta di Gesù Bambino che una suora, che lavorava come infermiera nella Clinica “Quisisana”, faceva circolare tra i malati.
De Magistris è naturalmente solo un omonimo dell’attuale sindaco di Napoli: pro-penitenziere emerito della Santa Sede, nel 2008 questo monsignore aveva ottantadue anni, e quindi undici al momento della morte di Gramsci. Nel 2008 sostenne di aver appreso l’episodio proprio da quella suora, testimone diretta dello straordinario evento: dunque una testimonianza indiretta, ma quasi di prima mano…: «Il mio conterraneo, Gramsci, aveva nella sua stanza l’immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l’immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: “Perché non me l’avete portato?” Gli portarono allora l’immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò». Nella lettera a Piero Sraffa del 12 maggio 1937 (due settimane dopo la morte del cognato) Tatiana Schucht racconta l’episodio in modo un po’ diverso: «… il Dr. Belock fece capire alla suora che le condizioni del malato erano disperate. Venne il prete, altre suore, ho dovuto protestare nel modo più veemente perché lasciassero tranquillo Antonio, mentre questi hanno voluto proseguire nel rivolgersi a Nino per chiedergli se voleva questo, quest’altro ecc. Il prete mi disse perfino che non potevo comandare ecc.».
IL PRETE RIMPROVERA LA COGNATA IN FORZA DELLA LIBERTÀ DI COSCIENZA AFFERENTE LE LEGGI ETERNE VALIDE PER TUTTI GLI UOMINI SOLO PERCHÉ TALI, GIAMMAI PER VANAGLORIOSO MASCHILISMO OPPURE ABUSO DI POTERE DI CIRCOSTANZA: NE VA DI MEZZO IL DESTINO ETERNO DI UN UOMO CHE PIÙ VOLTE HA SPONTANEAMENTE DATO INCONFONDIBILI SEGNI DI RICHIESTA SOVRANNATURALE DI AIUTO!... - Il prete mi disse perfino che non potevo comandare ecc.: Specifica il docente associato di Storia della filosofia all’Università di Urbino Fabio Frosini che: povera Tatiana, straniera e oltretutto donna, confrontata con un prete in vena di impartirle la lezione. Certo, in quella Italia fascista e clericale c’era poco da scherzare e il prete, con lo stuolo di suore che lo circondavano, interpretava semplicemente i rapporti di forza reali di quel tempo. Questi rapporti sono restituiti fedelmente dalla testimonianza di una di queste suore, quando raccontò a De Magistris ciò che per lei era ovvio e naturale: che prima o poi si torna alla fede dei propri padri, soprattutto quando la vita appare messa in dubbio.
Non stupisce che soprattutto nei luoghi di sofferenza come gli ospedali si aggirassero non solamente nel 1937, ma si aggirino oggi, nel 2018, preti e suore che, al di là di eventuali funzioni infermieristiche (certo riservate alle sole suore…), si occupano dell’assistenza delle anime nei passaggi della nascita e della morte; e non stupisce che, soprattutto nel secondo di questi casi, questi “funzionari” facciano presa su di un terreno estremamente friabile, perché in esso davvero “tutto” viene rimesso in questione, e solo chi possiede solide convinzioni è in grado di resistere alle lusinghe della salvezza eterna. Lo scandalo sta però non nella fragilità e nella paura di chi soffre, ma nel fatto che non esistono argini istituzionali a queste continue profferte (come sarebbe p. es. il principio, secondo il quale un prete si può avvicinare solo a chi ne faccia esplicita richiesta…). Del resto, chi sa di possedere la verità sente anche il dovere di convincere i dubbiosi, ciò che, in mancanza di un’istituzione che freni questi entusiasmi, si converte rapidamente in qualcosa che assomiglia da vicino al plagio e alla circonvenzione di incapace.
Non voglio però girare intorno alla questione, come se il fatto reale del bacio dell’immaginetta dovesse passare in secondo piano. No: ammettiamo che ciò sia accaduto esattamente come lo riferisce De Magistris. In proposito si possono formulare molte ipotesi, tra le quali la seguente: che Gramsci non fosse più lui, avesse cioè perso la propria lucidità, che la sua personalità si fosse insomma molecolarmente disgregata, per dar posto a un’altra, che con la precedente aveva in comune solo la carta di identità. È un’ipotesi smentita da chi gli è stato accanto fino alla fine (Tatiana Schucht), ma facciamola lo stesso, immaginando che tale processo molecolare sia giunto a una crisi risolutiva all’improvviso, in modo per tutti inaspettato.
IL GRANDE CONTERRANEO DEL PAPÀ DI GRAMSCI, SAN TOMMASO D’AQUINO, NASCEVA A QUESTO MONDO IL 28 GENNAIO 1225 MENTRE NASCEVA AL CIELO IL 7 MARZO 1274 - Prosegue il docente associato di Storia della filosofia all’Università di Urbino Fabio Frosini che ora, solo chi – come i cattolici – considera l’uomo un ente già fatto da sempre, e non un punto di incontro di spinte in costante divenire, può pensare che ciò sia una “conversione” e non una “catastrofe”, qualcosa da cui trarre profitto (guadagnare una pecorella al gregge) e non di cui avere pietà. Lo stesso Gramsci aveva del resto lucidamente previsto questa eventualità in una lettera scritta il giorno precedente una terribile crisi (7 marzo 1933) in cui fu sul punto di morire, e la stessa riflessione torna in un appunto dei Quaderni del carcere, presumibilmente degli stessi giorni. L’appunto, intitolato «Note autobiografiche», inizia così: «Come ho cominciato a giudicare con maggiore indulgenza le catastrofi del carattere. Per esperienza del processo attraverso cui tali catastrofi avvengono».
Sono parole che andrebbero meditate da chi si accanisce a presumere un’identità immutabile e a rileggere retroattivamente tutta la vita dell’interessato alla luce di ciò che qualcun altro ha compiuto. (Non stiamo qui negando beninteso che si possa cambiare idea, anche in modo radicale, né che ci si possa “convertire”. Stiamo solo dicendo che questi fatti non hanno una spiegazione valida necessariamente per tutti.)
Se dunque una tale «catastrofe del carattere» fosse avvenuta ad Antonio Gramsci, dove sarebbe lo scandalo? Solo un cattolico si potrebbe scandalizzare, scorgendo in ciò un fatto inspiegabile e ricorrendo alla grazia per colmare la lacuna dell’ignoranza. Un approccio all’identità umana materialistico, e quindi consapevole della strutturale fragilità di essa, non troverebbe in ciò, in linea di principio, nessun mistero. E soprattutto troverebbe indebita qualsiasi proiezione retrospettiva, considerando l’identità di un uomo come Antonio Gramsci come coincidente con ciò che egli in innumerevoli conversazioni, scritti e azioni ha affermato, lasciando ai pastori di anime la coltivazione della tanto pia illusione della sua conversione. Di più: avendo lo stesso Gramsci previsto la possibilità di una tale catastrofe, egli ha in quel momento affidato ai suoi famigliari e compagni, e a noi che i suoi scritti oggi leggiamo, il compito di rispettare questo suo “testamento biologico”, arrestandoci con rispetto dinnanzi a quella soglia, che la Chiesa cattolica non esita a varcare.
Cfr.https://www.dinamopress.it/
LA SOGLIA CHE LA CHIESA CATTOLICA O PIUTTOSTO
IL CESARISMO NON ESITA A VARCARE!
LA TOMBA DI FRANÇOIS MITTERRAND NEL CIMITERO DI JARNAC
IL GIORNO IN CUI FRANÇOIS MITTERRAND SEQUESTRÒ
LE RELIQUIE DI SANTA TERESA DI GESÙ BAMBINO
C’è chi crede, - recita “Aleteia” il 20 maggio 2017 - e ci sono anche quelli che non credono in nient’altro che in se stessi. “Desidero che la Provvidenza vegli sulla Francia”, dichiarò Valéry Giscard d’Estaing lasciando l’incarico. Soprattutto a sinistra, si parla ancora della frase pronunciata da François Miterrand: “Credo nelle forze dello spirito e non ve le toglierò”.
A volte, come in ogni uomo, dietro il volto pubblico di questi politici che ci governano c’è qualcosa di più profondo, più intimo. Una fede? Certe volte sì. Tutto dipende dall’inquilino dell’Eliseo. A questo tema spinoso e poco affrontato, la fede dei Presidenti della V Repubblica francese, Marc Tronchot ha dedicato il suo ultimo libro, “Les présidents face à Dieu” (“I Presidenti davanti a Dio”, Calmann Lévy).
Intervistato di recente su “Europa 1”, l’autore si è prestato al gioco di abbozzare un rapido profilo della fede nei Presidenti della laicissima Repubblica francese.
De Gaulle? Credente, evidentemente, ma con la tendenza a dare a Cesare e a Dio quello che appartengono loro. “Il generale De Gaulle si comunicava in viaggio ufficiale”, ha confidato Tronchot, “per solidarietà con le comunità cristiane minoritarie o soggiogate: Polonia, Russia, Turchia. È un segno, un messaggio”.
“Nel 1962, però, con Konrad Adenauer, non si comunicò nella Messa della riconciliazione franco-tedesca nella cattedrale di Reims, mentre Adenauer lo fece”, ha aggiunto.
E l’attuale Presidente francese? “Si potrebbero trovare sicuramente fotografie di François Hollande come chierichetto, ma la distanza che ha preso dalla religione è una scelta che ha fatto nella sua anima e nella sua coscienza”.
Le convinzioni religiose di Mitterrand sono difficili da discernere, non essendo mai scomparse ed essendo riapparse durante la malattia che lo ha colpito.
“Bisogna aver scalato la rupe di Solutré con François Miterrand e dire che il giorno dopo ogni lunedì di Pentecoste andava nella comunità di Taizé. Mitterrand e l’ex seminarista Léotard parlavano di questioni profonde quando ne avevano l’opportunità”.
Alcune rivelazioni del libro di Tronchot sorprenderanno: “Mitterrand era in primo luogo un cercatore, e andava a cercare molto lontano. Non pensavo di terminare il capitolo che lo riguarda tra le braccia di Santa Teresa di Lisieux”, ha spiegato.
“Aveva chiesto un servizio a Jean Guitton, un amico che consultava da molto tempo: fece fare una deviazione di varie ore al veicolo che portava da Lione a Lisieux il reliquiario di Santa Teresa”.
“E François Mitterrand scese ed entrò nel veicolo per toccare il reliquiario di Santa Teresa, la santa camminatrice, che disse che tutto continuava. Questo tranquillizzò Mitterrand, che come tutti i politici aveva paura che non ci fosse nulla dopo, una cosa molto umana”.
Il libro di Marc Tronchot svela anche il volto credente di Georges Pompidou e il suo “particolare approccio spirituale”.
“È morto con i canti gregoriani. Si sposò con una donna educata dalle Orsoline, e la religione tornò alla ribalta con la famiglia, i figli, i bambini, senza mai aver avuto questo lato credente”.
“Aveva un’opinione sulla Chiesa, troppo o non sufficientemente moderna, gli piaceva il latino per l’officio ma riteneva il rituale passato di moda”.
Il suo funerale venne celebrato in latino, seguendo le volontà espresse nel testamento, ma nel libro di Tronchot si scopre che la croce che adorna la sua tomba è in realtà un’iniziativa di suo figlio.
https://www.santateresaverona.it/il-giorno-in-cui-francois-mitterrand-sequestro-le-reliquie-di-santa-teresa/ consultato il 28 ottobre 2022
SEPOLCRETO DELLA FAMIGLIA MITTERRAND
NEI FATTI
PREVALE L’ETERNITÀ
OFFICIATA NELLE DUE CHIESE
IN CUI È INCARNATO OGNI RICORDO PIÙ
SUBLIME DELLA SUA VITA,
NON
IL FEDDO VUOTO OFFICIATO
IN
PIAZZA DELLA BASTIGLIA
L'ADDIO DELLA FRANCIA AL SUO RE SOCIALISTA - Oscar Luigi Scalfaro giovedì parteciperà ai funerali
LUTTO NAZIONALE E UNA MESSA A NOTRE DAME PARIGI
Giovedì sarà una giornata di lutto nazionale: bandiere a mezz’asta, un minuto di raccoglimento in tutti i servizi pubblici alle undici in punto. A quell’ora, cominceranno le due cerimonie funebri per Mitterrand, una privata, l’altra ufficiale. Chirac e l’esecutore testamentario dello scomparso, André Rousselet, hanno messo a punto i dettagli dell’omaggio che il paese renderà allo statista. Mitterrand sarà sepolto nella tomba di famiglia [con tanto di Croce nel cimitero cattolico] a Jarnac, nella Charente, dov’era nato il 26 ottobre 1916. La salma arriverà con un aereo militare dalla capitale nella mattinata di giovedì e i funerali si svolgeranno in forma strettamente privata nella chiesa di San Pietro, dove i genitori si sposarono e dove Mitterrand fu battezzato e fece la prima comunione.
Pur essendo laico, l’ex presidente
ha voluto una messa,
che sarà officiata
dal parroco di Jarnac.
Il corteo funebre passerà davanti alla sua casa natale prima di dirigersi verso il cimitero. Nello stesso momento, a Parigi, una messa solenne sarà celebrata a Notre-Dame, cui parteciperanno, oltre alle autorità francesi, capi di Stato e di governo stranieri. Il presidente della Repubblica Scalfaro ha già annunciato che vi parteciperà. Mercoledì sera, invece, ci sarà l’omaggio popolare: “chi vuol testimoniare il suo attaccamento a Francois Mitterrand” è invitato in piazza della Bastiglia.
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/01/09/addio-della-francia-al-suo-re.html consultato il 28 ottobre 2022
NONOSTANTE LA RICHIESTA
NEL 1914
DEL COMUNE DI ROMA
E
DELLA REGIONE LAZIO
IN FORZA
DEL DESIDERIO
IN SEGUITO ALLA PROPRIA MORTE
DEGLI STESSI AUTORI
DELL’ATTENTATO DINAMITARDO
23 MARZO 1944
L’AMMINISTRAZIONE
HA RIFIUTATO
LA
SEPOLTURA
NEL
PROPRIO
CIMITERO ACATTOLICO
DEI
SUDDETTI DUE ANTIFASCISTI
ROSARIO BENTIVEGNA E CARLA CAPPONI
Rosario Bentivegna (22 giugno 1922 – Roma - 2 aprile 2012) è stato un partigiano italiano. Durante la seconda guerra mondiale, mentre era studente universitario di medicina, aderì al Partito comunista italiano e divenne militante attivo dei GAP organizzati dalla Resistenza romana dopo l’8 settembre 1943 per contrastare l’occupante tedesco. Con il nome di battaglia di “Paolo”, fu il protagonista operativo dell'attentato di via Rasella, durante il quale si incaricò, travestito da netturbino, di collocare e innescare l’ordigno esplosivo che causò la morte di trentatré militari tedeschi sudtirolesi del Polizeiregiment “Bozen”, e la morte di due civili italiani ed il ferimento di undici.
Carla Capponi (Roma, 7 dicembre 1918 – Zagarolo, 24 novembre 2000) è stata una partigiana e politica italiana, Medaglia d'oro al valor militare. Il 23 marzo 1944, i GAP centrali al comando di Carlo Salinari (Spartaco) e Franco Calamandrei (Cola) compiono il loro più importante attentato di via Rasella, durante il transito della suddetta compagnia in assetto di guerra composta da 156 uomini. L'azione ha inizio con lo scoppio della bomba al tritolo trasportata in un carretto della nettezza urbana e fatta brillare da Rosario Bentivegna.
Carla Capponi è nei pressi con in braccio l’impermeabile che consegnerà al compagno per cambiarsi di abito, prima di allontanarsi. L’attentato e il successivo fuoco di risposta dei tedeschi provocano la morte immediata di 32 militari tedeschi e il ferimento di altri 110 circa (un'altra vittima sarebbe morta in ospedale il giorno dopo e altri nei giorni successivi). I gappisti non subiscono perdite mentre sono casualmente uccisi almeno un ragazzo e un civile. Nel 1953 la Capponi è eletta deputato nelle liste del PCI; si ripresenta nel 1972 nel collegio di Roma, conseguendo il più alto numero delle preferenze di lista dopo Enrico Berlinguer. Nel 1974 divorzia da Rosario Bentivegna, con cui rimane comunque in rapporti.
Pochi mesi prima della sua morte pubblica il libro di memorie “Con cuore di donna”. Fa parte del Comitato di presidenza dell'ANPI sino alla morte, avvenuta nel 2000; il corpo fu cremato e inizialmente tumulato al cimitero del Verano. Nel 2014, la figlia Elena (che morirà l'anno dopo, nel 2015, a 69 anni), non avendo ufficialmente ottenuto la possibilità di seppellire insieme i genitori negli 80 centimetri di terra nel cimitero acattolico di Roma al Testaccio, come desiderato da loro stessi, come seconda ipotesi ha rispettato la loro volontà di avere disperse le proprie ceneri nel fiume Tevere.
MENTRE ANTONIO GRAMSCI
ESIGE DI BACIARE
GESÙ BAMBINO
STA AVVENENDO SIN DALL'11 MAGGIO 1931
L'ENNESIMA
QUEMA DE CONVENTOS
[INCENDIO DEI CONVENTI
ANCHE CON PERDITA IRREVERSIBILE DI MATERIALE PREZIOSO
AFFERENTE LE RICERCHE CULTURALI E SCIENTIFICHE
DEGLI UOMINI DI CHIESA AVVENUTO SOPRATTUTTO
NELLE CITTÀ SUL MEDITERRANEO]
IN SPAGNA E CATALOGNA
CHE DALL'AVVENTO
DELL'ERESIA LIBERALE
CON NAPOLEONE
NELLA MEDIA DI OGNI VENTI ANNI
STERMINA
CHIESE, CONVENTI, CLERO E FRATI E SUORE DI SPAGNA
NEL MODO PIÙ FEROCE
LE BLASFEMIE DELLA SECONDA REPUBBLICA SPAGNOLA SIN DALL'11 MAGGIO 1931:
ESORTATO A INTERVENIRE IL PRIMO MINISTRO IL MASSONE MANUEL AZANA DÍAZ [ALCALÀ DE HENARES 10 GENNAIO 1880 - MONTAUBAN 3 NOVEMBRE 1940] FUTURO PRESIDENTE REPUBBLICANO DAL 10 MAGGIO 1936 EBBE SPREZZANTEMENTE A DIRE:TUTTI I CONVENTI DI MADRID NON VALGONO LA VITA DI UN SOLO MILIZIANO!
I 498 MARTIRI SPAGNOLI E CATALANI BEATIFICATI IL 6 NOVEMBRE 2007 MA SONO DECINE DI MIGLIAIA I CATTOLICI MASSACRATI PER LA LORO FEDE... SOLO I SOLI
CHE RITORNERÀ IN SENO ALLA CHIESA CATTOLICA
L'ODIO CABALISTA MALTHUSIANO AL CATTOLICESIMO NON HA LIMITI DI SORTA!
SONO FOTO COMPIACIUTE DEGLI ARCHIVI REPUBBLICANI!...
L'ICONA DI QUELLA PASIONARIA CHE RITORNERÀ PENTITA IN SENO ALLA CHIESA CATTOLICA
UNIONE CRISTIANI CATTOLICI RAZIONALI QUANDO LA PASIONARIA ANTIFASCISTA SI CONVERTÌ AL CATTOLICESIMO [MARCO VISALLI - 5 FEBBRAIO 2019] - La conversione di Dolores Ibárruri, definita la Pasionaria, leader indiscussa del comunismo spagnolo. L’amicizia con un sacerdote, che restò l’unico amico dopo che fu abbandonata dai “compagni” [esattamente come la famiglia di Antonio Gramsci nella Russia bolscevica] -Senz’altro si tratta di una donna particolare: carismatica e simbolo mondiale dell’antifascismo, a quasi trent’anni dalla sua morte, Dolores Ibárruri, meglio nota come la Pasionaria, è ancora ricordata come «riferimento storico del comunismo spagnolo» e come «leader innata».
Spesso, però, si omette un fatto molto rilevante della sua biografia:
la sua conversione al Cattolicesimo.
Dolores Ibárruri,
la conversione non ricordata
sui siti web marxisti.
Evidentemente, è un fatto così scomodo, che siti web di ispirazione marxista (tra i tanti, homolaicus.com e marxists.org) non ne parlano minimamente, né fanno menzione del rapporto tra lei e la fede, così fornendo un quadro troppo riduttivo per una personalità così ricca e complessa.
Eppure il dato della fede non fu mai irrilevante nella sua vita, infatti,
«Dolores fu una cattolica di gran devozione nella sua infanzia e nella sua gioventù»,
prima di allontanarsi dalla fede per aderire al comunismo. Tuttavia, si riporta che «la sua devozione la accompagnò in maniera almeno nominale nella sua militanza marxista». Fu lei, nel 1936, a pronunciare il famoso discorso intitolato No Pasaran!
ALLONTANAVA I MILIZIANI DALLE CHIESE CHE ASSALTAVANO - Abbandonata dai suoi, l’unico amico il sacerdote padre Llanos. Sintomatico di ciò è il fatto che
«non vide mai di buon occhio
le spoliazioni delle chiese»,
tanto che, come racconta il suo biografo Pedro Miguel Lamet, giornalista gesuita di sinistra,
«al suo ritorno in Spagna restituì ad un convento di Suore Riparatrici a Madrid un’immagine della Vergine e un crocifisso sequestrato durante la guerra dai miliziani».
Negli ultimi anni di vita, fu fondamentale la sua amicizia con padre José María Llanos, che la portò alla completa conversione: «Insieme con Padre José María Llanos, decise che egli si sarebbe affiliato al PCE [Partido Comunista Español, ndr] ed alle Commissioni Operaie e che ella avrebbe fatto la Comunione». Llanos si curò tanto di lei, da divenire «l’unico membro del partito che andava a vederla in ospedale», come ebbe a dire Dolores, «abbandonata dai suoi».
Addirittura, come abbiamo ricordato a suo tempo, la donna chiese al sacerdote di «ricordarsi di lei durante la Comunione» e nell’89, un mese prima della propria morte, gli augurava «un anno santo», ricordandolo nella preghiera. In quello stesso periodo, la Pasionaria arrivò a «cantare perfino degli inni religiosi dell’epoca, come “Cantiamo all’amore degli amori”» ed una delle sue ultime affermazioni fu: «Vediamo se vecchietti come siamo, trasformiamo ciò che resta della nostra vita in un canto di lode e grazie al Dio-amore, come prova del nostro eterno dovere».
Sicuramente, è riuscita in questo suo ultimo intento, dando una splendida testimonianza di conversione, che mostra come solo Dio possa rispondere alle istanze più profonde del cuore umano. Forse le ci è voluta una vita per ritrovare pienamente Cristo, ma, in fondo, ci si perde per ritrovarsi.
https://www.uccronline.it/2019/02/05/quando-la-pasionaria-simbolo-antifascista-si-converti-al-cattolicesimo/consultato il 29 ottobre 2022.
DA NAPOLEONE IN POI OGNI CIRCA VENTI ANNI SEMPRE LO STESSO BLASFEMO TRAGICO SPETTACOLO NELLA SPAGNA E NELLA CATALOGNA LIBERAL!
IL PRESENTE ARTICOLO LO CONSULTIAMO PER COMPRENDERE
LA CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO DELLA FAMIGLIA
DELLA PASIONARIA
COL
SUO RITORNO ALLA FEDE CATTOLICA…
CHE
GLI ESECUTORI MATERIALI DELLO STERMINIO
DELLE CHIESE DI SPAGNA E CATALOGNA
FOSSERO PER IL 90 PER CENTO DEGLI INGANNATI IDEOLOGICAMENTE
È FUORI DUBBIO MA TRATTARE
UN ARGOMENTO DI SANGUE COSÌ GRATUITO
QUANTO FERREAMENTE PIANIFICATO
FERMANDOSI AI DUE SCHIERAMENTI
SENZA CONSIDERARNE
A MONTE
LA CONGIURA GLOBALISTA DELLA SETTA MALTHUSIANA INTERNAZIONALISTA
È MERO BONISMO IDEOLOGICO
CHE NON REGGE
ALLA CRITICA STORICA!...
È DA NAPOLEONE AL 1939 CHE OGNI VENTI ANNI CIRCA SI RIPETE RITUALMENTE
IN
SPAGNA E CATALOGNA
TALE MASSACRO BLASFEMO GRATUITO!
SE VOGLIAMO
NON A CASO È LA MEMORIA AFFERENTE L’ULTIMA TRAGEDIA
DEGLI ANNI TRENTA DEL XX SECOLO CHE VI HA MESSO
FINE SMENTENDONE
LA
PRESUNTA INSURREZIONE SPONTANEA DAL BASSO
MA DENUNCIANDONE IL PROGETTO MASSONICO A MONTE
SOLO IN FORZA DELLO SMASCHERAMENTO AFFERENTE
L’INGANNO MASSONICO DEMAGOGICO
A MONTE SI POSSONO SUPERARE E RICONCILIARE LE DUE ANIME
DELLA SAPAGNA E CATALOGNA:
LA CARITÀ SENZA LA VERITÀ È ERESIA BONISTA!...
UNA MACCHINA SISTEMATICA DI STERMINIO ANTI-NATURAL-CRISTIANISSIMO ICONOCLASTA DA NAPOLEONE IN POI, APPUNTO,
È MIRATA ATTUAZIONE PIANIFICATRICE,
CHIUNQUE LO COMPRENDE, IL COLPO DI SPUGNA
RELATIVISTA ALIMENTEREBBE ALTRE TRAGEDIE,
IL
PERDONO INCLUDE IN SÈ IL RICORDO DEL MALE SUBITO
CONDONANDOLO CON CHIAREZZA,
GIAMMAI ESCLUDENDO DETTO RICORDO!...
UNA COSA È DRAMMATICAMENTE QUANTO STORICAMENTE CERTA:
IN
SPAGNA E CATALOGNA
DAL
GIACOBINISSIMO 1808 NAPOLEONICO,
COME GIÀ OSSERVATO,
OGNI CIRCA VENTI ANNI
AVVENIVA LA MATTANZA UNILATERALE
DA
PARTE DEI GOVERNI LIBERALI E SOCIALISTI
SIA
DI
CLERO CHE DI CHIESE E CONVENTI
COME QUELLA A MADRID DEL 1835
PUNTUALMENTE SEMPRE IMPUNITA
NEGLI
ESECUTORI DEL LAVORO SPORCO
PIANIFICATO AD ARTE DAI COLLETTI BIANCHI CARBONARI!...
DA QUANDO
I RESPONSABILI SONO STATI INDIVIDUATI E PUNITI
COLL'ALZAMIENTO DI FRANCISCO FRANCO
LA
DENUNCIA DINANZI AL MONDO INTERO
DEI COSIDDETTI CADAVERI
OVVERO DEI MARTIRI 1931-39
HA FATTO IN MODO
CHE DETTI CADAVERI SI FERMASSERO LÌ!...
È STATA INFATTI TALE DENUNCIA AD EVITARNE ALTRI IN FUTURO
NON
IL
BENEVOLO SOVRASSEDERE
DELLE AUTORITÀ ECCLESIASTICHE
PER PIÙ DI UN SECOLO
CHE CONFERMA DA SOLO
LA
FALSITÀ
DELLA SCELTA DELL'OBLIO QUALE VIA DI PACIFICAZIONE!
INFINE DETTA PERSECUZIONE È IL PECCATO ORIGINALE
IMPERTURBABILE
DEL
NUOVO FALSO EFFERATO IPOCRITA REGIME
CHE
RIGUARDO A CHI IGNORA
OGNI IGNOBILE TAPPA
DE
LA SECOLARE QUEMA DE CONVENTOS
TIRA IN BALLO
LA PRETESTUOSA PROVOCAZIONE FASCISTA!...
“LA PASIONARIA RECITAVA IL ROSARIO CON PADRE LLANOS”
Riporta “Aleteia” del 17 giugno 2022 che lo scrittore gesuita Pedro Miguel Lamet [Cadice 13 marzo 1941] svela dettagli sugli ultimi anni di vita della nota dirigente comunista spagnola e sul proprio recupero della fede perduta. “La Pasionaria recitava il Rosario con padre Llanos”, ha affermato questa settimana del maggio 2022 lo scrittore gesuita Pedro Miguel Lamet durante la presentazione a Valladolid del suo ultimo libro, “Las trincheras de Dios”, un romanzo storico in cui affronta con uno sguardo nuovo la Guerra Civile e chiede la riconciliazione. La frase risulterà sconcertante per chi conserva di Dolores Ibárruri, detta “La Pasionaria”, solo il ricordo della sua condizione di storica dirigente comunista ai tempi della Seconda Repubblica. Un comunismo caratterizzato da rabbioso anticlericalismo e ateismo.
La Ibárruri, che in gioventù era stata cattolica, si era allontanata dalla fede, sostituendola con la politica. E non per una qualsiasi, ma per il comunismo radicale: lo stalinismo. Sorprenderà un po’ meno la rivelazione, per bocca di Pedro Miguel Lamet, del suo ritorno alla fede. Durante la presentazione del libro, l’autore ha rivelato dettagli nuovi, come questo della recita del Rosario, o dell’esistenza di un biglietto che “La Pasionaria” inviò al gesuita José María Llanos, noto come ‘el cura del pozo del Tío Raimundo’, un sobborgo di Madrid, in cui scrisse “Ci vediamo in cielo”.
Lamet ha rivelato questo episodio sconosciuto nel 2013 in occasione della pubblicazione della sua biografia di padre Llanos, “Azul y rojo, (biografía del jesuita que militó en las dos Españas y eligió el suburbio”), in cui parlava della conversione di Dolores Ibárruri.
“Padre Llanos era molto discreto e non parlava del tema, ma a me ha rilasciato alcune dichiarazioni quando è morta La Pasionaria – ‘La Pasionaria è in cielo’ – che hanno sorpreso molti quando sono state pubblicate”, perché sembravano suggerire che fosse in cielo per la sua militanza comunista.
Nessun commento: