Nell'agiografia di San Luigi Orione il riscontro della conversione al Cattolicesimo del cantore di Satana, Giosue Carducci [Giuliano Lilli presbitero]
PRECISIAMO CHE IL PADRE MEDICO LIBERALE CARBONARO NON VOLLE L'ACCENTO SU GIOSUE NEL SOCCORRERE GLI ORFANI NEL TERREMOTO DI MESSINA INCONTRANDO LUIGIA, LA FIGLIA DELL'EX ALLIEVO DEL CARDUCCI, CARLO TINCANI, IVI NELLE VESTI DI ALTA AUTORITÀ SCOLASTICA, DON ORIONE APPRESE PER LA PRIMA VOLTA DEI SACRAMENTI SOMMINISTRATI IN PUNTO DI MORTE AL POETA IN ARGOMENTO PENTITO MASSONE DAL SACERDOTE TRAVESTITO DA BARBIERE PER ACCEDERE AL SUO CAPEZZALE
AVVISO IMPORTANTE
[8 APRILE 2022]
CARISSSIMO LETTORE NON TI ARRENDERE O SCORAGGIARE
MA
CONSIDERA QUESTO LUNGO ARTICOLO IN TANTI TASSELLI
BEN COLLOCATI LOGICAMENTE TRA LORO DI CUI OGNUNO
RISULTA BEN PERFETTO GIÀ IN SÉ NEL CHIARIRE
COSÌ MAN MANO I VARI PASSAGGI INDISPENSABILI
ALLA COMPRENSIONE DELL’UNICO DISEGNO MOSAICALE
CHI SCRIVE NON SAPREBBE FARE DIVERSAMENTE
DA TALE STILE SEMI-BIZZARRO DI CUI
NON È MAI PIÙ RIUSCITO A LIBERARSENE
PERCHÉ VUOLE OFFRIRE
LE PIÙ PROVE STORICHE ED AGIOGRAFICHE
CERTOSINAMENTE OVUNQUE RACCOLTE
Leonida Bissolati
Se andiamo all’articolo on-line di Alessandro Belano dal titolo “Carducci Giosue Dalla ribellione alla conversione, La testimonianza del Beato Luigi Orione” in: "Messaggi di Don Orione", 1998, n. 98, pp. 11-42, riscontriamo cose veramente molto dettagliate e degne di nota.
- Venerabile Madre Luigia Tincani
- PER SAPERE DEL SUO CARISMA APRI
PREZIOSISSIMA TESTIMONIANZA DELLA VENERABILE LUIGIA TINCANI AFFERENTE L’AMICIZIA DEL PROPRIO PADRE CARLO COL SUO DOCENTE UNIVERSITARIO GIOSUÉ CARDUCCI - Per l’importanza e l’autorità della fonte, merita una segnalazione a parte la testimonianza della Venerabile Luigia Tincani (Chieti, 25 marzo 1889 – tra Annunciazione e Visitazione - Roma, 31 maggio 1776), fondatrice delle Missionarie della Scuola, figlia del noto latinista e grecista modenese Carlo Tincani, allievo e ammiratore del Carducci che lo ricambiava di simpatia e amicizia. Dal racconto della Tincani, rilasciato nel corso di una intervista, apprendiamo nuovi e significativi particolari:
«Mio padre, pur se allora non era praticante, combatteva per la difesa della religione e della Chiesa. Era naturalmente Vice-presidente del Consiglio scolastico, che contava altri quattordici membri: tutti massoni (...). Noi eravamo amiche delle figlie del custode della Certosa. Abbiamo sentito che Carducci in morte volle i Sacramenti e, malgrado la guardia feroce che gli montavano i massoni, li ebbe da un sacerdote vestito da barbiere e venuto con la scusa di fargli la barba». [cfr. Archivio Generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma, Posizione Mombelli, 4. I.]
Nel corso della sua testimonianza, Luigia Tincani ci ha consegnato altri interessanti particolari:
«Mi ricordo che andavamo a Messa, intorno al ‘96, e passavamo davanti al Zanichelli; Carducci era già toccato al braccio, e non aveva più la parola sciolta. Stava seduto lì dal Zanichelli [ovvero dinanzi alla Casa Editrice di Nicola Zanichelli, l’editore bolognese che dal 1875 in poi curò le pubblicazioni del Poeta]; e molti dei suoi gli facevano circolo. Una volta capitò mio padre: “Dove sei stato?”. “A Messa!”. Lo irrisero. Capitò Carducci, s’inquietò, come faceva sempre, quando dell’anticlericalismo vedeva fare una bandiera. Carducci stigmatizzò quelli che deridevano il credente che era andato alla Messa: “Allora, gli risposero, bisogna credere anche a Cristo Dio!”. “E chi ti dice che Cristo non sia Dio, come pensano i cristiani?”. “Allora bisogna credere all’anima immortale e all’esistenza di Dio!”. E Carducci: “Disgraziato, e chi ti dice che non esista Dio, e che l’anima non sia immortale!”. E, tutto sdegnato se ne andò, prendendo il braccio di mio padre. Per tutta la strada tacque. Pensava...» [cfr. Venturelli G., Don Luigi Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza. Documenti e testimonianze. Vol. V: 1909-1912, Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma 1995, 317].
Forse fu proprio da Luigia Tincani che Don Orione apprese il particolare del viaggio di Carducci a Courmayeur e della sua successiva conversione. Don Orione aveva conosciuto a Messina la nostra Venerabile ed è probabile che in qualche occasione ella abbia rivelato quell’importante segreto.
QUESTA LETTERA DEL 1894 È LO SPECCHIO SIA DELLA CONVERSIONE DEL CARDUCCI AL CATTOLICESIMO NON A CASO MATURATA L’ANNO SEGUENTE 1895 DINANZI ALL’ABATE CHANOT SIA DEL RIMPROVERO AI MISCREDENTI TESTIMONIATO
IN FAMIGLIA DA
I CONTI TORNANO ALLA PERFEZIONE:
DAL 1894 LA GRANDE SVOLTA AFFERENTE LA CONVERSIONE
COLPISCE ANCHE LA DATA 16 OTTOBRE 1894 A CONCLUSIONE DEL CENTENARIO DEL MARTIRIO DELLA REGINA NATURAL-CRISTIANISSIMA MARIA ANTONIETTA
SE
NEL FEBBRAIO 1908
FERDINANDO MARTINI
DICHIARA SORPRENDENTEMENTE
TUTTO L'OPPOSTO
CHE CON DOVIZIA DI PARTICOLARI
INCONFONDIBILMENTE
DENUNCIA IN QUESTA LETTERA,
SCHIERANDOSI LAPIDARIAMENTE
QUANTO SORPRENDENTEMENTE
CONTRO L'INSEGNAMENTO
DELLA RELIGIONE CATTOLICA
NELLA SCUOLA PRIMARIA
NEL
PROVVIDENZIALE ACCESO DIBATTITO
AFFERENTE LA MOZIONE BISSOLATI,
POSSIAMO DEDURRE CON ASSOLUTA CERTEZZA
QUANTO FOSSE SPIETATA L'IMPOSIZIONE INCAPPUCCIATA
DEL
DETTATO DEL SEDICENTE LIBERO PENSIERO
AI PROPRI
SVENTURATI ADEPTI:
PALADINI DEL PROGRESSO TENEBROSO DI SATANA
SENZA ALCUNA RETORICA!...
QUANDO INFATTI NEGLI ULTIMI ANNI DI VITA
FERDINANDO MARTINI
SARÀ LIBERO ESSENDO CONFLUITO
NEL
MANIFESTO DEGLI INTELLETTUALI FASCISTI
SI SCHIERERÀ IN FAVORE DEL TRATTATO/CONCORDATO
TRA STATO GRAN-PIEMONTESE E SANTA SEDE
CHE NULL'ALTRO SIGNIFICA
TRA LE TANTE SE NON
ANCHE IL BASILARE RICONOSCIMENTO
DELL'INSEGNAMENTO DEL CATTOLICESIMO
NELLA SCUOLA DI STATO
LIBERO PENSIERO PREDA DEL LIBERO SPARVIERO!...
“Non tutti i massoni sono farabutti, ma tutti i farabutti sono massoni”
conclude Felice Carlo Emanuele Cavallotti (Milano, 6 ottobre 1842 – Roma, 6 marzo 1898) della Estrema Sinistra Storica [26 maggio 1877 – 27 maggio 1904].
SE CARDUCCI SI RECA DALL’ABBÉ NEL 1895 QUESTA LETTERA SCRITTAGLI DA MONSUMMANO TERME [PISTOIA] SENZ’ALTRO AVRÀ DATO IL COLPO FATALE ALLA MISCREDENZA LIBERALE IN LUI – Il 16 ottobre 1894 Ferdinando Martini scrive al celebre cantore di Satana da fratello a fratello ovvero da massone a massone:
Bada, che tu predichi a un convertito: di ciò che il Quinet [Edgar, Bourg-en-Bresse, 17 febbraio 1803 – Parigi, 27 marzo 1875; in quanto da vero osservatore insospettabile proprio perché acceso repubblicano persino anti-Napoleone III] dice con grande efficacia di parole e dimostra con grande autorità di esempi, - che le rivoluzioni politiche, le quali non accompagnino un rinnovamento religioso, perdono di vista l’origine loro e i primi intenti e finiscono a scatenare ogni cattivo istinto delle plebi – di ciò io sono convinto da un pezzo.
Ma dopo il male che noi, tutti noi, caro Giosué, abbiamo fatto, siamo in grado di provvedere ai rimedi? A chi predichiamo noi? Noi, borghesia volterriana, siamo noi che abbiamo fatto i miscredenti; intanto che il papa custodiva i male credenti; ora alle plebi che chiedono la poule au pot perché non credono più al di là, ritorneremo fuori a parlare di un Dio che ieri abbiamo negato?
Non ci prestano fede; parlo delle plebi delle città e dei borghi: le rurali le quali di un Dio senza chiese, senza riti, senza preti non sanno che farsene. A tutto il male che noi - non tu ed io: ma il ceto - abbiamo fatto per spensierata superbia, le bombe sono troppo scarso compenso: abbiam voluto distruggere e non abbiam saputo nulla edificare. La scuola doveva, nelle chiacchiere dei pedagoghi, sostituire la Chiesa. Una bella sostituzione! Te la raccomando! [Antonio Meccoli, “Ritorno cristiano del Carducci”, Serenissima, Venezia 1941, cit. in “La Civiltà Cattolica” del 2 febbraio 1957].
NEL
"SIAMO NOI CHE ABBIAMO FATTO I MISCREDENTI;
INTANTO CHE IL PAPA CUSTODIVA I MALE CREDENTI"
GIAMMAI CON LA DINAMITE
MA ANCHE FALLITA OGNI PERSUASIONE DIALOGICA
LI TENEVA A BADA ISOLANDONE IL PERICOLOSO
ISTINTO CONTAGIOSO TERRORISTICO
COL
DOMICILIO COATTO…
E SOLO SE SEDIZIOSI RECIDIVI
COL ROGO
COME NEL CASO DELL’EMPIO GIORDANO BRUNO
DOPO SETTE LUNGHISSIMI PAZIENTI ANNI DI PROCESSO
SPERANDO E RISPERANDO SEMPRE
CHE SI FOSSE SINCERAMENTE PENTITO E RISCATTATO!…
INFATTI IN DIFESA DELLA CALUNNIATISSIMA
SANTA INQUISIZIONE PONTIFICIA
IL
MASSONE FERDINANDO MARTINI
CONFERMA ALLA PERFEZIONE
L’APOLOGETA CATTOLICO
ANCHE LUI MASSONE
JOSEPH DE MAISTRE
(CHAMBÉRY, 1º APRILE 1753 – TORINO, 26 FEBBRAIO 1821)
CHE NIENTEMENO NON SOLO NEGA LA CONGIURA MASSONICA
CONTRO LA CRISTIANITÀ FONDATAMENTE SMASCHERATA
NEGLI ILLUMINATI DI BAVIERA
DALLO STESSO MASSONE
EDMUND BURKE
(DUBLINO, 12 GENNAIO 1729 – BEACONSFIELD, 9 LUGLIO 1797)
E
(VILLENEUVE-DE-BERG, 2 OTTOBRE 1741 – PARIGI, 5 OTTOBRE 1820)
MA RITIENE LA MASSONERIA FORIERA DI UNITÀ CRISTIANA,
A PERENNE DENUNCIA
DELL’ATTUALISSIMO IRREPARABILE DISASTRO RIFORMATO-RIVOLUZIONARIO
LA DIFFERENZA TRA SUD E NORD DI ALPI E PIRENEI GRAZIE ALLA MITEZZA E SAGGEZZA DELLA SANTA INQUISIZIONE CATTOLICA - “Il Santo Uffizio, con una sessantina di processi in un secolo, ci avrebbe risparmiato una montagna di cadaveri che potrebbero superare le Alpi arrestando il corso del Reno e del Po” [Joseph de Maistre, “Elogio dell’Inquisizione di Spagna”, Il Cerchio, Rimini 1998, Prefazione].
QUANTE VOLTE SENTIAMO PROFFERIRE SOLENNEMENTE:
"I VALORI DEL RISORGIMENTO"!
DEFINIZIONE
CHE
IL COMPIANTO VESCOVO
DI ISERNIA-VENAFRO
L'ORIONINO ANDREA GEMMA
CONSIDERAVA UNA ORRIBILE BESTEMMIA
SÌ,
LO SENTIAMO
CONTINUAMENTE!
EBBENE GRAZIE A DIO IL RISORGIMENTALISSIMO
FRANCESCO DE SANCTIS
(MORRA IRPINA, 28 MARZO 1817 – NAPOLI, 29 DICEMBRE 1883)
MINISTRO ALLA PUBBLICA ISTRUZIONE
DAL 17 MARZO AL 12 GIUGNO 1861 FINO AL 3 MARZO 1862, DAL 24 MARZO
AL 19 DICEMBRE 1878, DAL 25 NOVEMBRE 1879 AL 29 MAGGIO 1881
CI DÁ LA SPIEGAZIONE DEL
DELL'ASSURDO OTTUSO NON SENSO
CHE STA AD ARTE DIETRO QUESTA VUOTA ESPRESSIONE!
IL CESARISTA 31 DICEMBRE 1881 ANTI-SAN SILVESTRO: L’ERESIARCA JOHN WYCLIFF MORIVA IL 31 DICEMBRE 1384 - Noi abbiamo già visto nel testo «Halloween» intorno al massonico libro «Cuore» [Segno, Tavagnacco 2006] di Edmondo De Amicis il 31 dicembre 1881 la lettera del padre di Enrico, protagonista del racconto, in cui avviene l’enfatizzazione devota della figura del maestro da contrapporre artatamente a quella del parroco:
«Ama il tuo maestro perché appartiene a quella grande famiglia di cinquantamila insegnanti elementari, sparsi per tutta Italia, i quali sono come i padri intellettuali dei milioni di ragazzi che crescono con te; i lavoratori malriconosciuti e mal ricompensati, che preparano al nostro paese un popolo migliore del presente. Io non soncontento dell’affetto che hai per me, se non ne hai pure per tutti coloro che ti fanno del bene, e fra questi il tuomaestro è il primo, dopo i tuoi parenti.
- Amalo come ameresti un mio fratello;
- amalo quando è giusto e quando ti par che sia ingiusto,
- amalo quando è allegro e affabile,
- e amalo anche di più quando lo vedi triste.
- Amalo sempre.
E pronuncia sempre con riverenza questo nome: Maestro, che dopo quello di padre, è il più nobile, il più dolce che possa dare un uomo a un altro uomo».
«Francesco De Sanctis constaterà che, se «un popolo vive, quando ha intatte le sue forze morali»,
il
Risorgimento è stato
SOLTANTO CAPACE
di
abbattere
I VALORI TRADIZIONALI
del
cattolicesimo,
MA NON è STATO in GRADO
di
sostituirne altri
UGUALMENTE VALIDI.
Conclusione (tanto più agghiacciante se pensiamo che [come Ferdinando Martini] il suo autore è “al di sopra di ogni sospetto”):
- gli italiani
- sono «rimasti nel vuoto»
(Francesco De Sanctis, “La scienza e la vita”, (“ad litteram”), pp. 321, 338)».
CESARISMO INCONFONDIBILE DI LUIGI SETTEMBRINI
«TUTTA LA NOSTRA VITA
non è stata altro che
UNA [quindi LA] LOTTA sostenuta
CONTRO LA POTESTÀ RELIGIOSA di ROMA»,
e ancora:
«TUTTA LA NOSTRA CIVILTÀ
[GNOSTICA EGEMONICA CESARISTA]
non è altro che
LE VITTORIE DA NOI RIPORTATE
SU
LA RELIGIONE di ROMA e dei PAPI».
riscontrabili in “Lezioni di letteratura italiana dettate nell’Università di Napoli da Luigi Settembrini”, vol. III, p. 392 cit. in Paolo Mariani, “L’Accademia e la Loggia, Rivoluzione e massoneria alle origini dell’Italia moderna: i “casi letterari”” (il Cerchio, Rimini 2007).
Il “Grande Dizionario Enciclopedico” UTET (1938) contro il Guelfismo del “Sommario della Storia d’Italia” di Cesare Balbo, di Luigi Settembrini recita:
«(…) Il concetto fondamentale delle “Lezioni di letteratura italiana” [1866-1872] è che nella storia del pensiero, della vita, dell’arte e della letteratura italiana si debba sempre vedere un riflesso della lotta tra il papato e l’impero, tra chiericato e laicato, e che al prevalere dell’uno o dell’altro corrisponda il decadere o il risorgere della nostra letteratura».
Osserva Paolo Mariani al Capitolo VIII “Giovanni Verga: uno scrittore organico alla rivoluzione”: «Murat, infine, non è stato da meno dei suoi predecessori nell’esercitare, sulla porzione della penisola che Bonaparte gli ha destinato [si noti, porzione, giammai celeberrimo Regno differenziato per Scienza Istmica di ben VII secoli], un’azione spietata di oppressione sociale, usurpazione, carneficina. Quanto ai Borbone, essi sono la «razza spergiura», «maledetta» (Ibidem, p. 348), che con Ferdinando I «riunisce l’abbiettezza dell’imbecillità e la fredda ferocia della jena
nell’uomo che dovrebbe essere il padre
e il soldato del suo popolo». (Ibidem, p. 347)
Sono la «dinastia sanguinaria», il «rettile velenoso che avea prolungato le sue vertebra da Carlo III a Francesco II». (Ibidem, p. 389)” Tali proiezioni deliberate nelle Logge massoniche contro il potere divino del Re Natural-Cristianissimo nelle persone dei Prìncipi borbonici sono l’aspetto verbale esteriore dell’astioso Postulato immedicabile interiore dell’Ufficialità spregiudicata internazionalista contro ogni Ordine sia naturale che divino del mondo. Il Lettore vada a osservare la vignetta anglicana contro il Re Natural-Cristianissimo di Napoli e Sicilia nella FOTO A della I Parte del V volume di “Quando Satana firma la Storia”.
SE PER BENEDETTO CROCE
I BORBONE
AVREBBERO ESORTATO
LA PROPRIA UFFICIALITÀ
A NON FIDARSI
DELLE SVENTURATE POPOLAZIONI
INSORTE,
PER L’INSOSPETTABILE
SCANDALIZZATO
FRANCESCO SAVERIO NITTI
E’ INVECE ESATTAMENTE L’OPPOSTO:
IL DIABOLICO
«OGNUNO SA»
SENZA ALCUN CONTFRONTO
DOCUMENTATO POSSIBILE
DEL
«SENSO COMUNE SEMPRE
CREATURA DI CROCE»
COLL’INVENZIONE DEL MITO DEL 1799
IN TESTA,
DENUNCIATO DALL’INSOSPETTABILE ANTONIO GRAMSCI:
FRANCESCO SAVERIO NITTI,
NEMICO IMPLACABILE DELLA DINASTIA NATURAL-CRISTIANISSIMA DI NAPOLI & SICILIA
RAFFIGURA SCANDALIZZATO,
E PROPRIO QUI STA LA FORZA DI QUANTO, EGLI, CESARISTICAMENTE DENUNCI,
DINANZI ALLA STORIA UNIVERSALE,
LA MERAVIGLIOSA NATURA FILO-POPOLAZIONI
DELL’INSORMONTABILE «VETO REALE PONTIFICIO & BORBONICO» IN DOGMATICA DIFESA DALLA BORGHESIA SPREGIUDICATA CESARISTA:
IL BRACCIO DI FERRO DELLA STORIA ARTATAMENTE OCCULTATO DALL’
«INTELLETTO CESARISTICAMENTE MODIFICATO»
«I BORBONE TEMEVANO LE CLASSI MEDIE [SPREGIUDICATE] E LE AVVERSAVANO [NON] MA [MA PERCHÉ]
TENEVANO [APPUNTO] ANCHE AD ASSICURARE LA MAGGIORE PROSPERITÀ POSSIBILE AL POPOLO» [IL NEMICO GIURATO DEI BORBONE, FRANCESCO SAVERIO NITTI] – Lo «straniero cesarista» superiore solo perché tale all’aborrito «vecchiume natural-cristianissimo» di Papato & Impero. Nella lettera del 25 settembre 1899scritta a Tommaso Persico contro gli insorti del Regno di Napoli, citata tutta e commentata nel V libro di «Quando Satana firma la Storia» noi possiamo leggere nell’ «estrema malafede» di Benedetto Croce:
«(…) La lotta contro lo straniero [cesarista, giammai naturale da ovunque sterminare], fatta d’ignoranza, di vendetta, e di rapina, si è avuta in Spagna e nell’Italia meridionale;
E OGNUNO SA
quanta sia
L’EDUCAZIONE CIVILE di QUESTE PLEBI,
preda perpetua
DI OGNI SORTA
di tirannie e di camorre».
Insorse, invece, contro i blasfemi, avidi e sanguinari «Aggressori internazionalisti giacobini» tutta l’Europa non solo con la Vandea in Francia ma – tra le tante – col Veneto nelle «Pasque veronesi», col Piemonte, la Romagna, le Marche, la Toscana, il Trentino… per fermarci solo all’Italia fisica. Seguita la «Malafede postulatoria cesarista» in Benedetto Croce:
«Le lotte d’indipendenza che importano elevazione di coscienza, sono ben altre; e agli eroismi dei lazzaroni napoletani e dei contadini spagnuoli [caduti in difesa del «Delta natural-cristianissimo»: quindi spregevoli masse di cose] contrapponiamo nella «nostra ammirazione» le lotte per l’indipendenza tedesca [ovvero l’indipendenza hohenzollerniana cesarista granprussiana, solo lotta egemonica politica] contro l’oppressione napoleonica, e quelle italiane contro il dominio austriaco [del «Delta natural-cristiasnissimo»: quindi lotta egemonica cesarista dell’«Ufficialità carbonara»: LA CHIAVE di LETTURA è UNIVERSALMENTE solo e soltanto anti-cattolica]. Re Ferdinando IV, scrivendo al Cardinal Ruffo, si mostrava lieto dei successi popolari,
MA RACCOMANDAVA
di non fidarsi troppo del popolo,
«CH’È SEMPRE UNA
“brutta bestia”».
Saremo noi meno fini di re Ferdinando [IV], e ci abbandoneremo all’entusiasmo per ciò che egli, confidenzialmente e giustamente,
RICONOSCEVA come BESTIALE?».
IL RE LAZZARONE, - lo insegna nientemeno il non casuale soprannome medesimo!... - non parla di popolazioni QUALI la «brutta bestia irreparabile in sé», PARLA dei LAZZARI e PAESANI quali «brutta bestia» ALLORCHE’vengano PRESI dalle PASSIONI in reazione alle pubbliche blasfemie, ai freschi massacri, alle ingenti rapine dell’«Ufficialità cesarista giacobina» sia francesista sia locale.
Era, invece, tale infida schiatta all’egida di Voltaire a mal consigliare la Casa reale terrorizzandola continuamenteche le popolazioni prima o poi l’avrebbero assaltata. ARTATO PIANO DIABOLICO: allontanare i fedelissimi regnicoli irreparabilmente dalla Dinastia. Re Ferdinando pone in guardia dalla reazione delle popolazioni indignate, giammaidalle popolazioni in sé, come noi mettiamo ad esempio in guardia ogni timorato di Dio a non ubriacarsi, potrebbe diventare l’opposto della bontà che ha in sé. Vediamo.
«ORBIS TERRARUM DIVITIAS ACCIPERE NOLO PRO PATRIAE CARITATE» («A TUTTE LE RICCHEZZE DEL MONDO
PREFERISCO L’AMORE PER LA PATRIA») [CORNELIO NEPOTE, «EPAMINONDA IV»]: A QUALE ALTRA PATRIA DOVEVANO ESSERE SPONTANEAMENTE FEDELI LE POPOLAZIONI DUO-SICILIANE?!... – Benedetto Croce VIENE puntualmente SMENTITO persino dall’insospettabile cospiratore carbonaro Francesco Saverio Nitti. VEDIAMO, infatti, di CHI, ESORTA a NON FIDARSI il RE NATURAL-CRISTIANISSIMO di Napoli & Sicilia. Nel V volume di «Quando Satana firma la Storia» noi abbiamo infatti visto il «Cesarismo liberal-comunista» in Francesco Saverio Nitti, grande amico di Casa Savoia a tal punto che Vittorio Emanuele III confiderà a lui persino che lo stesso Carlo Alberto era massone [Aldo Alessandro Mola], deplorare:
«(…) Le masse popolari delle Due Sicilie, da Ferdinando IV in qua, tutte le volte che han dovuto scegliere tra la monarchia napoletana e la straniera [ovvero tra la «Corona natural-cristianissima» e la «Corona cesarista»], tra il re e i liberali [ovvero tra la «Dinastia natural-cristianissima» che le difende dall’ «Ufficialità spregiudicata cesarista carbonara» che le perseguita irreparabilmente],
SONO STATE SEMPRE per IL RE [CATTOLICO];
visto che Nitti allude anche alla «Monarchia cesarista»]: il ’99, il ’20, il ’48 e il ’60, le classi popolari, ANCHE mal GUIDATE o fatte servire a scopi nefandi [l’immancabile «Postulato unilaterale cesarista della violenza sanfedista»,giammai della «Violenza irreparabile cesarista giacobina» che l’ha provocata!...], SONO STATE per la monarchia [natural-cristianissima] e per il [suo] re.
I Borbone
TEMEVANO le CLASSI MEDIE
[spregiudicate, non certo le oneste]
E LE AVVERSAVANO
[nei loro piani senza scrupoli cesaristi];
MA TENEVANO ANCHE
a ASSICURARE
la maggior prosperità possibile
AL POPOLO.
Nella loro concezione,
GRETTA e QUASI PATRIARCALE,
non si contentavano
SE NON di CONTENTARE il POPOLO
senza guardare
ALL’AVVENIRE
senza aver vedute prospettive
BISOGNAVA LEGGERE LE ISTRUZIONI
agli
intendenti delle provincie,
AI
commissari demaniali,
AGLI
agenti del fisco
PER SENTIRE
che la monarchia [natural-cristianissima]
CERCAVA BASARSI sull’AMORE
delle classi popolari.
IL RE STESSO
scriveva agli intendenti
DI ASCOLTARE CHIUNQUE del POPOLO;
Li ammoniva
DI NON FIDARSI
delle persone più potenti;
LI INCITAVA a SODDISFARE
con ogni amore
I BISOGNI delle POPOLAZIONI».
Dunque il lettore noti la parola chiave AMORE di puro dettato evangelico intorno alla quale ruotano i fatti, non le parole demagogiche, della nostra Cristianissima Dinastia di Napoli & Sicilia. Così, il «liberalissimo e disgustato»Francesco Saverio Nitti, basandosi IMPECCABILMENTE
sui documenti di archivio
nonché sulla propria esperienza diretta, SCANDALIZZANDOSI, non certo EDIFICANDOSI, - e qui STA TUTTA la FORZA delle sue CONCLUSIONI, dà il «colpo di grazia» alle menzogne populiste del parolismo liberal-marxista - Mario Colella in testa - apprezzate dal giudice Ugo Ricciardi quale oro colato, nel processo a Giuseppe Garibaldi celebrato il 13 aprile 2002.
Tantissimi di tali preziosissimi documenti andranno irrimediabilmente distrutti nell’orribile «borbandamento cabalista malthusiano» a spezzoni incendiarii di Napoli che colpirà in pieno l’«Archivio di Stato» il 4 agosto 1943. Se stanno così le cose, poteva giammai salvarsi l’anima un Benedetto Croce che ha artatamente ingannato l’intero blocco intellettuale italiano?!... Quel Benedetto Croce così in malafede nelle cui mani passarono tanti di tali documenti chissà dove finiti!... se stanno così scientificamente le cose
SULLE LABBRA
dell’«Ufficialità nemica giurata»
DI DINASTIA e DUE SICILIE ASSIEME
lo slogan illuminista
«Tutto per le popolazioni
MA nulla PER mezzo DELLE POPOLAZIONI»
E’ BORBONICO
e solamente natural-cristianissimo
A 360 GRADI.
ANCHE SE NITTI NON FU MASSONE COMUNQUE LO ERA TUTTA LA FAMIGLIA DI ORIGINE A PARTIRE DALL’OMONIMO NONNO, DAL PADRE E DALLO ZIO REPUBBLICANI GARIBALDESCHI ANTI-BORBONICI GIURATI A TAL PUNTO CHE LE BANDE DI CARMINE CROCCO GLI UCCISERO IL NONNO IL 10 APRILE 1861… E ABBIAMO DIMOSTRATO COME LA SUA VISIONE POLITICA E SOCIALE FOSSE CARBONARA - „Io non ho mai appartenuto ad alcuna massoneria in alcun momento della mia vita ed in alcun paese, per la mia invincibile avversione per ogni cosa che limiti la mia libertà di pensiero e di azione.“ — Francesco Saverio Nitti da La disgregazione dell'Europa, Faro, 1946
Fonte: https://le-citazioni.it/frasi/185615-francesco-saverio-nitti-io-non-ho-mai-appartenuto-ad-alcuna-massoneria-in/
L’israelita tedesca e «patriota cabalista malthusiana» Margarita Nelken, che stermina la «Spagna natural-cristianissima» nel 1936-39, SARÀ SPONTANEAMENTE definita «Margarita la Straniera». Noti ora il Lettore come IL TERMINE PATRIOTTICO «straniero» sia in Francesco Saverio Nitti sia in Benedetto Croce stia per «Cesarismo giacobino», STRANIERO IRREPARABILE alla stessa sventurata «Francia natural-cristianissima» CHE è STATA la prima A SUBIRLO definitivamente in territorio latino.
È il “bel” Patriottismo templare ovvero internazionalista della «Gnosi riformato-rivoluzionaria». È da notare che nelle osservazioni oggettive del Nitti DINANZI alle QUALI, però, DA BUON CARBONARO egli si STRAPPA LE VESTI, e il mero «Postulato cesarista della Mistificazione & dell’Annientamento a 360°» di Benedetto Croce NON può NON COMPARIRE il TERMINE «STRANIERO»: definire l’«Aggressore transalpino» «PATRIOTA» sarebbe STATO INSOSTENIBILE, ma difenderlo a spada tratta QUALE STRANIERO RISPETTABILE definendone meschinamente «illusioni» i suoi «Massacri blasfemi & rapine sistematiche» [sempre nella lettera al Persico] È VERAMENTE INFERNALE.
IL 15 GIUGNO 1520 LEONE X EMANAVA
LA BOLLA CONTRO MARTIN LUTERO “EXURGE DOMINE”
FRANCESCO SAVERIO NITTI SARÀ CAPO DEL GOVERNO SABAUDO SEDICENTE ITALIANO E MINISTRO DELL’INTERNO DAL 23 GIUGNO 1919 [COL 24 ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DELLA SETTA MASSONICA NEL 1717 OVVERO UN SECOLO PRIMA + 17 x 6 = 102] AL 15 GIUGNO 1920, DUE DATE INCONFONDIBILMENTE MASSONICHE - Alle pagine 28-29 del I libro di «Quando Satana firma la Storia» noi abbiamo letto come i «Re cesaristi britannici» hanno invece trattato le loro sventurate Popolazioni: «(…) Ora, - scrive l’Abate Renato Francesco Rohrbacher alle pagine 427-430 nel tomo XXIII della sua Storia monumentale della Chiesa - nell’«Inghilterra protestante», il terzo della popolazione è ridotto alla mendicità; l’operajo inglese non ha generalmente altro alimento che pane e acqua; William Cobbet ci mostra [nel XIX secolo] le migliaja di sciagurati non solo in Irlanda, ma nella stessa Inghilterra, che non si nudriscono che di piante marine, che divorano la carne dei cavalli morti e disputano ai majali il ributtante loro alimento;
EGLI ci MOSTRA
il principio di questo flagello
SOTTO ENRICO VIII,
il quale
FU IL PRIMO
che pronunziasse pene
CONTRA i MENDICANTI
che non rinunciassero ad implorar la pietà pubblica.
PER LA PRIMA VOLTA
si tagliava loro SOLAMENTE
un pezzo di un’orecchia;
MA in CASO di RECIDIVA,
erano inesorabilmente condannati alla morte.
SOTTO il REGNO
di suo figlio
EDOARDO VI,
si improntavano sulle prime
I MENDICANTI
con un ferro rovente,
DOPO di CHE
si riducevano in ischiavitù
PER DUE ANNI,
ne’ quali il padrone
AVEVA il DIRITTO
di far loro portare
UN
«collare di ferro»,
di alimentarli con pane ed acqua, privandoli di carne; POICHÈ a QUEL TEMPO v’era in Inghilterra carne ANCHEper QUELLI che lavoravano [pesantemente].
Nel caso di disobbedienza,
insubordinazione o «tentativo di fuga», lo sciagurato rimaneva schiavo pel rimanente di sua vita. (Ibidem, Lettera XVI)
Che se la «popolazione inglese», rendendosi protestante, è così scaduta nel fatto del «ben essere materiale», che saràpel «ben essere morale»! Tutti gli osservatori convengono che non v’è nulla di più basso e schifoso della popolaglia di Londra [usurpata quale «Popolazione felix» alla Chiesa Cattolica - è il protestante William Cobbett a denunciarlo a tutta la Nazione d’oltremanica - e artatamente abbrutita sino all’incesto pedofilo [Erminio Di Biase] dal «Cesarismo anglicano» (…)».
FERMO RESTANDO l’immedicabile «odio cabalista malthusiano» al «Mondo rurale», la legislazione cesarista anglicana, più che consentire,
FORSE ESORTAVA
lei medesima,
LO CONFERMA infatti IL PERMESSO LEGALE
che abilita il PASTORE a farlo
di condurre
NELLO STESSO TEMPO al MERCATO
la moglie e la pecora
ENTRAMBE con LA CORDA
attaccata al collo.
(Cfr. Fiorenza Taricone, «Elementi di Storia delle dottrine politiche», Caramanica Editore, p. 269)
Per quanto sin qui sappiamo sugli «orrori sistematici cesaristi», «Postulato del Cannibalismo domestico» nella «Gran-Prussia riformata» [storico protestante MENZEL] & «Postulato della Pedofilia domestica» nella «Gran-Bretagna riformata» fino al 1908, AVANTI!... Fermo restando l’efferata carestia elisabettiana dell’Irlanda nel 1581. Sono infatti i frutti autentici delle «riforme cesariste» che vorrebbero piegare a loro Dio medesimo!...
ANCHE TALI DRAMMATICHE CONCLUSIONI DI FRANCESCO DE SANCTIS SULLA CATASTROFE IMMEDICABILE RISOGNIMENTALE ATTESTANO DINANZI ALLA STORIA CHE VENGONO PROFFERITE DA UNO DEI PADRI DELLA PATRIA UNITARIA ANTI-ISTMICA GRAN-PIEMONTESE AD ARTE SEDICENTE UNITÀ D’ITALIA - L’appartenenza alla Massoneria di Francesco De Sanctis è stata dimostrata da Gennaro Savarese sulla base della presenza del magnate risorgimentale alla Assemblea Costituente delle Logge italiane che ebbe luogo a Firenze il 31 maggio 1869 anti-Maria Vergine (cfr. de Sanctis, “La giovinezza, memorie postume seguite da testimonianze biografiche di amici e discepoli”, a cura di g. Savarese, Einaudi, Torino 1961 (“Opere”, vol. I) pp. 349-351; cfr. anche: “Epistolario 1863-69”, p. 436 («la massoneria è con noi») e passim.
Sulla militanza massonica di Luigi Settembrini cfr. M. Themelly, “Introduzione a Settembrini, Opuscoli politici editi e inediti”, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1960, pp. XXXII-XXXIX e passim. Anche Wikipedia recita: «Se la «scuola di leggi» non lo affascinò, gli riservò tuttavia un incontro fondamentale per gli anni futuri: quello con Benedetto Musolino, cui si legherà di fraterna muratoria amicizia.
Benedetto Musolino (Pizzo Calabro, 8 febbraio 1809 – Pizzo, 15 novembre 1885), infatti, è stato un patriota internazionalista liberale e politico gran-pieontese italiano. Dopo avere ricoperto la carica di deputato per sei legislature consecutive, sarà eletto senatore del Regno d'Italia nella XIV legislatura. Figlio di Domenico Musolino e Francesca Starace, crebbe e fu educato in una famiglia di cospiratori liberali, nella quale il padre e lo zio erano stati costretti all’esilio per aver partecipato alla sanguinaria, avida e blasfema Repubblica Partenopea. Partecipò attivamente alla sedicente Spedizione dei Mille, unendosi in Sicilia all’Aggressione straniera anglo-piemontese di Giuseppe Garibaldi. Fu iniziato in Massoneria tra il 1862 e il 1865 nella Loggia “Dante Alighieri” di Torino e alla Costituente massonica di Genova del 29 maggio 1865 rappresentò la Loggia “Speranza Prima” di Montevideo [V. Gnocchini, “L’Italia dei Liberi Muratori”, Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, 2005, pp.193-194].
A Napoli, dove Luigi Settembrini fu iniziato giovanissimo in Massoneria nella Loggia “Figliuoli della Giovine Italia” per poi divenire Maestro venerabile della Loggia “La Libbia d’Oro” [Giordano Gamberini, “Mille volti di massoni”, Roma, Ed. Erasmo, 1975, p. 129], si iscrisse all’Università e poté finalmente dedicarsi ai prediletti studi umanistici. Frequentò anche la scuola di Basilio Puoti, diventando uno tra i suoi più stimati allievi. All’università ebbe professori illustri: il più celebre fu il filosofo Pasquale Galluppi (Tropea, 2 aprile 1770 – Napoli, 13 dicembre 1846) (“Ricordanze della mia vita”, Torino 1944, pp. 39-49)».
Basilio Puoti (Napoli, 27 luglio 1782 – Napoli, 19 luglio 1847) avverso ai “barbari” romantici, tranne che al Mostro Sacro, Alessandro Manzoni, dei quali condivideva però gli ideali patriottici cesaristi liberali, Puoti si atteneva ai canoni del purismo; più aperto riguardo al lessico, egli propugnava in fatto di stile la rigida imitazione dei modelli trecenteschi e cinquecenteschi. “Ricordanze della mia vita” è un’opera autobiografica di Luigi Settembrini, scrittore risorgimentale. Ideata fin dal 1839 [18 = 666 + 39 = 13 x 3], tracciata dal 1849 al 1851 [51 = 17 x 3], scritta sia durante gli anni dell’ergastolo quale Alto Traditore dello Stato Natural-Cristianissimo Sub-Istmico-Insulare Duo-Siciliano graziato dalla pena di morte in uso negli Stati liberali europei, che, successivamente, si ferma all’aprile del 1860. Nel 1879 il De Sanctis la pubblicò postuma a Napoli in tre parti. Seguita la succitata rivista irpinese che nel luglio del 1863 Settembrini si era iscritto alla “Libbia d’oro”, loggia massonica presieduta dallo scrittore Vittorio Imbriani ( 27 ottobre 1840 – Napoli, 1º gennaio 1886 da parte femminile proveniente dagli altri noti liberali carbonari Poerio), alla quale aveva aderito anche Giuseppe Garibaldi; allo stesso anno risale la citata fondazione, con De Sanctis, dell’ “Associazione Unitaria Costituzionale” (cfr. N. d’Antuono, “L’Asino che ride. Saggi e ricerche su Luigi Settembrini”, Gaia, Angri (Sa) 2012, p. 31).
Nel 1864, quale delegato della Loggia massonica “La Libbia d’Oro” di Napoli [per spogliare la Capitale delle Capitali di tutti gli ori dalle forti riserve auree di Stato agli aurei Primati mondiali!], fu segretario dell’Assemblea Costituente del Grande Oriente d’Italia a Firenze improvvisata quanto artata nuova capitale politica fantoccio del Gran-Piemonte per aggredire Roma. In tale occasione Imbriani votò contro la proposta della Loggia “Azione e Fede” di Pisa d’influire sul governo perché fosse votata al più presto la legge per la soppressione delle corporazioni religiose [V. Gnocchini, “L’Italia dei Liberi Muratori”, Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, 2005, p. 157].
Non sembra certo casuale il fatto che il saggista tedesco Thomas Mann (Lubecca, 6 giugno 1875 – Zurigo, 12 agosto 1955) abbia dato il nome e i connotati storico-anagrafici di nipote del Settembrini all’omonimo personaggio laico-illuminista e anticlericale della “Montagna incantata”, anche se, interpellato da Benedetto Croce, Mann negò di conoscere Settembrini, e appare più probabile che la sua ispirazione diretta sia stata l’italiano Zendrini, professore e traduttore del poeta tedesco Heine (cfr. ivi, pp. 150-154) [cf. “Francesco De Sanctise la critica letteraria moderna, Tra adesione e distacco”, a cura di Rosa Giulio, in “Rivista di studi sulle letterature e le arti europee” Periodico annuale Anno XV – 2017, Via Tagliamento, 154 – 83100 Avellino]. Christian Johann Heinrich Heine (Düsseldorf, 13 dicembre 1797 – Parigi, 17 febbraio 1856) il più importante nel periodo di transizione tra il Romanticismo e la Giovane Germania.
L’ANTAGONISTA DI GIOSUE CARDUCCI - Bernardino Zendrini (Bergamo, 6 luglio 1839 – Palermo, 2 agosto 1879) è scrittore, poeta e traduttore italiano, omonimo dell’ingegnere idraulico B. Z. (Valle [Brescia], 7 aprile 1679 – 18 maggio 1747) . Studiò giurisprudenza a Pavia dove nel 1861 lesse l’orazione in morte di Cavour e nello stesso anno pubblicò un poemetto in morte di Ippolito Nievo. Cominciò la sua carriere di insegnante di lettere italiane al liceo di Como, per poi passare a Ferrara nel 1865 [G. Pizzo, “Berbardino Zendrini”, in “Lo Statuto: periodico dell'Associazione Nazionale Indipendente”, A. 1, ago., 16, fasc. 11, Padova, 1879]. Dal 1867 fu professore di Letteratura germanica all’Università di Padova, mentre dal 1876 insegnò Letteratura italiana all’Università di Palermo [G. Natali, “Enciclopedia Italiana”, riferimenti e link in Bibliografia. Tra le sue opere si ricordano alcuni articoli di critica letteraria e raccolte di poesie (“Prime poesie”, 1871). La sua fama è tuttavia legata alla traduzione completa del “Canzoniere” di Heinrich Heine, condotta con grande perizia. Pubblicata per la prima volta nel 1865, occupò quasi vent'anni della sua vita, tanto che l'edizione definitiva, la quarta, uscì postuma nel 1884.
Fu celebre la sua polemica con Giosuè Carducci.
Pochi anni dopo che Zendrini ebbe pubblicato le prime due edizioni della sua traduzione heiniana (1865 e 1867) il Carducci lo attaccò con versi sprezzanti in “Canto dell'Italia che va in Campidoglio” (1871) [particolarmente sferzanti i versi 17-20: «Qua, qua, qua. Che volete voi? Chiamate / il fratel Bertoldino / o Bernardino? Ei cova, ei ponza, il vate, / lo stil nuovo latino»] e soprattutto nell’epodo “A un heiniano d’Italia” (1872) [che fanno entrambi parte dei “Giambi ed Epodi”]. Bernardino replicò sulla «Nuova Antologia» [nell’articolo “Enrico Heine e i suoi interpreti”, in quattro puntate (I-III. “Giosuè Carducci”; IV. “Giuseppe Chiarini”), risp. nel vol. XXVII (1874), fasc. XII (dicembre), pp. [793]-821; nel vol. XXVIII (1875), fasc. I (gennaio), pp. [5]-26; ibidem, fasc. II (febbraio), pp. [346]-384; ibid., fasc. IV (aprile), pp. [848]-894] nel ricevere così nuove accuse nello scritto carducciano “Critica e arte”. Nel volume G. Carducci, “Bozzetti critici e discorsi letterari”, Livorno, F. Vigo, 1876, pp. [361]-454 e in partic. par. XII-XIII, pp. 418-444 (solo i par. I, V-X, contro Giuseppe Guerzoni erano già stati pubblicati sulla rivista bolognese «La voce del popolo» nel febbraio 1874)].
Dopo la morte di Zendrini, il grande poeta cercò di attenuare alcuni giudizi precedentemente espressi con la parziale rivalutazione che si può leggere nel saggio “Dieci anni a dietro”, apparso in più puntate sul «Fanfulla della domenica» nel 1880. Il 22 luglio 1878 a Bergamo sposò la protestante Bettina Kitt. A riguardo vedi: “Parole di benedizione dette nel tempio evangelico in Bergamo alle nozze di Bernardino Zendrini e Bettina Kitt”, Bergamo, Bolis, 1878; Pauline Schanz, “Meinem Freund Bernardino Zendrini und seiner lieben Braut Bettina zum 22 Juli 1878”, S.n.t. Morì a Palermo colpito dal vaiolo, due mesi dopo la nascita di suo figlio. È sepolto nella sezione acattolica del Cimitero di Santa Maria dei Rotoli. Vedi tra le tante: Elia Zerbini, “Bernardino Zendrini. Commemorazione letta all’ateneo di Bergamo il 30 novembre 1879”, Bergamo, Gaffuri e Gatti, 1879]. P. Zendrini, “Le comunità protestanti italiane nel Cinquecento”, in «Emporium» (Bergamo), pp. 267-279, [illustrato] Ottobre
LO STESSO
29 LUGLIO 1887
CHE TRA I TANTI ABUSI ANTI-NATURAL-CRISTIANISSIMI HA LASCIATO PROFANARE AD ARTE LA SALMA DEL BEATO PIO IX, AGOSTINO DE PRETIS MUORE, NASCE
QUEL FIGLIO TRAVIATO DELLA CONGIURA MASSONICA DI STATO BENITO MUSSOLINI, CHE, RESPINGENDO L’INGANNO DEL DEMOCRATICUME SETTARIO, L’11 FEBBRAIO 1929 RESTITUERÀ UFFICIALMENTE L’ITALIA INTERA
A GESÙ CRISTO, INCUBO DEI MASSONI PRIMA E DOPO IL VENTENNIO FASCISTA!
IL
29 LUGLIO 1900,
XIII ANNIVERSARIO NEL CARISSIMO NUMERO AGLI ILLUMINATI, VIENE UCCISO IL RE UMBERTO I DI DETTI GOVERNI IMMEDICABILI GIACOBINI
DA DOVE DERIVA IL NOME DI UN GIORNALE CON CUI SPESSO CI IMBATTIAMO? - “Il Fanfulla” aveva quale editore l’israelita ungherese Ernesto Emanuele Oblieght (Budapest, 1838 – Roma, 14 febbraio 1900 secondo “Il Messaggero” n. 45 del 15 febbraio 1900 il quale prende nome dal condottiero lombardo Fanfulla da Lodi (Basiasco, 1º settembre 1477 – Terracina, 24 febbraio 1525). La fama di Fanfulla si deve principalmente al ritratto colorito di eroico soldato di ventura che ne farà Massimo d'Azeglio nel romanzo “Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta” del 1883. Assieme a Ettore Fieramosca fu protagonista della famosa disfida di Barletta, che il 13 febbraio 1503 vide tredici guerrieri italiani confrontarsi con altrettanti francesi nell’ambito del conflitto tra Spagna e Francia per il possesso del sempre ufficialmente distinto Regno di Napoli.
Nel campo dei giornali Ernesto Emanuele Oblieght è stato proprietario dei periodici “Il Bersagliere”, “Il Diritto”, “Libertà” e “Italia”, e grande azionista, infatti, de “Il Fanfulla”. Nel 1879 acquista il suo periodico più importante, “il Pungolo”, ma iniziano anche a circolare delle voci su alcuni dietro le quinte delle sue attività. Oblieght viene accusato di essere il prestanome di alcuni politici di primo piano della Sinistra storica quali Agostino Depretis (Mezzana Corti Bottarone, 31 gennaio 1813 [1499° Anniversario di Ascesa di San Silvestro I Papa il 31 gennaio 314 nei cui decenni ha genesi l'Impero Natural-Cristianissimo con Costantino] – Stradella, 29 luglio 1887) e Benedetto Cairoli (Pavia, 28 gennaio 1825 [278° Anniversario di morte dell'adorato Enrico VIII e 1011° dell'odiato Carlo Magno] – Napoli, 8 agosto 1889 [99° Anniversario in cui l'ingannato Luigi XVI stabilisce il catastrofico 4-5 maggio 1789, 1672° Anniversario del mite e saggio Traiano che moriva l’8 agosto del 117 il quale aveva respinto le meschine denunce anonime contro i cristiani: il 72, il numero degli Ugonotti giacobini!... ]). Depretis fu iniziato massone e subito insignito del grado di Compagno d’arte presso la Loggia “Dante Alighieri” di Torino il 22 dicembre 1864 [1620° Anniversario di Nascita del persecutore dei Cristiani, Diocleziano] ed elevato al Grado di Maestro nel 1866. Affiliato successivamente nel 1868 alla Loggia “Universo” di Firenze, nel 1877 raggiunse il 33º Grado del Rito scozzese antico ed accettato e nel 1882 fece parte del Supremo Consiglio del Rito scozzese avendo dato prova di aver permesso quale Primo Ministro per l’artato mancato controllo poliziesco, l’assalto blasfemo liberalesco alla salma di Pio IX nella notte tra 13 e 14 luglio 1881 i cui energumeni carbonari urlavano «Al fiume il porco!». Il 29 luglio 1887, giorno della sua scomparsa, lo stendardo dell’Ordine apparve abbrunato a mezz’asta al balcone del Palazzo Quirini, sede del Grande Oriente d’Italia e del Supremo Consiglio.
Ancora oggi vi è la Loggia massonica intitolata a Agostino Depretis nella città di Voghera [cfr. Vittorio Gnocchini, “L’Italia dei Liberi muratori. Brevi biografie di massoni famosi”, Roma-Milano, Erasmo Editore-Mimesis, 2005, p. 105]. Anche Benedetto Cairoli non poteva non far parte della massoneria [Luigi Pruneti, “Aquile e Corone, L’Italia, il Montenegro e la massoneria dalle nozze di Vittorio Emanuele III ed Elena al governo Mussolini”, Le Lettere, Firenze, 2012, p. 119] come risulterebbe da una sua lettera a Gianluigi Bozzoni, in data 1º febbraio 1862, 275° ovvero a due secoli, 50 e 25 anni dalla firma della condanna a morte di Maria Stuarda di Scozia apposta dalla spergiura parente Elisabetta I [per la data cfr. Mola, Aldo Alessandro, “Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni”, Milano, Bompiani, 1992, 122 n.]. Benedetto Cairoli fu il primo garibaldino Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d’Italia. Nonostante le contraddizioni e gli insuccessi in politica interna ed estera nei suoi tre governi (24 marzo 1878 [275° Anniversario di Morte di Elisabetta I d’Inghilterra] – 19 dicembre 1878, 14 luglio 1879 – 29 maggio 1881 [stessa data della futura nascita del gruppo massonico Bilderberg nel 1954), fu a lungo considerato il «vessillo della Sinistra», secondo la definizione di Francesco De Sanctis; e, per Agostino Bertani, fu, già in vita, il «monumento» di una rivoluzione liberale incompiuta.
LO SCANDALO SCOPPIA NELL’ANNO DI MORTE DEL GARIBALDI E DELL’ANNO SCOLASTICO DEL SEDICENTE LIBRO CUORE SENZA PIÙ LA FEDE CATTOLICA NEL CUORE DELLE POPOLAZIONI TALI DA SCRISTIANIZZARE – Ernesto Emanuele Oblieght acquistava quotidiani in perdita, ma così operando si assicurava appoggi politici in grado introdurlo in nuovi settori di investimento. Lo scandalo scoppia nel 1882. Figura chiave fu Paul Eugène Bontoux (Embrun, 9 dicembre 1820 – Cannes, 16 maggio 1904). Già funzionario delle ferrovie austroungariche, in cui si era occupato di questioni finanziarie, dopo un periodo presso la Banca Rothschild di Parigi aveva fondato nel 1878 la Banca Union Générale. Vicino agli ambienti cattolici, si era fatto promotore del progetto di riorganizzazione della stampa cattolica italiana anche attraverso l’acquisto di un consistente numero di testate. Ma allorché il Governo austriaco, i primi giorni del gennaio 1882, rifiutò il permesso alla costituzione di una banca marittima a Trieste, l'Union Générale iniziò il rapidissimo declino; nel giro di pochi giorni le azioni crollarono e la banca arrivò presto al fallimento.
Venne accertato che Oblieght intendeva rivendere tutte le proprietà e partecipazioni della sua società, acquisite col beneplacito e spesso col denaro dei politici, al banchiere francese in argomento. Lo scandalo assunse tuttavia rilievo particolare non solo per il tentativo di scalata politica alla proprietà di giornali, ma per la modalità con cui avvenne. Per la prima volta emerse che il controllo della pubblicità poteva favorire l'acquisizione della proprietà dei giornali. Il piccolo impero era nato proprio rastrellando concessioni pubblicitarie e aveva potuto compiere il salto decisivo grazie all'accordo che gli affidava il traffico pubblicitario. Non furono estranei alla vicenda, né potevano esserlo, appoggi e aiuti politici, ma un aspetto cruciale fu proprio il nesso tra pubblicità e controllo dei giornali.
Negli anni seguenti Oblieght proseguì comunque la sua attività finanziaria. Fu appaltatore del prestito emesso in occasione dell'Esposizione di Torino del 1884 e nel circuito dell’affarismo romano e, in particolare, vicino all’aristocrazia fondiaria e speculatrice ed allo stesso Governo – si ricordi il braccio di ferro tra il colluso Francesco Crispi e consorte e l’infangato ad arte Giovanni Giolitti! [Alfonso Sorrenti] - gravitante intorno alla Banca Romana (della quale nel 1893, al momento della liquidazione dopo il grave scandalo, figurava tra i principali creditori.
LO
RIBADIAMO,
BURKE MASSONE IRLANDESE PROTESTANTE LUI STESSO
E BARRUEL
HANNO SCHIACCIANTEMENTE VINTO
SU DE MAISTRE
LA CUI SORPRENDENTE
OTTUSITÀ DIFENSIVA DELLA MASSONERIA ILLUMINATA
SIN
DAL DISASTRO GIACOBINO 1789 - 1814
CHE LUI BEN CONOSCEVA
A DIR POCO
SA VERAMENTE DI ASSURDO!
ANZI,
LA SOLA STIMA CHE DE MAISTRE
DIMOSTRA PER LA SETTA MASSONICA
NON PUÒ FARNE ASSOLUTAMENTE
UN INTRANSIGENTE DIFENSORE REAZIONARIO
QUALE LATORE IN SÈ
DEL MONDO NATURAL-CRISTIANISSIMO
PERCHÈ TROPPO INQUINATO
DAL
PECCATO ORIGINALE
DEL GIACOBINISMO.
CHE DE MAISTRE ABBIA UNA ONESTÀ INTELLETTUALE È FUORI DUBBIO
MA MENTRE BURKE E BARRUEL LEGGONO NELLA
MASSONERIA ILLUMINATA E NEL GIACOBINISMO
LE
DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA,
DE MAISTRE RIGETTA SUBITO IL GIACOBINISMO ESATTAMENTE
QUANTO QUESTI DUE AUTORI,
ABORRENDOLO PER TUTTA LA VITA,
MA
PARADOSSALMENTE DE MAISTRE
RIMANE TOTALMENTE CIECO DINANZI AL NESSO
INNEGABILE STRUTTURALE ED EVIDENTE
DI CAUSA/EFFETTO
CON
GLI ILLUMINATI MASSONI.
PER UN POLIGLOTTA EUROPEO
CONOSCITORE DEI PADRI DELLA CHIESA,
DEL PENSIERO FILOSOFICO GRECO,
DEI CLASSICI LATINI,
APOLOGETA INDISCUSSO,
FIGLIO OBBEDIENTE DEL PAPATO
CHE
DENUNCIA MAGISTRALMENTE
CON TUTTA LA SUA AUTOREVOLEZZA
AL MONDO INTERO
LA
PERICOLOSITÀ DI QUALSIASI OBBEDIENZA MASSONICA
VIETANDONE L'APPARTENENZA
CON LA SCOMUNICA...
TALE OTTUSITÀ
SE NON RIMANE INESCUSABILE
COMUNQUE RIMANE MISTERICAMENTE INCOMPRENSIBILE
A FUTURA MEMORIA!
DAL FATTO CHE SAPPIA NULLA DEL SATANISMO MASSONICO
È SCONTATO CHE DE MAISTRE
APPARTENNE AI SOLI PRIMI TRE GRADI INIZIATICI
PER EDMUND BURKE GLI ILLUMINATI DI BAVIERA SONO GLI INNEGABILI PROGETTISTI RESPONSABILI DEL DISASTRO GIACOBINO EUROPEO - Il 3 marzo 1769 Burke fu iniziato in massoneria a Londra, nella Loggia Jerusalem N. 44. Burke aveva scoperto che l'intesa tra questi gruppi sovversivi non fosse affatto accidentale, infatti, dai germi seminati dalla cultura dei Lumi nei vent’anni precedenti la Rivoluzione erano nate grandi e pericolose cospirazioni come quella degli Illuminati di Baviera, gruppo che si era scisso dalla Massoneria. In tutta Europa, intanto, gli Stati stavano sprofondando in un indebitamento sempre più pesante, che li avrebbe ben presto condotti alla bancarotta, fino a divenire così facili prede dei loro stessi creditori [John G. A. Pocock. “Edmund Burke storico della Rivoluzione”, (a cura di) B. Bongiovanni e L. Guerci, Einaudi, Torino 1989].
“ABBIAM VOLUTO DISTRUGGERE E NON ABBIAM SAPUTO NULLA EDIFICARE”
NON GIAMMAI PERCHÉ INCIDENTE DI PERCORSO
MA PERCHÉ FINE INCONFESSABILE DELLA SETTA MASSONICA
CONFERMATO DA TALI MISFATTI COSTRETTA
LEI STESSA COMPIACIUTA A NARRARLI
L’Abate napoletano Vincenzo D’Avino di cui estesamente parliamo nel II volume di “Quando Satana firma la Storia”alla voce “Massoneria” nella “Enciclopedia dell’ecclesiastico”, vol. III, conclude così la sua analisi magistrale:
“O retrogrado adunque il protestantesimo o stazionario o progressista, non può far paura a’ massoni. Retrogrado, diventa cattolicismo; stazionario, è mezza massoneria; progressista, diventa massoneria. Così l’unico formidabile avversario della massoneria resta solo in piedi il cattolicismo: ed è di lui solo che trema la massoneria.
Il Traillard, gerofante ben conscio della sua setta, scriveva: “No, non vogliamo soffrire che il cattolicismo riempia il vuoto che la società [assaltata dal Templarismo] ha lasciato nel cuore dell’uomo…” (“Latomia”, tomo, 2, p. 134). [p. 146]. Non a caso l'"ugonotto" Federico II di Prussia definirà la Massoneria il grande niente! Attualizzando ai nostri giorni l'Abate D'Avino, infatti, il Catto-comunismo ovvero il Modernismo o Cattolicesimo liberale è il Cristianesimo dissolto nella Massoneria.
JOSEPH DE MAINSTRE TE LO DICE A CHIARE LETTERE PERSINO L’INSOSPETTABILE FRIEDRICH ENGELS!... SÌ, IL CO-FONDATORE DEL MATERIALISMO DIALETTICO OVVERO DEL LIBERAL-BOLSCEVISMO DENUNCIA LO STESSO INGANNO MASSONICO DELLA LETTERA 16 OTTOBRE 1894 DI MARTINI AL CARDUCCI – Engels data così lucidamente il parricidio anticattolico dall’“Intelletto Artatamente Codificato” oppure dall’“Intelletto Gnosticamente Rovesciato” giansenista, “patriottico” e giacobino imposto all’Europa e al mondo intero da quando? Sorprendentemente egli denuncia: «DOPO la terribile Rivoluzione francese,
UNO SPIRITO completamente nuovo, DIABOLICO,
è penetrato IN gran PARTE dell’umanità,
e LA NEGAZIONE di DIO solleva audacemente IL CAPO in una maniera COSÌ SPUDORATA e SOTTILE cheverrebbe da pensare CHE le PROFEZIE delle [Sacre] Scritture VENGANO realizzate oggi» (cfr. Richard Wurmbrand, “L’altra faccia di Carlo Marx”, Uomini Nuovi, Marchirolo (Varese) 1986).
ENGELS CI INSEGNA ANCHE CHI SONO I PORTATORI DELLA TRIADE TEOSOFICA GNOSTICA DI “LIBERTÉ/EGALITÉ/FRATERNITÉ” IN EUROPA E NEL MONDO – Seguita l’israelita convertito al Luteranesimo Richard Wurmbrand: «(…) L’autore CITA un PASSO della Scrittura DOPO L’ALTRO, proprio COME FAREBBE il teologo più credente nella Bibbia. Egli continua:
- “Non ABBIAMO più NULLA a CHE FARE
- con L’INDIFFERENZA o LA FREDDEZZA verso il Signore.
NO,
- È UN’IMICIZIA APERTA, DICHIARATA,
- E IN luogo DI tutte LE SETTE e i partiti
- NE abbiamo ORA [ovvero in territorio latino e ortodosso dopo la Rivoluzione francese],
SOLTANTO DUE:
Cristiani e Anticristiani…
[la stessa conclusione di San Giovanni Bosco],
Vediamo tra noi I FALSI PROFETI… essi viaggiano attraverso la Germania e desiderano INTRUFOLARSI dovunque;
INSEGNANO le loro DOTTRINE SATANICHE nelle PIAZZE dei mercati e portano LA BANDIERA del DIAVOLO da una città all’altra,
- SEDUCENDO la POVERA GIOVENTÚ,
- allo SCOPO di PRECIPITARLA
- negli ABISSI più PROFONDI dell’inferno e della morte».
Egli CHIUDE questo libro con le parole dell’Apocalisse: «Io vengo presto; tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona. Amen» (Friedrich Engels, “Schelling und die Offenbarung” (“Schelling e la Rivelazione”), Mega, 247-249). (Ibidem).
LA
LIBERTÀ VUOTA DA RIEMPIRE
INFLESSIBILMENTE NEI SECOLI
NEL PERSEGUITARE SEMPRE, SOLO E SOLTANTO
LA CHIESA CATTOLICA
E QUELLA SIMILE ORTODOSSA:
IL
MOTIVO PER CUI
LA LIBERTÀ IRRINUNCIABILE
A DETTA PERSECUZIONE
ANNUNCIATA AD ARTE MA MAI SPIEGATA
NELLA SVALUTATA DEFINIZIONE:
«LIBERTÀ DI COSCIENZA»
NON PUÒ NON OPPORSI
IN
BENEDETTO CROCE
AL TRATTATO/CONCORDATO
STATO GRAN-PIEMONTESE/CHIESA CATTOLICA
DELL'11 FEBBRAIO 1929
PERCIÒ
QUANDO BENEDETTO CROCE
ASSERISCE
CHE
I FRATELLI MURATORI
[TRA I QUALI PUÒ STARE ANCHE LUI]
SONO
PIUTTOSTO RIDICOLI,
QUANDO
“GIURANO IN SEGRETO
TRA
BENEVOLI SORRIDENTI
E
MALEVOLI SOSPETTANTI”
[SEBASTIANO MESSINA]
NON OCCORRE CREDERGLI PERCHÉ CERCA DI RELATIVIZZARNE
LA
DELETERIA AZIONE IRREPARABILE SETTARIA
CHE ABISSALE DIFFERENZA TRA LA PRETESA TESSERA OCCULTA MASSONICA DINANZI ALLA QUALE NESSUNO SI STRAPPA LE VESTI
ED ALLA PRETESA TESSERA FASCISTA
IN PIENA NOTORIA VITA PUBBLICA!...
IL SIGNIFICATO SETTARIO DELLA FILOSOFIA EUROPEA, GIAMMAI NAZIONALE DECANTATA DAL PRETE APOSTATA BERTRANDO SPAVENTA E LA RELIGIONE DELLA LIBERTÀ DECANTATA DAL NIPOTE DISCEPOLO BENEDETTO CROCE:
LA LIBERTÀ DELL’UFFICIALITÀ SPREGIUDICATA LIBERAL-COMUNISTA EUROPEA QUALE PERSECUZIONE INFLESSIBILE ALLA CHIESA CATTOLICA DA IDENTIFICARSI A 360° GRADI CON TALE CRIMINE PATENTATO INSORMONTABILE - «In questa occasione [votazione della legge 15 agosto 1867-anti-Assunzione-di-Maria-Vergine ai danni della Chiesa], – scrive Francesco Pappalardo alle pagine 213-214 nel suo “Il mito di Garibaldi, Vita, morte e miracoli dell’uomo che conquistò l’Italia” (Piemme 2002) – Francesco De Santis, intervenendo alla Camera l’8 luglio 1867, precisa il valore e il significato del liberalismo moderno [dai Tudor-Stuart-Orange scismatici a quello contemporaneo europeista],
CHE DOVEVA AVERE
un necessario fondamento laico [unilaterale cesarista]
E RICERCARE
non la libertà della Chiesa
MA [RICERCARE] I LIMITI DI TALE LIBERTÀ:
«Noi abbiamo, o signori, due specie di libertà. C’è la libertà vuota, senza contenuto, senza programma (…),
LA QUALE NON RENDE DEGNI ANCORA GLI UOMINI
di chiamarsi “liberali”,
poiché non è la forma ciò che costituisce la sostanza di un partito liberale (…)
Ma c’è, o signori, una seconda libertà, una libertà la quale ha il suo contenuto, la quale ha un programma, la quale vuole raggiungere certi fini, certi scopi sociali;
E QUESTA È LA LIBERTÀ CHE COSTITUISCE IL PARTITO LIBERALE.
Il partito liberale è comparso per la prima volta
IN EUROPA PER COMBATTERE LA LIBERTÀ DELLA CHIESA. (…)
Si può dire che la nascita del partito liberale è contemporanea alla lotta di esso contro la libertà della Chiesa» (Francesco De Sanctis, p. 247).
POICHÉ IL MALE È IL PARASSITA DEL BENE L’UFFICIALITÀ SPREGIUDICATA LIBERALE ARRICCHITASI
CON LE USURPAZIONI AI DANNI
DI CHIESA CATTOLICA E DEMANIO PUBBLICO
DIETRO LA MASCHERA DEMAGOGICA DI MILLE PRETESTI
ORA DEVE A SUA VOLTA DIFENDERE
IL GOLOSO BOTTINO DAI LIBERALI CHE NE
RISULTANO ESCLUSI I QUALI LI CONTESTANO
DA SOCIALISTI CERCANDO PRIMA O POI
L’APPOGGIO DEL CATTOLICESIMO
NEL FRANAMENTO CHE NON RIESCONO PIÙ A TRATTENERE
PERCHÉ GENERATA DALL’INTERNO DEL LORO DISASTRO MEDESIMO!
CON LE USURPAZIONI DEI TERRENI DI CHIESA E DEMANIO PRIMA COL PROTESTANTESIMO SOPRATTUTTO IN INGHILTERRA CON ENRICO VIII ED EDOARDO VI E POI COL GIACOBINISMO IL 1790 IN FRANCIA E DIECI ANNI DOPO CON NAPOLEONE IN TUTTA EUROPA SI PASSÒ DALLA MITISSIMA TASSA NATURAL-CRISTIANISSIMA DELLA DECIMA PARTE NELLA PIÙ SICURA AMOVIBILITÀ ATAVICA ALL’ALLONTANAMENTO TRAUMATICO DISUMANO DAI TERRENI USURPATI OPPURE LAVORARLI A MEZZADRIA OVVERO DOVERNE CONSEGNARE LA MEZZA PARTE SULLA CARTA PERÒ, NELLA REALTÀ ANCHE I DUE TERZI!... - La legge del 15 agosto 1867, infatti, come le altre eversive precedenti, priva della personalità giuridica circa 25.000 enti ecclesiastici, regolari e secolari, operando una delle più profonde trasformazioni [nel peggiore dei latifondismi direbbe il protestante Guglielmo Cobbet], della struttura economica e sociale del paese con massicci trasferimenti di terre [regolarmente usurpate dall’Ufficialità spregiudicata carbonara preciserebbe lo storico molisano di estrema sinistra Giovanni Zarrilli], e immobili dell’asse ecclesiastico alla borghesia fondiaria
Oltre un milione di ettari sono messi all’asta nel giro di un quindicennio e per metà venduti entro il 1870. Se a questi si aggiungono 300.000 ettari di beni demaniali e quasi 1.300.000 ettari di demani comunali nel colonizzatissimo Mezzogiorno Istmico, che in varie forme [difficili a dirsi perché illegali] passavano in altre mani, si arriva a circa due milioni e mezzo di ettari su una superficie nazionale soggetta a imposta di 26 milioni di ettari (...)».
CIÒ CHE IL PUR GIACOBINISSIMO FASCISMO CERCHERÀ DI RIEMARGINARE IN DIFESA DALLA PESTE LIBERAL-BOLSCEVICA LO SUGGERISCE UFFICIALMENTE L’INSOSPETTABILE LIBERALISSIMO FRANCESCO DE SANCTIS: «IL PARTITO CONSERVATORE IN ITALIA SENZA BASE NON PUÒ ESISTERE, E QUESTA BASE È IL CLERO» - Nel discorso alla «Camera dei deputati» del 7 luglio 1867 Francesco De Sanctis, (…) esamina attentamente [il violento disastro scristianizzatore risorgimentale]: «Noi abbiamo anzitutto la “politica conservatrice” ... Quali sono questi elementi conservativi, sui quali bisogna appoggiare le nuove istituzioni? … Che cosa è rimasto, o signori, al partito conservatore?
- È rimasto un solo monumento
- in MEZZO al DESERTO [leggi le distruzioni rivoluzionarie cesariste liberali
- ovvero leggi
- L’ITALIA appena “UNITA” con FUOCO E PIOMBO dal GENOCIDA RISORGIMENTO],
- è rimasto un monumento [eretto col SANGUE dei MARTIRI e dei CONFESSORI],
- CHE
- [le, direbbe William Cobbett],
- MOLTE RIVOLUZIONI
- non sono riuscite AD INTACCARE [anzi, LO HANNO CONSOLIDATO ancora di PIÙ]
- e di cui io [Francesco de Sanctis, testimone oculare insospettabile
- della orribile persecuzione genocida infertagli
- dalle logge massoniche di tutto il mondo]
RICONOSCO volentieri la solidità, la grandezza:
E’ RIMASTO il CLERO».
[e si intenda per Clero esattamente il solo blocco perseguitato senza tregua cosiddetto “clericale”, “refrattario”, “intransigente” fedele al Papa ed ai Prìncipi Natural-Cristianissimi spodestati a tradimento, IL VERO EROE MEMORABILE di TUTTA la STORIA, non l’altro Clero ideologico giansenista nominale meschinamente assorbito nella “Gnosi riformato-rivoluzionaria”], ... Il partito conservatore in Italia - seguita Francesco de Sanctis -
SENZA BASE non PUÒ ESISTERE,
e questa base è il Clero ... ».
Pare incredibile – rileva infatti Antonio Socci - che la stessa classe politica che [nelle date cabaliste meramente anglicane, orangiste ed ugonotte], ha scatenato la persecuzione anticattolica, conti poisull’appoggio del [cosiddetto] clericalismo [ovvero sull’ordine bimillenario e salutare dell’insostituibile Papato], per evitare che la tigre della «rivoluzione» travolga anche chi l’ha scatenata (…) ».» (cfr. Antonio Socci, “La dittatura anticattolica”, Sugarco, Milano 2004). Poiché Benedetto Croce è il discepolo prediletto di Francesco De Sanctis rimandiamo il Lettore al suo «falso frasario religioso» analizzato nel V volume di «Quando Satana firma la Storia».
ECCO COSA DIRÀ NELLA MOZIONE BISSOLATI NEL FEBBRAIO 1908
CHI HA APPENA RAFFIGURATO TALE DRAMMA DEFINENDO
IL MINISTERO ALL'ISTRUZIONE DELLO STATO
REAME DELLE CHIACCHERE!....
LO RIPORTIAMO LETTERALMENTE ALTRIMENTI IL LETTORE
NON CREDEREBBE
AI SUOI STESSI OCCHI!
NON É PIÙ LA BORGHESIA VOLTERRIANA
AD AVER MANIPOLATO INFERNALMENTE QUANTO IRREPARABILMENTE
LE POPOLAZIONI
MA NIENTEMENO IL CLERO CATTOLICO
ARTATAMENTE DEFINITO BORGHESIA
ALLA BOLSCEVICO-MARXISTA!....
Ferdinando Martini - Martini, dopo aver accusato una certa borghesia cattolica di voler manipolare deboli menti poste nei luoghi di potere, afferma che lo Stato non deve, minimamente, preoccuparsi delle cose di religione, tuttalpiù deve garantire che in nessun caso sia tollerata la propaganda antireligiosa.
PERCHÉ IL GIOSUE CARDUCCI CONVERTITO AL CATTOLICESIMO
NON POTEVA GIAMMAI MOSTRARSI AD ALCUNO
E SOTTRARSI ALLA GUARDIA FEROCE!...
“L’ULTIMA CONFESSIONE DI UN MASSONE”
NELLA
VITA DI SAN DANIELE COMBONI
(LIMONE SUL GARDA, 15 MARZO 1831 – KHARTUM, 10 OTTOBRE 1881
[NEL MILLENNIO ESATTO DEL MARTIRIO DEI SANTI MONACI
DEL CENOBIO DI SAN VINCENZO A VOLTURNO)
CI FA LUCE SUL GIURAMENTO SETTARIO MURATORIO
DI NON VENIRE GIAMMAI A CONTATTO COL SACERDOTE CATTOLICO
INNANZITUTTO IN PUNTO DI MORTE
ASCOLTA QUESTO VIDEO SULLA NOTTE DEL 22 DICEMBRE 1868
NELLA VITA DEL SANTO
https://www.youtube.com/watch?v=oRZq8tbC7Ok
Giosue Carducci si riconcilia con Gesù Cristo su a Courmayeur dinanzi all'Abbé Pierre Chanoux
QUANDO NEL 1974-80
IL SANTO UFFIZIO
CHIESE ALLA MASSONERIA TEDESCA
CHE SI ERA RIVOLTA LEI STESSA
ALLA CHIESA CATTOLICA
DI SMETTERE DI APOSTATARLA
DI CONSEGNARGLI I RITUALI DAL 4° GRADO IN SU
FINO AL 33°
ELLA OPPOSE
IL PIÙ NETTO RIFIUTO.
ORA GIOSUE CARDUCCI
ERA UN 33°!...
VERTE PER LA CONVERSIONE LA SUA NOTA DICHIARAZIONE INTORNO
ALLA CHIESA CATTOLICA:
NON LA RESPINGE IMMEDICABILMENTE
COME IL VOLTERRISMO DEISTA PERCHÈ STIMA IL GESÙ STORICO.
NON POTREBBE SPINGERSI PIÙ OLTRE
OVVERO NEL RICONOSCIMENTO DELLA DIVINITÀ DI GESÙ CRISTO
PERCHÉ VINCOLATO PER SEMPRE
DAL RITUALE GIURAMENTO MASSONICO, VINCOLO CONFERMATO
DAL PIANTONAMENTO FEROCE CHE I MASSONI
GLI FARANNO NELL’AGONIA ESATTAMENTE COME FECERO
PER VOLTAIRE ED ALTRI CELEBRI AFFILIATI.
SIA IL PIANTONAMENTO
SIA LA SUA CONFESSIONE SUL CATTOLICESIMO
MAI EDITA IN VITA
CONCORRONO INFATTI
A CONFERMARE LA SUA CONVERSIONE!
VERITÀ STORICA SENZA ECCEZIONI DA TENERE SEMPRE PRESENTE
NELLA LOTTA DEL CRISTO E DELL’ANTICRISTO:
AL MINISTRO SACRO CATTOLICO SOSPESO DALL’ESERCIZIO DEL MINISTERO
PER VARIE LEGITTIME SUE RAGIONI
IN QUANTO
ONESTO FERVENTE CREDENTE
AL MINISTRO SACRO CATTOLICO NEL PIENO ESERCIZIO DEL MINISTERO
DALLA DOPPIA AMBIGUA TESTIMONIANZA
IN QUANTO
CRIPTO-RIBELLE O PALESE
AL
MAGISTERO DELLA CHIESA
NELLE VARIE FORME DIFFICILI A DIRSI
IL
NEMICO ESTERNO SETTARIO
PREFERIRÀ SEMPRE E ASSOLUTAMENTE
QUEST’ULTIMO!...
IL
“CESARISMO RIFORMATO-RIVOLUZIONARIO”
DAL 31 OTTOBRE 1517
PER IL 14 LUGLIO 1789 AL 20 SETTEMBRE 1870 IN AVANTI
HA ESTREMAMENTE BISOGNO
DI
TALE MITO IRRINUNCIABILE:
GLI OCCORRE
IL SACERDOTE O ALTRO MINISTRO CATTOLICO
IN
RIBELLIONE IRREPARABILE
AL MAGISTERO DELLA CHIESA,
IN MODO OCCULTO
ANCORA CON L’ABITO,
SE LA TAPPA RIFORMATO-RIVOLUZIONARIA È PERDENTE,
IN MODO PALESE
SENZA PIÙ ABITO,
SE LA RIVOLUZIONE È VINCENTE:
VIENE INVECE RESPINTO SENZA APPELLO DALLE FILA
DEL
“CESARISMO RIFORMATO-RIVOLUZIONARIO”
SIA IL SACERDOTE O ALTRO MINISTRO CATTOLICO
IN FUNZIONE MINISTERIALE
SIA QUELLO DISPENSATO CANONICAMENTE DALL’UFFICIO
PER MATRIMONIO OD ALTRO MOTIVO,
SE,
SIA IN UN CASO CHE NELL’ALTRO,
DETTO MINISTRO CATTOLICO NELL’ESERCIZIO
OPPURE PER SUO DIRITTO SOSPESO,
RIMANE IRREMOVIBILMENTE FEDELE AL DEPOSITO NATURAL-CRISTIANISSIMO DELLA FEDE CATTOLICA
VIENE ANNOVERATO NEL MODO PIÙ PRIVILEGIATO
NELLE FILA
DEL “CESARISMO RIFORMATO-RIVOLUZIONARIO”
SIA IL SACERDOTE IN CARICA CHE QUELLO DISPENSATO
SE ENTRAMBI
SONO IN RIBELLIONE OCCULTA O PALESE
AL DEPOSITO NATURAL-CRISTIANISSIMO DELLA FEDE CATTOLICA:
NELLO STUDIARE LA STORIA DI QUEST’ULTIMO MEZZO MILLENNIO
E PIÙ…
PRECISAMENTE DALLA EFFERATA RIVOLTA BOEMA DEL 22 LUGLIO 1419,
TALE PRIVILEGIO DELL’ECCLESIASTICO RINNEGATO
QUALE POSTULATO SUPERLATIVO INDISPENSABILE
NEL “CESARISMO RIFORMATO-RIVOLUZIONARIO”
SI PRESENTA PUNTUALMENTE QUALE SOMMO EROISMO
SIA
NEL FALSO CRISTIANESIMO RIFORMATO
SIA
NELLA FALSA LAICITÀ RIVOLUZIONARIA!...
NON A CASO L’INNO “A SATANA” DEL CARDUCCI NON PUÒ NON INCLUDERE GLI ERESIARCHI SCISMATICI RIFORMATI QUALI I SACERDOTI APOSTATI WYCLIFF, HUSS, LUTERO… CHE SECONDO IL LORO SEDICENTE
ANCORA SBANDIERATISSIMO CRISTIANESIMO
A RIGOR DI LOGICA NATURALE,
APPUNTO,
DOVREBBERO ESSERE INSERITI
NELL’ELENCO DEI NEMICI DEL MALIGNO
OVVERO
NELLA CHIESA DI CRISTO SEDICENTE RIFORMATA!...
MA
NEL FALSO CRISTIANESIMO
TUTTO INFATTI È IN REGOLA
PERCHÉ LA LOGICA NATURALE ARISTOTELICA
IN BOCCA ALLA GNOSI
GIÀ È LOGICA TOTALITARIA LAICISTA
OVVERO
GIÀ È SOMMA INCOERENZA INCONFESSABILE ANTICRISTIANA
A 360 GRADI
NEL LASCIAR SEMPLICEMENTE PARLARE
I SUOI FATTI E MISFATTI
SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI!..
IN
PAROLE SEMPLICISSIME NELL’INNO
“A SATANA”
IL
FALSO CRISTIANESIMO ERETICALE
GETTA LA MASCHERA PRESENTANDOSI REALMENTE
PER QUELLO CHE È
NEI CAPI ERESIARCHI INGANNATORI:
L’ANTICRISTO!
MENTRE
IN TUTTA LA LETTERATURA RIFORMATA
LA
CHIESA CATTOLICA
VIENE AD ARTE DIPINTA
QUALE LA SANGUINARIA IDOLATRICA
BABILONIA INFERNALE
CON ROMA IN TESTA,
E TUTTO FATTO
IN NOME
DELLE
SACRE SCRITTURE!...
OGNI VIA DI MEZZO È INUTILE: O IL PAPA O L’ITALIA - In data 18 maggio 1863, Luigi Settembriniscrive a Lorenzo Zaccaro, presidente della eretico-scismatica Società Emancipatrice del Sacerdozio Cattolico [dal Papato], che lo aveva cooptato fra i propri soci: «Io per me credo, e lo dico schietto,
CHE
il cattolicesimo Romano
SIA PER SE STESSO
la negazione del Cristianesimo;
E CHE
ESSO SIA STATO LA CAGIONE ANTICA E VERA
di tutti i mali
CHE HANNO AFFLITTO NON PURE L’ITALIA
ma tutti i popoli
DI SCHIATTA LATINA CHE L’HANNO CONSERVATO.
Bisogna adunque
CHE
il Cattolicesimo diventi Cristiano,
CHE RISALGA ALLA PURITÀ E GRANDEZZA
del vangelo.
SE NOI VOGLIAMO UN’ITALIA,
dobbiamo spaparla,
DOBBIAMO EMANCIPARLA DA QUEL POTERE ASSOLUTO
che nega la libertà della ragione,
CHE TIRANNEGGIA LE COSCIENZE.
Ogni via di mezzo è inutile: o il Papa o l’Italia».
(Luigi Settembrini, “Lettere edite e inedite 1860-1876”, a cura di A. Pessina, Napoli 1983, pp. 69-70 cit. in Antonio Illibato, “Bartolo Longo, Un cristiano tra Otto e Novecento”, in “Associazione Bartolo Longo per gli Studi della Vita Religiosa e della Pietà nel Mezzogiorno”, Pontificio Santuario di Pompei, Bracigliano (Sa), Dicembre 1996 cit., pp. 120-124).
L’ACCESO CLIMA ANTICRISTIANO DAGLI IMMANCABILI PRETI APOSTATI IN CUI VENNE PRESENTATA LA MOZIONE LAICISTA BISSOLATI TRA PREFETTI, SINDACI E PARLAMENTARI: GLI STESSI CHE SI STRAPPANO LE VESTI DINANZI ALLA TESSERA FASCISTA SONO GLI STESSI SPESSO MEDIOCRI CHE FANNO L’ALTA FACILE CARRIERA GRAZIE ALLA TESSERA MASSONICA OCCULTATA AD ARTE AI PIÙ!... - Per le tante notizie liberali apprendiamo da Luisa Lombardi che Leonida Bissolati fu un esponente di rilievo nella vita politica tra gli ultimi due decenni dell’800 e l’inizio del nuovo secolo. Dopo gli studi condotti presso l’università di Bologna (ove ebbe tra i maestri massoni Andrea Angiulli, Pietro Siciliani e soprattutto Giosuè Carducci) intraprese un'intensa attività giornalistica e politica, militando nelle fila radicali per le quali fu eletto nel 1880 consigliere comunale a Cremona. Andrea Angiulli (Castellana [Bari], 12 febbraio 1837 – Napoli, 2 gennaio 1890) è un filosofo e pedagogista italiano, importante esponente cesarista del positivismo pedagogico gran-piemontese. Massone affiliato Maestro nella Loggia “Fede italica” di Napoli il 7 febbraio 1889 [Vittorio Gnocchini, “L’Italia dei Liberi Muratori”, Erasmo ed., Roma, 2005, p. 15].
Pietro Siciliani (Galatina, 19 settembre 1832 – Firenze, 28 dicembre 1885) è stato un pedagogista, filosofo e medico italiano [Guido Calogero, nella Enciclopedia Italiana, vedi Bibliografia, indica la data del 19 settembre 1835]. Figlio di commerciante di pelli dopo gli studi nel seminario di Otranto frequentò il Collegio gesuitico di Lecce (1850-55) e, dal 1856 al 1857, il Collegio medico-cerusico di Napoli, dal quale fuggì a Pisa dopo essere stato segnalato alla polizia borbonica a causa delle sue simpatie liberali.
A Firenze sposò, nel 1864, la letterata e filantropa Cesira Pozzolini (1839-1914), nipote del senatore Vincenzo Malenchini e appartenente a una famiglia di forte fede cesarista unitaria e liberale (la madre, Gesualda Malenchini, ispettrice nelle scuole femminili di Firenze e fondatrice di una scuola rurale gratuita per i figli dei contadini del piccolo centro di Bivigliano, era stata la prima donna ad aver portato a Firenze il tricolore nei moti del 1848 e il fratello Giorgio Pozzolini aveva combattuto nelle maggiori battaglie risorgimentali affiancando Giuseppe Garibaldi e Nino Bixio). Da questa unione nacque, nel 1866, il console Vito Siciliani conte di Morreale (1866-1940). In questo periodo fu iniziato in massoneria nella loggia fiorentina “La Concordia” (1867) [V. Gnocchini, “L’Italia dei Liberi Muratori”, Mimesis-Erasmo, Milano-Roma, 2005, p. 254].
OTTAVIO COLECCHI E IL DISCEPOLO BERTRANDO SPAVENTA PRETI APOSTATI LIBERALI -Inizialmente allievo del cospiratore carbonaro prete apostata Bertrando Spaventa (Bomba, 26 giugno 1817 – Napoli, 20 settembre 1883 [XIII Anniversario di Porta Pia, il 13 caro agli Illuminati; gli stessi anni di Francesco de Sanctis]) fratello maggiore del patriota internazionalista Silvio Spaventa, Bertrando nacque da agiata famiglia borghese. Sua madre, Maria Anna Croce, fu prozia del filosofo Benedetto Croce. All’anagrafe venne registrato come Beltrando. E nel Battesimo?...
Studiò presso il Seminario Diocesano di Chieti e venne ordinato sacerdote: nel 1838, ottenuto l’incarico di docente di matematica e retorica presso il locale seminario, si trasferì col fratello a Montecassino. La sua formazione continuò in Napoli Capitale in cui si avvicinò ai circoli liberali e a pensatori come Ottavio Colecchi (Pescocostanzo, 18 settembre 1773 – Napoli, 28 agosto 1848) e Antonio Tari (Villa Santa Maria Maggiore [Santa Maria Capua Vetere 1° luglio 1809 – Napoli 15 marzo 1884) è stato un filosofo, scrittore e critico musicale italiano di famiglia originaria del paesino del Cassinate, Terelle, presso San Germano avendo studiato da ragazzo a Montecassino. Ottavio Colecchi è stato un filosofo e matematico italiano. Nacque a Pescocostanzo nel 1773. Si dedicò dapprima alla Teologia e divenne frate domenicano presso il convento di Ortona a Mare, in cui subì diverse perquisizioni da parte dell’Inquisizione per la sua tacita simpatia verso il Giacobinismo. A causa della soppressione napoleonica degli Ordini religiosi, nel 1809 abbandonava totalmente l’abito religioso ovvero lo stesso sacerdozio cattolico. Insegnante di matematica presso la Reale Accademia Militare della Nunziatella intorno al 1812, dopo la caduta di Gioacchino Murat, venne mandato col ritorno dei Borbone in missione in Russia, in cui si dedicò all'insegnamento della Filosofia e della Matematica.
Al ritorno nell’anno 1817 soggiornò a Königsberg, in Germania, dove ebbe modo di conoscere l’opera di Immanuel Kant (22 aprile 1724 – Königsberg - 12 febbraio 1804). Fu infatti uno dei primi filosofi italiani a studiare Kant in lingua originale. Rientrato in Italia, fondò a Napoli una scuola privata di filosofia ed ebbe tra i suoi allievi i fratelli Bertrando e Silvio Spaventa (Bomba, 12 maggio 1822 – Roma, 20 giugno 1893), Francesco De Sanctis (Morra Irpina, 28 marzo 1817 – Napoli, 29 dicembre 1883), Luigi Settembrini (Napoli, 17 aprile 1813 – Napoli, 4 novembre 1876) e Camillo Caracciolo (Napoli, 30 aprile 1821 – Roma, 6 aprile 1888). Caracciolo era figlio secondogenito di Giuseppe Caracciolo, principe di Torella e di sua moglie, Caterina Saliceti, figlia del primo ministro di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioacchino Murat.
Antoine Christophe Saliceti, nato Antonio Cristofano (Saliceto [Corsica], 26 agosto 1757 – Napoli, 23 dicembre 1809), è stato un politico italiano naturalizzato francese a Napoli dal 1° febbraio 1806 al 23 dicembre 1809.
L’8 OTTOBRE DEL 316 COSTANTINO SCONFIGGEVA A CIBALAE IL COGNATO PAGANO LICINIO CHE AVEVA RIPRESO A PERSEGUITARE I CRISTIANI - Giuseppe Bonaparte (in francese Joseph Bonaparte; Corte, 7 gennaio 1768 – Firenze, 28 luglio 1844) era stato iniziato l’8 ottobre 1793 nella Loggia “Parfaite Sincérité” di Marsiglia, divenendo nel 1804 Gran maestro del Grande Oriente di Francia e poi a Napoli Gran maestro del Grande Oriente di Napoli mentre Gioacchino Murat (Labastide-Fortunière, 25 marzo 1767 – Pizzo Calabro, 13 ottobre 1815) l’11 giugno 1809 anti-San-Barnaba-Apostolo fondò il Supremo Consiglio di Napoli (detto delle Due Sicilie) del Rito Scozzese Antico e Accettato della Massoneria, di cui fu il primo Sovrano Gran Commendatore fino al 1815 [Luigi Sessa, “I Sovrani Grandi Commendatori e breve storia del Supremo Consiglio d'Italia del Rito Scozzese antico e accettato. Palazzo Giustiniani dal 1805 ad oggi”, Bastogi Ed., Foggia 2004, p. 182].
A partire dal “Grande Oriente della Divisione dell'Armata d’Italia esistente nel regno di Napoli”, sotto la Gran Maestranza del generale napoleonico e patriota italiano Giuseppe Lechi, Giuseppe Napoleone fondava nel 1807 il Grande Oriente di Napoli, di cui fu Gran maestro fino al 1841 [Ibidem, p. 182]. Alla nascita Camillo Caracciolo ebbe il titolo di marchese di Bella. Fu ambasciatore d'Italia in Russia e nell'Impero ottomano, deputato in Parlamento per il collegio di Cerignola, poi nominato Senatore del Regno. Massone, non si sa dove e quando fu iniziato, ma nel dicembre 1863 la Loggia Italia di Costantinopoli chiese che il nuovo ambasciatore presso il Sultano fosse massone “affinché potesse continuare l’opera felicemente intrapresa dal predecessore, il fratello Camillo Caracciolo di Bella” [Vittorio Gnocchini, “L’Italia dei Liberi Muratori”, Erasmo ed., Roma, 2005, p. 58]. Bertrando Spaventa fondò una scuola privata di filosofia; inoltre partecipò alla redazione de “Il Nazionale”, giornale fondato e diretto dal fratello Silvio. Ciò che pochi sanno rispetto al panteista Giordano Bruno di Spaventa in Giovanni Gentile, anche il comunismo di Antonio Labriola e Antonio Gramsci si rifarà a Bertrando Spaventa.
Anche il laicista Benedetto Croce, che dopo la morte dei genitori andò a vivere da Silvio Spaventa, contro le raccomandazioni della defunta cattolicissima mamma, seguì le lezioni di Bertrando, apprezzandone soprattutto lo spirito immedicabilmente cesarista liberale, uno degli interpreti del pensiero hegeliano in Italia.
Andrea Angiulli maestro di Bertrando si era allontanato dalla Scuola hegeliana napoletana dopo il soggiorno biennale di studi in Germania, Francia e Inghilterra, in cui conobbe la sua futura sposa: Mary della nobile famiglia dei Romano di Patù, nipote del Ministro [Alto Traditore delle Due Sicilie svendute ed annientate], Liborio Romano (27 ottobre 1793 – Patù [Lecce] - 17 luglio 1867) [E. Garin, “Dizionario Biografico degli Italiani”, riferimenti in Bibliografia].
IL RISORGIMENTALISSIMO MINISTRO LIBERALE MASSO-MAFIOSO PRINCEPS PER ANTONOMASIA - L'ERESIA LIBERALE ANNUNCIA MA MAI SPIEGA! - Aldo Alessandro Mola alla pagina 125 del suo “Storia della Massoneria in Italia dal 1717 al 2018” [Giunti/Bompiani, Firenze-Milano] dichiara che Liborio Romano è massone. Quando Luigi Einaudi bollò il Grande Oriente come “una cosa comica e camorristica” colpì veramente nel segno. Osserva Millo Bozzolan che a ragione il cappellano militare borbonico don Giuseppe Buttà, oltre che mazziniano definisce Liborio Romano anche massone. La prova certa della sua appartenenza è riportata nello studio di Luigi Polo Friz “La Massoneria Italiana nel Decennio Postunitario” – LudovicoFrapolli [Franco/Angeli, Milano 1998]. Alla pagina 137 del volume troviamo il seguente riferimento: “Nel 1867 morì Liborio, Ministro dell’Interno e della Polizia generale nell’ultimo governo borbonico.
Su di lui esiste una non trascurabile letteratura. Amico di due grandi patrioti, Giuseppe Libertini ed Ercole Stasi, della loggia Mario Pagano, «divise con loro l’amore per i valori liberal-democratici». Il “Bollettino” dedicò a Romano due pagine. “L’Umanitario” gli concesse uno spazio assai più modesto, sebbene il necrologio fosse dovuto: nell’agosto del ’66 lo scomparso era stato nominato «Presidente interino della Sezione Concistoriale all’Oriente di Napoli» ed aveva ringraziato con entusiasmo sia Dominici che Bozzoni”. L’edizione utilizzata dell’opera di Buttà è quella Bompiani del 1985, prefata da Leonardo Sciascia (il brano in questione si trova alle pagine 117-122) [cfr. https://www.venetostoria.com/?p=12352].
Giuseppe Libertini (Lecce, 2 aprile 1823 – 28 agosto 1874) è stato un patriota e rivoluzionario italiano. Massone, a partire dal 1864 si dedicò alla costituzione e alla diffusione della Massoneria in Terra d'Otranto, col grado di Maestro Venerabile della loggia leccese "Mario Pagano" [Luigi Polo Friz, “Lodovico Frapolli. I fondamenti della prima Massoneria italiana”, Carmagnola, Ed. Arktos, 1998, p. 51].
Andrea Angiulli aderì al positivismo, ma rifiutò l’agnosticismo empirista di Herbert Spencer (Derby, 27 aprile 1820 – Brighton, 8 dicembre 1903), ritenendo possibile giustificare in forza della sacrosanta verità denunciata in questo pieno clima dei senza Dio da Fëdor Michajlovič Dostoevskij (Mosca, 11 novembre 1821 [30 ottobre nel Calendario Giuliano allora vigente in Russia] – San Pietroburgo, 9 febbraio 1881 [28 gennaio idem]) che non esistono giammai atei ma solo idolatri la “religione dell’umanità” (di Auguste Comte [Montpellier, 19 gennaio 1798 – Parigi, 5 settembre 1857]) in base alle scienze positive [Andrea Angiulli, “La filosofia e la ricerca positiva”, Napoli, tip. Ghio, 1868, pp. 97 e seg. e 150 e sgg].
Iniziò la sua carriera d’insegnante di filosofia nel liceo “Vittorio Emanuele” della Napoli Capitale delle Capitali declassata. In seguito divenne professore di antropologia e pedagogia nell'università di Bologna (1871-1876) e dal 1876 ordinario di pedagogia in quella di Napoli, dove fu anche incaricato dell'insegnamento di etica e di filosofia teoretica. Fu più volte assessore alla pubblica istruzione nel Comune di Napoli dal 1884 e candidato senza successo al parlamento nazionale. Angiulli era ritenuto un progressista vicino al socialismo che egli invece contestava come dimostra la sua corrispondenza epistolare con Karl Marx che aveva avuto modo di conoscere in Germania.
ECCO LE IDEE LAICISTE CHE CONFLUIRANNO NELLA FORMAZIONE DI LEONIDA BISSOLATI - Nel 1882 Bissolati fu nominato assessore all’Istruzione, incarico che lo immerse concretamente nei problemi sociali e lo orientò nella convinzione che la scuola dovesse configurarsi soprattutto come «scuola dei mestieri» e cioè diretta alla formazione di abili lavoratori. Il 14 agosto 1892 partecipò alla nascita del Partito socialista italiano e nel 1896 si trasferì da Milano a Roma per dirigere il quotidiano del partito «l’Avanti!» il cui primo numero, guarda caso, usciva il 25 dicembre. L’anno successivo fu eletto deputato, iniziando in tal modo la sua carriera di parlamentare nel corso della quale si occupò di numerose questioni.
Al nome del Bissolati è soprattutto legata, per quanto riguarda le tematiche scolastiche, l’importante pagina in materia di laicità della scuola. Il 15 febbraio 1908 l'uomo politico cesarista cremonese presentò alla Camera la mozione appoggiata dal gruppo di deputati socialisti, radicali e repubblicani
al fine di contrastare la presenza nella scuola elementare,
dell'insegnamento religioso
LA PRETESTUOSA SCINTILLA LAICISTA PARTE DALLA CITTÀ CHE PRENDE IL NOME DI FONDAZIONE DA PAPA ALESSANDRO III! - Convinto fin dalla giovinezza della necessità di una vasta e multiforme azione pedagogica diretta a porre la società sulla sedicente base unica e razionale, Leonida Bissolati riteneva compito dei socialisti difendere e potenziare i sedicenti valori trascurati o traditi dalla borghesia liberale, tra cui la concezione laica ovvero laicista secondo il suo innegabile intendere della scuola e della cultura.
L'OCCASIONE DELLA MOZIONE ERA STATA OFFERTA
dalla vertenza apertasi tra il prefetto di Alessandria
e
L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE
in seguito alla rimozione da parte di quest'ultima
DEL CROCEFISSO DALLE AULE.
ERA INTANTO SINDACO DI ROMA ERNESTO NATHAN DAL 25 NOVEMBRE 1907 ALL’8 DICEMBRE 1913 - Già in precedenza Leonida Bissolati si era occupato della questione del Cattolicesimo nel Monopolio Scolastico Privato Governativo. Nel 1904 aveva presentato un'interrogazione circa la corretta interpretazione dell'art. 2 della legge Coppino (che non prevedeva l'insegnamento religioso tra le discipline obbligatorie della scuola elementare) e nel 1906
SI ERA OPPOSTO AGLI ANNULLAMENTI PREFETTIZI
di delibere di amministrazioni comunali
CHE NEGAVANO L'INSEGNAMENTO RELIGIOSO,
chiedendo al Ministro all’istruzione dal 2 agosto 1906 all’11 dicembre 1909 Luigi Rava (Ravenna, 29 novembre 1860 – Roma, 12 maggio 1938) un regolamento tale da troncare le controversie (“La istruzione religiosa nella scuola elementare”, in «Rivista contemporanea», 1906, n. 2). Anche Rava era Massone, non si sa dove e quando fosse stato iniziato. NEL 1590° ANNIVERSARIO DELLA SCONFITTA DI LICINIO DA PARTE DEL COGNATO COSTANTINO A CIBALAE IL GIORNO 8 OTTOBRE 316 - È noto che l’8 ottobre 1906 fu regolarizzato Maestro massone nella Loggia Roma dell’Urbe. Nella sua qualità di Sindaco di Roma [25 novembre 1920 – 23 maggio 1921], tenne il discorso funebre al Campo Verano per la tumulazione del già Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia l’israelita acceso anticlericale senza risparmiare neppure il Vicario di Cristo, Ernesto Nathan (Londra, 5 ottobre 1845 – Roma, 9 aprile 1921, pupillo del Mazzini!...) [Vittorio Gnocchini, “L'Italia dei Liberi Muratori”, Erasmo ed., Roma, 2005, p. 232].
Inglese di nascita e di origine italiana da parte di madre, Ernesto Nathan era repubblicano nella linea di Mazzini (Genova, 22 giugno 1805 – Pisa, 10 marzo 1872) e Aurelio Saffi (Forlì, 13 ottobre 1819 – Forlì, 10 aprile 1890), giacobino cosmopolita, religiosamente laico notissimo anticlericale e iscritto alla Massoneria dal 1887, ricoprì la carica di Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1896 al 1904 e dal 1917 al 1919 [Fulvio Conti, Nathan, Ernesto, in «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 77, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 2012]. Nathan nacque a Londra il 5 ottobre 1845 dalla pesarese Sara Levi Nathan (Pesaro, 7 dicembre 1819 – Londra, 19 febbraio 1882) e da Moses Meyer Nathan, agente di cambio tedesco naturalizzato inglese, che morì a 60 anni il 4 agosto 1859, quando il ragazzo non aveva neanche quattordici anni. Entrambi i genitori avevano origini ebraiche.
Carducci morirà esattamente 25 anni dopo il 19 febbraio 1907. Detta madre fu fervente mazziniana e si spese in azioni di sostegno finanziario per la causa internazionalista risorgimentale. Gli studiosi sono concordi nell'ammettere che abbia avuto con il rivoluzionario genovese una relazione amorosa [cfr. C. Valentini, “La banchiera della rivoluzione. Sara Levi Nathan”, in AA. VV., “Donne del Risorgimento”, Bologna, il Mulino, 2011, p. 143, e qualcuno ha anche sostenuto che Ernesto fosse figlio naturale di Mazzini, un'ipotesi che tuttavia gode di scarso credito [cfr. E. Luzzatto, “La mummia della Repubblica. Storia di Mazzini imbalsamato”, Milano, Rizzoli, 2001, p. 10].
DI
SORPRENDENTE
CONTRADDIZIONE POSTULATORIA
IN
CONTRADDIZIONE POSTULATORIA
MARTINIANA
PERCHÉ
DI
DETTATO TOTALITARIO
IN DETTATO TOTALITARIO MASSONICO MURATORIO:
ALTRA SPIEGAZIONE NON ESISTE!...
NELLA LETTERA DEL 16 OTTOBRE 1894 AL CARDUCCI IL MARTINI DIMOSTRA DATI ALLA MANO COL REPUBBLICANISSIMO ESPERTO IN MATERIA EDGAR QUINET QUANTO FOSSE OBSOLETA LA TESI INFONDATA GIACOBINA CHE L'ASSENZA DEL CREDO RELIGIOSO SAREBBE BENEFICA ALLE POPOLAZIONI!... - "Bada, che tu predichi a un convertito: di ciò che il Quinet [Edgar, Bourg-en-Bresse, 17 febbraio 1803 – Parigi, 27 marzo 1875; in quanto da vero osservatore insospettabile proprio perché acceso repubblicano persino anti-Napoleone III]
DICE
CON GRANDE
EFFICACIA DI PAROLE
e
DIMOSTRA
CON GRANDE
AUTORITÀ DI ESEMPI,
[INIZIO DELLA PROPOSIZIONE INCIDENTALE]
che
le rivoluzioni politiche,
LE QUALI NON ACCOMPAGNINO
UN
RINNOVAMENTO RELIGIOSO,
perdono di vista l’origine loro
E I
PRIMI INTENTI
e
finiscono a scatenare
OGNI CATTIVO ISTINTO DELLE PLEBI –
[FINE DELLA PROPOSIZIONE INCIDENTALE]
di ciò, io
[IO FERDINANDO MARTINI IN CARNE ED OSSA]
sono convinto da un pezzo”.
Nella presentazione della mozione,
DOPO AVER CHIARITO I MOTIVI POLITICI, GIURIDICI E PEDAGOGICI
per i quali
UNO STATO DEMOCRATICO
aveva il dovere di non imporre alcun credo
E DI NON PRIVILEGIARE ALCUNA CONFESSIONE
e aver premesso che la tesi secondo cui
LA RELIGIONE COSTITUISSE PER LE MASSE [OVVERO COSE!]
il necessario sostegno per la morale
ERA ORMAI OBSOLETA,
Leonida Bissolati proseguiva imperterrito affermando che le ambigue norme in vigore permettevano al governo di eludere, scaricandola sui comuni, la spinosa questione, dando così luogo a infinite e irrisolte controversie. Pur essendo anticlericale intransigente, il Bissolati non negava in via di principio il valore religioso, ma a patto che restasse nei confini dell'esperienza privata. Che bellissime parole superlative!... La mozione proposta da lui fu respinta con 364 voti contrari e 64 favorevoli. Ironia della sorte, il 64 della persecuzione neroniana!
cfr. http://dbe.editricebibliografica.it/cgi-bin/dbe/Scheda?295
UNA VOLTA CHE SI È ENTRATI IN MASSONERIA NON SE NE PUÒ PIÙ USCIRE: OCCORRE TENERE CONTO DI QUESTA DIPENDENZA A VITA SOPRATTUTTO IN UOMINI COSÌ CELEBRI! - Attingiamo sempre da Alessandro Belano. Questo faticoso e doloroso cambiamento che stava gradualmente avvenendo nell’animo del Poeta, questa specie di dissociazione interiore, unitamente allo spirito sempre irrequieto del Poeta, sono efficacemente descritti in uno stralcio di lettera scritta all’editore Barbera:
«Io non so qual sia peggio in me a certi momenti, se il fanciullo o il diavolo: c’è dell’uno e dell’altro (...). E al di sopra di queste procelle sta la mia ragione che serena e fredda le contempla, come la luna in una notte di ottobre il mare agitando». [cfr. Lettere di Giosue Carducci. Edizione Nazionale, Vol. VIII, Zanichelli, Bologna 1938-1968, pp. 346-348].
Altro indizio di questo silenzioso riavvicinamento a Dio possiamo scorgerlo nel rapido passaggio, quasi insignificante, che compare nella lettera scritta all’amico Giuseppe Chiarini a soli due anni dalla morte in data 11 agosto 1905 [festa della Corona di Spine di Gesù in Parigi da quando vi giunse nel 1239]. Dopo aver ringraziato l'amico letterato, il Poeta aggiunge:
«...Ora, tanto del fisico come del morale, sono proprio affranto: la macchina è forte e potente, ma la malattia ha ripetuto i colpi e sempre li rinnova. Sarà quel che Dio vuole...» [Ibidem, pp. 221-222].
«Sarà quel che Dio vuole»: da quel poco che conosciamo in nessun altro scritto carducciano compare una simile espressione. Retorica? Formula convenzionale? Non lo crediamo: solo un senso di rinnovata convinzione può aver spinto il Poeta a scrivere quella frase. A questo punto della sua vita, ormai vicino alla morte, la retorica, le apparenze, le convenzioni si erano già da tempo dissolte.
Un altro importante segno di questo lento ma graduale riavvicinamento a Dio e alla Chiesa possiamo trovarlo nella lettera che, pochi mesi dopo, il 23 dicembre 1905, il Poeta inviò alla contessa Silvia Pasolini. Il Carducci, nell’occasione, così definiva il suo pensiero sulla religione:
«Voglio fare le mie confessioni: cioè vo’ dire cose che, dopo morto, tolgano ogni dubbio del come io pensassi e credessi. Cominciamo dal principio: da Dio, o da chi è tenuto Dio (...). Confesso che mi lasciai trasportare dal principio romano, in me ardentissimo; e fu troppo. Ma quasi al tempo stesso soavi cose pensai e scrissi di Cristo: “Oh, allor che del Giordano a i freschi rivi / traea le turbe una gentil virtù...”. resta che ogni qual volta fui tratto a declamare contro Cristo, fu per odio contro i preti; ogni qual volta che di Cristo pensai libero e sciolto, fu mio sentimento intimo. Ciò non vuol dire che io rinneghi quel che ho fatto: quel che scrissi, scrissi: e la divinità di Cristo non ammetto. Ma certe alcune espressioni sono troppo; ed io, senza adorare la divinità di Cristo, mi inchino al Gran Martire umano. Questo voglio che si sappia, e lo scrivo a Voi, perché capace di dirlo apertamente. Giosuè Carducci».
Nel post-scriptum aggiunge: «Pensieri della vigilia di Natale, che ho sempre avuto, e tenerne conto. G. C.». [riportato da A. Messeri, “Da un carteggio inedito di Giosuè Carducci”, Bologna 1907].
Che cosa stava sopravvenendo nel Carducci? Viene da credere che «con l'andare degli anni, con lo sbollire del volterrianesimo chiassoso, con la fatale stanchezza che subentra allo star troppo su posizioni violente, specie in certi individui fondamentalmente onesti, il Carducci dovette di tanto in tanto ripiegarsi su se stesso e riflettere e riandare agli anni in cui aveva creduto in Dio». [cfr. D. Mondrone, Assaggi dall'epistolario Carducciano (Voll. XVI, XVII, XVIII, XIX), Civiltà Cattolica, I (1957), 285].
Alla luce di queste testimonianze e considerazioni possiamo dunque affermare che l’irruento anticlericalismo del Carducci era il frutto esteriore delle sue convinzioni massoniche. Carducci aderì decisamente alle idee liberali del suo tempo, orientate alla lotta contro la religione cattolica, la Chiesa e il Papa. Egli fu membro attivo dell’istituzione massonica Bolognese e Romana e manifestò in più di una occasione il suo disprezzo verso il cattolicesimo e il mondo ecclesiastico. Tuttavia si sviluppò in lui lentamente, nascostamente, un diverso atteggiamento nei confronti della religione e di Dio, tanto da poter parlare, nei suoi ultimi anni di vita, di vera conversione.
IL
TERREMOTO DI MESSINA E REGGIO AVVIENE NELL'OTTAVA DI NATALE,
NEL GIORNO DEI SANTI INNOCENTI MARTIRI 28 DICEMBRE 1908 MENTRE
L'ABBÉ PIERRE CHANOUX RENDERÀ L'ANIMA A DIO IN COURMAYER
NEL GIORNO DI SANTA SCOLASTICA
10 FEBBRAIO 1909:
SE DON ORIONE HA GIÀ APPRESO LA NOTIZIA SULL'INCONTRO SACRAMENTALE DEL CARDUCCI PRESSO DETTO ECCLESIASTICO ALPINO DIRETTAMENTE DA LUI, NON PUÒ AVERNE ATTINTO PER LA PRIMA VOLTA LA NOTIZIA DALLA VENERABILE LUIGIA TINCANI PERCHÉ COSTEI GIUNGERÀ IN MESSINA SOLO NEL 1910 OVVERO QUANDO ELLA AVVICINERÀ IL SANTO L'ABATE ALPINO SARÀ GIÀ MORTO DA PIÙ DI UN ANNO!LA NOTIZIA DELL'APPROCCIO DEL SACERDOTE VESTITO DA BARBIERE, INVECE, PER SFUGGIRE AL CONTROLLO DEI MASSONI, RISULTA PERFETTAMENTE IN REGOLA NELL'AVERLA APPRESA NEL 1910 DALLA VENERABILE IN PAROLA, IN QUANTO IL CARDUCCI SARÀ GIÀ MORTO IL 16 FEBBRAIO 1907.
QUANDO IN PIENO OCEANO DON ORIONE NE PARLÓ AL POPOLO DI DIO - La prima esplicita testimonianza rilasciata da San Luigi Orione circa la conversione di Giosue Carducci avvenne sulla nave «Conte Grande», nel settembre del 1934, durante uno dei viaggi missionari che il Santo effettuò in Sud America. Essendo stato invitato a parlare ai passeggeri che si recavano al Congresso Eucaristico di Buenos Aires, Don Orione trattò della Confessione sacramentale e, per sottolineare la straordinaria grandezza del sacramento, rivelò che durante un soggiorno a Courmayeur Giosue Carducci aveva conosciuto l’Abate Pierre Chanoux (Champorcher, 3 aprile 1828 – La Thuile, 10 febbraio 1909) noto predicatore che risiedeva al Piccolo San Bernardo, e che, dopo alcune conversazioni con lui, si era alfine confessato tornando alla fede cristiana.
La preziosa conferma di questo viaggio a Courmayeur, di cui parla Don Orione, viene dal riscontro con una affermazione di Libertà Carducci, figlia del Poeta la quale ha segnato un appuntamento del padre col Padre Abate Pierre Chanoux nell’ultimo volume dell’Epistolario. Il Poeta aveva del resto compiuto precedenti viaggi e villeggiature a Courmayeur. Da quanto risulta, la prima volta la compì nel 1887, quindi nel 1889, tra luglio e agosto. Fu in quell’anno che compose l’ode “Courmayeur”.
AI PIEDI DEL MONTE BIANCO - Fu di nuovo a Courmayeur tra l’agosto e il settembre del 1895. L’ode consistente nel saluto alla piccola città sulla sponda della Dora Baltea, si caratterizza per le efficaci descrizioni, che, sul finire, si confondono con le memorie e le speranze del poeta: «...Salve, o pia Courmayeur, che l’ultimo riso d’Italia / al pié del gigante de l’Alpi / rechi soave! te, datrice di posa e di canti, / io reco nel verso d’Italia...».
LA CONVERSIONE DEL CARDUCCI NEGLI ATTI DEL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DI SAN LUIGI ORIONE - Più tardi, nel corso di una intima conversazione, poco prima della sua morte, San Luigi Orione ebbe modo di ribadire quanto egli conosceva sulla conversione del Carducci. Queste notizie furono raccolte dal suo primo biografo, Don Domenico Sparpaglione, sacerdote e letterato dell’Opera di Don Orione, apprezzato critico manzoniano (suo il pregevole saggio “Guida al Manzoni”, Ediz. Don Orione, Tortona), morto a Pontecurone [Alessandria] il 18 maggio 1982. Tale primo agiografo di don Orione era nato a Godiasco [Pavia] il 13 febbraio 1903. In occasione del primo processo ordinario per la canonizzazione di Don Orione svoltosi a Tortona, don Domenico testimoniò sotto giuramento:
«Non saprei precisare quando, ma negli ultimi giorni trascorsi da Don Orione a Tortona, prima di recarsi a San Remo, in cui morì, io per incarico del Salesiano Don Antonio Cojazzi [Rovereto in Piano, 30 ottobre 1880 – Salsomaggiore Terme, 27 ottobre 1953] chiesi a lui i particolari della confessione di Giosuè Carducci, della quale egli aveva parlato in una predica tenuta sul «Conte Grande». Egli, studiando bene le parole, confermò che il poeta durante una estate si recò a trovare l’Abate Chanoux sul Piccolo San Bernardo, dal quale si confessò e aggiunse di averlo saputo da una persona incapace di ingannare, ma non volle dirne il nome perché vincolato dal segreto, essendo quella persona depositaria delle due lettere del Carducci relative all’avvenimento, ma in pericolo qualora il segreto fosse stato rivelato. Quanto alla morte cristiana del Carducci, Don Orione mi disse che la riteneva per lo meno probabile e che non bisogna lasciarsi ingannare da tutto quell’apparato massonico, che l’accompagnò» [cfr. “Sacra Congregatio pro Causis Sanctorum. Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Aloisii Orione. Summarium”, Roma 1976, 158-159].
NEL 70° ANNIVERSARIO DI DECAPITAZIONE DELLA REGINA NATURAL-CRISTIANISSIMA MARIA ANTONIETTA [2 NOVEMBRE 1755 - 16 OTTOBRE 1793] - Nella nota 4 dell’articolo on-line di Alessandro Belano, “Carducci Giosue: Dalla ribellione alla conversione” in "Messaggi di Don Orione", 1998, n. 98, pp.11-42, leggiamo: “A Satana” fu composto nel 1863 (16 ottobre) e pubblicato per la prima volta a Pistoia nel novembre del 1865 [110° Anniversario di nascita di Maria Antonietta], sotto lo pseudonimo di «Enotrio Romano» (che comparve per la prima volta). L'interpretazione apparve sull'«Ateneo Italiano» del 7 gennaio 1866. Il 6-7 gennaio 754 papa Stefano II incontrava il Re Natural-cristianissimo Pipino il Breve a Ponthion nel sud dello Champagne per chiedergli aiuto contro le usurpazioni longobarde degli emergenti Stati Nazionali Pontifici abbandonati dall’Imperatore da Costantinopoli.
SE IL PRIMO RE NATURAL-CRISTIANISSIMO ANGIOINO DI NAPOLI MUORE IL 7 GENNAIO 1285 IL PRIMO RE CESARISTA ANARCHISTA DI NAPOLI GIUSEPPE BONAPARTE NASCE IL 7 GENNAIO 1768 - Il 7 gennaio 1285 muore in Foggia il Re Natural-Cristianissimo di Napoli Carlo d’Angiò figlio di Luigi VIII di Francia e di Santa Bianca di Castiglia. Il 7 gennaio 1797 il Tricolore giacobino ovvero la Marianne che ha consumato il regicidio in Francia viene dichiarata nel Municipio di Reggio Emilia la bandiera della Repubblica Cispadana che il 15 febbraio 1798 spodesterà il Papato mentre la legge del 15 febbraio 1794 aveva reso il rosso, il bianco e il blu bandiera nazionale francese, che già da tempo garriva nel Paese ispirandosi, nei colori, alla coccarda tricolore. Il 15 febbraio 1145 moriva papa Lucio II ucciso dal Comune di Roma istigato da Arnaldo da Brescia.
LA CONVERSIONE DI GIOSUE CARDUCCI NEGLI ATTI DELL’ORDINE ORIONINO - Del racconto di Don Orione circa la conversione del Carducci, esistono tante testimonianze raccolte dalla viva voce dei testimoni. Riferiamo la versione lasciataci da Don Luigi Orlandi [Lungavilla (Pavia ), 19 aprile 1902 – Genova, 5 giugno 1986], confidente del Fondatore e, per molti anni, archivista e Postulatore generale della Congregazione fondata dal Beato:
«Nella settimana precedente la sua andata a San Remo, Don Orione mi chiamò in camera sua, vicino all’orologio, al Paterno, e venne a parlare della morte cristiana del Carducci, confessatosi e comunicatosi dall’Abate Chanoux. Tra l’altro mi disse che, molto spesso, si crede che gli uomini della politica siano morti lontani dalla Chiesa e dai Sacramenti, mentre spesso, in privato e di nascosto dal gran pubblico, si sono riconciliati con la Chiesa e con Dio» [cfr. Archivio Generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma, Posizione Orlandi, 8. I.]
Altra importante testimonianza è quella rilasciata da Don Giuseppe Zambarbieri [Pecorara (Piacenza), 26 novembre 1914 – Roma 15 gennaio 1988], terzo successore del Beato Don Orione, in età giovanile già a lui vicinissimo quale segretario. Egli scrive:
«A proposito degli episodi dei quali il ven. fondatore era solito infiorare i suoi discorsi, onde renderli più vivi e fecondi di bene, narro quanto ho appreso da Don Orione medesimo in merito alla predica che egli tenne sul “Conte Grande” nel settembre del 1934, parlando anche del Carducci. Ne interpellai il Ven. Fondatore, il quale disse: “È vero: il Carducci è tornato alla fede e si è confessato. Questo è avvenuto precisamente a Courmayeur”. E mi ha raccontato di una notte che il Carducci passò in piedi, passeggiando avanti e indietro nella sua stanza: una notte assai simile a quella famosa dell’Innominato. Al mattino si è presentato all’Abate Chanoux e si è confessato. Ho chiesto se vi sono prove di veridicità. Don Orione è stato di persona a Courmayeur per accertare il fatto, penso che sia stato inviato in missione straordinaria. Ed ebbe dall’Abate la conferma». [cfr. Archivio Generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma, Posizione Zambarbieri, 2].
Una conferma indiretta di questo avvenimento legato alla conversione del Carducci si può ritrovare nella testimonianza della professoressa Enrichetta Mombelli di Casale, dotata di profonda cultura letteraria. Nel gennaio 1932 desiderando Don Orione suggellare l’inaugurazione del Santuario della Madonna della Guardia in Tortona, da lui stesso voluto, invitò la summenzionata a tenere una conferenza presso il Collegio Dante Alighieri, in Tortona, aperta alle signorine e donne della città.
Riferendosi all'iniziativa, la professoressa Mombelli ricorda: «Alle Signorine Don Orione stesso fece una dimostrazione del come la confessione sia stata accolta anche da persone in alto, per scienza e vita politica, dicendo tra l’altro: “Quando si potrà scrivere una pagina sul Carducci, si saprà che, prima di morire, si è confessato”». [cfr. Archivio Generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma, Posizione Mombelli, 4. I.] Queste le qualificate testimonianze con quella di Luigia Tincani in testa. Come mai il Carducci non manifestò mai apertamente la sua conversione, né parlò in pubblico dei suoi incontri con l’Abate Pierre Chanoux? Non lo sappiamo con certezza, ma, su questo punto, possiamo rifarci ad una efficace battuta di Don Orione davvero illuminante. Accennando, in alcuni suoi appunti, alla conversione del Poeta, il Beato Don Orione scrive che egli «fu troppo debole per dirlo forte».
Osserva Alessandro Belano che qualcosa e faticosamente, e certo, dolorosamente, stava cambiando nell’animo del Poeta. Sotto una immagine del Cristo di Monte Verde che nel 1892 gli veniva mostrata dalla Marchesa di Villamarina, dama di compagnia della regina Margherita, egli scrisse di suo pugno questa quartina:
«Le braccia di pietà che al mondo apristi,
sacro Signor, da l’albero fatale,
piegale a noi che, peccatori e tristi,
teco aspiriamo al secolo immortale».
[riportato da P. C. Landucci, “È provata la conversione del Carducci?”, in “Cento problemi di fede”, Assisi 1962, p. 315]. Nello stesso anno 1892, in occasione della Prima Comunione di Margherita Gargiolli, regala alla festeggiata il libro di pietà “L’anima con Dio” del Card. di Capua Alfonso Capecelatro, apponendovi questa dedica:
«A te innanzi il giovin core / apra candido il suo fiore / ne la prima luce pia
o regina del dolore / o sovrana dell’amore / Santa Vergine Maria!».
[Ibidem, p. 315]. La stereotipa figura del poeta pagano, le pubbliche convinzioni di un Carducci irreligioso e forse ateo debbono essere riviste da queste episodiche testimonianze che depongono a favore di un altalenante cambiamento che stava sovravvenendo nell’animo del Poeta. Il 1 settembre 1894 scriveva al professor Paolo Tedeschi queste parole: «A Dio voglio credere sempre più. Il cristianesimo cerco d’intenderlo storicamente. Al cattolicesimo sento impossibile avvicinarmi con intelletto d’amore; ma rispetto i cattolici buoni». [riportato da D. Mondrone, “Assaggi dall’epistolario Carducciano (Voll. XVI, XVII, XVIII, XIX)”, Civiltà Cattolica, I (1957), p. 285].
DAL GIORNO 27 LUGLIO 1505 SI VENERA NOSTRA SIGNORA DELLA ROVERE, IL PENTITO 33° GRADO DELLA MASSONERIA GIOSUE CARDUCCI NASCE NEL 33° DECENNIO DELLA SUCCITATA DATA IL 27 LUGLIO 1835: PIETRASANTA IN TOSCANA IN CUI NASCE IL POETA MASSONE PENTITO CHE ANCHE NEL PIENO DELLA VITA SETTARIA EBBE SEMPRE UN DEBOLE PER LA VERGINE SANTA RIMANE DIRIMPETTAIA A SAN BARTOLOMEO A MARE IN LIGURIA TRA I DUE ESTREMI DELL’ARCO LIGURE.
IL SOMMO POETA ED IL CROCIATO AROLDO
REDUCE DALLA TERRA SANTA…
NOSTALGIA IRRESISTIBILE
DEL MEDIOEVO NEL POETA DEL POSITIVISMO
NE “LA CHIESA DI POLENTA” DEL 1897!
Ave Maria! Quando su l’aure corre
l’umil saluto, i piccioli mortali
scovrono il capo, curvano la fronte
Dante ed Aroldo.
DIVERSAMENTE DA BENEDETTO CROCE CHE FU DEL TUTTO INDIFFERENTE DI FRONTE AI TANTI RICHIAMI DELLA SANTA VERGINE, E DI ENVER HOXHA CHE, AHINOI!, LA INSULTAVA ASTIOSAMENTE, È GIOSUE CARDUCCI STESSO A RILEVARE CHE LUI EBBE SEMPRE IL MASSIMO RIGUARDO PER LEI – C’è ancora un elemento significativo al quale vorremo almeno accennare e che costituisce, a suo modo, un ulteriore indizio di questa conversione. È stato giustamente fatto notare che, in mezzo a tanta ribellione e frastuono, invettive e avversioni, parole di fuoco e insulti letterari, ironia, sarcasmo e minacce, resta nel Poeta un rispettoso e quasi fanciullesco contegno nei confronti della Vergine Maria, la quale, nelle (poche) ricorrenze letterarie, è presentata in un alone di gentilezza e considerazione, se non proprio di venerazione. Si tratta solo di «cavalleresca generosità»? Non lo crediamo. Questa presenza mariana nella vita del Carducci non fu semplicemente occasionale, né priva di significato se dobbiamo ritenere sincere le parole pronunciate dallo stesso Carducci: «La Vergine mi deve voler bene, perché ne ho parlato bene». [cfr. Landucci P. C., È provata la conversione del Carducci?, in “Cento problemi di fede”, Assisi 1962, p. 322. Nel riferire questo particolare, l’Autore accenna anche a un tempietto bolognese della Vergine Immacolata, davanti al quale il Poeta, come ricordavano alcune donne del luogo, si scopriva con riverenza il capo].
Vogliamo concludere le nostre riflessioni segnalando un particolare curioso e, a suo modo, significativo. Da quanto ci risulta la prima composizione poetica (un sonetto) scritta dal Carducci, allora tredicenne, si intitola “A Dio” [cfr. Opere di Giosuè Carducci. Edizione Nazionale, Vol. I, Zanichelli, Bologna 1935-1940, pp. 331-332].
Una sera di maggio del 1848, contemplando il paesaggio dalla finestra della sua abitazione in Castagneto e suggestionato dal rintocco grave delle campane che suonavano la prima ora di notte, l’animo giovanile del Carducci sentì nascere spontanea la voce della poesia e proruppe in una ingenua lode a Dio. Nel rifarsi a questo lontano avvenimento, molti anni più tardi il Poeta aggiunse ai quattordici versi quanto segue: «Mi ride l’animo quando ripenso che io mossi la mia poesia da Dio, da quel Dio che mi ha dato questa anima sensibile e sdegnosa di cui lo ringrazio sempre, da quel Dioche io doveva poi dimenticare ed anche oltraggiare negli anni miei più belli per correre dietro a pazze larve di virtù affettata e di gioie false e vili» [Ibidem].
Leggendo queste parole «non è difficile comprendere quale lavoro purificatore sia passato su quell’anima agitata, percossa da tempeste, traviata da sette, inghirlandata dalla gloria, ma intimamente buona, sdegnosamente superiore, che sa scrollare di dosso la polvere del lungo cammino, rompere vincoli triangolari e ha la forza eroica di vincere alla fine la più difficile delle sua battaglia: ritrovare se stesso». [cfr. Una testimonianza di Luzzati sulla religiosità di Carducci, «L’Osservatore Romano», 7 luglio 1940, 2. Il breve articolo non è firmato: forse si tratta di Lorenzo Ceresoli].
Questa tardiva confessione - conclude Alessandro Belano nel suo “Carducci Giosué: Dalla ribellione alla conversione, La testimonianza del Beato Luigi Orione” [in: "Messaggi di Don Orione", 1998, n.98, pp.11-42] - ci sembra una straordinaria anche se ribelle conferma della sopraggiunta conversione del Poeta. Nel fondo del suo cuore irrequieto, dietro alle apparenze sdegnose portate avanti per lunghi anni, si celava un seme nascosto che avrebbe faticato a spuntare.
Come una specie di inclusione poetico-esistenziale, la vita del Poeta si apre e si conclude alla luce della presenza di Dio. Per quei misteriosi e provvidenziali percorsi interiori che solo Dio conosce, e che, spesso, si caratterizzano da un incedere faticoso, incerto, doloroso, ma mai privo di speranza e grazia, l'antico ribelle doveva approdare a quel Dio che, troppo spesso, aveva indicato con una iniziale minuscola.
Alla vigilia della morte, dell’indomito anticlericale, del propugnatore del libero pensiero non resta ormai che il ricordo letterario. Non ci è dato di sapere quale furono gli sviluppi di questa ritrovata fede. A questo punto della vicenda umana e poetica del Carducci i contorni si fanno sfumati, le voci si confondono, i versi tacciono. Sola, resta un’anima che, nel segreto, dialoga con il suo Dio.
COME IL PADRE SAN LEONIDA ED IL FIGLIO ORIGENE SONO UNITISSIMI NEL PROFESSARE LA FEDE CATTOLICA DIVENENDO L’UNO SPECCHIO DELL’ALTRO
DAL NON POTER CITARE IL NOME DEL GENITORE
SENZA CITARE IL NOME DEL FIGLIO,
COSÌ
NELL’AVVERSIONE ALLA CHIESA CATTOLICA
POSSIAMO DIRE DEL SACERDOTE RINNEGATO STEFANO
DIETRO
PRETESTO DELLA SEDICENTE UNITÀ D’ITALIA
E
DEL FIGLIO LEONIDA
DIETRO PRETESTO DELLA SEDICENTE LAICITÀ DELLO STATO
NON POTENDO BACIARE PIÙ IL PETTO DEL FIGLIOLO ORIGENE IN CUI ARDEVA LO SPIRITO SANTO, IL CARO PADRE IN CATENE NE BACIÒ LA LETTERA CHE LO ESORTAVA A DIVENIRE MARTIRE DI CRISTO – Di Santo Stefano Proto-Martire la vita è notissima, colpisce anche che il figlio Leonida pubblica il primo numero de L’Avanti il 25 dicembre 1896, per tutti inconfondibile solennità del Natale del Divino Redentore e subito il giorno dopo è Santo Stefano. Recita l’Agiografia on-line che il nome Leonida venne già portato e illustrato dal valoroso Re di Sparta, caduto alle Termopili, alla testa dei suoi eroici soldati.
Anche il Leonida cristiano fu un valorosissimo combattente che suggellò con il martirio la propria vita e la propria fede. Per di più ebbe la ventura di essere padre di uno degli scrittori cristiani più fervorosi e più arditi. Perciò San Leonida è comunemente designato come «padre di Origene». Oriundo anch'egli della Grecia. Leonida era maestro di retorica ad Alessandria e padre di sette figli. Al maggiore, Origene ebbe cura di dare l’educazione filosofica e letteraria vastissima, insieme con la conoscenza profonda della Sacra Scrittura la quale fu la prima scienza ad apprendere. che il giovane imparò addirittura a memoria. Presto, il padre-maestro dovette però frenare l'accesa curiosità del giovane, che voleva sapere tutto di tutto, con una precocità impressionante. Si disse poi che il padre,
AMMIRATO DA QUEL FERVORE SPIRITUALE,
baciasse, quando dormiva, il petto del figlio,
dove s'era acceso il fuoco della sapienza divina. Ma venne il tempo della prova. Sotto l'Impero di Settimio Severo, nel 204, ripresero in Egitto le persecuzioni contro i cristiani. lì Governatore Leto rastrellò il deserto della Tebaide, dove vivevano gli anacoreti rinsecchiti dal digiuno e riarsi dal sole.
Il giovane Origene desiderò di morire Martire.
Soltanto la madre, nascondendogli i vestiti, poté impedirgli di presentarsi al Governatore per proclamarsi arditamente cristiano. Non c'era bisogno di simili ostentazioni. Bisognava attendere docilmente e fermamente la persecuzione, senza provocarla, come faceva il padre Leonida, il quale, infine, chiamato dinanzi al Governatore, confessò senza arroganza e senza titubanza di essere cristiano. Fu incarcerato, e durante la prigionia gli pervenne una lettera del figlio, che lo incitava a mantenersi fedele a Dio. «State attento, caro padre - puntualizzava la lettera - di non mutare risoluzione a causa di noi, vostri figli».
LEONIDA, NON POTENDO ORMAI BACIARE IL PETTO DEL FIGLIO,
baciò la lettera di esortazione.
NON NE AVEVA BISOGNO, MA LO RIEMPÌ UGUALMENTE DI LETIZIA.
Il pensiero della famiglia non turbò così le ultime ore del Martire. Porse sorridendo la testa alla spada, acquistandosi la corona di gloria. Dopo la sua morte, vennero confiscati i beni della vedova. I sette orfani furono gettati in mezzo alla strada, e si sarebbero ridotti randagi e mendici se provvidenzialmente una signora di Alessandria non li avesse raccolti e mantenuti. Il giovane Origene, orgoglioso di essere figlio di un Martire, divenne poi scrittore talmente importante, fecondo e celebre, da legare il nome del padre al proprio. Il Santo, infatti, viene distinto comunemente con il nome di Leonida e coll’attributo imprescindibile di «padre di Origene».
IL CATTOLICESIMO HA PAURA DI ESSERE IGNORATO, L’IDEOLOGIA RIFORMATO-RIVOLUZIONARIA HA PAURA DI ESSERE CONOSCIUTA [PIO XII] - Nel primo numero del nuovo giornale “L’Avanti”, Natale 1896, nell’editoriale inaugurale Leonida Bissolati tracciò un manifesto politico-ideale identitario, lanciando una sfida all’ordine costituito. Rivolgendosi direttamente al Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell’Interno dell’epoca Antonio Starabba, marchese di Rudinì, che aveva ammonito i dirigenti e gli iscritti al neonato PSI con l’intimazione: “di qui non si passa”, Bissolati rispose, con un titolo che passerà nella storia del socialismo e del giornalismo, “Di qui si passa”,manifestando la fede e la certezza “scientifica” nell’affermazione delle ragioni dei socialisti e nella sedicente conquista del potere da parte dei lavoratori. Questo titolo verrà poi ripreso da molti direttori dell’Avanti! in occasione di eventi particolarmente importanti della vita del partito e del giornale. Diede le dimissioni dall’incarico nel 1903, per poi accettare nuovamente la direzione del quotidiano tra il 1908 ed il 1910.
Massone, nel 1902 rappresentò la Loggia “Alsazia-Lorena” al Congresso mondiale del Libero Pensiero a Losanna e nel corso della Gran loggia annuale del Grande Oriente d’Italia il Gran maestro Ettore Ferrari propose la censura all’indirizzo di quei parlamentari aderenti alla massoneria che si erano rifiutati di votare contro l’insegnamento cattolico nella scuola primaria. Come già visto, il Sovrano gran commendatore in pectore del Rito scozzese antico e accettato, Saverio Fera [pastore protestante], forte oppositore della politicizzazione forzata perseguita da Ettore Ferrari all’interno dell’obbedienza, pose il veto formale contro la proposta di censura. Lo scontro arrivò fino alla scissione, che si consumò il 24 giugno 1908 nel seno del Supremo Consiglio d’Italia del Rito scozzese antico ed accettato.
ANCHE IL VERBO NATURAL-CRISTIANISSIMO:
BATTEZZARE
SVUOTATO DI SENSO!
TALE RITUALE DI SOSTITUZIONE DI VIA
NON È CASUALE
MA AD ARTE:
È IL SEDICENTE PROGRESSO LAICISTA
NELL’ABISSO DEL VUOTO INFERNALE MASSONICO
CHE DEVE TOTALITARIAMENTE AVANZARE
OCCULTANDO
IL NOBILISSIMO PASSATO NATURAL-CRISTIANISSIMO
NELLA BELLISSIMA SUA COMPLETEZZA
CHE VA DALLA SCIENZA TEOLOGICA ALLA SCIENZA CLINICA
IN
LUDOVICO SETTALA
QUALE VECCHIUME DA ELIMINARE!
NON A CASO, INFATTI,
TALE STATO LIBERAL-COMUNISTA
RIPIEGATO SU SE STESSO
ANDRÀ IN QUELLA CRISI CHE VERRÀ SUPERATA
DAL
MOVIMENTO MUSSOLINIANO
ALTRETTANTO GIACOBINO
MA
CONCILIANTE COL CATTOLICESIMO
CHE NON A CASO
DEFINIRÀ
LO STATO MASSONICO
QUALE
“DEMOCRATICUME”
1776 - 1° MAGGIO - 1920: 144° ANNIVERSARIO - IL REGNO DI ELISABETTA I D'INGHILTERRA = 44 ANNIVERSARIO
I DUE POLI CESARISTI: PIAZZA CINQUE GIORNATE E VIA AVANTI
IN IMPLACABILE SUCCESSIONE RIVOLUZIONARIA!
IL 1° MAGGIO 305 DIOCLEZIANO E MASSIMIANO ERCULEO PASSANO LA CARICA DI IMPERATORI A COSTANZO CLORO ED AL FEROCE PERSECUTORE CHE SUPERA LO STESSO DIOCLE OVVERO GALERIO MENTRE IL 1° MAGGIO 1776 JOHANN ADAM WEISHAUPT FONDA GLI ILLUMINATI DI BAVIERA A INGOLSTADT Il 1º maggio 1920 viene posta la prima pietra della nuova sede milanese de “l’Avanti!” in via Ludovico da Settala, costruita grazie alla sottoscrizione popolare lanciata all’indomani della devastazione fascista del 15 aprile 1919 della precedente sede di via San Damiano, 16. «Un immenso corteo sommerso dalle bandiere rosse si forma in piazza Cinque Giornate e si ingrossa a ogni incrocio mentre arriva all’angolo tra via Settala e via San Gregorio, che i compagni scoprono
IN MEZZO AGLI APPLAUSI ESSERE STATA RIBATTEZZATA
con la nuova targa stradale “Via Avanti!”.
IL LETTO DI MORTE SENZA PIÙ GLI AVVERSATI SACRAMENTI! - (…) Gli ex direttori dell’’Avanti! sono tutti presenti. Manca Leonida Bissolati, che è malato in ospedale a Roma e che, ministro e uomo di governo, ormai milita in un altro partito. Oddino Morgari lo ricorda con parole commosse. Il popolo socialista sa essere giusto e generoso: le accoglie con un grande applauso. Bissolati, quando lo saprà, nel letto di ospedale dove morirà dopo pochi giorni, piangerà di gioia». Leonida Bissolati morì a Roma il 6 maggio 1920 per un’infezione post-operatoria. È sepolto a Roma nel Cimitero del Verano”.
http://www.icorridoridelcielo.it/loramai-famoso-canalone-bissolati/
Per approfondire il rapporto tra Massoneria e Socialismo vedi
https://www.avantionline.it/la-massoneria-tra-mito-realta-e-politica/
LA GESTIONE DEL COVID 19 DEGLI SCIENZIATI DI REGIME
DEL XXI SECOLO IN LOMBARDIA
CHE VIETA PERSINO L’ANATOMIA DEI CADAVERI
DINANZI ALLA GESTIONE DEGLI SCIENZIATI NATURAL-CRISTIANISSIMI
DI REGIME NEL XVII SECOLO!
CANCELLATA DALLA STORIA MEDIOLANA LA VIA INTESTATA AL GRANDE SCIENZIATO BENEFATTORE DELL’INTERA UMANITÀ NELLA CRISTIANITÀ E BENEFATTORE IMMEDIATO DELLA POPOLAZIONE APPESTATA NELLA CAVALLERESCA MILANO SPAGNOLA – ESSENDO TALI FONDATORI DEL SOCIALISMO SPESSO CATTOLICI APOSTATI COLPISCE VERAMENTE NEL SEGNO SENZA ALCUNA RETORICA L’INSOSPETTABILE FEDERICO II DI PRUSSIA QUANDO DICHIARA: LA MASSONERIA È IL GRANDE NIENTE!...- Lodovico Settala (27 febbraio 1550 – Milano - 12 settembre 1633) è un medico, traduttore e accademico lombardo. Nacque a Milano dal medico Francesco Settala e da Giulia Ripa, figlia del giureconsulto pavese Giovanni Francesco Ripa [CERL Thesaurus, «Ripa, Giovanni Francesco (1480-1535)»]. Studiò nel Collegio dei Gesuiti di Brera e si laureò in Medicina all’Università degli Studi di Pavia nel 1571.
Due anni dopo ottenne la prima cattedra straordinaria di Medicina a Pavia; ma vi rinunciò poco tempo dopo per svolgere l'attività medica a Milano. Ebbe tuttavia le cattedre di politica e di morale nelle Scuole canobiane di Milano e l'incarico di protofisico generale dello stato di Milano nel 1600. [Giuseppe Ferrario, “Statistica medica di Milano: dal secolo XV fino ai nostri giorni”, vol. 2, Milano, Guglielmini e Redaelli, 1840, p. 45].
ANCHE LA STORIA COEVA DI QUEL BRASILE DELLA VITTORIA NAVALE
A BAHA DEL 30 APRILE 1625 SUGLI ORANGISTI OLANDESI
DELL’AMMIRAGLIO NAPOLETANO GIANVINCENZO SANFELICE
DUCA DI BAGNOLI DEL TRIGNO IN MOLISE
E VI È CHI CALUNNIA AD ARTE QUALE GENOCIDA LA CHIESA CATTOLICA NELLE AMERICHE! CAPOLAVORO STORICO CINEMATOGRAFICO APOCALYPTO DI MEL GIBSON AVANTI!... – Ludovico Settala conobbe e strinse legami con molti Gesuiti originari del Brasile e, grazie a queste conoscenze, Settala ottenne moltissimi doni esotici da quel luogo che conservò con cura in una wunderkamera costruita e finanziata da lui stesso. Questi molti oggetti provenienti dal Brasile possono essere visti oggi nella Pinacoteca Ambrosiana a Milano
E TRA QUESTI POSSIAMO TROVARE
persino uno straordinario
MANTELLO CHE I SACERDOTI
della popolazione dei Tupinanbà
INDOSSAVANO DURANTE LE CERIMONIE SACRE
e durante i sacrifici,
COMPOSTO INTERAMENTE CON PIUME DI PAPPAGALLI,
il cui restauro nel 2018 si deve all' Opificio delle pietre dure a Firenze. I Tupinamba (o Tupinambá de Olivença) sono un gruppo etnico del Brasile con una popolazione stimata in 3.500 individui nel 2004 (Funasa) spesso denominati “Tupinambá de Olivença” o anche solo “Olivença” (dal nome della zona in cui sono stanziati attualmente) per distinguerli dal macro-gruppo storico dei Tupinamba (denominato anche Tupi) da cui discendono. Parlavano la lingua nheengatu fino alla fine del XIX secolo, a causa dei numerosi contatti con i bianchi ed in particolare con i gesuiti, dopodiché il portoghese divenne prevalente. La vecchia lingua originaria tupinamba appartiene alla famiglia linguistica tupi-guaraní. Vivono a sud dello stato brasiliano di Bahia, in gran parte nei pressi della città di Ilhéus, ma altri gruppi si trovano nei comuni di Buerarema e Una.
Avevano una lingua comune la cui grammatica fu poi riorganizzata dai Gesuiti e divenne nota come “Tupi antico”. Nonostante le radici comuni, le varie tribù che componevano la nazione Tupinamba combatterono costantemente tra di loro, spinte da intensi desideri di vendetta che hanno sempre portato a guerre sanguinose in cui i prigionieri venivano catturati per essere mangiati nel corso di rituali antropofagi. Autori come il tedesco Hans Staden e i francesi Jean de Lery e André Thevet, tutti del XVI secolo, e le missive dei Gesuiti del periodo, ci danno notizie molto accurate su chi erano e come vivevano.
Hans Staden (Homberg, 1525 circa – Wolfhagen o Korbach, 1579 circa) fu un soldato e marinaio tedesco che effettuò due viaggi nelle Americhe su navi spagnole e portoghesi. Durante il secondo viaggio fu catturato dal popolo brasiliano dei Tupi. Dopo il ritorno in Europa, avvenuto nel 1555, l’aiuto del dr. Johann Dryander di Marburgo permise a Staden di pubblicare il racconto della propria prigionia, intitolato “Warhaftige Historia und beschreibung eyner Landtschafft der Wilden Nacketen, Grimmigen Menschfresser-Leuthen in der Newenwelt America gelegen” (“Vera storia e descrizione di uno Stato di persone selvagge, nude, sinistre, cannibali nel Nuovo Mondo, America”) (1557).
Il libro divenne un best seller internazionale e fu tradotto in latino ed in molte lingue europee, raggiungendo un totale di 76 edizioni. Il “Warhaftige Historia” fornisce dettagliate descrizioni della vita e dei costumi dei Tupi, illustrate con xilografie. Dal momento della prima pubblicazione ad oggi, l’aspetto del libro che ricevette più attenzione fu il cannibalismo. Staden riferiva che i Tupi erano cannibali,
FORNENDO LA TESTIMONIANZA OCULARE
dell’uccisione, preparazione e consumazione
DEI PRIGIONIERI DI GUERRA,
e riferì che i suoi carcerieri
AVREBBERO MANGIATO ANCHE LUI
se non fosse riuscito a fuggire.
Secondo un aneddoto, gli Indiani gli diedero una zuppa deliziosa; dopo che ebbe terminato la cena,
RISCONTRÒ SUL FONDO DEL CALDERONE
alcuni piccoli teschi,
CHE IN SEGUITO SCOPRÌ
essere quelli dei figli dei suoi compagni.
Darcy Ribeiro, antropologo brasiliano, nel suo libro intitolato “Brazilian People” riferisce che Hans fu catturato tre volte dai Tupi, ma che non fu mangiato perché piangeva implorando per aver salva la vita, cosa che egli raffigurò anche in alcuni suoi dipinti.
RITORNIAMO ALLO SCIENZIATO NATURAL-CRISTIANISSIMO LOMBARDO - Lodovico Settala si prodigò in occasione delle epidemie di peste che si svilupparono a Milano nel 1576, e nel biennio 1628-1630 (la famosa peste dei “I promessi sposi”). Alessandro Manzoni lo nomina ne “I promessi sposi”, una prima volta nel capitolo XXVIII, quando parla del figlio, Senatore Settala, medico, membro, insieme ad Alessandro Tadino (Milano, 1580 – Milano, 16 novembre 1661 la cui tomba è andata distrutta assieme al convento cappuccino dell’Immacolata a Porta Orientale nella cui chiesa riposava!...) del tribunale della sanità ai tempi della vicenda di Renzo e Lucia; e una seconda volta nel capitolo XXXI, allorché è tra i primi ad accorgersi che la “strana malattia” che si stava diffondendo nella zona lecchese, era la peste.
Lodovico Settala scrisse numerose opere, di medicina, filosofia e di storia naturale, altre di morale e di politica. Fra le sue opere si ricordano la traduzione latina, con commento, dei libri ippocratici “De aëribus, aquis et locis (In librum Hippocratis Coi de aeribus, aquis, locis, commentarii V. Appositus est Graecus Hippocratis contextus ope antiquorum exemplarium, restitutus, ... Cum indice rerum et verborum locupletissimo”, Coloniae: Ioan. Baptistae Ciotti Senensis aere, 1590) [Luigi Belloni, “Carlo Borromeo e la Storia della Medicina, in San Carlo e il suo tempo: atti del convegno internazionale nel IV centenario della morte (Milano, 21-26 maggio 1984)”, vol. 1, Edizioni di Storia e Letteratura, 1986, p. 170] e dei “Problemata” di Aristotele (“Commentariorum in Aristotelis problemata Tomus” I-II, Francoforte sul Meno: apud haeredes Andreae Wecheli, Claudium Marnium, & Ioannem Aubrium, 1602). Si veda il lunghissimo elenco delle pubblicazioni afferenti tale scienziato nella Milano Asburgica Spagnola.
Col dilagare della peste del 1630 lo scienziato Tadini fu tra gli incaricati della sanità pubblica essendo anche lui uno dei testimoni diretti della peste di Milano e lasciò sugli avvenimenti di quegli anni una delle opere più fondamentali per accuratezza storica dei fatti. La sua opera "Raguaglio dell'origine et giornali successi della gran peste contagiosa, venefica, & malefica seguita nella Città di Milano, & suo Ducato dall'anno 1629 sino all'anno 1632" fu utilizzata da Alessandro Manzoni come fonte storica per la preparazione del romanzo “I promessi sposi”. OPERE - A. Tadino, “Auertenze et osseruationi appartenenti alla compisitione de i medicamenti. Tradotte dal nono libro delle Osseruationi del sig. Lodouico Settala medico collegiato”, Milano, 1630, SBN IT\ICCU\MILE\026047. A. Tadino, “Breue compendio per curare ogni sorte de tumori esterni, & cutanee turpitudini, raccolto dalle osseruationi fisice, & chirurgice nelli vltimi anni fatte dal sig. Lodouico Settala medico collegiato”, Milano, 1646, SBN IT\ICCU\MILE\037205. “Venerabilis Collegii Physicorum Mediolanensium antiquitas, privilegia, statuta, ordinationes in compendium redacta, authore Alexandro Tadino ea Physicorum collegio medico, eiusdemdue archivii praefecto”, Milano, 1654. A. Tadino, “Raguaglio dell'origine et giornali successi della gran peste contagiosa, venefica, & malefica seguita nella Città di Milano, & suo Ducato dall'anno 1629. sino all'anno 1632”, Milano, 1648, SBN IT\ICCU\PUVE\011480.
IL NOBILISSIMO PASSATO NATURAL-CRISTIANISSIMO SETTALA - Poco lontana da Milano, nell’abitato fra l’Adda e il Lambro a Nord di Paullo prese nome la famiglia comitale dei Settala, notissima alla cultura storica milanese tanto per il sepolcro in San Marco quanto per la splendida collezione cinquecentesca di reperti naturalistici,vera "Wunderkammer" assemblata dal conte Ludovico agli albori della scienza moderna ben ancorata nelle scoperte passate, che a lungo rimase all'Ambrosiana e fu poi in parte recuperata dal Museo di Storia Naturale. Ai Settala, che già nel V Secolo avevano dato a Milano il Vescovo San Senatore, si deve la fondazione (1108) della parrocchiale di Sant’Ambrogio.
Tra gli altri membri degni di menzione della famiglia Settala si ricorda certo Passaguado, che, dopo la terribile distruzione di Milano ad opera di Federico Barbarossa che però fece prima uscire tutta la popolazione con le cose familiari più preziose, quindi distruzione che non ha nulla a che vedere coi bombardamenti terroristici a tappeto del Cesarismo riformato-rivoluzionario dalla Boemia hussita nel 1419 per il Protestantesimo alla Rivoluzione… si era distinto come uno degli artefici della ricostruzione delle mura cittadine nel 1171.
Altro membro che si distinse per le sue opere fu un altro arcivescovo, certo Enrico I che di punto in bianco, agli inizi degli anni Venti del XIII sec., anche lui come il Barbarossa penitente, partirà per la quinta crociata voluta dal papa Onorio III, lo stesso che riconosce i francescani in seno alla chiesa, francescani stabiliti in Terra Santa dai Reali di Napoli Roberto e Sancia d’Angiò. Tornato dall’Oriente, lo stesso arcivescovo cerca una sede in città per il nuovo ordine religioso nello sfrattare nel 1224 alcuni religiosi da Sant’Apollinare [chiesa vicino a Sant’Eufemia], lo concede alle suore francescane. A proposito di nuovi ordini si ricorda anche il Beato Lanfranco, che avendo riunito cinque congregazioni sotto una medesima regola, col titolo di Eremiti di Sant’Agostino veniva creato nel 1256 primo generale degli Agostiniani.
Nell’epoca protocristiana si distingue un altro membro della casata, quel San Senatore che nel V sec. fu molto attivo come Arcivescovo contro i movimenti ereticali in seno alla prima organizzazione dell’ortodossia ecclesiale, sepolto nella chiesa di Sant’Eufemia (l’adiacente via viene dedicata non caso al santo).
LIBERARE L’UFFICIALITÀ SPREGIUDICATA EUROPEA
DALLO SCETTRO DEL TRONO
E
DAL TURIBOLO DELL’ALTARE…
PAROLE DEL MARCHESE MASSONE DE SADE
L’ITALIANO LINGUA DELL’ARTE È STATA TOTALITARIAMENTE ESCLUSA DALL’UNESCO, MA, GUARDA CASO,
FIGURA SOLO IN UNA COSA:
SATANA VUOLE ESSERE DOGMATICAMENTE ADORATO E DECANTATO
NELLA LINGUA DEI ROMANI PONTEFICI;
IL PREFAZIO OBBLIGATORIO DELLE CELEBRAZIONI SATANICHE
(MESSE NERE)
NELLE CELEBRAZIONI UFFICIALI LUCIFERINE È INFATTI L’“INNO A SATANA”
DI GIOSUÉ CARDUCCI.
PER L’ERUDITO IN MATERIA RICHARD WURMBRAND SIMILI PENSIERI NON SONO ORIGINALI, SONO IL CONTENUTO USUALE DELLE PREDICHE NEL CULTO SATANISTA -“Dio maledetto, il primo dovere dell'uomo intelligente e libero è di cacciarti dal suo spirito e dalla sua coscienza (...). Dio è stoltezza e viltà; Dio è ipocrisia e menzogna; Dio è tirannia e miseria; Dio è il male! Vieni Satana! vieni, il calunniato dai preti e dai re! che io t'abbracci e ti stringa al mio cuore. E’ lungo il tempo che io ti conosco e che tu conosci me!” [Pierre Joseph Proudhon].
«Tu solo, o Satana, animi e fecondi il lavoro, tu nobiliti le ricchezze. Spera ancora, o proscritto», scriveva il teosofo ovvero il nemico dichiarato della Santissima Trinità, Pierre-Joseph Proudhon (Besançon, 15 gennaio 1809 – Passy, Parigi, 19 gennaio 1865; P. J. P., “De la Justice dans la révolution et dans l'église”, Frères Garnier, Paris 1858). Andiamo anche all’imprescindibile storico liberale Jules Michelet (Parigi, 21 agosto 1798 – Hyères, 9 febbraio 1874 [XXV della Repubblica Romana 9 febbraio 1849]) nato in una cappella espropriata e sconsacrata di Parigi, appartenuta in passato ad antica confraternita. Il padre Jean vi si era installato e vi gestiva la tipografia, dopo che era emigrato da Laon all’inizio della Rivoluzione. Il 21 agosto 1265 nasceva il Re Natural-Cristianissimo di Francia Filippo Augusto. L’unica navata era stata adattata a officina per i macchinari, mentre il coro era usato quale abitazione [ex “Nota bio-bibliografica” in Jules Michelet, “La strega”, trad. Maria Vittoria Malvano, Einaudi, Torino 1971, p. XIX) nella cui opera non poteva mancare il templare sassone: “Memorie di Lutero” (1835, da Martin Luther), Michelet, lo ribadiamo,produceva le prove storiche dell’ingiustizia perpetrata ai danni di Satana, identificato con la scienza e la natura, sacrificate alla mortificazione cristiana. Figura di martire politico in Proudhon, venato di riflessi scientifici in Michelet, Satana diveniva emblema del progresso e «del prodigioso edificio ... delle istituzioni moderne» [“Nota bio-bibliografica” in Jules Michelet, “La strega”, cit., p. XXI] simbolo della verità brutalmente calpestata o occultata dal Clero. [cfr. anche Jacques Seebacher, “Jules Michelet”, in Pierre Abraham e Roland Desné, “Storia della letteratura francese”, ed. it. a cura di Lanfranco Binni, Garzanti, Milano, vol. II, p. 604].
Furono dunque questi i prodromi massonici del celebre inno “A Satana”. Recatosi Giosue Carducci a Firenze nel settembre 1863 per la stampa dell’opera sull’umanista e filologo Agnolo Poliziano (Montepulciano, 14 luglio 1454 – Firenze, 29 settembre1494), in una nottata insonne gli ruppe dal cuore la poesia che definì «chitarronata», ovvero non riuscita nello stile ma foriera di verità. «L’Italia col tempo dovrebbe innalzarmi una statua, pel merito civile dell’aver sacrificato la mia coscienza d’artista al desiderio di risvegliar qualcuno o qualcosa... perché allora io fui un gran vigliacco dell’arte» [Piero Bargellini, Giosuè Carducci, Brescia, Morcelliana, 1934, p.151] scriverà anni dopo.
IL 26 GIUGNO 363 MORIVA GIULIANO L’APOSTATA - L’inno nella prima stesura del settembre 1863 fu inviato da Giosue Carducci all’amico o meglio al fratello massone il letterato Giuseppe Chiarini (Arezzo, 17 agosto 1833 – Roma, 4 agosto 1908) il 15 ottobre 1863 accompagnato da tale commento:
«È inutile che io avverta aver compreso nel nome di Satana tutto ciò che di nobile e bello e grande hanno scomunicato gli ascetici e i preti con la formola “Vade retro Satana”; cioè la disputa dell’uomo, la resistenza all’autorità e alla forza, la materia e la forma degnamente nobilitate. È inutile che io segni al tuo giudizio le molte strofe tirate giù alla meglio per finire: nelle quali è il concetto dilavato ma non la forma. Bisogna tornarci su, su questa poesia, e con molta attenzione. Ma non ostante mi pare che pel concetto e pel movimento lirico, io possa contentarmene. Pigliala adesso com’è [...] Dopo letto ricorda che è il lavoro di una notte» [Giosuè Carducci, “Poesie”, Utet Libri, 2013].
IL PREFAZIO DELLA MESSA NERA
NELLA PRIMA CHIESA SATANISTA UFFICIALMENTE
APERTA AL CULTO IN SAN FRANCISCO
IL 30 APRILE 1966
È L’“A SATANA” DEL CARDUCCI
311 – 30 APRILE – 1822: DETTO APOSTATA LEMMI NATO ESATTAMENTE NEL MILLENNIO E MEZZO ED 11 ANNI DALL’EDITTO DI TOLLERANZA IN FAVORE DEI CRISTIANI EMANATO DALL’ULTIMO IMPERATORE PERSCUTORE GALERIO… PERSECUZIONE AVVIATA NEL 64 CON NERONE - Quando il satanista Adriano Lemmi (Livorno, 30 aprile 1822 – Firenze, 23 maggio 1906) fondò a Roma la massonica «Loggia di Propaganda», che voleva riunire al suo interno le personalità settarie più eminenti dell’epoca, Chiarini (come, tra gli altri, Francesco Crispi [Ribera, 4 ottobre 1818 – Napoli, 11 agosto 1901], Giuseppe Zanardelli [Brescia, 26 ottobre 1826 – Toscolano Maderno, 26 dicembre 1903] e Carducci) vi aderì [cfr. P. Bargellini, “Giosuè Carducci”, Brescia, Morcelliana, 1934, p.285]. Fu il primo biografo di Carducci. Ricordiamo che attingiamo tali notizie da Wikipedia
La Battaglia di Heiligerlee è l’evento bellico in seno alla Guerra degli Ottant’Anni verificatosi il 23 maggio 1568 nel villaggio di Heiligerlee, nella Signoria di Groninga, che vede di fronte le truppe geuzen guidate da Luigi e Adolfo di Nassau e le truppe fedeli agli Spagnoli guidate da Giovanni di Ligne, Stadhouder di Groninga. Conclusasi con la vittoria dei ribelli al Principe legittimo Filippo II viene spesso considerata come il vero “inizio” del periodo della guerra in argomento che terminerà il 30 gennaio 1648. Il 23 maggio 1430 Santa Giovanna d’Arco cade nelle mani dei nemici. Il 23 maggio 1947 a due settimane di distanza dalla seconda, avviene la terza apparizione della Vergine della Rivelazione, presente don Mario Sfoggia che recita il rosario con Bruno Cornacchiola. Il sacerdote avverte un dolce profumo, ha il cuore in gola e sente il sangue gelarsi nelle vene, mentre col filo di voce l’amico annuncia di vedere la “madre bellissima e sorridente”. Il 23 maggio 1555 sale Paolo IV Carafa, il Papa della breve Restaurazione cattolica in Inghilterra, Galles e Irlanda. Il 23 maggio 1694 viene firmato il Trattato anglo-sabaudo che ripristina il culto valdese nelle valli piemontesi, tale culto, infatti, era stato vietato dalle leggi inquisitoriali il 23 maggio 1686. Nel Trattato anglo-sabaudo del 4 agosto 1704 verranno definitivamente confermate le disposizioni del 23 maggio 1694, in seguito alle cosiddette laboriosissime trattative dei due rappresentanti anglo-olandesi.
NEL III CENTENARIO DALL’INGHILTERRA SCISMATICA ALLA SPAGNA LIBERALE, LA PATRIA DI CATERINA D’ARAGONA!... - Il 23 maggio 1531 l’Arcivescovo di Canterbury si dichiara ufficialmente contro il vincolo matrimoniale di Caterina d’Aragona con Enrico VIII, ma il 23 maggio 1334, la sentenza pronunciata definitivamente nel processo canonico in Roma, ne conferma la validità. Il 23 maggio 1931 nella persecutrice e blasfema Repubblica spagnola si stabilisce che i simboli religiosi ovvero il Cristo crocifisso innanzitutto saranno tollerati solo nel caso che tutti gli alunni della classe, abbiano scelto l’istruzione religiosa. Il 23 maggio 1125 muore l’Imperatore Enrico V di Franconia che ha combattuto pesantemente contro il Papato nella Lotta per le Investiture il quale, successore di Enrico IV, era nato l’8 gennaio 1081. Il 23 maggio 1125 cessa di essere Imperatrice anche Matilde d’Inghilterra.
NEL III CENTENARIO - Il 23 maggio 1855 in pieno Parlamento subalpino Cavour delibera la soppressione universale delle Congregazioni religiose. Saranno colpiti 334 conventi. Esattamente tre secoli prima, come visto, il 23 maggio 1555 saliva sul soglio di Pietro, Gian Pietro Carafa di cui il “Dizionario dei Papi” di Oxford, (Piemme) scrive: «Sospettando che gli Ebrei favorissero in qualche modo il protestantesimo, li confinò, rigorosamente in ghetti a Roma e nello Stato pontificio, costringendoli inoltre a portare copricapi distintivi». Un secolo prima nella rivolta boema si era verificata la stessa conclusione. Paolo IV è l’astioso riferimento ugonotto, puritano, orangista, cabalista e malthusiano anticattolico, perciò oltre all’esaltazione della nascita di Enrico VIII il 28 giugno include alla perfezione anche tale odio.
Il 25 gennaio 1533 l’adultero Enrico VIII in Londra sposa anarchisticamente Anna Bolena nobildonna della Corte reale e sua favorita di cui si è invaghito dal 4 marzo 1522. La cerimonia viene svolta in estrema segretezza in quanto il sovrano inglese è sacramentalmente sposato con Caterina d’Aragona. Soltanto quattro mesi più tardi ovvero il 23 maggio 1533, il matrimonio tra Enrico e Caterina venne letteralmente annullato non potendone essere dichiarato teologicamente nullo, dall’Arcivescovo eretico-scismatico di Canterbori Thomas Cranmer il quale appena cinque giorni dopo ovvero il 28 maggio legittimava l’unione coniugale del Re con la Bolena. Il matrimonio dei giovanissimi Principi natural-cristianissimi il futuro Luigi VIII di Francia e Bianca di Castiglia veniva celebrato il 23 maggio 1200 a Portmort, in Normandia.
Adriano Lemmi massone confesso dal 1875, da atti blasfemi contro la Rivelazione biblico-cristiana da far rabbrividire l’antropologa accademica Cecilia Gatto Trocchi (19 giugno 1939 – Roma - 11 luglio 2005), fu eletto alla massima carica di Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia il 17 gennaio 1885 e fu Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato fino alla morte [cfr. Luigi Sessa, “I Sovrani Grandi Commendatori e breve storia del Supremo Consigli d'Italia del Rito Scozzese antico ed accettato. Palazzo Giustiniani dal 1805 ad oggi”, Bastogi, Foggia 2004, p. 47-58]. Riuscì laddove i suoi predecessori avevano fallito, ovvero riunificare, sotto il labaro del Grande Oriente d’Italia, tutte le obbedienze massoniche gran-piemontesi italiane, che, per varie vicissitudini, erano rimaste sino ad allora autonome. Il gran maestro inoltre riassestò le finanze del G.O.I. intuendo da buon Adoratore del Vitello d’Oro l’importanza di avere a propria disposizione una loggia “coperta”, nella quale far confluire i massoni più influenti della finanza e dell’editoria. La linea d’azione di Lemmi, molto attento alla conquista del potere da essere coinvolto nel noto scandalo pubblico dei tabacchi, è stata più volte accostata alla “filosofia” che un secolo più tardi ha ispirato Licio Gelli.
Fortemente laicista e anticattolico, di Adriano Lemmi che pubblicamente giurava odio alla Vergine Santissima ed allo Spirito Santo resta famosa la dichiarazione: “La scomparsa del potere temporale dei papi è il più memorabile avvenimento del mondo”. La permanenza di Lemmi ai vertici della massoneria coincide con la guida del governo italiano di Francesco Crispi. I fratelli settarî Lemmi e Crispi furono legati da stretta amicizia e comunanza nelle scelte politiche domestiche ed internazionali. Dopo il 1896 con la catastrofica disfatta di Adua, anno della caduta dell'amico Crispi, all’interno della massoneria gli restò unicamente la carica di Sovrano Gran Commendatore del Rito scozzese, che conservò fino alla morte, avvenuta nel 1906.
L’“A Satana” senza la terzultima strofa fu pubblicata a Pistoia nel novembre 1865 con lo pseudonimo, usato per la prima volta, di Enotrio Romano; del 1867 è l’edizione completa sempre con la stessa firma. Il testo definitivo è del 1881, lo stesso anno in cui viene ambientato “Cuore” dell’altro massone Edmondo De Amicis (Oneglia, 21 ottobre 1846 – Bordighera, 11 marzo 1908). Si tratta del romanzo per ragazzi da scristianizzare ad arte dietro gli pseudo vuoti valori laicisti illuministi, strutturato a episodi separati e pubblicato, per la prima volta, dalla casa editrice milanese Treves nel 1886. Il libro ha forma di diario fittizio di un ragazzo di terza elementare che racconta lo svolgersi del proprio anno scolastico 1881-1882 dal 17 ottobre al 10 luglio: ogni capitolo riporta la data del giorno e un titolo riferito al tema trattato. Tutto ciò che riguarda i giovani è caro alla Setta Massonica la quale ha imposto il Monopolio obbligatorio scolastico privato di Stato ovvero l’“Intelletto Artatamente Codificato” di cui parliamo, tra le tante, nel V volume di “Quando Satana firma la Storia” in difesa da Benedetto Croce [Pescasseroli 25 febbraio 1866 – Napoli 20 novembre 1952]. Vedi anche l’“Intelletto scolasticamente Modificato” in Giuseppe Fioravanti nelle sue magistrali esposizioni in Radio Maria ai primi anni del 2000. In poche parole si tratta del deleterio Pensiero Unico massonico, appunto, ovvero del Dettato Unico Globalista ovvero del “Non Poter Affatto Pensare Totalitario” cui adeguarsi da volenti inconsapevoli oppure da nolenti consapevoli, che, chiaramente gli resistono senza alcuna retorica grazie a Gesù, Giuseppe e Maria!
DIO, PORTATI VIA! POICHÉ, DA QUESTO GIORNO IN POI,
GUARITO DALLA TUA PAURA
E DIVENTATO SAGGIO, GIURO,
CON LA MANO TESA AL CIELO,
CHE TU SEI SOLO IL TORMENTATORE DELLA MIA RAGIONE,
LO SPETTRO DELLA MIA COSCIENZA
[LA TEOSOFIA IN PIERRE JOSEPH PROUDHON]
LA TEOSOFIA CHE, AHINOI!, NEL NEGARE SIA L’ORDINE MORALE RIVELATO BIBLICO SIA L’ORDINE MORALE NATURALE ATTRIBUISCE TUTTI I MALI DEL MONDO ALLA SANTISSIMA TRINITÀ CUI RINUNCIA GIOSUE CARDUCCI DINANZI ALL’ABATE DALLA STESSA LINGUA FRANCESE DI PROUDHON, PIERRE CHANOUX COL SUO SORPRENDENTE “VADE RETRO SATANA”! - Da parte mia – recita Pierre Joseph Proudhon - dico: Il primo dovere dell’uomo, divenuto intelligente e libero, è cacciare continuamente l’idea di Dio dalla sua mente e dalla sua coscienza. Perché Dio, se esiste, è essenzialmente ostile alla nostra natura e noi non dipendiamo affatto dalla sua autorità. Si arriva alla conoscenza suo malgrado, al conforto suo malgrado, alla società suo malgrado; ogni passo che facciamo in anticipo è una vittoria in cui schiacciamo la Divinità.
Non si dica più che le vie di Dio sono impenetrabili. Abbiamo penetrato queste vie, e lì abbiamo letto in lettere di sangue le prove dell’impotenza di Dio, se non della sua malevolenza. La mia ragione, a lungo umiliata, si sta gradualmente elevando al livello dell’infinito; col tempo scoprirà tutto ciò che la sua inesperienza gli nasconde; col tempo sarò sempre meno un lavoratore di sventura, e per la luce che avrò acquisito, per la perfezione della mia libertà, mi purificherò, idealizzerò il mio essere e diventerò il capo della creazione, l’uguale di Dio. Un solo momento di disordine, che l’Onnipotente avrebbe potuto impedire e non impedito, accusa la sua Provvidenza e lo mostra privo di saggezza; il minimo progresso che l'uomo, ignorante, abbandonato e tradito, fa verso il bene lo onora incommensurabilmente. Con quale diritto Dio dovrebbe ancora dirmi: “Sii santo, perché io sono santo?” Spirito bugiardo, gli risponderò, Dio imbecille, il tuo regno è finito; guarda alle bestie per altre vittime. So che non sono santo e non potrò mai diventarlo; e come potresti essere santo, se ti rassomigli? Padre eterno, Giove o Geova, abbiamo imparato a conoscerti; sei, eri, sarai sempre, il geloso rivale di Adamo, il tiranno di Prometeo.
Perciò non cado nel sofisma confutato da San Paolo, quando proibisce al vaso di dire al vasaio: Perché mi hai fatto così? Non biasimo l’autore delle cose per avermi fatto una creatura disarmonica, un concatenamento incoerente; Potrei esistere solo in una tale condizione. Mi accontento di gridargli: Perché mi inganni? Perché, con il tuo silenzio, hai scatenato l’egoismo dentro di me? Perché mi hai sottoposto alla tortura del dubbio universale con l’amara illusione delle idee antagoniste che mi hai messo in mente? Dubbio di verità, dubbio di giustizia, dubbio della mia coscienza e della mia libertà, dubbio di te stesso, o Dio! e, per questo dubbio, necessità della guerra con me stesso e col mio prossimo! Questo, Padre supremo, è ciò che hai fatto per la nostra felicità e la tua gloria; tale, fin dall'inizio, sono stati la tua volontà e il tuo governo; tale il pane, impastato di sangue e di lacrime, di cui ci hai nutrito. I peccati che ti chiediamo di perdonare, ce li hai fatti commettere; le trappole da cui ti supplichiamo di liberarci, ci hai preparato; e il Satana che ci assale sei tu.
Hai trionfato, e nessuno ha osato contraddirti, quando, dopo aver tormentato nel suo corpo e nella sua anima il giusto Giobbe, figura della nostra umanità, hai insultato la sua candida pietà, la sua prudente e rispettosa ignoranza. Non eravamo nulla davanti alla tua invisibile maestà, alla quale demmo il cielo per baldacchino e la terra per sgabello. E ora eccoti qui detronizzato e distrutto. Il tuo nome, fintanto che l’ultima parola del sapiente, la sanzione del giudice, la forza del principe, la speranza dei poveri, il rifugio del peccatore pentito, - questo nome incomunicabile, dico, d'ora in poi oggetto di disprezzo e maledizioni, sarà un sibilo tra gli uomini. Perché Dio è stupidità e codardia; Dio è ipocrisia e falsità; Dio è tirannia e miseria; Dio è malvagio. Finché l’umanità si piegherà davanti a un altare, l’umanità, schiava dei re e dei sacerdoti [natural-cristianissimi del Sacro Romano Impero ovvero di Governo Spirituale e Governo temporale distinti nell’unità indissolubile ma già anche dell’Olimpo o del Pantheon afferenti il Sano Paganesimo], sarà condannato; finché un uomo, in nome di Dio, riceverà il giuramento di un altro uomo, la società sarà fondata sullo spergiuro; pace e amore saranno banditi dai mortali. Dio, portati via! poiché, da questo giorno in poi, guarito dalla tua paura e diventato saggio, giuro, con la mano tesa al cielo, che tu sei solo il tormentatore della mia ragione, lo spettro della mia coscienza [cfr. ://www.liberecomunita.org/index.php/spiritualita/245-proudhon-dio-e-il-male-l-uomo-e-libero consultato il 26 marzo 2022].
L’ENERGUMENO MARCHESE DE SADE, SPECCHIO PERFETTO DELLA SETTA GLOBALISTA DEGLI ILLUMINATI DI BAVIERA ALL’ASSALTO DELL’ARMONIA E DEGLI STESSI IMPERIUM [SCETTRO] E SACERDOTIUM [INCENSIERE] PRESENTE NON SOLO NELL’ORDINE NATURAL-CRISTIANISSIMO RIVELATO BIBLICO-CRISTIANO MA GIÀ NELLO STESSO ORDINE NATURALE DI OLIMPO E PANTHEON SECONDO LA COSCIENZA MORALE INSITA IN OGNI UOMO PER SEMPLICE INNATA NATURA
COME DAL 22 SETTEMBRE 1792
IL TERMINE “REPUBBLICA” SIA L’INCONFESSABILE ANTICRISTO TOTALITARIO INNATURALE LAICISTA IN QUANTO LAICITÀ SIGNIFICA INCLUSIONE,
GIAMMAI ASTIOSA ESCLUSIONE DOGMATISTICA!
MUORE NEL GIORNO DELLA FESTA DELLA CELEBRE REGINA SANTA BIANCA
DI CASTIGLIA DA LUI TANTO ODIATA!
IL FRATELLO MASSONE GARIBALDI MORIRÀ NEL 142° ANNIVERSARIO
DI NASCITA DI DE SADE;
IL 2 GIUGNO 455 AVVIENE IL SACCO VANDALICO DI ROMA CON GENSERICO
MENTRE DE SADE NASCE NEL 1285° ANNIVERSARIO: 12 + 85 = 17 x 4
IL DETTATO TEMPLARISTA NELLA PIENA IMMORALITÀ POSTULATORIA IMPENITENTE LIBERATA SOTTO MENTITE SPOGLIE NEL PRIGIONIERO DELLA BASTIGLIA IL 14 LUGLIO 1789 – Il Sadismo cui dà il nome Donatien-Alphonse François de Sade (Parigi, 2 giugno 1740 – Charenton-Saint-Maurice, 2 dicembre 1814) blasfemamente soprannominato Divin Marchese nell’Anticristo Giacobino, potrebbe benissimo riferirsi anche all’Internazionalismo globalista. Ecco infatti la sua inconfondibile congiura repubblicana cesarista contro la Roma e la Napoli della Repubblica naturale degli Scipione, dell’Impero dei Cesari e della Cristianità dei Papi: “(…) Non lo nascondo affatto, è con sofferenza che vedo la lentezza con cui ci sforziamo di arrivare allo scopo, è con inquietudine che sento che stiamo per mancarlo ancora una volta. Si crede forse che questo scopo sarà raggiunto quando ci saranno state date delle leggi? Non illudiamoci. (…)
In un secolo in cui siamo tanto convinti che la religione debba poggiare sulla morale e non la morale sulla religione, ci vuole una religione che guardi ai costumi, che ne sia come lo sviluppo, come il seguito necessario, e che possa, elevando l’anima, tenerla perpetuamente all’altezza di quella libertà preziosa [anarchista spregiudicata settaria] di cui oggi essa fa il suo unico idolo. (…)”. [Fëdor Michajlovič Dostoevskij (Mosca, 11 novembre 1821 – San Pietroburgo, 9 febbraio 1881)che magistralmente ci insegni che non esistono affatto atei ma solo idolatri avanti!
“Non dimentichiamo – asserisce l’energumeno de Sade - che questa puerile religione [cattolica] era una delle armi migliori nelle mani dei nostri tiranni [Papi e relativi Re natural-cristianissimi, giammai protestanti]: uno dei suoi primi dogmi era di ‘rendere a Cesare ciò che appartiene a Cesare’; ma noi abbiamo detronizzato Cesare e non vogliamo più dovergli nulla. (…)”. Noti il lettore la precisazione: aver detronizzato non solo il Cesare Natural-Cristianissimo ma anche il Cesare sia della “Res pubblica” naturale quale quella salvata e rafforzata per sempre da Scipione l’Africano (Roma, 236 – Liternum [Napoli], 183 a. C.), sia della “Res Publica” quale l’Impero di Ottaviano Augusto (Roma, 23 settembre 63 a. C. – Nola [Napoli], 19 agosto 14 d. C.) in quanto nega ogni ordine divino morale presente nel mondo sin dal Sano Paganesimo.
Seguita tale energumeno nato sul fiume Marna persino intorno al Clero, che, in disobbedienza all’art. 10 della stessa Costituzione “Nessuno può essere inquisito per le proprie opinioni religiose” prima che in disubbidienza al Papa, ha giurato fedeltà alla spergiura Repubblica Francese Prinseps Alta Traditrice lei stessa della propria Costituzione pur di annientare la Chiesa Cattolica: “ci sono vizi di Stato da cui non ci si corregge mai. In meno di dieci anni, per mezzo della religione cristiana, della sua superstizione, dei suoi pregiudizi, i vostri preti, malgrado il loro giuramento, malgrado la loro povertà, riprenderebbero sulle anime il potere che avevano occupato con la forza, vi incatenerebbero di nuovo a dei re [natural-cristinissimi cattolici, non certo ai principi riformati e massoni quali i cesaristi napoleonici] , perché la potenza degli uni è sempre stata quella degli altri (…) [alludendo con chiarezza a Costantino e Carlo Magno e ai Romani Pontefici coevi]”.
L’IMMEDICABILE QUANTO IRREPARABILE ODIO MASSONICO AL SANTISSIMO SACRAMENTO - Pensate che, poiché il frutto del vostro lavoro non è riservato che ai vostri nipoti, fa parte del vostro dovere, della vostra probità, di non lasciar loro nessuno dei germi pericolosi che potrebbero farli ripiombare nel caos da cui noi siamo usciti con tanta difficoltà. Già i nostri pregiudizi si dissolvono, già il popolo abiura le assurdità cattoliche, ha già soppresso i templi, ha abbattuto gli idoli, ha convenuto che il matrimonio non è più che un atto civile, i confessionali demoliti servono a riscaldare le sale pubbliche,
i pretesi fedeli,
disertando il banchetto apostolico,
lasciano gli dèi di farina ai topi.
Francesi [cesaristi, non più crociati], non fermatevi:
L’EUROPA INTERA,
una mano già sulla benda
CHE ABBACINA [OVVERO ABBAGLIA] I SUOI OCCHI,
attende da voi lo sforzo
CHE DEVE STRAPPARLA DALLA SUA FRONTE (…)
Francesi [cesaristi], ve lo ripeto,
L’EUROPA ATTENDE DA VOI
di essere a un tempo
liberata
DALLO SCETTRO E DALL’INCENSIERE:
DOPO AVER STERMINATO LA MONARCHIA NATURAL-CRISTIANISSIMA
DI FRANCIA ED AVER BANDITO ANARCHISTICAMENTE
IL CULTO CATTOLICO PENALMENTE CON EFFERATO MARTIRIO
ED ESILIO DI BEN QUARANTAMILA SACERDOTI
ASSALTANDO BLASFEMAMENTE LE CHIESE ED INCENERENDO, TRA LE TANTE,
NEI FORNI CREMATORI MAMME E BAMBINI DELL'INSORTA VANDEA
IN DIFESA DEL CULTO CATTOLICO,
IN PIENO TRADIMENTO DELLA STESSA COSTITUZIONE GIACOBINA,
ORA TOCCA SUBITO AL PAPATO IN ROMA!...
Pensate che vi è impossibile affrancarla dalla tirannia reale [natural-cristianissima, non scismatica riformata] senza farle nello stesso tempo rompere i freni della superstizione religiosa [leggi Chiesa Cattolica]: i lacci dell’una sono troppo intimamente uniti a quelli dell’altra perché lasciandone sussistere una parte non ricadiate ben presto sotto il dominio di quella che avrete trascurato di dissolvere. Non è più ai piedi di un essere immaginario né a quelli di un vile impostore che un repubblicano [cesarista] deve piegarsi: i suoi unici dèi devono essere ora il coraggio e la libertà. (…)
NELLE BELLISSIME PAROLE VIENE IRRINUNCIABILMENTE DEFINITO IDOLATRICO ANCHE CIÒ CHE È RELIGIOSO NATURALMENTE, GIAMMAI RELIGIOSO GNOSTICO SETTARIO MANICHEO! - “Se crediamo necessario un culto, imitiamo quello dei romani: le azioni, le passioni, gli eroi, ecco oggetti degni di rispetto. Siffatti idoli elevavano l’anima, la elettrizzavano, meglio ancora, le comunicavano le virtù dell’essere venerato. L’adoratore di Minerva voleva essere prudente. Il coraggio era nel cuore di chi veniva visto ai piedi di Marte. Non un solo dio di questi grandi uomini era privo di energia, tutti trasmettevano il fuoco di cui erano essi stessi infiammati nell’anima di chi li venerava e, nella speranza di essere a propria volta adorati un giorno, si aspirava a diventare grandi almeno come colui che si prendeva a modello. (…) Ci siamo liberati da quel fantasma [natural-cristianissimo]
E L’ATEISMO È ATTUALMENTE
il solo sistema di tutti coloro
CHE SANNO RAGIONARE. (…)
CHE
l’estinzione totale dei culti
ENTRI DUNQUE NEI PRINCIPI
che noi diffondiamo nell’Europa intera.
Non contentiamoci di spezzare gli scettri [dei Principi natural-cristianissimi; di quelli eretico-scismatici solo per spensierata egemonia], polverizziamo per sempre gli idoli [ovvero Apostolato e simulacri del Cattolicesimo]: non c’è mai stato che un passo tra la superstizione [Chiesa Cattolica in carne ed ossa] e il realismo [ovvero la persecuzione contro di lei]. Seguite la storia di tutti i popoli: non li vedrete mai cambiare il governo che hanno per un governo monarchico se non a causa dell’abbrutimento [ovvero il serio controllo dell’Ufficialità spregiudicata] in cui la superstizione [ovvero il Cattolicesimo] li tiene; vedrete sempre i re [natural-cristianissimi] puntellare la religione [cattolica] e la religione consacrare dei re. E nota la storia dell’intendente e del cuciniere: “Passatemi il pepe che io vi passerò il burro”. Umanità infelice, sarai tu sempre destinata ad assomigliare al padrone di quei due bricconi?
Senza dubbio bisogna bene che sia così, dato che uno dei primi articoli della consacrazione dei re era sempre la conservazione della religione dominante, come una delle basi politiche che dovevano meglio sostenere il loro trono. (…)
Non basterà amare per essere degni di questa corona [cesarista anticristiana], bisognerà aver anche meritato di esserlo: l’eroismo, i talenti, l’umanità, la grandezza d’animo, un civismo a tutta prova, ecco i titoli che ai piedi della sua signora sarà costretto a esibire l’amante e questi titoli varranno bene a quelli della nascita e della ricchezza che uno sciocco orgoglio esigeva una volta. Da questo culto almeno sbocceranno delle virtù, mentre non nascono che delitti da quello [biblico-cristiano] che abbiamo avuto la debolezza di professare. Questo culto si alleerà con la libertà che noi serviamo, la animerà, la nutrirà, la infiammerà, mentre il teismo è per sua essenza e per sua natura il più mortale nemico della libertà che noi serviamo. (…)
CHIESA SOCIALE MODERNISTA INTENDI BENE IL TUO MAESTRO! – “Rimpiazzate le sciocchezze deifiche [ovvero i dogmi della Fede natural-cristianissima], con cui eravate soliti affaticare i giovani organi dei vostri fanciulli, con eccellenti principi sociali; che invece di imparare a recitare futili preghiere che si faranno un merito di dimenticare non appena avranno sedici anni, essi siano istruiti sui loro doveri nella società; insegnate loro ad amare le virtù di cui a mala pena vi sentivano parlare un tempo e che, senza le vostre fole religiose [ovvero invenzioni cattoliche], bastano a fare la loro felicità individuale; fate sentir loro che questa felicità consiste nel render gli altri così fortunati come noi stessi desideriamo esserlo. Se voi appoggerete queste verità sulle chimere cristiane, come avevate la follia di fare in passato, i vostri allievi una volta riconosciuta la futilità delle basi, faranno crollare l’edificio e diventeranno scellerati proprio perché crederanno che la religione da loro abbattuta glielo vietava. Al contrario, facendo sentir loro la necessità della virtù unicamente perché da essa dipende la loro personale felicità, essi saranno onesti per egoismo e quella legge fondamentale degli uomini sarà sempre la più sicura di tutte. (…)
L’ignoranza e la paura, direte loro ancora, ecco le due basi di tutte le religioni. L’incertezza in cui l’uomo si trova in rapporto al suo Dio è precisamente il motivo che lo tiene attaccato alla sua religione. (…)”
MORALE NON PIÙ FONDATA SULLA INNEGOZIABILITÁ DEI DIECI COMANDAMENTI MA SULL’UNICA COSA IMMUTEVOLE POSSIBILE: L’IMPOSIZIONE DEL PIÙ FORTE E DEL PIÚ ASTUTO TRAMITE VOTO PONENDO IL DECALOGO MEDESIMO A VOTAZIONE!... - “Ritornate poi sull’utilità della morale [senza più il fondamento naturale del Decalogo]: offrite loro su questo grande soggetto più esempi che lezioni, più prove che libri e ne farete dei buoni cittadini, buoni guerrieri, buoni padri, buoni sposi; ne farete uomini tanto più attaccati alla libertà del loro paese quanto meno alcuna idea di servitù si presenterà più al loro spirito, alcun terrore religioso verrà a turbare la loro mente. (…)”
DISPOTISMO OVVERO FEDELTÀ AL DECALOGO… FEDELTÀ AD ANANCHE O DESTINO NEI GRECI E ROMANI OVVERO FEDELTÀ ALLA LEGGE DIVINA COSMICA CUI GLI STESSI DEI SONO SOGGETTI – “Non ci venga il dubbio che le religioni non siano la culla del dispotismo; il primo di tutti i despoti fu un prete, il primo re e il primo imperatore di Roma, Numa e Augusto, sono associati l’uno e l’altro al sacerdozio, Costantino e Clodoveo furono più degli abati che dei sovrani, Eliogabalo fu sacerdote del Sole. In tutti i tempi, in tutti i secoli, ci fu sempre tra dispotismo e religione una tale connessione che è più che dimostrato come distruggendone uno occorra abbattere l’altra, per la grande ragione che il primo servirà sempre da legge alla seconda. (…) in una parola, che non è né la speranza frivola di un mondo migliore né il timore di mali più grandi di quelli che ci manda la natura, a dover guidare un repubblicano, la cui sola regola è la virtù, il cui unico freno è il rimorso. (…) [cfr. http://www.alloradillo.it/religione-per-il-marchese-de-sade/ postato il 5 ottobre 2014 e visitato il 26 marzo 2022].
GIOSUE CARDUCCI
IMMANCABILMENTE PRESENTE CON TUTTA LA CONSORTERIA MASSONICA DI STATO
NEL COMITATO DEL 1887 AFFERENTE IL MONUMENTO
A CAMPO DEI FIORI A GIORDANO BRUNO,
GIORDANO BRUNO IN CARNE ED OSSA
TOTALMENTE ASSENTE NELL’“A SATANA”!
POPOLAZIONI INGANNATE A PARTE
DAGLI ENERGUMENI ERETICI,
ECCO ORA I DUE PESI E DUE MISURE
ADOTTATI DALLA SETTA LIBERALE:
QUANDO
DEVE DISPREZZARE IL CATTOLICESIMO
ELLA ANNOVERA LA STORIA DELL’ERESIA
CONFONDENDOLA ARTATAMENTE
ASSIEME A QUELLA DEL SEDICENTE PROGRESSO MODERNISTA
CHE LE OPPONE IRREPARABILMENTE
SENZA ALCUNA POSSIBILITÀ CONCILIATRICE,
POSIZIONE, INFATTI,
NON A CASO BEN ESPOSTA
NEL“A SATANA”
IN CUI WYCLIFF, HUSS E LUTERO SONO
GIÀ GLI INCONFONDIBILI CORIFEI DELLA RIVOLUZIONE,
QUANDO, INVECE,
LA STESSA SETTA GLOBALISTA LIBERALE
DEVE CONFONDERE INTERNAMENTE L’INTERPRETAZIONE
DEL PENSIERO RIVELATO BIBLICO-CRISTIANO
DEFINISCE MESCHINAMENTE WYCLIFF, HUSS, LUTERO
E COMPAGNIA CANTANDO
QUALI I SEMPLICEMENTE MIGLIORI RIFORMATORI
AL DI DENTRO DEL CRISTIANESIMO
LE CUI DOTTRINE
ALTRO NON SONO
SE NON ALCUNE DELLE SUE RELATIVE
FONDATE CONFESSIONI DIVERSE E DISTINTE:
CHE IMPOSTURA!
È LO STESSO CARDUCCI POETA UFFICIALE DI CASA SAVOIA CHE NON A CASO DECANTA SATANA CONTRO LE CORONE, SÌ, MA CONTRO LE CORONE NATURAL-CRISTIANISSIME!... PER QUESTO RESTA AL SUO POSTO DI VATE REALE SABAUDO ANCHE DOPO IL REGICIDIO DI UMBERTO I IL 29 LUGLIO 1900 – “E voi, che il rabido /
Rogo non strusse, / Voci fatidiche, / Wicleff ed Husse, // A l’aura il vigile / grido mandate: / S’innova il secolo / Piena è l’etade // E già già tremano / Mitre e corone: / Dal chiostro brontola / La ribellione, E pugna e prèdica / Sotto la stola / Di fra’ Girolamo / Savonarola. // Gittò la tonaca / Martin Lutero: / Gitta i tuoi vincoli, / Uman pensiero, / E splendi e folgora /
Di fiamme cinto; / Materia, inalzati: / Satana ha vinto.
E voi preti apostati, eretici immedicabili John Wycliff e Jan Hus, che non siete stati distrutti dal rogo rabbioso del secondo, voi, voci che annunciano il fato cesarista templarista, diffondete nell’aria il vostro messaggio profetico: l’età del Nuovo Efferato Ipocrita Regime è matura, sta per giungere la nuova era globalista massonica. E già tremano le mitre dei Vescovi e le relative corone dei Re natural-cristianissimi: dagli stessi chiostri di conventi e monasteri mormora la ribellione al Magistero Ecclesiastico la quale combatte e predica nascosta dalla tonaca di Girolamo Savonarola, che, in realtà non è affatto eretico ma condannato al rogo dall’autorità medicea. Come il frate eretico-scismatico Martin Lutero si spogliò impenitentemente del saio agostiniano così la ragione umana si liberi dalle superstizioni ovvero dal Cattolicesimo e splendente sfolgori avvolta da fiamme infernali poiché Satana ha vinto sul Mondo Natural-Cristianissimo.
SE TRA 1863-65 E 1881
[QUANDO IL 13 MARZO VIENE ANCHE UCCISO
LO CZAR ALESSANRO II ROMANOV
IN QUANTO PRINCIPE NATURAL-CRISTIANISSIMO],
GIOSUE CARDUCCI CONSEGNA DEFINITIVAMENTE
ALLE STAMPE IL SUO “A SATANA”
IN CUI VIENE DECANTATA LA SPENSIERATA
DISTRUZIONE TEMPLARE DEL
“SACERDOTIUM ET IMPERIUM”
NEGLI INCONFONDIBILI VERSI
“E GIÀ GIÀ TREMANO MITRE E CORONE:
DAL CHIOSTRO BRONTOLA LA RIBELLIONE”….
SE DOPO L’UCCISIONE DEL 29 LUGLIO 1900 DEL RE LIBERALE UMBERTO I DEI SAVOIA DELLA SVOLTA CARBONARA, NON PIÙ DEI SAVOIA DELLA PRINCIPESSA DI CARIGNANO-LAMBALLE
GIOSUE CARDUCCI RIMANE IL POETA INDISCUSSO DI CASA SAVOIA,
A FUTURA MEMORIA È LA CONFERMA MATEMATICA
DI QUANTO LE CORONE DEMOCRATICHE FOSSERO RIFORMATO-RIVOLUZIONARIE ESATTAMENTE
QUANTO LE REPUBBLICHE LIBERAL-MARXISTE, ECCO PERCHÉ SONO LE UNICHE POSSIBILI RESTATE AL PROPRIO POSTO NEL
“NUOVO IPOCRITA EFFERATO REGIME!”
COL MARTIRIO DEI PRINCIPI DEGLI APOSTOLI E DEI TANTI ROMANI DELL’URBE L’ANNO 64 NERONE INAUGURAVA LA LUNGA PERSECUZIONE IMPERIALE DEI CRISTIANI - L’“A Satana” viene scritto nel 1864 e definitivamente rivisto nel 1881. Oltre a dimostrare che esalta i Principi cesaristi ben rappresentati nella Stato-latria di Martin Lutero contro i Principi natural-cristianissimi rivela quest’altra grande verità storica innegabile: l’assenza nell’“A Satana” dell’altro energumeno prete apostata Giordano Bruno che diviene la bandiera dell’Anticlericalismo feroce di tutti questi coevi fratelli massoni del Carducci è stato totalmente ignorato dalla stessa letteratura liberal finché non ne è stato inventato il mito di sana pianta dal capo del Governo gran-piemontese Francesco Crispi.
NEL 664° ANNIVERSARIO - Il 1° novembre 1179 viene consacrato Re di Francia Filippo Augusto mentre il bombardamento terroristico anglofono il 1° novembre 1943 polverizza nel pieno della Santa Messa Solenne delle ore 11,00 il Duomo Pontificio di Pontecorvo. Contesa tra l’Abbazia di Montecassino, il Papato e Ruggero II di Sicilia che l’aveva occupata, Pontecorvo venne anche saccheggiata e bruciata dalle truppe di Carlo d’Angiò, nipote di Filippo Augusto, ma giammai al livello degli irreversibili danni blasfemi, sanguinari e culturali Primo Novembre 1943!... Non vi è paragone neppure con la distruzione di Sora da parte di Federico II effettuata per ben tre volte vietandone per sempre il ricostruirla, divieto infatti in vigore fino alla sua morte!... Ricordiamo, però, che quando i Principi cattolici distruggevano le città ne facevano prima uscire fuori gli abitanti: i sorani, infatti, vennero accolti in buona parte oltre che nei paesi limitrofi anche a Aquila, e Sermoneta verso il Tirreno. Nel cominciare a regnare Carlo I d’Angiò, infatti, considerò i vassalli di Montecassino propri vassalli reali come tutti gli altri del regno, in seguito Carlo II, Roberto, Giovanna I e Giovanna II d'Angiò attraverso il Giustiziere di Terra di Lavoro e Contado di Molise stabilirono che le fortezze intorno a Montecassino tra le quali Pontecorvo e San Germano l’attuale Cassino oltre ad alcune terre, ripassassero all’Abbazia.
INCONTRO TRA IL CARDUCCI E LA REGINA MARGHERITA [DA BOLOGNA ON-LINE] - Come forse qualcuno ricorderà, a Bologna il Nettuno è anche popolarmente conosciuto come il “Gigante”. Il 28 giugno 1896 re Umberto I° e la regina Margherita di Savoia inaugurarono la monumentale e scenografica scalinata di accesso alla Montagnola, ai piedi della quale si trova la splendida fontana della Ninfa, realizzata dallo scultore Diego Sarti.
Principale protagonista del gruppo plastico è appunto una sensuale Ninfa trascinata da un cavallo, che tenta di sottrarsi ad una piovra. Ben presto il popolo accostò la Ninfa ad una sirena e quest’ultima al Nettuno. La consueta sagacia petroniana fece il resto: la sirena si trasformò ben presto nella “moglie del Gigante”.
Il grande poeta Giosuè Carducci scrisse un componimento dedicato a questo strano “matrimonio”. Il sonetto fu pubblicato nel 1898 all’interno della raccolta “Rime e ritmi”. Si tratta di un vero e proprio dialogo tra i due protagonisti. Nettuno si rivolge con questi versi alla sua amata:
Bella mia, dal fondo algoso Del mar nostro vieni su! In te vuole il suo riposo La mia bronzea gioventú. Ai quali dopo alcune righe la sirena risponde: Ahi, mio re! La tua carezza
Chiedo in van, son tratta giù; E fu in van la mia bellezza Com’è in van la tua virtù.
Si intuisce dunque che tale unione non riuscì… ma nulla vieta di immaginare ancora oggi un ideale abbraccio tra due simboli che caratterizzano il centro di Bologna. nel corso del pranzo offerto ai sovrani nella sala del Consiglio comunale, Giosue Carducci incontra la regina Margherita.
Carducci ha già scritto nel 1882 l’ode “Eterno femminino regale”, dedicata alla regina e in ricordo della visita fatta a Bologna dai reali d’Italia nel novembre 1878, durante il loro viaggio di nozze.
Con l’interessamento del conte Nerio Malvezzi de' Medici, deputato del Regno e assessore alla pubblica istruzione del Comune nel 1902 la regina acquisterà per il "suo poeta" la biblioteca privata di via del Piombo, dotata di oltre 14.000 volumi e nel 1905 l'intera casa. Nel 1907, subito dopo la morte di Carducci, sarà tutto donato al Comune, in cambio dell'impegno a “conservare perpetuamente la memoria del massimo poeta italiano”. Nel 1889 la Regina Margherita di Savoia invitò a Gressoney Saint Jean il poeta che alloggiò all’albergo Miravalle. Durante il suo soggiorno egli compose sonetti in onore della Regina, ma anche poesie ispirate alla bellezza della Valle tra le quali In riva al Lys, datata 8 agosto 1898. Alla Regina Carducci dedicò “Ode alla Regina d’Italia”, “Il liuto e la lira”, “A Margherita Regina d’Italia”.
IL 64 DI NERONE E DELL’“A SATANA” «Io vorrei, e questo sia l’ultimo ed il più ardente dei miei desideri, io vorreiche l’ultimo dei re fosse strangolato con le budella dell’ultimo dei preti»: Jean Meslier (Mazerny, 15 giugno 1664 – Étrépigny, 30 giugno 1729 [Santi Martiri sotto Nerone]), prete cripto-apostata come John Wycliff e Giordano Bruno, Meslier curato in un piccolo paese di campagna, satanista presentato dalla Setta templarista di cui, deducendosi dai suoi scritti apostati poco originali in quanto ben dettati, faveva parte quale precursore dell’illuminismo radicale, materialista e ateo ed anticipatore di alcune tematiche socialiste.
Anche Denis Diderot (Langres, 5 ottobre 1713 – Parigi, 31 luglio 1784) riprenderà la malvagia espressione meslieriana, a lui infatti è attribuita la crudele frase anarchista: «Mai al vantaggio pubblico l'uomo ha francamente sacrificato i suoi diritti, la natura non ha fatto né servitore né padrone. Non voglio né dare né ricevere leggi! E le sue mani cucirebbero le budella del prete, in mancanza di una corda, per strangolare i re» (Diderot, Dithrambe sur Féte des Rois: “Et des boyaux du dernier prêtre serrons le cou du dernier roi”). Riguardo all’obelisco nei giardini di Alessandro a Mosca, inaugurato nel 1914 per commemorare i 300 anni della Dinastia Romanov, durante la Rivoluzione russa non a caso detta inglese, venne danneggiato, poi ricostruito e sopra vi furono incisi i nomi di precursori del Socialismo satanista, tra i quali quello di Jean Meslier. L’obelisco è stato restaurato con l’aspetto originale nel 2013. La bolla pontificia “Exurge Domine” contro Martin Lutero è del 15 giugno 1520.
Della composizione in parola si è provvidenzialmente conservata una minuta autografa, sebbene non sappiamo se sia la definitiva. I versi recitati da Don Orione al Confratello vi appaiono o non tutti o leggermente modificati. Del resto è noto a quale lavorio di lima il Beato Don Orione sottoponeva, in genere, i propri scritti. Ne riproduciamo integralmente il testo:
«Adergi il trono, o Religione,
Sovra la tomba della Ragione;
Si sciolga un canto, s’innalzin voti:
Ha vinto il Geova dei Sacerdoti.
Trionfa, o Chiesa, asciuga il pianto!
Il dì nefasto si volga in santo:
Lottar pel Papa l’intera vita,
Scorre i tuoi ferri, giurò il levita.
Salute, o prode campion di Cristo!
L'orgoglio fiacca del secol tristo;
Il genio ispira ai grandi eroi;
Pugna da forte: Dio è con noi!
L'Angiolo Igino t’addita il campo;
Dall’aspra guerra certo è lo scampo.
La gloria è nostra: ecco gli allori:
Cingi la fronte di gigli e fiori.
Impugna il brando, Croce di Dio;
Vesti l’usbergo del popol pio;
Dei vincitori non senti i canti?
Slánciati in schiera: coraggio, avanti!
Sorgi, o fratello, non pigliar lena,
Scendi l’arringo, vola alla arena:
Fiero Golia oggi ci sfida,
Fratello, sorgi: il Ciel ti è guida.
Il foco sacro, che infiamma il core,
Al Sangue attinge del santo Amore.
Candide serba le bianche stole:
Muori per Cristo: Dio lo vuole!».
Si tratta di Sua Ecc.za Mons. Igino Bandi (Zeme [Pavia], 5 ottobre 1847 – Tortona, 8 settembre 1914), Vescovo di Tortona per 24 anni, la cittadina piemontese nella quale San Luigi Orione compì gli studi di teologia e fu ordinato sacerdote. Cfr. Archivio Generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma, “Scritti”, 167‑205.
Questi paralleli tra il Carducci e Don Orione non si fermano qui. Un antico alunno, Taverna Felice, ricorda: «Una volta Don Orione ci commentò l’inno A Satana di Carducci: fece un commento estetico così bello, che mi fece grande impressione: parlava del progresso scientifico, non dette peso all'intenzione anticristiana. Era l’anno che facevo il 5 ginnasiale (1899-1900)». [cfr. Venturelli G., Don Luigi Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza. Documenti e testimonianze. Vol. II: 1893-1900, Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma 1984, 305].
Il Carducci, nei primi anni del Novecento, era all’apice del successo e Don Orione, occasionale insegnante di Lettere nei suoi Istituti, evidentemente conosceva abbastanza bene le opere del Poeta e quando se ne presentava qualche occasione propizia utilizzava alcuni dei suoi versi più significativi.
Né preci di cardinali né comizi di popolo. Io sono quale che fui nel 1867 e tale aspetto immutato e imperturbato la grande ora. Nov. ‘05 G. Carducci
Abbiamo parlato tempo fa delle voci circa la presunta conversione di Carducci. Voci che cominciarono a girare subito dopo la sua morte. Il sacerdote esorcista salesiano don Giuseppe Tomaselli nato a Biancavilla, paese in provincia di Catania, il 26 gennaio del 1902 in una famiglia profondamente cattolica morendo a Messina nella notte tra l' 8 e il 9 maggio del 1989, che, da fanciullo sentì spesso parlare dei funerali del Poeta, ci parla delle ronde per impedire che il prete potesse raggiungerlo. Tale episodio è narrato anche da altri autori [Arcangelo Santoro]. Ecco Nicola Graziani: “(…) la Chiesa fa sapere in modo semi ufficiale che uno dei padri dell’Italia risorgimentale, massonica e anticlericale ebbe i suoi dubbi, e alla fine aprì le porte del cuore alla Rivelazione. Fu così che Giosué Carducci scoprì la fede e venne accolto nel seno materno della Chiesa, anche se lì per lì nessuno lo seppe.
La storia viene riferita da Vatican News nell’ambito delle meditazioni pronunciate dal Cardinal Angelo Comastri per questo mese di maggio. Angelo Comastri è stato fino a poco tempo fa Arciprete della Basilica di San Pietro e vicario generale per la Città del Vaticano. Tuttora è membro della congregazione per le cause dei santi.
Carducci, invece, fino ad oggi almeno tutto è stato ritenuto meno che un possibile oggetto di canonizzazione. Tutt’altro: scrisse persino l’“Inno a Satana” che esaltava il nuovo mondo materialista ed anarcoide in cui la religione sarebbe stata finalmente relegata al suo posto naturale: il cestino o la soffitta. E poetava, pieno di energia e di spregio: “Gittò la tonaca Martin Lutero / Gitta i tuoi vincoli, Uman pensiero / E splendi e folgora Di fiamme cinto / Materia, innalzati: Satana ha vinto”.
Sì, sottolinea Comastri nella sua meditazione, tutto vero: queste cose le scriveva e le ha pensate. Aveva 28 anni, all’epoca. Ma finì per “arrivare tra le braccia di Gesù, e a portarcelo fu la Madonna”. Quella cui egli stesso aveva dedicato la poesia “La chiesa di Polenta”.
La storia della conversione di Carducci, che va a minare una certezza sulla laicità del suo pensiero e della sua azione ancora rinsaldato da[l celebre Storico della Massoneria] Aldo A. Mola in una biografia del poeta risalente ad alcuni anni fa, non è del tutto nuova. Nel 1999 finì sulle pagine dei “Messaggio di Don Orione”, pubblicazione locale con relativa risonanza stampato dalla Piccola Opera della Divina Provvidenza. Quella di Comastri, quindi, più che una rivelazione è un annuncio.
Questa la ricostruzione sintetica dei fatti: Carducci, durante un soggiorno a Courmayeur, aveva conosciuto l’Abate Piero Chanoux, noto predicatore che risiedeva al Piccolo San Bernardo. Dopo alcune conversazioni con lui, si era infine confessato abbracciando di nuovo la fede nella quale era stato battezzato e che aveva ripudiato nel cuore e nelle opere.
IL 17 GENNAIO 395 MUORE L’IMPERATORE TEODOSIO CHE IL 27 FEBBRAIO 380 NEL 106° ANNIVERSARIO DI NASCITA DI COSTANTINO IL 27 FEBBRAIO 274 DICHIARAVA LA RELIGIONE CATTOLICA LA RELIGIONE DI STATO COME 95 SONO LE TESI ANTI-ROMANE DI MARTIN LUTERO - Nelle carte del processo per la beatificazione di Don Orione, che avrebbe appreso della conversione da testimoni diretti, si legge che conversione sarebbe avvenuta intorno al 1895. Per capire il clima degli anni ad essa contemporanei: proprio nel 1895, venticinquesimo di Porta Pia, il governo Crispi istituiva la Festa Nazionale del 20 Settembre, inaugurava il monumento a Garibaldi sul Gianicolo e sospendeva una serie di sindaci colpevoli di non aver aderito ai festeggiamenti, perché decisi a seguire una deliberazione pontificia diramata appositamente per il loro boicottaggio.
Sulla via di Nicodemo - In altre parole: il trionfo di Satana al culmine della sua potenza, della Ragione che spezza le catene dell’oscurantismo e dell’Italia che piega la teocrazia papalina.
Si legge in quelle carte che “'una notte il Carducci la passò tutta in piedi, passeggiando avanti e indietro nella sua stanza. Fu una notte assai simile a quella dell'Innominato. Al mattino si presentò all'abate Chanoux e si confessò”. Doppia conversione, si direbbe: l’accostamento all’Innominato può sembrare una leziosità letteraria, di certo era un colpo al martoriato cuore del Carducci, che era stato tra i primi a criticare il Manzoni letterato.
Pare fosse lo stesso Don Orione a curarsi personalmente di cercare la conferma di quanto accaduto, e la trovò nelle parole dello stesso Padre Chanoux. Ma perché il Carducci non fece mai pubblica ammissione di essere tornato alla fede dei padri? Perché “troppo debole per dirlo forte'', si risponde in quelle carte. E così scelse la via del nicodemismo.
Insomma, non una storia del tutto nuova. Finora, però, la questione era rimasta limitata all’ambito di un processo di beatificazione e ad una pubblicazione senza particolare risalto presso il grande pubblico. Che sia adesso un cardinale a parlarne in una sede molto mediaticamente qualificata, però, ha un altro sapore. E apre alla riflessione sul ruolo che la Chiesa svolge stando sul limitare di quel campo di battaglia che è il mondo moderno.
https://www.agi.it/cronaca/news/2021-05-13/chiesa-annuncia-conversione-carducci-12523188/
Osserva Arcangelo Santoro: “L’importante, in fondo, è che il peccatore voglia corrispondere a quella grazia, a quell’ancora di salvezza che gli viene offerta. Non come fece, probabilmente, il celebre riformatore tedesco. Si trova, a questo riguardo, assai interessante il dialogo – vero – tra Lutero e la moglie, la ex monaca Katharina von Bora, come ci è riportata da uno storico, al di sopra di ogni sospetto quale fu Jean-Marie-Vincent Audin, nella sua “Storia della vita di Martin Lutero”. Ecco la traduzione italiana: «Una sera, le stelle scintillavano di straordinario splendore, il cielo sembrava di fuoco … - Osserva come quei punti luminoso risplendono, disse Caterina a Lutero … Lutero alzò gli occhi – Oh! che viva luce! disse, essa non risplende per noi! – E perché? soggiunse Bora, forse che saremmo privati del regno de’ cieli? Lutero sospirò … - Forse, disse, per punirci perché abbiamo abbandonato il nostro stato - Bisognerebbe dunque ritornarvi? suggiunse Caterina. – È troppo tardi, il carro è impantanato, replicò il dottore, e ruppe il colloquio» (Jean-Marie-Vincent Audin, “Storia della vita, delle opere e delle dottrine di Martino Lutero”, vol. II, Milano 1842, p. 126. Nella versione francese, Idem., « Histoire de la vie, des écrits e des doctrines de Martin Luther », vol. II, Paris 1841, p. 278). Lutero aveva, dunque, rimorsi di coscienza [non solo] per aver abbandonato i suoi voti?”
http://www.scuolaecclesiamater.org/2014/11/giosue-carducci-si-converti.html
FERDINANDO MARTINI DALLA MANO NASCOSTA SETTARIA
MA CHI È
QUESTO FERDINANDO MARTINI CHE
NELLA MISSIVA
DEL 16 OTTOBRE 1894 AL CARDUCCI DENUNCIA
L’IRREPARABILE SPENSIERATO GENOCIDIO DEISTA VOLTERRIANO NELLE COSCIENZE DELLE SVENTURATE
POPOLAZIONI ITALIANE MEDIANTE L’INTELLETTO ARTATAMENTE CODIFICATO DELLA SCUOLA PRIVATA OBBLIGATORIA
DEL
MONOPOLIO TOTALITARIO DI STATO DEFINITO AD ARTE “PUBBLICA ISTRUZIONE”
ALLA ANGLOSASSONE CONCETTUALE GNOSTICO MALTHUSIANO
[CFR. GIUSEPPE FIORAVANTI A RADIO MARIA] DA CUI PRENDE ORDINI?
FERDINANDO MARTINI È UNO CHE CONOSCE IL DRAMMA CHE DENUNCIA A 360 GRADI
E COME CARDUCCI SEGUITA AD ESSERE ESTERIORMENTE MASSONE
DOPO LA CRIPTO-CONVERSIONE AL CATTOLICESIMO NEL MARTINI NOTIAMO LA STESSA COSA NEL PIENO DELLO STRAPOTERE MASSONICO NELLO STATO GRAN-PIEMONTESE NEL VOTARE IN FAVORE DELLA MOZIONE LAICISTA BISSOLATI NEL FEBBRAIO 1908
MA
NELL’ADERIRE, PERÒ,
AL MANIFESTO DEGLI INTELLETTUALI FASCISTI [SEDICENTI MAZZINIANI] IL 21 APRILE 1925 NELLA CRISI DELLO STATO LIBERAL MASSONICO
ANDIAMO A WIKIPEDIA DALLE FONTI BEN DOCUMENTATE - Ferdinando Martini (Firenze, 30 luglio 1841 – Monsummano Terme, 24 aprile 1928) è stato scrittore e politico.
Figlio dell'autore di teatro Vincenzo Martini. Giornalista e scrittore collaborò dal 1872 al quotidiano “Il Fanfulla” firmandosi con lo pseudonimo “Fantasio”. Nel luglio 1879 fondò il settimanale “Fanfulla della domenica”, che diresse fino al dicembre del 1880. Il 15 febbraio 1882 fondò “La Domenica letteraria”, che diresse fino all’agosto 1883 [Giuseppe Chiarini, “Memorie della vita di Giosue Carducci (1835-1907) raccolte da un amico”, Firenze, Barbera, 1920, p. 232]. Il 15 febbraio 1145 in Roma muore papa Lucio II colpito efferatamente quanto blasfemamente a morte assieme ad alcuni cardinali dal Comune di Roma istigato dall’eresiarca Arnaldo da Brescia [1090 – Roma 18 giugno 1155 bruciato sul rogo dall’Imperatore Federico Barbarossa]. Nel 761° anniversario ovvero il 18 giugno 1916 termina il mandato martiniano di Ministro delle Colonie.
NELL’VIII CENTENARIO ESATTO: SIMBOLO DELL’OTTAVO GIORNO DEL RISORTO: IL PRIMO GIORNO DOPO IL SABATO - Se il 15 febbraio 1145 in Roma muore ucciso tra gli altri collaboratori, papa Lucio II in Roma, perché ritenuto dall’Eresiarca istigatore Arnaldo da Brescia l’“uomo di sangue” per antonomasia, se nel Mezzo Millennio esatto il 15 febbraio 1645 Oliver Cromwell fonda il “New Model Army” ovvero il proprio Esercito Repubblicano, il 15 febbraio 1945 mentre gli Eserciti malthusiani Ufficiali hanno appena ridimostrato al mondo intero cosa è capace di non fare il proprio Terrorismo Sanguinario Patentato col 13 febbraio a Dresda in testa, si fa battezzare in Roma col nome di battesimo Eugenio e col nome di Vicario di Cristo, Pio, nientemeno il Rabbino Capo Israel Zolli (Brody, 17 settembre 1881 – Roma, 2 marzo 1956) convertito al Cattolicesimo in quanto ha letto a chiare lettere nel corso di tutto il II Conflitto Mondiale, che, a differenza del sistema liberal-comunista malthusiano occidentale il Papato in Roma rimane l’unico baluardo insormontabile alla Barbarie!... Se il pio Eugenio Zolli muore nell’80° Compleanno di Pio XII che nasceva il 2 marzo 1876, quel Giacomo Colonna, detto Sciarra ovvero detto l’attaccabrighe che nasceva in Roma il 2 marzo 1270 e moriva in Modena il 2 marzo 1329 fu colui che schiaffeggiò Bonifacio VIII il 7 settembre 1303. Lo Czar Alessandro II che verrà ucciso dalla Setta Internazionalista il 13 marzo 1881 saliva al trono il 2 marzo 1855 mentre veniva incoronato il 7 settembre 1856.
Ludovico il Bavaro (Monaco di Baviera, 1º aprile 1282 – Fürstenfeldbruck, 11 ottobre 1347) è il primo imperatore che si fa incoronare in Roma non dal Pontefice ma da un laico cesarista, per di più, infatti, da quello Sciarra Colonna che era stato uno dei responsabili dello “Schiaffo di Anagni”, l’oltraggio alla Chiesa Cattolica, che, con la sua carica simbolica, aveva posto fine - secondo molti storici - al Medioevo propriamente detto [cfr. Massimo Introvigne, “Contro “Il nome della rosa”, Cristianità n. 142 (1987)]. La spergiura Elisabetta I d’Inghilterra nascerà il 7 settembre 1533, “230° Anniversario” dello “Schiaffo di Anagni”.
È Storia inconfutabile!... Il 15 febbraio 1798 Napoleone aveva soppresso il Governo Pontificio in Roma come nell’esatto centenario il 15 febbraio 1898 la Dottrina Malthusiana Neo-Giacobino-Napoleonica Repubblicana statunitense 2 dicembre 1823 Monroe, dava l’ennesimo pretesto di iniziare a strappare tra Americhe ed Asia le ultime colonie ancora unite alla Madrepatria, Cuba e Filippine, al Regno di Spagna. La Regina natural-cristianissima che col figlio Luigi IX renderà Parigi la Capitale più cattolica al mondo, Bianca di Castiglia, viene venerata dietro acclamazione della amata popolazione di Francia e Occitania il 2 dicembre. Il 15 febbraio 1944 la polverizzazione malthusiana di Montecassino dalla prima inconfondibile fortezza volante satanica 666!...
Il 2 dicembre 1804 nella Cattedrale di Notre Dame a Parigi Napoleone Bonaparte si auto-incorona Imperatore dei Francesi ovvero Imperatore della Ufficialità cesarista, non più Principe delle popolazioni, alla presenza di Papa Pio VII. Nel corso del I Anniversario il 2 dicembre 1805 nella “Battaglia di Austerlitz” detta anche dei tre Imperatori. Le truppe francesi di Napoleone Bonaparte infliggono la sconfitta decisiva agli Eserciti russo e austriaco che nel 1806 condurrà allo scioglimento anarchista del Sacro Romano Impero ovvero dell’Imperium et Sacerdotium. Il 2 dicembre 1823 il presidente statunitense James Monroe tiene il discorso al Congresso degli Stati Uniti annunciando la nuova politica che vieta l’interferenza europea nelle Americhe e stabilisce la neutralità statunitense nei futuri conflitti europei ma dall’intervento statunitense del 6 aprile 1917 nella I Guerra Mondiale con Thomas Woodrow Wilson (Staunton, 28 dicembre 1856 – Washington, 3 febbraio 1924) in poi non sarà assolutamente rispettata. Questa politica verrà chiamata in seguito Dottrina Monroe.
Il 2 dicembre 1845 il presidente statunitense James Polk annuncia al Congresso che la Dottrina Monroe dev’essere attuata strettamente e che gli Stati Uniti devono espandersi aggressivamente ad Ovest. Il 2 dicembre 1848 Francesco Giuseppe I [18 agosto 1830 – Vienna - 21 novembre 1916] diventa imperatore d’Austria.
1804 - 1851 - 1852 - L'INCONFONDIBILE 2 DICEMBRE LIBERALE NAPOLEONICO NEL 48° ANNIVERSARIO TRA IL PRIMO ED IL TERZO BONAPARTE!... 18 (666) + 51 (17 x 3) - Il 2 dicembre 1851 il neoeletto Presidente francese Charles Louis Bonaparte (Parigi, 20 aprile 1808 – Chislehurst, 9 gennaio 1873), rovescia con la forza la Seconda Repubblica Francese in cui lo storico e uomo politico Adolphe Thiers (Marsiglia, 15 aprile 1797 – Saint-Germain-en-Laye, 3 settembre 1877) che dal 31 agosto 1871 al 24 maggio 1873 diverrà Primo Presidente della neo-giacobina Terza Repubblica Francese, viene arrestato ed esiliato per essersi opposto al colpo di Stato. Il 2 dicembre 1852 Napoleone III diventa Imperatore dei Francesi, giammai Imperatore di Francia. Nel corso della Guerra filippino-americana il 2 dicembre 1899 viene combattuta la battaglia del Passo di Tirad, ribattezzata “Le Termopili filippine” la quale durò cinque col ore solito innaturale tradimento filo-liberale da parte della cosiddetta spia spontanea locale permettendo agli statunitensi di localizzare ed ucciderne il generale nelle ultime fasi della battaglia. Gregorio del Pilar y Sempio (Bulacan, 14 novembre 1875 – Tirad Pass, 2 dicembre 1899) figurava tra i più giovani generali delle Forze Rivoluzionarie durante la relativa Rivoluzione filippina [1896-98] contro gli spagnoli, quindi nella Guerra filippino-americana [4 febbraio (anniversario della fine della Guerra di Indipendenza statunitense il 4 febbraio 1783 e dell’ascesa del Primo Presidente Statunitense George Washington il 4 febbraio 1789)/2 giugno 1899 – 15 giugno 1913 (anniversario della bolla pontificia “Exurge Domine” in difesa da Martin Lutero nel 1520)].
L'ENNESIMA RIVINCITA CONTRO LO CZAR IDEATORE DI QUELLA SANTA ALLEANZA TRA AUSTRIA, RUSSIA E PRUSSIA INTORNO AL DIRITTO DIVINO DELLE DINASTIE CRISTIANE COSÌ ODIATA DAL MALTHUSIANESIMO CLASSICO! - Il 2 dicembre 1945 incomincia la Conferenza di Jalta cui partecipano i capi alleati Franklin D. Roosevelt, Winston Churchill, e Iosif Stalin Nell’Arco Alpino padano gli statunitensi incominciano la serie di incontri segreti col comandante delle SS a Salò, generale Karl Wolff, che offre la resa dei tedeschi sulla base di reciproche garanzie.
Il 2 dicembre 1956 82 esuli cubani guidati da Fidel Castro sbarcano a La Playa de las Coloradas, zona paludosa vicino a Niquero (Cuba Sud-Orientale), segnando l'inizio della rivolta che porterà alla cacciata di Fulgencio Batista nel 1959. Il 2 dicembre 1960 Papa Giovanni XXIII riceve in Vaticano, Geoffrey Francis Fisher, Arcivescovo di Canterbury. È il primo incontro fra il Papa e il Primate scismatico della Chiesa di Stato Anglicana dall’anno 1559 rappresentando più per il mondo liberal una pietra miliare nell’Ecumenismo mentre il 2 dicembre 1966 viene soppresso l’Indice dei libri proibiti (in latino “Index librorum prohibitorum”), elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa cattolica alla lettura dei cristiani semplici non agguerriti teologicamente in quanto pericolosissime alla salvezza eterna dell’anima, istituito nel 1558 per opera della Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione (o Sant'Uffizio), sotto Paolo IV. Il 2 dicembre 1961 nel discorso diffuso a livello statuale nazionale, il leader cubano Fidel Castro si dichiara marxista-leninista secondo cui Cuba adotterà il comunismo. Il 2 dicembre 1969 Yasser Arafat assume la presidenza dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Il 2 dicembre 1970 incomincia la costruzione della moderna città di Pryp”jat’, in Ucraina, che appena 16 anni più tardi verrà evacuata in seguito all’atomico Disastro di Černobyl'….
688 ANNI PRIMA IL 21 MARZO 1226 DA LUIGI VIII DI FRANCIA [N. 5 SETTEMBRE 1187] E DA SANTA BIANCA DI CASTIGLIA [N. 4 MARZO 1188] NASCE IN PARIGI IL RE NATURAL-CRISTIANISSIMO DI NAPOLI CARLO I D'ANGIÒ - Garbato novelliere Ferdinando Martini fu professore alla Normale di Pisa. Venne eletto deputato al Parlamento Gran-Piemontese Italiano nel 1876 conservando tale carica per quarantatré anni e tredici legislature. Fu Ministro delle Colonie del Regno d’Italia nei Governi Salandra I e Salandra II dal 21 marzo 1914 al 18 giugno 1916 e Ministro dell’Istruzione Pubblica nel Governo Giolitti I dal 15 maggio 1892 al 15 dicembre 1893. Il 15 maggio 1252 Papa Innocenzo IV emette la bolla “Ad extirpanda” indirizzata ai podestà della Lombardia, della Romagna e della Marca Trevigiana in difesa dal Catarismo che minava la stessa società civile per la sua avversione al matrimonio mentre nella Battaglia di Frankenhausen del 15 maggio 1525 i Principi tedeschi sterminano i contadini capeggiati dal prete demagogo Thomas Müntzer già notoriamente istigati da Martin Lutero e dietro suo stesso ordine brutalmente repressi da far rabbrividire anche Friedrich Engels che definisce a giusta ragione il fondatore del Cesarismo Totalitario Europeo Lutero leccapiedi dei Principi!... Il 15 maggio 1848 il Re natural-cristianissimo delle Due Sicilie Ferdinando II reprime i setigli ovvero coloro che vestono di seta ossia l’implacabile Ufficialità spregiudicata ribelle istigata dai Governi malthusiani anglo-sassoni. Il 15 dicembre del 37 nasceva Nerone, l’Imperatore che inaugura la lunga Persecuzione Imperiale Romana.
Martini diviene Governatore dell’Eritrea dal 16 dicembre 1897 al 25 marzo 1907, lasciò segno indelebile nella “Colonia primogenita” nella Penisola del Corno d’Africa: la sua buona gestione avviò l’Eritrea a uno sviluppo modesto, ma sano ed equilibrato, basato soprattutto su floride piantagioni [Indro Montanelli, “Storia d'Italia, L'Italia dei notabili 1861-1900”, Milano, Rizzoli Editore, 1973, p. 288]. Il 16 dicembre 1653 Oliver Cromwell si autoproclama Lord Protettore dell’intero Arcipelago Trans-Manichense. Il 1º marzo 1923 Martini veniva nominato Senatore del Regno. Il 21 aprile 1925 era tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile. Questi è l’autentico filosofo laico che dietro esperienza diretta dichiara solennemente: la Massoneria va combattuta in quanto con lei è impossibile dialogare. Il 26 novembre 1925, infatti, il Fascismo dichiara fuorilegge la Setta massonica iniziando a riavvicinare lo Stato Gran-Piemontese Italiano alla Chiesa Cattolica che culminerà nel Trattato Internazionale più il Concordato con la Santa Sede l’11 febbraio 1929. Il 26 novembre 1504 nasceva al Cielo la Serva di Dio Isabella di Castiglia.
Col Privilegio Ottoniano del 13 febbraio 962 e la clausola del 6 novembre l’Imperatore conferma le donazioni carolinge e stabilisce che deve essere messo al corrente sull’elezione del Romano Pontefice. Il 13 febbraio 1689 il Parlamento inglese offre la Corona a Guglielmo d’Orange che usurpa il trono del suocero cattolico Giacomo II. Nel corso della Dieta di Worms cui prenderà parte Carlo V [28 gennaio – 25 maggio] il 13 febbraio 1521 il nunzio pontificio Girolamo Aleandro chiede di prendere misure in difesa dall’eresiarca terrorista Martin Lutero. Il 13 febbraio 1861 capitola il Re Natural-Cristianissimo di Napoli e Sicilia aggredito non solo dagli Anglo-Piemontesi ma dalla complicità di tutto il mondo!...
IL 23 NOVEMBRE 912 NASCEVA IL FONDATORE DEL SACRO ROMANO IMPERO OTTONE I DI SASSONIA - Martini fu membro del Grande Oriente d’Italia, quindi massone [Aldo A. Mola, “Il Referendum Monarchia-Repubblica del 2-3 giugno 1946”, Roma, BastogiLibri, 2016, p. 162], col grado di Maestro affiliato alla loggia Propaganda Massonica di Roma ovvero alla P1 il 23 novembre 1885 (matricola n. 7082) [Elisabetta Cicciola, Ettore Ferrari Gran Maestro e artista fra Risorgimento e Antifascismo. Un viaggio nelle carte del Grande Oriente d'Italia, Mimesis, Milano, 2021, p. 170, 1.17, Nota] nel 50° Anniversario esatto del 23 novembre 1825 in cui gli efferati terroristi carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari venivano ghigliottinati a Porta del Popolo in Roma.
Martini votò in favore della Mozione Bissolati afferente l’esclusione totalitaria laicista dell’insegnamento religioso [leggi cattolico] nella Scuola Primaria [Aldo A. Mola, “Storia della Massoneria in Italia”, Bompiani/Giunti, Firenze-Milano, 2018, p. 342]. Su progetto dell’architetto Cesare Spighi, intorno al 1887 fece edificare alla periferia di Monsummano Terme, in località “Renatico”, la splendida villa in stile rinascimentale con imponenti scalinate d'accesso. La villa oggi passata in proprietà al Comune di Monsummano, porta il nome di villa Renatico-Martini, ed è sede del Museo di arte contemporanea e del Novecento. Nel 1925 fu tra i fondatori dell’Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani. A Martini è intitolato l’Istituto Alberghiero di Montecatini Terme.
Per volontà di Ferdinando Martini, alla sua morte nel 1928 veniva creato il “Fondo Martini” di 11.000 lettere, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Queste lettere sono state schedate in ordine alfabetico secondo i rispettivi mittenti indirizzate al Martini, tra il 1861 e il 1926, da personalità quali Giosuè Carducci, Alessandro D'Ancona, Gabriele D'Annunzio, Enrico Bemporad, Guido Biagi, Giovanni Fattori, Renato Fucini, Domenico Gnoli, Ugo Ojetti, Giovanni Pascoli, Giovanni Verga, Giuseppe Zanardelli. Nella stessa biblioteca, il “Fondo Biagi” contiene lettere di Martini a Biagi; nel “Fondo Carteggi vari” ci sono lettere di Martini a Matilde Bartolommei Gioli, a Francesco Protonotari e a suo fratello Giuseppe; nel “Fondo De Gubernatis”, lettere di Martini ad Angelo De Gubernatis. Alla Biblioteca
Comunale Forteguerriana di Pistoia, per volontà degli eredi è stata versata nel 1931 la biblioteca personale di Ferdinando Martini che comprende 15.000, tra volumi e opuscoli, tra cui una cospicua raccolta teatrale, 60 periodici risorgimentali, stampe e autografi.
“Ferdinando Martini”, su SIUSA Sistema informativo degli archivi di Stato. URL consultato il 19 marzo 2018
IL 14 LUGLIO 1789 666° ANNIVERSARIO ANTI-CAPETINGIO 14 LUGLIO 1223 CULMINATO NEL REGICIDA 21 GENNAIO/16 OTTOBRE 1793 [LUIGI XVI E MARIA ANTONIETTA] E 10 MAGGIO 1794 [ELISABETTA] AVEVA INSEGNATO AL MONDO INTERO DI ODIARE IN SÈ IL DIRITTO DIVINO DEI PRINCIPI RECIDENDOLO BLASFEMAMENTE SULLA GHIGLIOTTINA - Circa tre mesi dopo l'Atto finale del Congresso di Vienna, il 26 settembre 1815 i Monarchi di confessione ortodossa (Russia), cattolica (Austria) e protestante (Prussia) promisero di agire sulla garanzia della pace autentica fondata sulla giustizia all’interno e all’esterno dei propri rispettivi regni. Nonostante il gravissimo colpo inferto la Spagna ancora era proiettata verso le colonie in America ed Asia sopravvissute alla catastrofe giacobina e innanzitutto contro di lei viene unilateralmente proclamata la Dottrina Monroe 2 dicembre 1823 anti-Bianca-di-Castiglia proclamata Regina di Francia assieme al Re Luigi VIII il 14 luglio 1223 e venerata santa al 2 dicembre in quanto viene vietato al Regno di Spagna di intervenire contro le dichiarazioni liberali di indipendenza degli Stati Nazionali centro-meridionali americani. Il 14 luglio 1223 moriva Filippo Augusto nato il 21 agosto 1165: si tratta dei Principi che hanno combattuto l'Eresia catara, gli Islamisti ed i Cabalisti.
Napoleone Bonaparte si auto-incorona dinanzi a Pio VII in Notre Dame il 2 dicembre 1804. E se Bianca di Castiglia nasce il 4 marzo 1288 guarda caso QUASI 30 PRESIDENTI REPUBBLICANI STATUNITENSI da John Adams il 4 marzo 1797 a Franklin Delano Roosevelt il 4 marzo 1933, tranne per quelli assassinati e deceduti di cui i loro immediati successori terminano comunque il mandato quadriennale il 4 marzo, salgono alla Casa Bianca in questo giorno. Pasquale Stanislao Mancini [Castel Baronia [Avellino], 17 marzo 1817 - Napoli, 26 dicembre 1888] diviene Ministro alla Pubblica Istruzione del sedicente Regno d’Italia dal 4 al 31 marzo 1862.
Il 14 LUGLIO 1789/2 DICEMBRE 1804 INFATTI HA ARTATAMENTE DISTRUTTO L’IMPERO SPAGNOLO - Non è un caso che quel Giuseppe Bonaparte già Re cesarista di Napoli [30 marzo 1806 – 8 luglio 1808] nel proseguire a massacrare l’insorto Regno di Spagna [6 giugno 1808 – 11 dicembre 1813] che, chiedendo suo fratello Napoleone a tradimento di far transitare l’esercito giacobino nel 1806-07 per andare in Portogallo ne diventa presto l’efferato cavallo di Troia,
venga ospitato in esilio
NEGLI STATI UNITI D’AMERICA!
Il cosiddetto Primo Congresso Continentale di 12 Colonie Britanniche presenti nel Nord-America tranne quattro di loro coi suoi 55 delegati si riunisce a Philadelphia il 5 settembre 1774. Il consorte di Bianca di Castiglia, Luigi VIII di Francia, già Re d’Inghilterra tra 21 maggio 1216 e 20 settembre 1217 in opposizione a Giovanni ed Enrico III quale Luigi I, nasce il 5 settembre 1187.
«OH LIBERTÉ, QUE DE CRIMES ON COMMET EN TON NOM!»
1226 – 8 NOVEMBRE – 1860 = 634° ANNIVERSARIO: IL 6 DEI SATANISTI + IL 17 x 2 = 34 - Nella sala del trono del Palazzo Reale di Napoli il giorno 8 novembre 1860 il mandatario masso-mafioso anglo-piemontese Garibaldi nel presentare il sedicente esito popolare dei plebisciti proclama Vittorio Emanuele II di Savoia anche II Re d’Italia con tale nome!... L’8 novembre 1226 muore in Alvenia in Occitania nel corso della Crociata in difesa dall’Eresia Catara Luigi VIII di Francia. Sale al trono quel Luigi IX che farà di Parigi la Capitale più cattolica del mondo con la venerazione della Corona di Spine di Gesù nel Palazzo Reale dall’11 agosto 1239. 98 ANNI PRIMA LA NORMANDIA DAVA ALLA LUCE IL PRIMO RE NORMANNO D’INGHILTERRA - L’8 novembre 1028 nasce a Falaise in Normandia Guglielmo il Conquistatore ovvero Guglielmo I Re d’Inghilterra sia nel nome sia Primo Re della Famiglia Dinastica Reale Normanna il quale morirà nella capitale dell'omonimo Ducato Rouen il 9 settembre 1087.
IL 3 APRILE 1487 IL PIO FRATE DOMENICANO DI FAMIGLIA EBRAICA SINCERAMENTE CONVERTITA AL CATTOLICESIMO TOMMASO DI TORQUEMADA DIVIENE GRANDE INQUISITORE DI SPAGNA MENTRE IL 3 APRILE 1507 LUTERO DIVENIVA SACERDOTE «Non stanchiamoci mai di corrompere – scriveva il 3 aprile 1824 il massone Nubius al fratello tripuntato illuminato Volpe - Noi potremo vincere la religione cattolica non col ragionamento, ma unicamente pervertendo i costumi. Corrompere tutto e tutti: giovani, donne e bambini; preti e semplici fedeli. Si cerchi di corrompere soprattutto la donna. Rendiamo popolare il vizio nelle moltitudini. Tertulliano diceva con ragione, che il sangue dei martiri è il seme dei cristiani. Ora, è deciso nei nostri consigli, che noi non vogliamo più cristiani; non facciamo dunque dei martiri, ma rendiamo popolare il vizio nelle moltitudini.
Occorre che lo respirino con i cinque sensi, che lo bevano, che ne siano sature. Fate dei cuori viziosi, e voi non avrete più cattolici, ma perché sia profonda, tenace e generale, la corruzione delle idee deve cominciare fin dalla fanciullezza, nell’educazione. Schiacciate il nemico, qualunque esso sia, dicevano le istruzioni, ma soprattutto, schiacciatelo quando è ancora nell’uovo. Alla gioventù infatti bisogna mirare: bisogna sedurre i giovani, attirarli, senza che se accorgano. Andate alla gioventù e, se è possibile, fin dall’infanzia».
LA SANTA REGINA BIANCA DI CASTIGLIA - Figlia di Alfonso VIII di Castiglia e di Eleonora d’Inghilterra, nipote di Giovanni senza Terre che ne volle il matrimonio con Luigi VIII di Francia, Santa Bianca di Castiglia nacque il 4 marzo 1188 a Palencia e morì il 27 novembre 1252 a Melun.
Il nuovo raggruppamento della Falange Spagnola verrà presentato il 4 marzo del 1934 al Teatro Calderon di Valladolid, in conseguenza dell'accordo del precedente 13 febbraio tra Primo de Rivera e Ramiro Ledesma. I simboli del nuovo movimento saranno la bandiera rossa e nera delle JONS ed il giogo con il fascio di cinque frecce, tradizionale emblema dei Re Cattolici.
Per effetto del «Trattato di Goulet» del 22 maggio 1200, col quale il Re Giovanni Senza Terra e Filippo Augusto convenivano la pace fra Capetingi e Plantageneti, ella fu destinata sposa al Delfino Luigi VIII cui portò in dote i domini di Cheteau Raul, Issoudun, Gracay e Berry ed oltre ventimila marchi d’argento.
Le nozze, la cui regia fu condotta dalla ottantenne nonna Eleonora d’Aquitania, furono officiate il 23 maggio successivo dal Primate di Bordeaux e Burges, Elia di Malemort, nell’Abbazia Normanna di Port Mort in cui la Principessa castigliana si destinò alla Storia per avvenenza e fascino, per le relative numerose maternità utili a porre fine alle incertezze dinastiche francesi, per il rigore religioso e morale inculcato nei dieci figli, per il profondo rispetto riscosso dal Clero, per l’abilità politica e diplomatica con la quale guidò la Francia nelle diverse fasi di Reggenza.
L’unione coniugale con Luigi VIII si rivelò solidissima e fu allietata dalla nascita di dieci figli; tuttavia l’amicizia fra la Corona capetingia e il Vescovo inglese Ugo di Lincoln non bastò a prevenire le nuove incrinature maturate tra Regno di Francia e Regno d’Inghilterra per effetto del matrimonio di Re Giovanni con Isabella d’Angoulême, già promessa ad Ugo di Lusignano.
La grave colpa imputata al Sovrano d’Oltre-Manica fu aggravata dal rifiuto a comparire al giudizio del Trono Francese: per ritorsione, infatti, occupati i territori inglesi del Poitou, dell’Anjou e della Turenne, li cedette al suo giovane nipote/rivale Arturo: il 6 marzo 1204, Filippo Augusto prese Chateau Gaillard, Falaise, Caen e Rouen occupando l’intera Aquitania.
Nello stesso periodo dominato dalla pia figura del Canonico spagnolo Domenico di Guzman, che avvicinò la futura Regina al culto della Vergine cui in tutta la Francia furono dedicate magnifiche cattedrali mentre nel Mezzogiorno ovvero in Occitania si diffondeva l’Eresia catara. Malgrado le ricorrenti gravidanze, Bianca conduceva intense attività caritatevoli; finanziava ospedali e asili a favore degli Indigenti; leniva il disagio di alcune popolazioni rurali con solide iniziative assistenziali e faceva costruire interi villaggi sul percorso da Parigi ad Orléans nel creare così il cosiddetto Asse della Monarchia.
Luigi VIII ascese al trono con la moglie e, dopo la solenne incoronazione avvenuta a Reims il 6 agosto successivo, s’impadronì del La Rochelle esibendo indifferenza ai torbidi terroristici catari che nel 1225 infiammarono la Linguadoca. Per fronteggiare l’ulteriore rivolta albigese, Onorio III inviò nella regione il Cardinale Romano Frangipani che dietro la morte del Re di Francia l’8 novembre 1226 ottenne la resa dei Ribelli. Nel frattempo, Luigi VIII, non solo non aveva fatto in tempo a rivedere la moglie, che, di nuovo incinta, pur l’aveva raggiunto con i sette figli, ma non aveva redatto testamento. Fu la lettera esibita dai Vescovi di Senlis, di Bouvais e di Chartres a sancirne la volontà di affidare a Bianca la Reggenza, nell’attesa del conseguimento della maggiore età del Delfino.
BIANCA DI CASTIGLIA E L’UFFICIALITÀ SPREGIUDICATA NEI GANGLI STESSI DELLO STATO: I BARONI - In quanto castigliana, Bianca fu duramente avversata dalla Corte inglese e dalle Baronie francesi, che, profittando della presunta debolezza istituzionale, capeggiate dal Duca di Bretagna Pierre Mauclerc, miravano ad annientare la «Sovranità Regia» per emanciparsi dal «Governo Centrale» nel riappropriarsi di privilegi e prerogative: il Conte di Boulogne Filippo Hurepel, fratello di Luigi VIII, rivendicava il diritto di Reggenza; il Conte Tebaldo di Champagne si opponeva alla restrizione dei proprî asseriti benefici feudali; il Conte Raimondo di Tolosa esigeva il possesso dei Siniscalcati di Linguadoca; il Conte Ugo di Lusignano era aizzato dalla avida moglie Isabella.
In quel clima di durissima contrapposizione, assistita dal Connestabile Matteo de Montmorency, Bianca di Castiglia si rivelò estremamente energica ed inflessibile: minacciò Filippo di Boulogne di scarcerarne il temuto suocero Renaut; attenuò la ribellione di Tebaldo di Champagne, dal quale riuscì ad ottenere le Contee di Blois, Chartres e Sancerre; accusò di dimostrata eresia Raimondo di Tolosa imponendogli di recedere dall’ostilità attraverso un apparentamento matrimoniale; fidanzò Beatrice di Provenza col figlio Carlo d’Anjou e, dopo avere sconfitto i sodali di Pietro Mauclerc, costrinse costui a sottoscrivere il «Trattato di Saint-Aubin-du-Cormiez».
Il 29 novembre 1226 fece incoronare Luigi IX a Reims; nel marzo successivo
CONTENNE LA NUOVA E VIOLENTA IMPENNATA
dei Baroni
MARCIANDO ACCANTO AL GIOVANE RE SU CHINON,
ove accolse la resa
DOPO AVER FRANTUMATO LA COALIZIONE
e, col Trattato di Meaux-Parigi, pose fine alla «Crociata Anti-Albigese» e ripianò i rapporti con Raimondo di Tolosa, guadagnando alla «Corona Francese» il possesso occitano della Linguadoca, in seguito infeudata al figlio Alfonso di Poitiers.
DA QUEL MOMENTO,
fece obbligo al figlio Luigi IX
DI VISITARE TUTTE LE PERIFERIE FRANCESI
per conoscere e farsi conoscere dai Sudditi.
Tuttavia, al ritorno dalla Turenna, informata dell’imminenza di una nuova ribellione baronale, convocò la Borghesia parigina
ASSUMENDO IL SALDO CONTROLLO DELLA SITUAZIONE
mentre capeggiati da Filippo l’Irsuto, per screditarla i ribelli diffondevano voce di una sua duplice relazione col Conte di Champagne e con il Legato pontificio Romano Frangipani. Calunnia non casuale!... Questi fatti innegabili dimostrano sotto gli occhi di tutti quanto il Papato esigesse dai Re cattolici persino i viaggi nelle periferie per ridimensionare direttamente in loco gli abusi baronali in testa.
La guerra esplose prima nel Nord, ove Bianca guidò il figlio nell’assedio e nella conquista della «Piazzaforte di Belleme», e poi nel Sud ovvero in Occitania ove la rinvigorita Eresia catara si arrese al Cardinale Frangipane, che concesse il perdono al Conte Raimondo VII di Tolosa in cambio dell’impegno a guidare una spedizione in Terrasanta.
Non fu pace comunque: durante il Carnevale del 1229, Parigi fu squassata dai disordini provocati dagli Studenti dell’Università. Gli «Arcieri reali» soffocarono nel sangue la rivolta e per protesta studenti e Docenti lasciarono la Capitale trasferendosi in Inghilterra.
Eminenza grigia della Corona, dopo avere indotto il figlio a riconoscere l’autonomia rivendicata dagli Universitari ribelli, restaurando così l’ordine in una Nazione da pari a pari coll’Inghilterra, gli cercò la moglie che fosse all’altezza del ruolo individuandola in Margherita, figlia del Conte di Provenza, Raimondo Berengario IV e di Beatrice di Savoia.
Il 27 maggio 1234 Luigi IX la sposò. Le nozze furono officiate nella Cattedrale di Sens dal Vescovo Gualtiero Cornut, e, nella giornata successiva, la nuova Regina cinse la «Tiara Francese»; ma i rapporti suocera/nuora si rivelarono presto conflittuali per il rigore dell’Una e la superficialità dell’Altra, peraltro accusata anche di una sterilità
CHE BIANCA ESORCIZZÒ RECANDOSI IN PELLEGRINAGGIO
al santuario della
«Madonna di Rocamadour»,
DELLA QUALE ERA DEVOTISSIMA.
Ugo di Lusignano si rendeva parallelamente protagonista dello sgradevole incidente diplomatico rifiutandosi, su istigazione della consorte, di prestare il doveroso omaggio al giovane «Re di Francia». Fu guerra: sconfitto sotto le mura di Saintes, fu obbligato ad arrendersi e a cedere il proprio patrimonio territoriale, a partire dall’Angoûleme, già bene dotale della moglie, la quale reagì congiurando più volte contro Luigi IX fin quando internata nel «Monastero di Fontevrault» vi si spegneva pochi mesi più tardi.
La miracolata Regina Margherita dietro voto della suocera Bianca, diveniva assai prolifica ponendo al mondo prima le due figlie femmine Bianca juniora ed Isabella, e, in seguito, Luigi, Filippo, Giovanni, Giovanni Tristano, Pietro, l’altra Bianca, Margherita, Roberto ed Agnese.
Guarito dalla malaria cronica che lo affliggeva, nel 1245 Luigi IX fece voto di guidare la «Settima Crociata» e, malgrado il forte ascendente su di lui esercitato dalla regina/Madre, non si lasciò dissuadere: accompagnato dalla moglie nell’«Anno 1248» partì per l’Egitto.
QUALE PARAGONE POSSIBILE TRA LA FORTISSIMA FRANCIA DEVOTA NATURAL-CRISTIANISSIMA MEDIO-EVALE ALLA GUIDA DELLA PIA DONNA NATA IL 4 MARZO 1188 E IL SANGUINARIO QUANTO BLASFEMO PALLONE GONFIATO INTERNAZIONALISTICAMENTE LIVELLATO IL 4 MARZO 1790 ASSENTE PERSINO IL 4-11 FEBBRAIO 1945 ALLA MESCHINA CONFERENZA A YALTA! - Ancora una volta, Santa Bianca si faceva carico dell’amministrazione del Regno di Francia rivelandosi estremamente capace: favorì lo stato sociale, confortò gli Emarginati,
IN PIENO ALTO MEDIOEVO
pretese il rispetto dei diritti delle Donne;
preparò l’annessione della «Linguadoca alla Corona»; represse energicamente la «Rivolta dei Pastoreaux» del 1251; riordinò le «Finanze depauperate» dall’«esito infausto» della non condivisa spedizione del figlio;
DOMINÒ LE LEGHE ANTIMONARCHICHE
dei
«Grandi Vassalli»;
pose fine al conflitto con il «Terrorismo Ereticale Albigese»; raccolse oro per riscattare dalla prigionia islamica il figlio Luigi, che non rivide mai più poiché lei veniva stroncata dalla lunga malattia cardiaca a Melun il 27 novembre 1252.
Le sue spoglie, vestite del saio cistercense, furono inumate nella «Chiesa di Maubuisson» ed il suo cuore fu conservato nell’«Abbazia di Lys». Aveva messo al mondo dodici figli: Bianca (1205/ 1206); Filippo (1209/1218); i gemelli Alfonso e Giovanni (1213/1213); Luigi (1214/1270); Roberto (1216/1250); Alfonso (1220/1271); Giovanni (1221/ 1232); Filippo (1222/1232); Isabella (1224/1270); Stefano (1225/1227); Carlo (1226/1285).
L’ODIO MASSONICO AL MEDIOEVO PERCHÉ RIDIMENSIONA SERIAMENTE GIÀ L’UFFICIALITÀ BARONALE PRESENTE NELLO STATO IN DIFESA DELLE FELICI POPOLAZIONI MAGNIFICAMENTE PROTETTE NELLA MONARCHIA - Passata Bianca alla Storia per l’eccezionale forza d’animo; per il talento diplomatico e per le provvide intuizioni politiche, prima Bianca ispirò l’attività del marito Luigi VIII incoraggiandolo nella liquidazione degli Inglesi dal Poitou;
POI ORIENTÒ LE SCELTE DEL FIGLIO,
sostenendolo nella lotta
AI
«Grandi Feudatari».
Complessa figura emergente nella «Francia Natural-Cristianissima Medievale», seppe essere «Donna Ultra-Moderna» in un’epoca a torto definita maschile se già pensiamo a una Matilde di Canossa oppure alle «Donne Medico» presenti nella «Scuola Salernitana» mentre nell’«Autunno 1793» il «Parlamento Rivoluzionario Francese» votava l’inferiorità della donna e in pieno «XX Secolo» per parlare ad esempio col proprio marito illuminato Mao Tse tung, sua moglie doveva sottomettersi e raccomandarsi alle sue note amanti mentre senz’altro, sotto ottimo «Dettato Massonico», Vittorio Emanuele III, osava ossessivamente ribadire soprattutto nel «Palazzo del Quirinale» usurpato al «Vicario di Cristo»: «In Casa Savoia [della Svolta Carbonara da Carlo Alberto in poi] non contano né donne e né preti»!; Moglie e Madre di esempio innegabile; Statista cristianamente illuminata e decisa Bianca di Castiglia.
1265 - 28 GIUGNO – 1860 - A MEZZO MILLENNIO E 95 ANNI DALL’ELEZIONE PONTIFICIA IN ROMA DI CARLO D’ANGIÒ A RE DI NAPOLI E SICILIA… LE 95 TESI ANTI-CATTOLICHE LUTERANE CONTRO IL 95 DI TEODOSIO - L'altro figlio di Luigi VIII e di Santa Bianca di Castiglia, Carlo I d'Angiò-Napoli verrà acclamato tale in Roma il 28 giugno 1265. Scriverà a giustificazione del Ministro dell’Interno, il massone Liborio Romano, che recluta ufficialmente la Camorra nel Corpo di Polizia, il fratello deputato Giuseppe: "Preghiamo il lettore di voler considerare quanto singolare e difficile era la condizione delle cose nei novanta giorni in cui egli ebbe il potere, dal 28 giugno al 22 settembre 1860" (Giuseppe Romano, “Memorie di Liborio Romano”, Giannini e Figli, Napoli 1894, p. 33) [Gaetano Maggiore].
INDIPENDENZA DELL’UFFICIALITÀ CESARISTA LATINO-AMERICANA LIBERALE DALLA CORONA DI SPAGNA A PARTIRE DA NAPOLEONE BONAPARTE IN EUROPA – Alcuni esempi: Colombia 20 luglio 1810 dichiarata, 7 agosto 1819 riconosciuta; Messico 16 settembre 1810, 27 settembre 1821 Consumazione; Venezuela 5 luglio 1811; Argentina 9 luglio 1816; Cile 12 febbraio 1818; El Salvador, Guatemala, Honduras 15 settembre 1821, Equador il 24 maggio 1822…
ANNO DELLA DOTTRINA MONROE ANCHE ANNO DEL NUOVO STATO LATINO AMERICANO NATO IL 1° LUGLIO 1823 – Si tratta della Repubblica Federale del Centro America, già Province Unite dell’America Centrale, nota anche come Federazione Centro-Americana o, soprattutto Stati Uniti dell'America Centrale che comprendeva inizialmente Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Costa Rica, chui si aggiunse nel 1830 l’ulteriore Stato de Los Altos, che aveva per capitale Quetzaltenango occupando la zona montuosa occidentale dell’attuale Guatemala e parte dello Stato messicano del Chiapas. Finirà il 31 maggio 1838.
La viscontessa Marie-Jeanne Roland de la Platière, nata Manon Philipon, chiamata spesso Madame Roland o Manon Roland (17 marzo 1754 – Parigi - 8 novembre 1793), fu moglie e consigliera di Jean Marie Roland, visconte de la Platière (Thizi, 18 febbraio 1734 – Bourg-Beaudouin, 10 novembre 1793 [Lutero 10 novembre 1483 - 18 febbraio 1546]), Ministro dell’Interno di Luigi XVI. Animatrice culturale dei salotti girondini era nota quale “La Musa dei Girondini”, dopo la loro caduta venne arrestata e condannata a morte: condotta alla ghigliottina, passando dinanzi alla statua della Libertà, avrebbe pronunciato la celebre frase:
“Oh libertà quanti delitti si compiono in tuo nome!”
Se l’8 novembre 1860 il corsaro Garibaldi dovrà cedere Napoli all’autentico Aggressore Savoia e il 17 marzo 1861 verrà proclamato il sedicente Regno d’Italia gli estremi di questa figlia di Saturno che ha pronunciato tale dramma liberale insormontabile cadono a pennello! Allo scoppio della Rivoluzione, nel 1789, Mme Roland e suo marito appoggiano con passione la lotta cesarista del Terzo Stato. Nel febbraio 1791 nominato deputato straordinario, Roland e sua moglie soggiornano a Parigi dove partecipano attivamente al dibattito politico. Il salotto di Mme Roland diventa il luogo d'incontro dei deputati e giornalisti di estrema sinistra come Jacques Pierre Brissot de Warville (Chartres, 15 gennaio 1754 – Parigi, 31 ottobre 1793), Jérôme Pétion de Villeneuve (Chartres, 3 gennaio 1756 – Saint-Émilion, 18 giugno 1794), François Nicolas Léonard Buzot (Évreux, 1º marzo 1760 – Saint-Émilion, 18 giugno 1794 [639° ANNIVERSARIO DEL MERITATO ROGO DEL TERRORISTA ARNALDO DA BRESCIA = IL 6 SATANISTA + IL 13 ILLUMINATO x 3]) e Robespierre. Dopo la fuga del re a Varennes, Mme Roland si batte affinché Luigi XVI sia sottoposto a processo «la più grande, la più giusta delle misure».
Mentre Roland viene travolto dagli avvenimenti rivoluzionari - nominato ministro dell'interno sarà poi costretto a dimettersi - al punto di progettare un suo ritiro dalla scena politica, la moglie si appassiona sempre di più agli ideali rivoluzionari, anche se deplora i massacri di settembre: «Se sapeste i spaventosi dettagli delle spedizioni! Le donne brutalmente violentate prima di essere sbranate delle tigri, le budella tagliate, portate a guisa di nastri, le carni umane mangiate sanguinanti!... Voi conoscete il mio entusiasmo per la Rivoluzione, ebbene, me ne vergogno! È offuscata da scellerati, è diventata insopportabile.» [“L'Illustrazione popolare”, Volume 26, 1890, p. 326].
Dopo la presa del potere dei sanculotti ovvero dei senza Dio, con l’instaurazione della Commune in immedicabile ribellione a Parigi il 10 agosto del 1792 e l’esecuzione del Re il 21 gennaio 1793, Roland si dimette dalla Convenzione e si ritira. Marie-Jeanne, che nel frattempo ha confessato al marito la sua relazione con Buzot, viene arrestata il 31 maggio dal Comitato di Salute Pubblica e incarcerata alla prigione dell'Abbaye, da dove invia lettere a deputati e giornalisti, denunciando l’ingiustizia subita e chiedendo di essere processata pubblicamente.
IL 16 OTTOBRE VERRÀ GHIGLIOTTINATA LA REGINA - Riceve in prigione la visita di una sua vecchia amica, Henriette Cannet, che vorrebbe farla evadere scambiandosi i vestiti. Madame Roland rifiuta e prega l’amica di distogliere Buzot e Roland da ogni tentativo di farla evadere. Il 3 ottobre 1793 la Convenzione proclama fuori legge tutti i girondini e Mme Roland, presentendo la sua condanna, cerca di attuare lo sciopero della fame fino alla morte; poi cambia idea, progettando di avvelenarsi clamorosamente durante un’udienza del processo ai girondini ma non riesce a procurarsi il veleno.
LO STESSO 31 OTTOBRE 1793 LA CONVENZIONE GIACOBINA VOTA L’INFERIORITÀ DELLA DONNA, CONTESTO MISOGENO TEMPLARE RIVOLUZIONARIO IN CUI OCCORRE LEGGERE TALI UCCISIONI RITUALI FEMMINILI - Il 31 ottobre, quando ormai i Girondini sono stati ghigliottinati, Mme Roland «accusata di cospirazione contro l’unità e l'indivisibilità della Repubblica e di aver cercato di fomentare la guerra civile» viene trasferita allo stesso carcere di Maria Antonietta, la Conciergerie.
NELLA FESTA DELLA COMUNIONE DEI SANTI DEL PARADISO E DEL PURGATORIO - Viene processata il 1 e il 2 novembre nel 38° Anniversario di Nascita di Maria Antonietta. La sentenza della condanna a morte dell’8 novembre 1793 venne eseguita nel pomeriggio dello stesso giorno. Così viene descritta da un testimone il momento della esecuzione: «Nessuna alterazione evidente in lei. I suoi occhi lanciavano lampi vivi, un sorriso pieno di fascino errava sulle sue labbra, tuttavia era seria e non giocava con la morte» [Antonio Fichera, “Breve storia della vendetta: arte, letteratura, cinema : la giustizia originaria”, Ed. Castelvecchi, 2004, p. 278].
Roland, che si era nascosto a Rouen, alla notizia della morte della moglie, si uccide trafiggendosi col pugnale e dopo qualche tempo, nel 1794, per sfuggire all’arresto si suiciderà anche Buzot. La piccola Eudora, divenuta orfana della madre Marie-Jeanne, viene raccolta da Jacques Antoine Creuzé-Latouche (18 Settembre 1749 – 23 ottobre 1800), deputato alla Convenzione che aveva votato contro la morte del Re. Madame Roland venne sepolta in una fossa comune del Cimitero della Madeleine.
SE LA SETTA MASSONICA È OCCULTA ED È DIVENUTA TIRANNA INCONDIZIONATA DEGLI STATI NAZIONALI,
IL VERO STORICO NON DOVRÀ MAI SOFFERMARSI SULLA DIMOSTRAZIONE OSSESSIVA DELLA ARTATAMENTE MANCANTE
DOCUMENTAZIONE SCRITTA MA SULL’INNEGABILITÀ
DEI FATTI E MISFATTI MASSO-MAFIOSI SETTARÎ ESATTAMENTE
COME INSEGNA IL NOSTRO DIVINO MAESTRO: VI RICONOSCERANNO DAI FRUTTI SENZA CONOSCERE APPUNTO L’ALBERO!...
ANCHE LA VERGINE SANTISSIMA SCENDE NELLA SUA CARISSIMA PARIGI
ASSALTATA E PROFANATA DAL CESARISMO RIFORMATO-RIVOLUZIONARIO
NELLE DATE AFFERENTI I PRINCIPI NATURAL-CRISTIANISSIMI:
IL 6 AGOSTO CESARISTA CONTRO LA TRASFIGURAZIONE DI GESÙ E CONTRO I RELATIVI RE NATURAL-CRISTIANISSIMI CROCIATI
IL SACRO ROMANO IMPERO NASCE CON OTTONE I IL 2 FEBBRAIO 962 CUI PONE ANARCHISTICAMENTE FINE IL 6 AGOSTO 1806 L’IMPERATORE CESARISTA DEI FRANCESI NAPOLEONE I AUTO-INCORONATOSI TALE DINANZI A PIO VII IN NOTRE DAME IL 2 DICEMBRE 1804 - Bianca di Castiglia nasce a Palencia il 4 marzo 1188 e muore a Parigi il 27 novembre 1252. A Mezzo Millennio più 102 anni [ovvero 17 x 6, il 4 marzo 1790 vengono livellati il Regno di Navarra e tutti i Ducati di Francia ed Occitania in 83 Dipartimenti. Il 27 novembre 1095Urbano II convoca la I Crociata a Clermont mentre il 27 novembre 1798 il solito tradimento settario carbonaro disperde l’agguerrito Esercito Borbonico dinanzi all’Esercito Repubblicano Romano Giacobino a Terni rimanendo in mano napoleonica carri di vettovaglie e munizioni, tutta l’artiglieria napoletana e 400 prigionieri, tra i quali lo stesso Sanfilippo. Nelle due invasioni della Penisola, la transalpina nel 1799 e la subalpina nel 1860 l’Ufficialità Carbonara Anti-Nazionale Borbonica avrà a Futura Memoria un unico primato possibile: l’Alto Tradimento!... Tradizione ferrea che seguiterà puntualmente anche coi Savoia nelle varie Adua, Makallé, Abba Garima, Caporetto, Matapan… Il 27 novembre 1830 abbiamo la seconda apparizione a Caterina Labouré a Rue de Bac sulla Medaglia Miracolosa, la prima avveniva il 19 luglio. Il 19 luglio 1553 Maria la Cattolica sconfiggeva l’usurpatrice anglicana Joana Gray.
14 LUGLIO 1223 – 666° ANNIVERSARIO – 14 LUGLIO 1789 - L’INIZIO DELLA SATANICA RIVOLUZIONE FRANCESE NON A CASO DEFINITA DAL FILOSOFO DEL RAZIONALISMO EMMANUEL KANT IL REGNO DELL’EGOISMO E DELL’ANTICRISTO E DA FRIEDRICH ENGELS PORTATRICE DELL’ESSERE DIABOLICO IN OGNI UOMO VIENE PONTIFICATO NEL 666° ANNIVERSARIO DI ELEZIONE A REALI DI FRANCIA DI LUIGI VIII E BIANCA DI CASTIGLIA - Nell'abbazia di Port Mort, località vicino a Pont-Audemer, in Normandia, il 23 maggio del 1200 Bianca di Castiglia andò in sposa al futuro Luigi VIII (1187-1226). Bianca divenne Regina di Francia il 14 luglio 1223 venendo incoronata assieme al marito Re Luigi VIII divenuto tale sempre in quella data, il seguente 6 agosto 1223 mentre nel 583° Anniversario il 6 agosto 1806 Napoleone I scioglierà anarchisticamente il Sacro Romano Impero: il numero 83 è il numero di Lutero. Il 6 agosto 1825 la Bolivia diviene indipendente dal Regno di Spagna mentre il 6 agosto 1863 il corpo Bersaglieri dell’Aggressore Usurpatore Trans-Istmico Sabaudo spara ai danni degli operai delle Officine di Pietrarsa, stabilimento siderurgico posto al confine dei comuni di Portici, San Giorgio a Cremano ed il quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio che stanno smantellando per sempre: 4 morti, 5 feriti gravi e 12 meno.
Il 6 agosto 1457 giungeva a papa Callisto in Roma la notizia della vittoria sui Turchi di San Giovanni da Capestrano a Belgrado in ringraziamento della quale veniva istituita la festa della Trasfigurazione: fu da allora che nella Cristianità suona la campana a Mezzogiorno.
LA REPUBBLICA NATURAL-CRISTIANISSIMA DELL’EQUADOR COME UNO STATO NAZIONALE MONARCHICO DEL MEDIO-EVO - Quando il 6 agosto 1875 viene assassinato sulle scale della Cattedrale a Quito il Presidente della Repubblica ecuadoriana Gabriel García Moreno che ha consacrato la propria Nazione al Sacro Cuore di Gesù con tali parole: “Muori carnefice della libertà!” esse significano con esattezza: Muori Principe che vuoi reprimere il genocidio liberal-comunista malthusiano esattamente come fecero Costantino, Carlo Magno ed Ottone I!
Rimasta vedova l’8 novembre 1226 per la morte del Re Luigi VIII, Bianca divenne reggente per il figlio minorenne Luigi IX il Santo durante la Crociata albigese dal luglio 1209 al Trattato di Meaux del 12 aprile 1229: nel 718° Anniversario ovvero a sette secoli e 6 + 6 + 6 anni Maria Vergine apparirà all’eretico immedicabile Bruno Cornacchiola in Roma. San Giuseppe Moscati nascerà al Cielo nel 698° Anniversario del Trattato: 6 e 9 + 8 = 17. Luigi VIII fu anche Re d’Inghilterra dal 21 maggio 1216 al 20 settembre 1217: nel 663° anniversario vi sarà l’aggressione anglo-piemontese alla Roma dei Papi. Il 21 maggio 1527 nasce il Nemico Princeps dell’efferata Inghilterra eretico-scismatica: il Re Natural-Cristianissimo Filippo II d’Asburgo-Spagna pro-nipote di Caterina d’Aragona e vedovo di Maria la Cattolica. Anche il Grande Scisma d’Occidente partirà il 20 settembre 1378 provvidenzialmente superato con Martino V tra 11 e 21 novembre 1417. Il blasfemo Voltaire nasceva il 21 novembre 1694 e moriva il 30 maggio 1778, 347o Anniversario del Martirio di Santa Giovanna d’Arco il 30 maggio 1431 barattata tra l’Ufficialità corrotta anglo-francese il 21 novembre 1430, dal 16 maggio 1920 dichiarata da papa Benedetto XV Patrona di Francia.
Qualche anno prima della morte Bianca si fece monaca cistercense. Il suo corpo fu inumato nell'Abbazia di Maubuisson, da lei stessa fondata nel 1242 ma in seguito fu spostato a Parigi nell’Abbazia di Saint-Denis nel sarcofago con statua giacente in marmo nero. Il suo cuore si conserva nell’Abbazia di Lys, nei pressi di Melun, in cui fu portato il 13 marzo 1253. Il 13 marzo 1516 Carlo V d’Asburgo diventa Re di Spagna. Il 13 marzo 1861 si arrende all’Aggressore Trans-Istmico Anglo-Savoiardo la Cittadella di Messina mentre il 13 marzo 1881 viene ucciso dai settari carbonari lo Czar Alessandro II che purtroppo nel 1860 non ha soccorso la Dinastia amica di Napoli. Amatissima dai regnicoli Bianca è universalmente venerata quale santa, benché mai stata ufficialmente canonizzata la cui festa si celebra il 2 dicembre. Il 25 agosto 1248 la Dinastia di Francia dava inizio alla Settima Crociata.. Ottone I di Sassonia, detto Ottone il Grande (Wallhausen, 23 novembre 912 – Memleben, 7 maggio 973), fu Duca di Sassonia dal 936 al 961, Re natural-cristianissimo dei Franchi Orientali dal 2 luglio 936 alla morte, Re degli Italici dal 10 ottobre 951 alla morte e Imperatore dei Romani dal 2 febbraio 962 alla morte.
PERCHÉ LA SETTA MASSONICA
FA DEL LAICISMO
DA INCULCARE
NELLA SCUOLA PRIMARIA
LA
QUESTIONE DI VITA O DI MORTE
FINO AL PUNTO
DI
SCINDERSI
DAL 26 GIUGNO 1908
IN AVANTI
TRA
L’OBBEDIENZA DI PIAZZA DEL GESÙ
ED
IL RITO SCOZZESE ANTICO ED ACCETTATO
DEL GRANDE ORIENTE D’ITALIA
ESATTAMENTE DALLA
MOZIONE BISSOLATI DEL 15 – 27 FEBBRAIO
DI QUELL’ANNO?
LA RISPOSTA LA DÀ L’IMMANCABILE CHIERICO APOSTATA
IN
ERNESTO RÉNAN
SCUOLA PUBBLICA OVVERO PRIVATA LIBERAL SCHIAVA DELLA SETTAMASSONICA: INTELLETTO SCOLASTICAMENTE MODIFICATO (GIUSEPPE FIORAVANTI) OPPURE INTELLETTO ARTATAMENTE CODIFICATO - “Il F... Ernesto Renan nel 1882, scrive nel suo volume “Marc-Aurèle”: “Se Marco Aurelio, INVECE di adoperare i leoni e la sedia rovente
AVESSE ADOPERATO
la scuola primaria e un insegnamento razionalistico,
egli avrebbe prevenuto ben meglio la seduzione del mondo per mezzo del soprannaturale cristiano (sic!) ...”. Ed aggiungeva che se Marco Aurelio FALLÍ, se Celso non riuscì meglio,
- EGLI è CHE il suolo
- NON era STATO preparato
- PER MEZZO
- d’un buon MINISTRO dell’ISTRUZIONE PUBBLICA”
(Henry Delassus, “Il problema dell’ora presente”, Desclée e C. Tipografi Editori, Roma 1907). 1882 = 1 + 8 + 8 + 2 = 19. Il 1882 è lo stesso anno in cui è ambientato “Cuore” ed in cui il 2 giugno muore il Garibaldi.
Nel primo libro di “Quando Satana firma la Storia”, in pieno Parlamento liberale subalpino in Firenze, viene riportato il Deputato massone Giuseppe Ricciardi, dichiarare:
“La forza temporale del Papa
CADRÁ
colle baionette straniere un giorno o l’altro.
Quanto alla sua forza spirituale
QUESTA CADRÁ
col tempo E per mezzo dell’ISTRUZIONE PUBBLICA”
(“Atti Ufficiali della Camera” – 16 febbraio 1866, numero 144, pp. 557 e 558].
LEGGE MARZIALE NEL 1505° ANNIVERSARIO DI NASCITA DI SANT’AGOSTINO IL 13 NOVEMBRE DEL 354 - Se andiamo all’articolo on-line di Christian Usai dal titolo “Massoneria e Chiesa cattolica: la Mozione Bissolati”postato nel giorno di Ognissanti 2017 possiamo avere la chiara idea sul dramma dell’Intelletto Artatamente Codificato oggi Pensiero Unico.
La Legge Piemontese 3725 del 13 novembre 1859, detta Legge Casati (dal nome del Ministro Gabrio Casati suo promotore), introdusse, tra le discipline oggetto di istruzione pubblica, anche l’insegnamento religioso. Questo era obbligatorio per i primi due anni delle elementari e ne era titolare il maestro unico. Nelle scuole secondarie era impartito da un direttore spirituale. Il R. D. Piemontese 4151 del 24 giugno 1860, titolato “Regolamento per le scuole normali e magistrali degli aspiranti maestri e delle aspiranti maestre”, introdusse l’obbligo dell’insegnamento religioso anche per gli istituti, finalizzati a formare i futuri maestri. IL 15 SETTEMBRE 1578 LA SACRA SINDONE VIENE TRASFERITA DA CHAMBERY A TORINO MENTRE NEL DECRETO 15 SETTEMBRE 1815 PIO VII PROCLAMA LA FESTA DI MARIA AUSILIATRICE DA FISSARSI IL 24 MAGGIO, GIORNO DEL SUO RITORNO IN ROMA DOPO SEI LUNGHI ANNI DI PRIGIONIA NAPOLEONICA - Le “Istruzioni relative ai Programmi” del 15 settembre 1860 esplicano che la religione ha il compito di inculcare “obbedienza [...] verso le Podestà costituite, non già per timore de’ castighi, ma per ossequio a quei principi di pubblico interesse, che esse rappresentano e tutelano” [Giovanni Cogliandro 2000].
IL 9 NOVEMBRE È LA DEDICAZIONE DELLA BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO CATTEDRALE DI ROMA MADRE E CAPO DI TUTTE LE CHIESE DELL’URBE E DEL MONDO - Il R. D. 315 del 9 novembre 1861inserì tra le materie di insegnamento “religione e morale”, e tra le materie d’esame obbligatorie “catechismo e storia sacra”.
IL 15 LUGLIO 1099 I CROCIATI PRENDONO GERUSALEMME MENTRE IL 15 LUGLIO 1381 VIENE GIUSTIZIATO IN INGHILTERRA IL PRETE SEDIZIOSO JOHN BALL NELLA RIVOLTA WYCLIFFITA DEI CONTADINI; IL 15 LUGLIO 1808 GIOACCHINO MURAT VIENE INCORONATO RE DI NAPOLI ED IL 15 LUGLIO 1834 VIENE ABOLITA LA MITISSIMA INQUISIZIONE DI SPAGNA DIETRO DECRETO DELLA REGINA REGGENTE MARIA CRISTINA DI BORBONE SORELLA DI FERDINANDO II DELLE DUE SICILIE - La L. 3961 del 15 luglio 1877, detta Legge Coppino (dal nome del Ministro Michele Coppino suo proponente), era finalizzata a forgiare i nuovi cittadini. Con essa fu dato spazio all’educazione civica e alle materie scientifiche. L’istruzione gratuita fu estesa a cinque anni e l’obbligo scolastico a tre [Desideri 1988]. Alla scuola fu data l’impronta laica [o meglio, laicista], e ai maestri legittimati dalla Legge Casati fu proibito di insegnare il catechismo e la storia sacra [Candeloro 1970]. La “Relazione a S. M. sulla riforma dei programmi per le scuole elementari” del Ministro Paolo Boselli, 1888 escludeva l’insegnamento della religione cattolica, giacché “lo Stato non [avrebbe potuto, NdR.] fare, né direttamente né indirettamente una professione di fede, che manchevole per alcuni, sarebbe soverchia per altri”. Fino al 1921, infatti, Boselli farà parte della Massoneria [cfr. Luca Irwin Fragale, “La Massoneria nel Parlamento. Primo novecento e Fascismo”, Morlacchi Editore, 2021, p. 235]. Nel 1922 fu favorevole all’ascesa del Fascismo, al quale lo accomunava l’avversione per il movimento socialista, tanto che nel 1924 ricevette la tessera onorifica del Partito Nazionale Fascista; l’ultimo suo atto politico di rilievo fu la relazione d’una commissione che approvò i Patti Lateranensi del 1929.
IL 16 FEBBRAIO 1497 NASCE L'ERESIARCA FILIPPO MELANTONE MENTRE 16 FEBBRAIO 1519 NASCE GASPARD DE CHÂTILLON-SUR-LOING – COLIGNY [CENTRO VALLE DELLA LOIRA], LO SPREGIUDICATO CAPO DELL’UFFICIALITÀ UGONOTTA IN FRANCIA MENTRE CARDUCCI MORIRÀ IL 16 FEBBRAIO 1907 NEL 410mo ANNIVERSARIO MELANTONISTA NEL 388mo ANNIVERSARIO COLIGNYSTA - Il R. D. 5292 del 16 febbraio 1888 - 391mo melantonista e 369mo colignysta anti-Vespasiano - riaffermò l’impronta laica della [sedicente] scuola pubblica rendendo facoltativo l’insegnamento delle “prime nozioni dei doveri dell’uomo e del cittadino” nell’intero ciclo di istruzione elementare a danno dell’insegnamento religioso di matrice cattolica. I programmi del Ministro Guido Baccelli, del 1894, confermarono questa impostazione. IL 9 OTTOBRE 768 CARLOMANNO E CARLO MAGNO VENGONO INCORONATI RE DEI FRANCHI - Il R. D. 623 del 9 ottobre 1895 confermò la facoltatività dell’insegnamento religioso obbligando, tuttavia, i Comuni a renderlo disponibile per tutti i fanciulli i cui genitori ne avessero fatto richiesta.
COLPISCE L’ARTICOLO DI ETTORE CICCOTTI SU L’AVANTI NEL 389° ANNIVERSARIO DI NASCITA DELL’IRRIDUCIBILE ENERGUMENO UGONOTTO GASPARD DE COLIGNY… ALUNNO DEL SOLITO PRETE APOSTATA - Ettore Ciccotti (Potenza, 23 marzo 1863 – Roma, 20 maggio 1939) è stato uno storico, docente e politico italiano, membro sia della Camera dei deputati che del Senato. L’infanzia di Ettore Ciccotti, trascorsa alla scuola privata dell'ex sacerdote lucano, Raffaele Riviello (14 luglio 1840 – Potenza - 28 agosto 1897), collaboratore dell’altro cospiratore carbonaro più celebre Emilio Maffei. Raffaele Riviello si dedicò da subito alla carriera ecclesiastica, su espresso desiderio del padre che voleva strapparlo alla miseria.
A vent'anni, aderì con entusiasmo alla rivoluzione scoppiata in Basilicata a sostegno di Garibaldi e per cacciare i Borbone - la cosiddetta "insurrezione lucana" e, fino al 1867, ebbe notevole simpatia per il Partito d'Azione, esponente del radicalismo lucano, fu abbeverata dal culto degli eroi e dei miti del passato. Non meno fecero le letture di Giuseppe Mazzini e le frequentazioni con Matteo Renato Imbriani, repubblicano di Napoli che affascinò i giovani di quegli anni con il suo programma garibaldino [Sergio De Pilato]. Egli scrisse l’articolo “Statizziamo anche l’ideale”, in “Avanti!”, 16 febbraio 1908.
Emilio Maffei (Potenza, 3 settembre 1809 – Potenza, 21 novembre 1881) è stato un presbitero apostata, poeta e patriota carbonaro italiano. Religioso laicista malthusiano mazziniano, dalla personalità coriacea e polemica, Maffei fu tra i maggiori animatori della rivoluzione in Basilicata nel 1848.
TRA I "MARTIRI" DEI BORBONE!... - Processato quale cospiratore l’ergastolo gli fu comminato in esilio perpetuo e nel 1859, assieme agli altri notissimi condannati come Luigi Settembrini, il duca Sigismondo Castromediano, Carlo Poerio e Silvio Spaventa, fu imbarcato per gli Stati Uniti ma grazie al figlio di Settembrini, Raffaele, ufficiale della marina britannica, la nave virò in Irlanda e Maffei si recò in Inghilterra, dove incontrò Mazzini e visse fino al 1860 quando ritornò in Italia. In una sua poesia, “Sonetto di alcuni ufficiali piemontesi su Potenza e meritata risposta”, Maffei riportò pesanti critiche pregiudiziali di alcuni ufficiali sabaudi, che derisero Potenza dal punto di vista civile, culturale, persino igienico [come il garibaldinissimo Nino Bixio fece per il Molise] e rispose con dei versi altrettanto offensivi e scurrili.
LE SOLITE BELLISSIME PAROLE LIBERALI PRESENTI NEL PORTALE AFFERENTE LA PIAZZA OMONIMA DAGLI ORRIBILI FATTI E MISFATTI PRATICI - "Il presbitero [apostata] potentino non lesinava critiche persino a Giuseppe Garibaldi, a cui gli affibbiò l’epiteto di “cardillo bastardo” accusandolo di aver tradito gli ideali repubblicani e sperando che, un giorno, il condottiero nizzardo sarebbe ritornato sui propri passi. Trovò nell’abbandono del suo abito talare la misura e il segno estremo della sua coerenza personale che lo spinse ad abbracciare la prospettiva e la forma repubblicana, per lo Stato italiano, come soluzione ai mali del Paese.
Maffei non visse in contraddizione con il suo essersi “spretato”. Rimase sempre convinto che il senso profondo del messaggio evangelico: la solidarietà, la fratellanza, l’uguaglianza, la libertà civile, dovesse inverarsi in una forma politica che ne esaltasse il valore universale con l’eliminare le diseguaglianze fra le classi sociali. Democrazia e Repubblica dovevano essere nel suo orizzonte politico il contenitore terreno di quel messaggio". Dopo la morte, venne ricordato con la lapide eretta nella città natia il 18 agosto 1894 anti-Imperatrice Natural-Cristianissima Santa Elena, con l’epigrafe dettata dal fratello carbonaro Giovanni Bovio.
DIFFERENZA FRA GLI "ORRORI" DELLA
SANTA INQUISIZIONE MEDIOEVALE PONTIFICA
E SPAGNOLA
E
LA LIBERAZIONE RIFORMATO-RIVOLUZIONARIA
MODERNA E CONTEMPORANEA!....
PARLANO I CELEBERRIMI INSOSPETTABILI STORICI EBREI
QUALI CECIL ROTH E JOHN TEDESCHI
FONDATORE DELL’INQUISIZIONE REALE DI SPAGNA
UOMO MORIGERATO DI FAMIGLIA EBRAICA
SINCERAMENTE CONVERTITA AL CATTOLICESIMO
(Valladolid, 14 ottobre 1420 – Avila, 16 settembre 1498)
UNO DEI PIÙ CELEBRI STORICI DELL’INQUISIZIONE DI SPAGNA CHE VA DAL 1480 AL 1834 - Non a caso vediamo dichiarare tale bestemmia storiografica nel braccio di ferro tra i deputati sensati persino massoni che vogliono conservare l'insegnamento cattolico nella scuola elementare e quelli immedicabilmente gnostici manichei cesaristi carbonari che vogliono sterminarlo nella Mozione Bissolati. “L’onestà è un fatto estraneo alla religione. I briganti sono stati fra le popolazioni più religiose; l’inquisizione ha inferocito in nome della fede […] la nostra società è migliore, più colta, più tollerante di quelle che l’han preceduta”
[Francesco Saverio Nitti (Melfi, 19 luglio 1868 – Roma, 20 febbraio 1953), Tornata del 21 febbraio 1908]: la società dei lager e dei gulag, dei bombardamenti terroristici, delle carestie artificiali, dell'aborto legalizzato... che bello!...
Cecil Roth dichiarerà nella sua “Storia dei Marrani” (Serra e Riva, Milano 1991, p. 255): “L’inquisizione [di Spagna], (…) pur stimolata da moventi sinceramente religiosi, anche se del tutto errati [per lui, israelita ingannato dal Sinedrio],
PUR POSSEDENDO un SUO LATO BUONO
se non ADDIRITTURA BENEFICO,
per molte generazioni fu sistematicamente impegnata a soffocare la libertà di pensiero [del Vitello d’oro del Cesarismo riformato-rivoluzionario]”.
Cecil Roth (Londra, 5 marzo 1899 – Gerusalemme, 21 giugno 1970) è stato uno storico e insegnante inglese di religione ebraica. Ha studiato al Merton College di Oxford (Ph. D., 1924) e successivamente all'Università di Oxford come associato in studi ebraici dal 1939 al 1964. È stato inoltre ospite della Università Bar-Ilan in Israele (1964–1965) e alla City University of New York (1966–1969).
Negli anni '60 fu in polemica con le autorità religiose israeliane, in particolare con il rabbino Zvi Yehuda Kook, leader del sionismo religioso, per alcune sue affermazioni su Mosè. Ciò nonostante, ha sempre goduto di vasta popolarità in Israele.
È stato direttore della “Encyclopaedia Judaica” dal 1965 fino alla morte. Ha scritto oltre 600 tra libri ed articoli, inclusi la storia degli ebrei in Inghilterra (1941) e Italia (1946), “Storia dei marrani” (1966), “The Jews in the Renaissance” (1959), “Jewish Art” (1961), e “The Dead Sea Scrolls” (1965). Il suo lavoro “History of the Great Synagogue” è disponibile online presso il Susser Archive.
I suoi lavori propongono un'interpretazione apologetica della storia ebraica.
Traduzioni in italiano delle sue opere: “Gli ebrei in Venezia”, trad. di Dante Lattes, Arnaldo Forni Editore, Bologna 1991 (ristampa anastatica dell'edizione del 1933). “Storia del popolo ebraico”, Silva, Milano 1962.
“E QUANDO UN AUTORE
SUCCESSIVO
SI SENTÌ TENUTO A PARLARE DI “ECCESSI”,
DELL’INQUISIZIONE MANTOVANA,
LA SUA FONTE FU QUEL RESOCONTO
FILOLOGICAMENTE INQUINATO”
“LONTANO DALLA PROVOCAZIONE COME DA INTENTI APOLOGETICI, IL LAVORO DI JOHN TEDESCHI, CONSIDERATO TRA LE OPERE FONDAMENTALI SULL’ARGOMENTO, OFFRE UN CONTRIBUTO DETERMINANTE ALLA REVISIONE DELLA «LEGGENDA NERA» DELL’INQUISIZIONE…”
“…L’INQUISIZIONE NON FU UN TRIBUNALE ARBITRARIO, UN TUNNELL DEGLI ORRORI O UN LABIRINTO GIUDIZIARIO DA CUI ERA IMPOSSIBILE USCIRE” – Lo Storico statunitense di origine italo-israelitaJohn Tedeschi nell’introduzione a il suo “Il giudice e l’eretico” recita: “… Il fatto di concentrare l’attenzione sul funzionamento dell’istituzione
è destinato a sfatare alcuni luoghi comuni.
Sostengo in questi saggi che l’Inquisizione non fu un tribunale arbitrario, un tunnell degli orrori o un labirinto giudiziario da cui era impossibile uscire.
LA SUPREMA CONGREGAZIONE ROMANA
vigilava sui tribunali provinciali;
IMPONEVA LA PUNTUALE APPLICAZIONE
di quella che, per l’epoca,
ERA UNA LEGISLAZIONE IMPRONTATA A MODERAZIONE,
e mirava all’uniformità dei procedimenti. Se di giustizia in senso etico non si può parlare visto che la Chiesa riteneva di avere il diritto, e anzi il dovere, di procedere contro quanti avevano convinzioni diverse in tema di religione [per mandato divino, infatti l’era riformata e rivoluzionaria è presto sfociata nella Stregoneria e nel Satanismo del presunto “Stato laico”, ossia lo Stato malthusiano e cabalista = ideologico ma non assolutamente democratico in senso greco-romano. Sembrerà strana l’affermazione ma dal 31 ottobre 1517 e definitivamente dal 5-6 ottobre 1789 la libertà delle popolazioni è finita, giammai iniziata!],
SI DEVE RICONOSCERE
che la giustizia in senso legale,
nel contesto giurisprudenziale dell’Europa dell’inizio dell’età moderna,
fu realmente erogata dall’Inquisizione romana…
… NON MI SONO PROPOSTO DI CHIARIRE
donde venne all’Inquisizione
LA NOTA FAMA DI SPIETATEZZA E ARBITRARIETÀ,
quando per gran parte della sua esistenza
ESSA SI SFORZÒ DI ATTENERSI
ai criteri di equilibrio giuridico
DI CUI SI È DETTO POCANZI…
(...) Recentemente ho esaminato certi documenti di provenienza inquisitoriale, usati e pubblicati nell’ambito di uno studio sull’eresia a Mantova.
Consapevole o meno,
L’AUTORE DELLO STUDIO aveva scorrettamente sostituito
“abiurare” con “abbruciare”
TUTTE LE VOLTE IN CUI
la prima espressione
COMPARIVA NEL TESTO.
E quando un autore successivo si sentì tenuto a parlare di “eccessi”, dell’Inquisizione mantovana, la sua fonte fu quel resoconto filologicamente inquinato.” La stessa cosa dicasi di “carcere perpetuo” = il domicilio presso un convento per scontare una pena giustamente meritata che generalmente si esauriva nei primi tre anni.
Agli inizi dell’età moderna la Congregazione del Sant’Uffizio, da cui in Italia dipendevano i tribunali dell’Inquisizione, ebbe un ruolo preminente fra le organizzazioni create dalla Chiesa cattolica per riformare se stessa e contrastare la diffusione del protestantesimo. Tuttavia, malgrado l’abbondanza degli studi su Riforma e Controriforma e l’interesse attuale per questo periodo, l’Inquisizione romana spesso appare descritta a tinte fosche come esempio di arbitrarietà e orrori giudiziari, oppure prudentemente semplificata con generici accenni.
Tale, dunque, il controverso oggetto dell’indagine svolta da John Tedeschi in questi saggi, frutto di una lunga attività di ricerca, condotta con rigore critico e precisione filologica. Proprio l’analisi scrupolosa di documenti originali, spesso inediti, e l’osservazione comparata del funzionamento dell’Inquisizione romana e della contemporanea giustizia secolare delineano un quadro ben diverso da quello tradizionalmente recepito,
EVIDENZIANDO I LIMITI DI INTERPRETAZIONI
schematiche ormai sedimentate
NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO.
Procedendo sulla via del «restauro filologico» Tedeschi chiarisce equivoci e manipolazioni della terminologia inquisitoria (per esempio «abbruciare» letto al posto di «abiurare», «carcere perpetuo» anacronisticamente interpretato come carcere a vita) e indica alcuni fattori che possono aver contribuito al loro perpetuarsi.
SI SCOPRE COSÌ NON SOLO
la relativa mitezza delle pene
COMMINATE DALL’INQUISIZIONE ROMANA,
ma anche l’inaspettata modernità
DELLE SUE PROCEDURE.
In esse, infatti, si ritrovano, seppure in forma embrionale, metodi e consuetudini che assai più tardi avrebbero fatto la loro comparsa nel diritto penale:
LA LIMITAZIONE
del ricorso alla pena di morte,
LA PRESENZA DI UN «PUBBLICO DIFENSORE»,
l’utilizzo di quelle che oggi
DEFINIREMMO PERIZIE,
il diritto di appello
A UNA CORTE DI GRADO SUPERIORE,
la prassi della libertà condizionata
E PERSINO DEGLI ARRESTI DOMICILIARI.
Così «se di giustizia in senso etico non si può parlare, si deve riconoscere che la giustizia in senso legale, nel contesto giurisprudenziale dell’Europa dell’inizio dell’età moderna, fu realmente erogata dall’Inquisizione romana». Questa la tesi sostenuta e argomentata da Tedeschi con una rigorosa operazione storiografica. Lontano dalla provocazione come da intenti apologetici, il suo lavoro, considerato tra le opere fondamentali sull’argomento, offre un contributo determinante alla revisione della «leggenda nera» dell’Inquisizione, che tanto pesantemente ha condizionato l’immagine del rapporto tra Chiesa e mondo moderno.
John Tedeschi è nato a Modena nel 1931 ed è emigrato negli Stati Uniti all’età di otto anni. Sin dai tempi dei suoi studi all’Università di Harvard, la sua attenzione si è concentrata sulla Riforma protestante italiana nel Cinquecento e sulle procedure dell’Inquisizione romana. È stato professore associato alle Università di Chicago, dell’Illinois a Chicago e del Wisconsin. Per quasi due decenni ha lavorato presso la Newberry Library, dove ha fondato il Center for Renaissance Studies. Ha ricoperto la carica di presidente della Society for Reformation Research (1971) e della Sixteenth Century Studies Conference (1987) e ha fatto parte del comitato esecutivo della Renaissance Society of America (1971-1996), nonché dei comitati scientifici di numerose pubblicazioni, tra cui il recentemente completato Index des livres interdits.
DALLE STORIE MONUMENTALI DELLA CHIESA!
John Tedeschi, lamenta ancora una trascuratezza molto grave la quale consiste nel fatto che l’Inquisizione Romana non è affatto studiata dagli storiografi contemporanei. Fa notare come le opere classiche di Hubert Jedin [7 luglio 1900 – 16 luglio 1980] e di Augustine Fliche [1884 - 19 novembre – 1951] - e Victor Martin [11 novembre 1886 – 18 agosto 1964] dedichino all’argomento così importante solo pochissime righe. E se le due monumentali Storie della Chiesa del XX secolo fanno omissioni così gravi che ne sarà del resto!
“… Nessun nuovo titolo sugli aspetti giuridici dell’Inquisizione compare nella bibliografia di Emile van der Vekene [7 giugno 1933] o nella rassegna di Alexander Bell sulle attuali ricerche di storia del diritto.
VANA SAREBBE ANCHE UNA RICERCA NEGLI ATTI DEI RECENTI CONGRESSI SULLA STORIA DELLA GIURISPRUDENZA,
O NELLE PUBBLICAZIONI SPECIALIZZATE IN DIRITTO CANONICO
come gli “Studia Gratiana” [Las Edizioni] o il “Bulletin of canon Law” [Kadmos Salamanca].
FINISSIMA ERUDIZIONE
È MESSA IN CAMPO DAI COLLABORATORI DI TALI RIVISTE
NELLA DISCUSSIONE DEI PIÙ MINUTI DETTAGLI
DELLA DOTTRINA GIURIDICA;
MA L’INQUISIZIONE,
PRIMA ISTITUZIONE CHE VIENE IN MENTE
A CHI RIFLETTA SULL’AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA
DA PARTE DELLA CHIESA CATTOLICA,
TANTO NEL MEDIOEVO QUANTO ALL’INIZIO DELL’ERA MODERNA,
È EVITATA CON CURA” (PP. 26-27).
Vedo che il nostro autore cita studi stranieri ed altri di cui ignoro l’identità ma sta di certo che compiere una omissione sistematica di tale portata solo ad esempio, in una Napoli con il “Fondo Inquisizione della Curia Arcivescovile” e in una Bologna “a partire dall’anno 1571 in cui tutto è intatto”, le quali città sono celeberrime cattedre di Diritto nonché, “città tra le tante, ad es. Modena, Udine, Venezia, e Siena e Pisa di recente scoperta…”
IN CUI GLI ARCHIVI DELLA SANTA INQUISIZIONE ROMANA CI GIUNGONO
IN INTEGRO STATO DI CONSERVAZIONE,
si tratta di un atteggiamento pseudo-storico e perciò ideologico e pseudo-scientifico che deve essere, solo per minimo residuo di onestà intellettuale, denunciato sia all’Italia che al mondo intero.
IL DISINTERESSE CHE CIRCONDA L’INQUISIZIONE ROMANA NON PUÒ NON MERAVIGLIARE NÉ SI PUÒ SPIEGARLO CON LA GRATUITA SCARSA IMPORTANZA DI UN TALE ARGOMENTO
Poiché la Santa Inquisizione si sta rivelando scientificamente all’avanguardia in materia di umanità,
PER QUANTO ESATTAMENTE CONCERNE LE CONDIZIONI E LA FONDAZIONE DEL DIRITTO PENALE CONTEMPORANEO,
non è da escludere che sia così irriducibilmente ignorata perché artatamente temuta. Una cosa è certa con chiarezza, essa è penalizzata dalla propaganda cesarista ed è perciò penalizzata nelle popolazioni occidentali miratamente avvelenate dalla sua strategia, attraverso un isterismo collettivo che emerge universalmente soltanto a pronunciarne il nome, ma machiavellicamente evitata allorché occorre studiarla direttamente alle fonti storiche.
Tale occultamento della sua nobilissima bontà avviene perché fu ed anche oggi sarebbe inconfondibilmente conosciuta per quella eminente organizzazione che rappresenta: perciò è vituperata dagli stregoni falsi laici e falsi cattolici quali Jean Meslier che ne conoscono le virtù per atavica tradizione.
Qui andiamo infatti dimostrando con prove inoppugnabili l’identità tra gli Energumeni fondatori del Cesarismo riformato-rivoluzionario e la Stregoneria innanzitutto celtica. Non a caso la leggenda nera nasce con l’avvento della Stregoneria al potere. “(…) Considerando il gran numero di recenti indagini sui Gesuiti ed altri ordini religiosi, sul Concilio di Trento, sulle riforme dell’episcopato e sulle nunziature,
IL DISINTERESSE CHE CIRCONDA L’INQUISIZIONE ROMANA NON PUÒ NON MERAVIGLIARE.
NÉ SI PUÒ SPIEGARLO CON LA SCARSA IMPORTANZA DI TALE ARGOMENTO.
Al contrario: nel XVI secolo a questa istituzione toccò un posto d’onore fra le organizzazioni e i programmi varati o potenziati dalla Chiesa cattolica per riformare se stessa e contrastare la diffusione del protestantesimo.
Vi era un’accesa competizione fra i cardinali per assicurarsi le nomine a membri del Sant’Uffizio,
FATTO COMPRENSIBILE, SE SI PENSA ALLA LUNGA SERIE DI PAPI DEL CINQUECENTO E DELL’INIZIO DEL SEICENTO CHE FECERO IL LORO APPRENDISTATO COME INQUISITORI.
La costruzione della Basilica di San Pietro fu interrotta, e le sue maestranze trasferite, per affrettare il completamento del nuovo palazzo del Sant’Uffizio iniziato da Pio V nel 1566.
Questa posizione di preminenza ricevette riconoscimento formale nel 1588, quando Sisto V attribuì all’Inquisizione il rango più elevato fra i quindici dipartimenti o congregazioni in cui il governo papale fu suddiviso” (pp. 27-28).
É bene riportare questo passo santo ed equilibrato di Bernando Gui in difesa dalla leggenda terroristica quanto nichilistica del romanzo “In nome della rosa”:
“In mezzo alle difficoltà ed ai contrasti, l’inquisitore deve mantenere la calma, né mai cedere alla collera o all’indignazione… non si lasci commuovere dalle preghiere o dall’offerta di favori da parte di quelli che cercano di piegarlo; ma non per questo egli deve essere insensibile sino a rifiutare una dilazione oppure un alleggerimento di pena a seconda delle circostanze e dei luoghi.
Nelle questioni dubbie sia circospetto, non creda facilmente a ciò che pare probabile e che spesso non è vero; né sia facile a rigettare l’opinione contraria, perché sovente ciò che sembra improbabile può risultare vero. Egli deve ascoltare, discutere e sottoporre a un diligente esame ogni cosa, al fine di raggiungere la verità. Che l’amore della verità e la pietà, le quali devono sempre albergare nel cuore di un giudice, brillino dinanzi al suo sguardo, sicché le sue decisioni non abbiano giammai ad apparire dettate dalla cupidigia o dalla crudeltà” (Rino Cammilleri, “La leggenda nera dell’inquisizione”, Ares, Mi 1988).
Per quanto riguarda l’istituzione posteriore, John Tedeschi prosegue: “Per il momento, la nostra conoscenza dell’organizzazione e delle procedure del Sant’Uffizio romano continua a basarsi soprattutto sui relativi capitoli di carattere generale della “History of the Popes” di Ludwig von Pastor [31 gennaio 1854 – 30 settembre 1938], sui vecchi, prolissi saggi di Antonio Battistella [1 febbraio 1852 – 11 maggio 1936], Fumi e Luigi Amabile [1828 - novembre 1892] a proposito dei tribunali provinciali; sul sintetico quadro delle Congregazioni romane tracciato nella rassegna di Niccolò del Re, sulle osservazioni vagamente apologetiche contenute nelle edizioni dei processi di Giordano Bruno e Niccolò Franco curate da Angelo Mercati; e, soprattutto, sull’autentica miniera di preziosi particolari costituita da alcuni lavori di Luigi Firpo - in primo luogo l’importante ricostruzione del processo a Giordano Bruno.
Delle fonti inquisitoriali hanno fatto ampio uso gli studi italiani di storia dell’eresia, della stregoneria, dei culti popolari e della censura. Notizie utilissime sul funzionamento dei tribunali inquisitoriali sono fornite indirettamente da pregevoli lavori e documenti pubblicati di recente da ricercatori quali Aldo Stella, Antonio Rotondò, Carlo Ginzburg, Valerio Marchetti, Paul Grendler e Pasquale Lopez, fra gli altri.
NON VI È NULLA DI PIÙ FALSO DELLA SEDICENTE LIBERAZIONE
DAL BUIO MEDIOEVO
AFFERENTE L'EFFERATA IPOCRITA CIVILTÀ MODERNA CONTEMPORANEA!
LA BIOGRAFIA DI AMEY
È TUTTA UN CANTO CESARISTA ALLA PRIMA REPUBBLICA GIACOBINA NELLA QUALE MOSTRA IL SUO SATANICO ESTRO GENOCIDA,
A NAPOLEONE IN SPAGNA E RUSSIA,
PERSINO AL SUO RITORNO DOPO LA FUGA DALL’ISOLA D’ELBA
TRA 20 MARZO E 6 LUGLIO 1815
E DI NUOVO ALLA MONARCHIA LIBERALE SUBITO DOPO LA RIVOLUZIONE DEL 1830…:
UN AMEY CHE DI REGALE BORBONICO
NON HA AFFATTO NULLA
SE NON IL SOLITO PERDONO UNILATERALE
DEGLI INGENUI BORBONE DI NAPOLI, PARMA E PARIGI
CHE OGNI QUALVOLTA CHE LA LORO UFFICIALITÀ SETTARIA CARBONARA
LI HA TRADITI E VENDUTI,
NEL RITORNARE SUL TRONO L’HANNO SEMPRE PERDONATA
SCAVANDOSI LA FOSSA DA SOLI!...
PREMIATO DA LUIGI XVIII CONDIZIONATO DAL SUO PASSATO MASSONICO,
IGNORATO PERÒ DAL RE NATURAL-CRISTIANISSIMO CARLO X!...
L’INCONFONDIBILE 24 MARZO 1794, 191° ANNIVERSARIO DI MORTE DI ELISABETTA I D’INGHILTERRA CHE GLI UGONOTTI GIACOBINI ADORANO, OLTRE ALLO STESSO PROCLAMA DI TURREAU, DIMOSTRA DA SOLO CHE GLI ORRIBILI CRIMINI DENUNCIATI IN VANDEA FANNO PARTE DEI SOLITI RITUALI ESOTERICI RIFORMATO-RIVOLUZIONARI CONTRO LA MESSA CATTOLICA BANDITA CON LA PENA CAPITALE SIA SOTTO GLORIANA DAL 1559 IN TRANS-MANICA SIA SOTTO L’INCORRUTTIBE ROBESPIERRE DAL 22 SETTEMBRE 1792 SOTTO LA REPUBBLICA PRINCEPS FRANCESE… BEN ALTRO CHE GRATUITE FANTASIE DI UNO STORICO SERIO CHE SCRIVE PER IL VICARIO DI CRISTO QUALE JACQUES CRÉTINEAU-JOLY !... - François-Pierre Joseph, barone Amey, nato il 2 ottobre 1768 a Sélestat (Bas-Rhin) e morì il 16 novembre 1850 a Strasburgo (Basso Reno), è un generale cestista francese della Rivoluzione e dell’Impero Napoleonico. Partecipò in particolare alle Colonne Infernali durante la guerra ovvero Genocidio di Stato in Vandea.
Il 24 marzo 1794, asserisce “Wikipedia” nella relativa voce in lingua francese che secondo quanto riferito, gli ufficiali municipali Morel e Carpenty scrissero alla Convenzione Nazionale che le truppe di Amey, a Montournais e a Épesses [ovvero nei due Comuni viciniori dei Paesi della Loira], avrebbero gettato vivi donne e bambini nei forni per il pane:
“Amey accende i forni e quando sono ben riscaldati ci butta dentro le donne ei bambini. Gli abbiamo fatto delle rappresentazioni; rispose che era così che la Repubblica voleva cuocere il suo pane. Prima di tutto, abbiamo condannato le donne briganti a questo tipo di morte e non abbiamo detto troppo; ma oggi le grida di questi disgraziati hanno talmente intrattenuto i soldati e Turreau che hanno voluto continuare questi piaceri.
Mancando le femmine dei realisti, si rivolgono alle mogli dei veri patrioti. Già, per quanto ne sappiamo, ventitré hanno subito questa orribile prova ed erano colpevoli solo di adorare la nazione. La vedova Pacaud, il cui marito è stato ucciso a Chatillon dai briganti durante l'ultima battaglia, si è vista, con i suoi quattro figli piccoli, gettata in un forno. Volevamo interporre la nostra autorità, i soldati ci minacciavano della stessa sorte”.
Tuttavia per lo storico Alain Gérard [n. 19 maggio 1951 a Paimpol; cfr. Centro di ricerca storica della Vandea], l’autenticità di questo passaggio è dubbia perché il testo sembra provenire dallo storico legittimista Jacques Crétineau-Joly (Fontenay-le-Comte, 23 settembre 1803 – Vincennes, 1º gennaio 1875): uno “scrittore profondo quanto partigiano, e che ha il significato della formula” e “che non solo non cita le sue fonti ma che, secondo la moda del tempo, non si preoccupa di inventarle, purché vere”.
(…) Durante la guerra civile [di indipendenza] spagnola [in difesa dall’Aggressore napoleonico tra 1808 e 1814], distaccato dal servizio interno e ha frequentato il famoso assedio di Girona nel novembre 1809. Gli spagnoli mancano di munizioni e cadono ogni giorno vittime di un’epidemia, quando il maresciallo Augereau dà l’ordine al generale Pino di rimuovere il sobborgo dalla marina. Questo ordine viene eseguito con pieno successo. Tuttavia, avendo gli spagnoli tentato una sortita generale per riconquistare il sobborgo, il generale Amey, che occupa una posizione sotto Mont Joui, viene a prendere di fianco il nemico, lo getta in completa disfatta e rimuove le ridotte del Calvario e del Cabildo .
Nel 1812, il generale Amey prende parte alla campagna di Mosca agli ordini del maresciallo Oudinot . La parte che ha preso nella lotta di Polotsk il 17 e 18 agosto, e le sue abili manovre durante la ritirata, gli valgono la menzione d’onore nei bollettini ufficiali. Il 19 novembre viene promosso al grado di maggior generale.
Il colmo dell’ironia dopo i massacri che aveva ordinato durante la guerra della Vandea, l’8 giugno 1814, il barone Amey è nominato da Luigi XVIII, cavaliere di Saint-Louis, comanda quindi la 2a suddivisione della 2a divisione militare, agli ordini del Duca di Taranto. Non dimentichiamo le mani legate di Luigi XVIII: a ventinove anni nel 1784 egli fu iniziato in Massoneria assieme a suo fratello minore il Conte d'Artois quando la Setta si presentò in Corte in subdolo modo ludico aderendovi, tra i tanti, anche Maria Antonietta e la Principessa Lamballe [cfr. Robert-Freke Gould, “Histoire de la Franc-Maçonnerie”, Guy Trédaniel Editeur, 1989].
CONFUTAZIONE DEL DUBBIO AVALLATO INTORNO AI CRIMINI REPUBBLICANI GIACOBINI NELLA VANDEA CHE RECLAMA SENZA CONDIZIONI LA LIBERTÀ DEL CULTO CATTOLICO – Le fonti citate da Jacques Crétineau-Joly sono molto circostanziate citando luoghi e nomi precisi, la stessa definizione “Colonne Infernali” manifesta il proprio terrore in sé, i crimini citati sono gravi quanto quelli commessi dai vari Carrier ed altri Ufficiali Criminali non solo in Vandea… in “Quando Satana firma la Storia” citiamo i crimini giacobini estesi a tutta l’Europa riportati da Storici che neppure si conoscono tra di loro né nella persona e né nelle opere ma che combaciano alla perfezione nella denuncia della natura criminosa ufficiale degli eserciti napoleonici.
SE LUIGI XVIII LASCIA IN PACE ANCHE IL GENOCIDA PRINCEPS DELLA VANDEA!.... DETTI UFFICIALI SPREGIUDICATI NON AVEVANO FORSE SEMPLICEMENTE ESEGUITO GLI ORDINI CENTRALI DALLA CONVENZIONE REGICIDA!?... - Louis Marie Turreau, detto Turreau de Garambouville (Évreux, 4 luglio 1756 – Conches, 10 dicembre 1816), è stato un generale francese. È famoso per avere organizzato le Colonne infernali durante le Guerre di Vandea, che hanno massacrato decine di migliaia di vandeani ed hanno devastato il loro paese. Proseguì in seguito una carriera di alto funzionario, diventando ambasciatore negli Stati Uniti, quindi barone dell’Impero Napoleonico.
Il padre di Louis-Marie Turreau era procuratore fiscale delle acque e foreste della Contea di Évreux in Normandia, divenendo successivamente sindaco della città. Questa situazione garantì a Turreau alcuni privilegi borghesi. Louis Marie Turreau è un rivoluzionario entusiasta fin dal 14 luglio 1789 anti-14 luglio 1223 [666] di Luigi VIII e Bianca di Castiglia. Come molti borghesi dell’epoca approfitta della rivoluzione per farsi eleggere Sindaco di Aviron, e compra alcuni beni ecclesiastici usurpati dalla legislazione cestista deista giacobina (fra cui l’Abbazia di Conches).
Prima della rivoluzione, non ha mai svolto una reale attività militare: faceva parte delle guardie del corpo del Conte di Artois, ma è stato arruolato solo come riservista. Dopo il 1789 si arruola nella guardia nazionale di Conches en Ouche, e ne diventa il comandante nel luglio 1792. A settembre, si fa eleggere capitano di un reggimento di volontari dell’Eure, e parte per combattere alle frontiere del Nord. A novembre viene promosso colonnello, e integrato nell'esercito di Moselle.
Nel giugno 1793, viene integrato nell’esercito delle coste di La Rochelle, fino all’8 ottobre ma l'incarico non lo soddisfa, infatti confida a un amico: “Mescolerò cielo e terra pur di non andare a Poitou. Questa specie di guerra non mi piace”.Combatte tuttavia due mesi in Vandea. In seguito è nominato comandante dell’esercito dei Pirenei Orientali fino al 27 novembre, prima di essere nuovamente nominato comandante in capo dell’esercito dell’Ovest. Assume senza entusiasmo il suo ennesimo nuovo incarico il 29 dicembre, mentre gli ultimi elementi dell'Esercito cattolico e reale sono schiacciati da Kléber e Marceau a Savenay.
NEL I ANNIVERSARIO DI DECAPITAZIONE DEL RE NATURAL-CRISTIANISSIMO LUIGI XVI - Visti gli insuccessi degli altri generali, Turreau pensò a un piano per porre fine all'insurrezione vandeana la quale rivendicava la libertà del culto cattolico. Crea quindi le Colonne infernali, che consistevano in 12 colonne militari che avrebbero dovuto percorrere il territorio insorto da Est verso Ovest uccidendo chiunque gli si opponesse senza guardare al sesso o all’età dei malcapitati, e bruciando ogni città o villaggio avesse aiutato i vandeani. Il 21 gennaio 1794 Turreau diede avvio al progetto diramando quest'ordine ai suoi uomini:
«Tutti i briganti che saranno trovati armi alla mano, o rei di averle prese, saranno passati a filo di baionetta. Si agirà allo stesso modo con le donne, le ragazze e i bambini [...] Neppure le persone semplicemente sospette devono essere risparmiate. Tutti i villaggi, i borghi, le macchie e tutto quanto può essere bruciato sarà dato alle fiamme».
Le colonne infernali terminarono in seguito all’arresto di Robespierre. La Convenzione Nazionale realizzò infatti che per risolvere il problema la violenza era inefficace, quindi decise di cambiare politica ponendo agli arresti tutti i fautori del massacro. Il 28 settembre 1794 anche Turreau viene arrestato scontando un anno in prigione, durante il quale scrive le sue memorie sulla guerra di Vandea. Verrà poi liberato il 19 dicembre 1795, perché i giudici stabiliscono che la sua colpa è relativa dal momento che si era limitato a eseguire gli ordini [genocidi]. Dal 1803 al 1811, è ambasciatore negli Stati Uniti, quindi comandante di svariati accampamenti militari.
Nel 1814, si sottopone al giudizio di Luigi XVIII e durante i Cento Giorni di Napoleone [20 marzo – 6 luglio 1815], pubblica la “Mémoire contre le retour éphémère des hommes à privilèges”, tuttavia non viene punito per i massacri compiuti e due anni dopo muore dopo essersi ritirato nelle sue proprietà.
Jaime Luciano Antonio Balmes y Urpiá
VERO È CHE I PAPI NON HANNO PREDICALO, COME I PROTESTANTI, LA TOLLERANZA UNIVERSALE, MA I FATTI APPALESANO QUAL DISTANZA CORRE DAI PAPI AI PROTESTANTI!... – Jaime Luciano Antonio Balmes y Urpiá (28 agosto 1810 – Vich [Catalogna] - 9 luglio 1848) è stato un filosofo, presbitero e apologista nel Regno di Spagna. Attivo apologeta, in sue pubblicazioni quali “Il protestantesimo paragonato al cattolicesimo nei suoi rapporti con la civiltà” (1842-1844) entrò in prima linea in difesa delle dottrine della Chiesa Cattolica. Andando contro i più attivi conservatori, prese le difese rispetto alle riforme di Pio IX e contribuì al rinnovamento della Scolastica; tentò, inoltre, di trovare una conciliazione tra i carlisti e il partito isabellista per le guerre civili che insanguinavano Spagna e Catalogna aggravandosi ancora di più appena venne sciolta l’Inquisizione Reale nel 1834. Da sacerdote, svolse un'intensa attività didattica a Barcellona e a Madrid dove insegnò matematica [cfr. Treccani].
Ecco ora Renato Francesco Rohrbacher nella sua monumentale “Storia della Chiesa Cattolica” al libro 83°: «è cosa veramente notevole, dice un illustre scrittore di Spagna, che non siasi mai veduta l’inquisizione di Roma decretare l’esecuzione di una pena capitale, quantunque sulla sede apostolica fossero stati per tutto quel tempo papi di un rigore e di una severità grandissima per tutto ciò che si riferiva all’amministrazione civile.
L’EUROPA VEDEVA DA OGNI PARTE
rizzati patiboli per punire delitti
CONTRA LA RELIGIONE:
l’uomo era dappertutto testimonio
DI SCENE CHE CONTRISTAVANO L’ANIMA:
e Roma sola ne andava esente,
QUELLA ROMA CHE SI VOLLE DIPINGERE A NOI
come un mostro d’intolleranza e di crudeltà.
Vero è che i papi non hanno predicalo, come i protestanti, la tolleranza universale, ma i fatti appalesano qual distanza corre dai papi ai protestanti.
I PAPI,
armati di un tribunale d’intolleranza,
NON HANNO VERSATO GOCCIOLA DI SANGUE;
i protestanti e i filosofi
HANNO FATTO SCORRERE TORRENTI DI SANGUE UMANO.
E che importa alla vittima di udire i suoi carnefici proclamare la tolleranza? È un aggiungere al supplizio il fiele della beffa e del dispregio. Il procedere di Roma nell’uso che ella fa dell’inquisizione è la migliore apologia del Cristianesimo contro coloro che sono ardenti in vituperarla qual barbara e sanguinaria» [“Il protestantesimo paragonato al cattolicesimo nei suoi rapporti con la civiltà” tomo 2, cap. XXXVI].
IL 15 FEBBRAIO 1793 VIENE PRESENTATO IL PROGETTO COSTITUZIONALE CONDORCET SEMPRE CARTA STRACCIA IN MANO AL CESARISMO RIFORMATO-RIVOLUZIONARIO!...
LA LEGGE GIACOBINA DEL 27 PIOVOSO - ANNO II – 15 FEBBRAIO 1794 – DISPONE
CHE LA BANDIERA OVVERO LA MARIANNE CHE HA DECAPITATO
IL RE NATURAL-CRISTIANISSIMO
DEVE AVERE «TRE BANDE UGUALI DISPOSTE VERTICALMENTE»
MENTRE IL 15 FEBBRAIO 1798
IL MEDESIMO TRICOLORE GIACOBINO PONE FINE ESATTAMENTE
PERCHÈ NON PUÒ NON PORRE FINE
QUALE SUO INTENTO FINALE IRRINUNCIABILE
ALLA DINASTIA PONTIFICIA IN ROMA:
IL 27 FEBBRAIO 274
NASCE IL PRIMO PRINCIPE NATURAL-CRISTIANISSIMO COSTANTINO MENTRE IL 27 FEBBRAIO 380
TEODOSIO DICHIARA LA RELIGIONE CATTOLICA LA RELIGIONE DI STATO
Leonida Bissolati, nato Leonida Bergamaschi (Cremona, 20 febbraio 1857 – Roma, 6 maggio 1920), è uno dei fondatori del Partito Socialista Riformista Italiano.
IL «NON DOBBIAMO, NON POSSIAMO, NON VOGLIAMO» DEI PAPI DIFESO DAL TEOSOFO SATANISTA IN CARNE ED OSSA PIERRE JOSEPH PROUDHON SIA CONTRO GLI ASTUTI NEMICI ESTERNI SIA CONTRO GLI SCIAGURATI SOSTENITORI INTERNI ALLA CHIESA CATTOLICA CHE LOTTANO DOGMATISTICAMENTE PER IL SOLO POTERE SPIRITUALE DEL PAPA - Molto noto il «Non debemus, non possumus, non volumus» («Non dobbiamo, non possiamo, non vogliamo» pronunciato nel 1809 da papa Pio VII in risposta alle richieste aggressive usurpatrici napoleoniche di cedere i Territori Nazionali degli Stati Pontifici all’Impero Cesarista Francese. «Il principio (…) difeso di nuovo da Pio IX, fu perfettamente compreso anche da un fiero avversario del Cristianesimo come Proudhon (acerrimo nemico personale, all’epoca, di Donoso Cortés [Don Benito [Estremadura], 6 maggio 1809 – Parigi, 3 maggio 1853]):
«DEPONETE I PAPI DAL LORO TRONO TEMPORALE,
ed il cattolicesimo
DEGENERA IN PROTESTANTESIMO,
la religione di Cristo
SI DISCIOGLIE IN POLVERE.
Coloro i quali dicono che il papa allora sarà meglio ascoltato, quando si occuperà esclusivamente degli affari del cielo, coloro o sono politici di mala fede che studiano di mascherare con la devozione delle parole l’atrocità dell’azione, o cattolici imbecilli, non atti a comprendere che nelle cose della vita il temporale e lo spirituale sono solidali, come appunto l’anima e il corpo» (Rino Cammilleri, “Elogio del Sillabo”, Leonardo, Milano 1994, pp. 263-265).
Questi si espresse nei seguenti termini lapidari: «Fera ha molte capacità, ma grandi difetti: è assoluto come un Papa, duro come un birro, spietato come un esattore del- le imposte».
Saverio Fera, l’uomo che sarebbe diventato il “Deus ex machina” – come lo definisce lo storico Giorgio Spini – dello Rito Scozzese Antico ed Accettato, l’artefice dello scisma massonico di Piazza del Gesù, nasce a Petrizzi in provincia di Catanzaro, il 5 gennaio 1850.
È ancora poco più che adolescente, all’età di sedici anni, allorché si arruola nelle file dei volontari garibaldini partecipando a tutta la campagna del 1866. Dopo l’armistizio di Vienna (3 ottobre di quello stesso anno) Fera ritorna nel suo paese natale. Ma la provincia gli sta piuttosto stretta e il suo primo assillo è di evadere da quegli angusti confini.
L’occasione propizia gli si presenta nel 1872 quando si converte, insieme alla sua famiglia, alla Chiesa Wesleysiana che proprio in quegli anni aveva intensificato la sua opera di proselitismo anche in Calabria. Così nel 1877 viene nominato pastore e in tale veste è inviato in missione dapprima a Napoli e poi a Palermo. È in quest’ultima città che Fera riceve l’ iniziazione alla massoneria e stringe solidi legami con il fior fiore della borghesia isolana, e in particolare con Francesco Crispi al quale rimarrà legato per tutta la vita.
Nel 1890 è nominato segretario del Comitato di evangelizzazione e deve trasferirsi a Firenze dove conosce alterne e travagliate vicende che lo porteranno prima all’espulsione e quindi all’adesione alla Chiesa Metodista Episcopale.
L’anno in cui Saverio Fera raggiunge l’apogeo della popolarità è (…) nel giugno del 1908, in cui si consuma lo scisma all’interno della Massoneria di Palazzo Giustiniani.
Le cause occasionali sono apparentemente due: la riforma massonica per l’unificazione del rito scozzese con quello simbolico, e l’insegnamento di religione nelle scuole dell’obbligo.
In merito al primo problema le correnti interne alla fine riescono a raggiungere un effimero compromesso con la riconferma di Achille Ballori alla carica di presidente del Supremo Consiglio. Ma affiancato proprio da Fera nel ruolo di vicepresidente.
La seconda occasione, la goccia
che fa traboccare il vaso, è la mozione
Bissolati con la quale si chiede di
«assicurare il carattere laico della scuola elementare, vietando che venisse impartito, sotto qualsiasi forma, l’insegnamento religioso».
Nonostante i maggiorenti del Grande Oriente caldeggino quella mozione, essa è respinta con 347 “no” a fronte dei 60 “sì”.
A votare contro è anche la corrente che fa capo al deputato Fera che per questo manifesto atto di «insubordinazione»viene censurato dalla Gran Loggia nella seduta del 22 aprile.
L’ex pastore protestante, per converso, rifiuta con decisione quell’ordine del giorno accusando i vertici massonici di «voler imporre elementi atei ed anarchici nella società».
Anzi, di lì a poco, all’ordinaria convocazione del Supremo Consiglio, prevista per il solstizio di primavera, dichiara di non riconoscersi più nel Grande Oriente. E si proclama scissionista.
«Si consumava, così – scrive lo storico Aldo Alessandro Mola –, in quel 24 giugno 1908, giorno sacro ad un nuovo san Giovanni, Giolitti, la più grave scissione della storia della massoneria italiana».
Le conseguenze sono che ben ventuno componenti del Supremo Consiglio, su sessantanove, nonché undici logge – compresi l’areopago di Reggio Calabria e il capitolo di Palermo – si schierano con Fera.
La sede della nuova organizzazione massonica è fissata in un primo momento in via Ulpiano e, successivamente, in Piazza del Gesù. Da qui la denominazione che tuttora mantiene di “Gran Loggia di Piazza del Gesù”.
Fera si spegne a Firenze il 29 dicembre del 1915 ed è seppellito nel Cimitero degli Allori.
Scrive giustamente padre Rosario Francesco Esposito che lo «scisma ferano non sarà più sanato, anzi creerà un pericoloso precedente perché quando l’ordine massonico rinacque dalle ceneri mussoliniane, i Grandi Orienti non furono soltanto due ma una legione».
http://www.sosed.eu/voci-dal-sud/vds-08-set/vds-08%20-%20Set%20-%20pag%2015.pdf
SE SUL DELETERIO INSEGNAMENTO LAICISTA
DIFESO CONTRO OGNI CREDIBILITÀ
DA LEONIDA BISSOLATI
L'AUTORE DELLA LETTERA 16 OTTOBRE 1794 A GIOSUE CARDUCCI
Ferdinando Martini
RISPONDE IN MODO COSÌ DELUDENTE
SI VEDE CHE I MASSONI
DEVONO UBBIDIRE AD ORDINI CIECHI
SENZA ALCUNA RISERVA...
ALTRA SPIEGAZIONE NON ESISTE!...
IL DOGMATISMO LAICISTA OSCURANTISTA CHE ESCLUDE LEGGE MORALE NATURALE E RIVELAZIONE SOVRANNATURALE BIBLICO-CRISTIANA… LA LAICITÁ INFATTI INCLUDE SOLO PERCHÉ TALE… IL LAICISMO DOGMATISTA ILLUMINISTA ESCLUDE SOLO PERCHÉ TALE:
ALLA CAMERIERA CHE ASSISTENDOLO PROSSIMO ALLA MORTE CHIEDEVA AL SALVEMINI DI PROCURARGLI IL SACERDOTE PER I SACRAMENTI EGLI RISPONDEVA NÉ NON VOGLIO MA NON POSSO!... [CLAUDIA CASCONE, SORRENTO] - Al sorgere del Novecento il dibattito fra laici e cattolici si era ormai radicalizzato. Nel 1907 Gaetano Salvemini (Molfetta, 8 settembre 1873 – Sorrento, 6 settembre 1957) chiedeva con forza che la religione venisse estromessa dall’insegnamento scolastico, anche facoltativo, perché la scuola laica “deve educare gli alunni alla massima possibile indipendenza da ogni preconcetto non dimostrato. Essa deve sostituire negli alunni all’animo dogmatico, che sembra quasi connaturato con il pensiero infantile e giovanile, e che rafforzato e rivolto in un determinato senso nelle scuole confessionali è stato sempre fonte perniciosissima di intolleranza e di odii civili; a quell'abito dogmatico, dicevo, la scuola deve sostituire l'abito critico, e alla intolleranza settaria il rispetto di tutte le opinioni sinceramente professate.
La scuola laica non deve imporre agli alunni credenze religiose o politiche in nome di autorità sottratte al sindacato della ragione. Ma deve mettere gli alunni in condizione di potere con piena libertà e consapevolezza formarsi da sé le proprie convinzioni politiche, filosofiche e religiose. È laica insomma la scuola in cui nulla si insegna che non sia frutto di ricerca critica e razionale, in cui tutti gli studi sono condotti con metodo critico e razionale, in cui tutti gli insegnamenti sono rivolti ad educare e rafforzare negli alunni le attitudini critiche e razionali”. La Chiesa era particolarmente attiva nella lotta ideologica e disciplinare contro il Modernismo teologico, che stava scardinando dogmi e autorità magisteriale.
Cfr. http://www.laiko.it/15-l-ateo/173-un-secolo-fa-la-mozione-bissolati.ht
IL 14 GENNAIO 1858 IL TERRORISTA REPUBBLICANO FELICE ORSINI ATTENTA ALLA VITA DI NAPOLEONE III – Nel 50° Anniversario il 14 gennaio 1908 viene approvato in Roma il seguente ordine del giorno: “Il Consiglio Comunale di Roma fa voti perché Governo e Parlamento, in coerenza alle leggi vigenti, dichiarino esplicitamente estranea alla scuola primaria qualsiasi forma d’insegnamento confessionale”. Fu a questo punto che si creò l’humus per la mozione Bissolati.
La mozione Bissolati enunciava in maniera decisa: “La Camera invita il Governo ad assicurare il carattere laico della scuola elementare, vietando che in essa venga impartito, sotto qualsiasi forma, l’insegnamento religioso”.
A 16 SECOLI E 34 ANNI [17 x 2] DALLA NASCITA DI COSTANTINO - La discussione alla Camera dei Deputati si protrasse dal 15 al 27 febbraio 1908, per un totale di otto tornate. Il fulcro della mozione si può desumere dai discorsi di alcuni deputati e, soprattutto, da quelli dell’on. Bissolati. La tabella seguente riassume, o riproduce in parte, a titolo esemplificativo, il contenuto di quei discorsi.
1546 – 18 FEBBRAIO – 1908: NEL 362° ANNIVERSARIO DEL SUICIDIO DI MARTIN LUTERO E NEL 389mo ANNIVERSARIO DI NASCITA DI MARIA LA CATTOLICA IL 18 FEBBRAIO 1519... LE RIVOLTE UGONOTTE IN FRANCIA PARTIVANO IL 2 APRILE 1562 - “Il risultato è prevedibile e previsto: la mozione sarà respinta; passerà un ordine del giorno il quale, direttamente o indirettamente, legittimerà quella che è la soluzione proposta dal governo. Ma [...] se noi dovessimo attendere a portar qui la parola nostra e le nostre iniziative quando v’è probabilità di buon successo, e quando il Governo è con noi, dovremmo sempre tener chiusa la bocca. E d’altronde io credo che il miglior frutto, che si posa attendere dall’iniziativa mia, debba essere questo: la discussione che si farà sull’argomento […] Lo stato democratico può esso favorire, in qualsiasi modo, direttamente o indirettamente, l’insegnamento d’una qualsiasi confessione? […] si può consentire che la maggioranza abbia il diritto di adoperare lo Stato, i poteri pubblici, per propagare, insegnare una convinzione, che urti nelle convinzioni intellettuali, nella fede morale, sia pure, di una minoranza? […] Le nuove generazioni hanno il diritto che la loro mente, quando diverranno adulte, sia nelle migliori disposizioni per accogliere qualunque propaganda che essi credono” [Leonida Bissolati, Tornata del 18 febbraio 1908 ].
IL 22 FEBBRAIO È LA FESTA DELLA CATTEDRA DI SAN PIETRO IN SAN GIOVANNI IN LATERANO: NELLA COSTITUZIONE DI INNOCENZO IV “CUM ADVERSUS” DEL 22 FEBBRAIO 1244 VENGONO CONFERMATE LE LEGGI ULTRASEVERE DELL’IMPERATORE FEDERICO II IN DIFESA DALL’ERESIA MENTRE IL 22 FEBBRAIO 1418 PAPA MARTINO V CONFERMA I TRENTA ERRORI DI JAN HUS GIÀ RESPINTI NEL DECRETO DEL 6 LUGLIO 1415 AL CONCILIO DI COSTANZA - “Credere non vuol dire avere diritto di far credere” [Agostino Berenini, Tornata del 22 febbraio 1908 ].
“Noi rispettiamo il sentimento religioso per tutto quello che esso ha di nobile e connaturato alla vita, per tutto ciò che non crea dissidi e contrasti con quello che è patrimonio intangibile dello spirito umano che sempre più progredisce, vale a dire tende a divenire più civile e a conseguire un più perfetto adattamento all’ambiente sociale; ma non possiamo consentire che nelle scuole si alimenti lo spirito infantile con l’errore, errore che deve essere corretto più tardi con danno della saldezza e della consistenza intellettiva e morale dello spirito”. [Leonardo Bianchi, Tornata del 25 febbraio 1908, 338° Anniversario della Scomunica Pontificia ad Elisabetta I d’Inghilterra].
Agostino Cameroni
Per Cameroni solo chi si sarebbe rivolto all’inscrutabile e al fine delle cose avrebbe dimostrato integrità e completezza. Agostino Cameroni (Treviglio, 18 luglio 1870 – Caravaggio, 9 settembre 1920) è stato un politico, giornalista e critico musicale italiano. Fu il primo deputato dichiaratamente cattolico, anche se rifiutò sempre di essere definito "clericale", ad entrare alla Camera dei deputati dopo la decisione del Papa di superare il non expedit, che vincolava i cattolici all’astensione dalla vita politica italiana: ciò fu possibile grazie anche agli interventi a favore della discesa in politica italiana dei cattolici dell'ex prevosto di Treviglio, l’Abate Carlo Cameroni (Treviglio 1793 - Torino 1862), suo avo, e del prevosto di Treviglio dal 1890 al 1923, monsignor Ambrogio Portaluppi (Boffalora sopra Ticino, 27 maggio 1863 – Milano, 7 dicembre 1923), dottore in filosofia e teologia, succeduto a mons. Alessio Nazari Scagliapesce. Partecipò con il Portaluppi, alla fondazione il 30 dicembre 1893 della Cassa Rurale (ora Cassa Rurale e Artigiana), dell'“Unione Rurale San Martino”, dell'“Unione Operaia”, nonché alla fondazione di scuole serali, scuole di lavoro per ragazze, e di enti per l’assistenza agli orfani di guerra, ai profughi e ai poveri. Il 4 ottobre 1835, per iniziativa del canonico Ambrogio Portaluppi, nacque la Fondazione mons. Ambrogio Portaluppi chiamata inizialmente "Orfanotrofio Femminile di Treviglio". Può essere utile rievocare brevemente la lotta Cameroni-Engel, come raro esempio dei modi coi quali si conducevano in quel tempo gli scontri tra i più eminenti rappresentanti del Clero e del laicismo italiano. Agostino Cameroni impostò la sua battaglia elettorale col proposito di debellare la massoneria quale cancro in ogni istituzione.
SIAMO NEL 111° ANNIVERSARIO DELL’AVIDO TRATTATO DI TOLENTINO IMPOSTO AL PAPA DA NAPOLEONE IL 19 FEBBRAIO 1797 DA CUI SE NON CI AVESSE LIBERATI LO CZAR TUTTE LE OPERE D'ARTE TRAFUGATE SAREBBERO RESTATE PER SEMPRE A PARIGI - A Parigi confluirono opere di ineguagliabile valore: in primis il busto in bronzo di Giunio Bruto e la testa marmorea di Marco Bruto, poi quelle conservate nei giardini del Belvedere Vaticano, tra cui il Laocoonte, l'Apollo, il Torso e tante altre sculture antiche conservate nei maggiori musei romani, come i Vaticani e Villa Albani. Vi erano anche dipinti del Rinascimento italiano, fra cui la Trasfigurazione di Raffaello, la Pala Decemviri di Perugino. Alcuni infatti misero in dubbio la legittimità di queste massicce spoliazioni. Tra i sostenitori più saggi vi fu il celeberrimo critico d’arte Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy (Parigi, 28 ottobre 1755 – Parigi, 28 dicembre 1849) che nel 1796 scrisse il pamphlet, “Lettres à Miranda”, in cui sosteneva il forte rapporto che lega l'opera d'arte al luogo cui è stata destinata. Quatremère sosteneva che, sradicando l'opera dal contesto in cui è stata creata, venga irrimediabilmente compromessa la sua leggibilità. Discorso da tenere presente per tutte le pale d'altare, trittici, polittici ed altre opere prese dalle chiese ex-claustrali e portate nei musei degli Stati europei.
RICORDIAMO CHE PER LA FURIA DISTRUTTRICE ICONOCLASTA GIACOBINA GREGOIRE CONIÒ IL TERMINE VANDALISMO - La fama dell’Apollo era realmente europea e andava incarnando valori di rinnovamento politico, etico e sociale; a tal proposito vale la pena ricordare un aneddoto avvenuto durante il periodo della rivoluzione francese e delle spoliazioni napoleoniche. ll vescovo scismatico Henri Gregoire davanti alla Convenzione del 1794: “Se le nostre armate vittoriose penetrassero in Italia, l’asportazione dell'Apollo del Belvedere [in Vaticano] e dell'Ercole Farnese [in Napoli] sarebbe la più brillante delle conquiste. È la Grecia che ha ornato Roma: ma i capolavori delle repubbliche greche dovrebbero forse ornare il paese degli schiavi (i.e. l'Italia)? La Repubblica Francese dovrebbe essere la loro sede definitiva”. Le due opere, infatti, furono in effetti oggetto delle spoliazioni napoleoniche durante l’occupazione giacobina francesista. Il Papa commissionò allora allo scultore Canova, per rimpiazzare la grave perdita nel Cortile del Belvedere, la statua neoclassica di Perseo vincitore di Medusa, che riprende l'atteggiamento dell'Apollo. Dopo la caduta di Napoleone - tra le tante opere - la statua dell’Apollo venne restituita allo Stato della Chiesa e quella dell’Ercole ai Borbone di Napoli grazie all’opera dello stesso Antonio Canova nel 1816.
L’ODIO AL CONCILIO DI TRENTO TANTO AVVERSATO DALL’ERESIA - “Il fanciullo d’oggi non è, a parità d’anni, il fanciullo d’altri tempi. I procedimenti dell’eredità psicologica ne hanno acuito la mentalità, le abitudini della vita moderna ne stimolano la curiosità; e voi non potete, senza offesa ai doveri dell’educazione e senza danno per lui, lasciar che nel secolo XX gli si tenga il linguaggio scolastico del secolo XVI. Ora nel catechismo vi imbattete in errori didattici così grossolani, che un educatore coscienzioso non sa tollerarli” [Antonio Fradeletto, Tornata del 19 febbraio 1908].
Giuseppe Majorana Calatabiano (23 settembre 1863 – Catania - 23 dicembre 1940) per lui il sentimento religioso è inscindibile dai più importanti atti della vita quotidiana dei cittadini.
MA NELLA LETTERA AL CARDUCCI, MARTINI NON ACCUSA
FORSE SENZA ALCUN APPELLO LA SUPERBA
PROPRIA BORGHESIA LAICISTA VOLTERRIANA!...
Ferdinando Martini - Martini, dopo aver accusato una certa borghesia cattolica di voler manipolare deboli menti poste nei luoghi di potere, afferma che lo Stato non deve, minimamente, preoccuparsi delle cose di religione, tuttalpiù deve garantire che in nessun caso sia tollerata la propaganda antireligiosa.
Angelo Mauri - Mauri, cattolico, propose di sottoporre a referendum l’abolizione dell’insegnamento del catechismo nei Comuni. È altamente probabile - recita la fonte laicista da cui attingiamo - che il Mauri comprendesse che l’analfabetismo, l’ignoranza e la superstizione delle masse [leggi Cattolicesimo in termini liberali], avrebbero decretato la sconfitta del fronte per l’abolizione.
Angelo Mauri (Milano, 21 dicembre 1873 – Candia Lomellina, 17 novembre 1936) cattolico convinto, dal 1900 al 1904 fu presidente della Federazione Universitaria Cattolica Italiana nata pochi anni prima, nel 1896. Fu uno dei fondatori nel 1919 del Partito popolare italiano (PPI) in Lombardia. Ricoprì la carica di ministro dell'agricoltura nel governo Bonomi. Partecipò con successo a diverse consultazioni elettorali. In seguito fu antifascista perdendo la cattedra.
“Lo Stato non deve prendere a sua norma le condizioni intellettuali e morali della maggioranza numerica, ch’è sempre nel grado meno avanzato della civiltà; ma raccogliere i principii che si palesano nelle regioni superiori della cultura, e rifonderli nel seno degli strati più bassi della società, per sollevarli su la corrente del progresso” [il mazziniano calabrese di Amantea Roberto Mirabelli, Tornata del 25 febbraio 1908]
Mirabelli riteneva che la morale e la religione avessero punti di convergenza per mezzo della teologia e della filosofia; ma, riteneva che ciò non significasse che l’una fosse inscindibile dall’altra.
L'INTELLETTO ARTATAMENTE CODIFICATO NELLA SCUOLA
OBBLIGATORIA PRIVATA DI STATO DETTA MESCHINAMENTE PUBBLICA
PER PERPETUARE NELLE GIOVANI COSCIENZE
QUESTA MENZOGNA CESARISTA
“L’onestà è un fatto estraneo alla religione. I briganti sono stati fra le popolazioni più religiose; l’inquisizione ha inferocito in nome della fede […] la nostra società è migliore, più colta, più tollerante di quelle che l’han preceduta” [Francesco Saverio Nitti (Melfi, 19 luglio 1868 – Roma, 20 febbraio 1953), Tornata del 21 febbraio 1908].
“Noi non siano un popolo fervente di religiosità; ma a noi ripugna del pari la negazione recisa del divino, la negazione del sentimento religioso”; ed il sentimento cristiano è il “fondamento delle istituzioni e degli ordinamenti sociali d’Italia”[Antonio Salandra, Tornata del 19 febbraio 1908].
La mozione fu bocciata con 347 voti contrari e solo 60 favorevoli. Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani (GOI) Ettore Ferrari era schierato con l’on. Leonida Bissolati, e aveva decretato l’espulsione di tutti i deputati che non avessero votato a favore. Saverio Fera, Sovrano Gran Commendatore del Rito scozzese antico ed accettato (RSAA) del GOI, invece, era vicino alle posizioni di Giolitti, e si rifiutò di procedere alle espulsioni all’indomani della bocciatura. Ciò portò alla scissione da cui nacque la Serenissima Gran Loggia d’Italia – Piazza del Gesù. Oggi la Gran Loggia d’Italia degli ALAM (GLDI degli ALAM) rappresenta l’obbedienza massonica più numerosa e radicata tra le eredi della Massoneria di Piazza del Gesù.
Quei muratori del Palazzo
ROMA - Chi è il Sovrano Grande Ispettore Generale che siede in Parlamento? A quale gruppo appartiene l’Illustre Eletto dei Quindici? Sarà vero che ci sono sottosegretari col grado di Cavaliere Kadosh, o di Grande Inquisitore? E quel ministro che in segreto sarebbe un Sublime Principe del Real Segreto, trentaduesimo grado della scala massonica, di che colore è? Queste e altre domande suscitavano ieri in un Transatlantico semideserto le parole di Francesco Cossiga sui frammassoni coperti dell’Ulivo. I “liberi muratori”, come sempre, non si sono rivelati. I soli “lavoratori della pietra” che ieri si sono presentati a Montecitorio erano quelli - palesemente privi di cappuccio, grembiulino e compasso - che stanno scalpellando i sampietrini della piazza. Sarà vero, come affermò solennemente Federico II di Prussia, già Gran Maestro, che “la massoneria è un grande niente”. Sarà vero, come disse Vittorio Alfieri, che la Libera Muratoria “è una buffonesca società”. Sarà vero, come notò Benedetto Croce, che i fratelli sono piuttosto ridicoli, quando “giurano in segreto tra benevoli sorridenti e malevoli sospettanti”. Eppure, chissà perché, il sospetto di appartenervi basta a circondare di misteriose leggende i politici di ogni colore. Neppure Giovanni Spadolini, il presidente del Consiglio che non esitò un attimo a mettere fuori legge la loggia P2, sfuggiva al sospetto. A un giovane deputato democristiano che voleva un appuntamento con il leader del Pri, una volta Francesco Compagna sussurrò, ammiccando: “Se vuoi arrivare a Spadolini, da Corona devi andare. Perché la mattina, al partito, è Spadolini che comanda.
Ma la sera, nella loggia, è Armandino che sta sopra di lui...”. Cinque anni fa, il procuratore Cordova si mise in testa che doveva fare il censimento dei massoni parlamentari. Al totale non arrivò mai, ma un parziale lo diede: “Quaranta degli inquisiti per la tangentopoli milanese appartengono ufficialmente alla massoneria, così come undici parlamentari per i quali è stata chiesta l’autorizzazione a procedere”. Fu allora che Francesco Cossiga, figlio di un autorevolissimo frammassone sassarese, gli mandò per burla un cavalluccio a dondolo, un triciclo, un salvagente con la testa di un papero e il Supercluedo, un gioco poliziesco da tavolo. Difficile trovare, nell’oscurità misteriosa del segreto massonico, il confine certo tra il sospetto e il ridicolo. Perplesso, Luigi Einaudi bollò il Grande Oriente come “una cosa comica e camorristica”.
Era il 1925, e già allora era una polemica vecchia, perché contro Francesco Crispi - massone come Depretis, come Garibaldi e come Mazzini - si era scagliato perfidamente il radicale Felice Cavallotti: “Non tutti i massoni sono farabutti, ma tutti i farabutti sono massoni”. Messa fuorilegge da Mussolini - che la giudicava “il veicolo del democraticume di ogni paese”, e dunque “una vescica che bisogna a un certo momento bucare” - la massoneria non è mai stata amata né dalla Dc né dal Pci. Celebre la scena del Gran Maestro Guido Lay che va da Togliatti a informarlo che mai e poi mai il Grande Oriente potrà accettare l’inserimento dei Patti lateranensi nella Costituzione. “Certamente” gli risponde il segretario comunista squadrando quello strano personaggio dall’incedere nobile. Poi, l’indomani, vota con tutto il partito per l’esatto contrario. Nel 1982 scoppia la bomba della P2, che fa cadere il governo Forlani e costringe alle dimissioni ministri, deputati, generali e politici rampanti. C' è anche Berlusconi, nella lista di Gelli, ma lui se la cava sostenendo di esserne rimasto fuori “perché volevano farmi muratore, a me che avevo già costruito Milano 2!”.
La scottatura, però, deve essergli rimasta: quando Umberto Cecchi si candida a capogruppo, nell’autunno del ‘94, lui gli preferisce Vittorio Dotti, e i suoi uomini spiegano che non si può eleggere “un massone, uno che ha già un' obbedienza”. Furibondo, Cecchi replica di essere “massone sì, ma in sonno da quindici anni”, e aggiunge minaccioso: “Se passa il principio che i massoni non devono fare politica, allora mezzo Parlamento va a casa...”. Il principio, ovviamente, non è passato. Ma Giuliano Ferrara ha provato a vedere l’effetto che fa, accusando Maccanico, Dini, Ciampi, Necci e Cuccia di essere “affratellati dalla squadra e dal compasso”. Non ha funzionato: gli è arrivata addosso una pioggia di smentite. Eppure il segretario fiorentino della Lega Nord se n’è dovuto tornare al suo lavoro di geometra quando il suo nome è saltato fuori nell’elenco della loggia “Acacia”: a nulla è valso spiegare che “la massoneria risponde agli ideali di fratellanza universale”. Sul principio tutti d’accordo: essere massoni non è reato. Però guai a chi lo fa sapere. Come quel senatore del Pds, Saverio Di Bella, che nell’autunno di tre anni fa si mise alla testa - unico della fila senza il grembiulino e il compasso - del primo corteo dei liberi muratori. Lì, sul colle del Gianicolo dove troneggia la statua al più illustre massone d’Italia, Giuseppe Garibaldi, il senatore definì la sua presenza “un gesto coraggioso”. I fatti gli hanno dato ragione: non è stato più ricandidato (Sebastiano Messina 5 marzo 1998)
Nessun commento: