SANT' EGIDIO DA TARANTO E IL MIRACOLO DELLA MUCCA CATARINELLA RIANIMATA
Ed eccoci all’episodio più noto e caratteristico del nostro Sant’Egidio.
I Frati di San Pasquale avevano una vitellina che, da sola, girava per le vie di Napoli. Tutti la conoscevano perché portava sulla fronte una targhetta di metallo su cui era inciso il nome di S. Pasquale, e tutti la chiamavano Catarinella. La bestiola usciva di mattina e all’imbrunire si ritirava da sola in Convento.
Ora avvenne che una sera Catarinella non si ritirò; i Frati ne sono addolorati e come fare per ritrovarla? Si capisce; ci penserà Fra Egidio!
Ed infatti l’indomani, Fra Egidio si presenta difilato ad un macellaio della Pignasecca e, senza preamboli o complimenti, gli dice in tono severo; “Prendi la chiave e la lanterna e seguimi nella grotta; Catarinella dove l’hai messa?”.
Il furfante, a quell’ordine così perentorio e a quella rivelazione così chiara, fu preso da tale tremarella che non gli permise di eludere o contrastare l’ordine. Ma che sarebbe accaduto se la vitella ormai era già stata fatta a pezzi?
Discesi nella grotta o sotterraneo (a quell’epoca non esistevano i frigoriferi e per conservare fresca la carne si ricorreva ai sotterranei o alle grotte) il Frate fece distendere la pelle della giovenca con dentro tutti i pezzi, ciascuno al suo posto naturale, si piegò a terra, congiunse le estremità della pelle fra loro e, tracciato il segno della croce col cordone, a voce alta disse: “In nome di Dio e di S. Pasquale, alzati Catarinella e al…Convento!”.
Un grande muggito, uno scotimento di tutte le membra e Catarinella balzò su viva e vegeta come prima.
La notizia del miracolo si sparse in un baleno per Napoli, e ci volle del bello e del buono per contenere l’entusiasmo, il delirio della folla che si stringeva attorno per baciargli le mani, per tagliuzzarne l’abito, mentre la vitella fu accompagnata processionalmente dalla Pignasecca al Convento di S. Pasquale a Chiaia. Da allora nacque nella Capitale il detto: "Co' spezzatin' d' Catarinella / risurgett' la vaccarella!"Il fatto è narrato dal possidente Luigi Monopoli, presente allo strepitoso avvenimento che diceva avvenuto tra il 1788 o 1789; è riportato nei Processi Canonici a pag. 448 n. 60.
Fonte: https://digilander.libero.it/santegidiodataranto/Miracoli.htm
Il BEATO CARLO ACUTIS E GLI ANIMALI
"GLI ANIMALI QUANDO MUOIONO NON FINISCONO NEL NULLA MA TORNANO TUTTI NELLA MENTE DI DIO IL CHE SIGNIFICA NEL PARADISO STESSO ANCHE LORO"
Se andiamo all’articolo su “Il Corriere della Sera”, “Antonia Salzano: «Il miracolo di Carlo Acutis, mio figlio, morto 15enne di leucemia: un santo per il web»” del 4 settembre 2020 – tra le tante – riscontriamo: “Intercede. Salva. Guarisce. Converte. Appare.
I devoti di quello che già viene chiamato «il patrono di Internet», almeno 1 milione nei cinque continenti, vedono la sua presenza ovunque.
L’ultimo segno, il 15 agosto. Scrivono i fan su Facebook: «Questa notte, nella solennità della Santissima Vergine Maria Assunta, Carlo è venuto a prendersi la sua cagnolina Briciola di quasi 17 anni.
Ora corre e gioca anche lei nei meravigliosi giardini del Paradiso assieme agli altri animali di Carlo che l’hanno preceduta», i cani Poldo, Stellina e Chiara, i gatti Bambi e Cleopatra. Non le pare eccessivo che associno l’Assunzione alla morte di una bestiola?
Sorride indulgente Antonia Salzano, mamma di Carlo Acutis, stroncato a 15 anni da una leucemia fulminante nel breve volgere di 72 ore. «Prima che ci lasciasse, gli dissi: se in cielo troverai i nostri amici a quattro zampe, compari con Billy, il cane della mia infanzia.
Lui non lo conosceva. Un giorno zia Gioia, ignara del nostro accordo, mi telefonò: “Stanotte in sogno ho visto Carlo. Teneva fra le braccia Billy”»”.
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